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Rapper e spia, Pras Michel condannato dal Tribunale federale di Washington, rischia 20 anni

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pras michel rapper spia

Il membro del trio Fugees, vincitore di un Grammy Award, è stato condannato per spionaggio dal Tribunale di Washington. Secondo le accuse avrebbe aiutato un uomo d’affari malese e la Cina ad infiltrarsi ai più alti livelli dell’amministrazione americana. Nei prossimi giorni uscirà l’entità della condanna: il rapper spia rischia 20 anni di carcere.

Il rapper Pras Michél è una spia. Lo ha stabilito il Tribunale federale di Washington che lo ha condannato per spionaggio. Il vincitore di un Grammy con i Fugges saprà nei prossimi giorni cosa lo attende. L’ordinamento americano prevede che venga prima stabilito il verdetto e poi l’entità della condanna, in caso di colpevolezza. Michél rischia fino a vent’anni di reclusione.

Secondo le accuse, avrebbe aiutato un uomo d’affari della Malesia, Jho Low, ad infiltrarsi ai più alti livelli dell’amministrazione americana, compresi gli ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama e Donald Trump. Incriminato per dieci reati, è stato ritenuto colpevole di tutti. Avrebbe ingannato il governo americano, minacciato testimoni, messo in piedi uno schema per il riciclaggio di denaro, truffe bancarie e si sarebbe mosso in modo disinvolto come agente di un governo straniero. Da una parte organizzava party esclusivi con le più famose celebrità, dall’altra agiva nell’ombra volando di nascosto in Cina e si incontrava con membri dell’intelligence.

Tra i testimoni della prima parte del processo, durata tre settimane, anche l’attore Leonardo Di Caprio. E’ stato sentito a proposito del film Thw Wolf of Wall Street, di cui è protagonista. Il film sarebbe stato finanziato anche con i soldi che Low avrebbe fatto sparire dalla Malesia, circa 4,5 miliardi di dollari, in quello che è ritenuto uno dei più grandi scandali finanziari della storia. Low, che voleva sfondare a Hollywood, è tra i finanziatori del film.

Ma ci sono anche altri ingenti giri di denaro che hanno come protagonista l’uomo d’affari malesiano, sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti. Innanzitutto il pagamento di 20 milioni di dollari al rapper Pras Michél, che sarebbero serviti per una foto con Obama. Poi avrebbe dato cento milioni di dollari al rapper, affinché potesse ungere gli ingranaggi giusti e far cadere le accuse su di lui per la mega truffa della sparizione dei fondi sovrani della Malesia. Low ora è irreperibile. Secondo gli investigatori, si sarebbe rifugiato in Cina.

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Sindaco messicano decapitato una settimana dopo la sua elezione

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sindaco messicano decapitato

Alejandro Arcos Catalan è stato eletto sindaco di Chilpancingo, in Messico, la settimana scorsa. Ieri la polizia ha ritrovato la sua testa mozzata sopra un pickup.

Una truce storia proveniente dal Messico riaccende i riflettori sullo strapotere dei cartelli della droga nel Paese del Centro America, dove Alejandro Arcos Catalan, sindaco della città di Chilpancingo, è stato ucciso e decapitato. Le immagini del brutale omicidio sono state diffuse sui social e sono agghiaccianti. Mostrano la testa mozzata della vittima appoggiata sopra un pickup.

Alejandro Arcos Catalan ha centrato l’elezione la settimana scorsa nella città dello Stato messicano meridionale di Guerrero, una delle aree più colpite dalla violenza dei cartelli della droga data la sua posizione lungo la costa del Pacifico.

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Ancora un’esplosione nel centro di Colonia: un ferito

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A Colonia si è verificata una nuova esplosione, a poche centinaia di metri dalla discoteca dove lunedì scorso è scoppiata una bomba.

Dopo che lo scorso lunedì 16 settembre un ordigno è deflagrato all’entrata di un ristorante discoteca, provocando un ferito, questa mattina, mercoledì 18 settembre, una nuova nuova esplosione è riecheggiata nel centro di Colonia. Anche questa volta si tratterebbe di una bomba ed anche in questo caso una persona è rimasta ferita, un passante di 40 anni. Le sue condizioni fortunatamente non sarebbero serie ed è stato ascoltato dagli inquirenti in qualità di testimone.

L’esplosione di questa mattina a Colonia è avvenuta nella Ehrenstrasse. Il vanity Club, la discoteca dove è stato piazzato un ordigno lunedì scorso, dista solo poche centinaia di metri. Che tra i due casi possa esserci un collegamento appare più di un sospetto, anche se al momento non è chiara la matrice dei due attentati.

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Venezuela, Maduro al contrattacco: mandato d’arresto per Gonzalez

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La faida tra l’erede di Chavez ed il suo sfidante si fa più sempre più aspra. Maduro accusa di cospirazione e terrorismo Gonzalez, che aveva a sua volta denunciato brogli elettorali e che si trova in semi-clandestinità dal 30 luglio.

Poco più di un mese dopo le elezioni presidenziali, il Venezuela scivola sempre più nel caos dopo che nella notte è stato spiccato, e ratificato a tempo di record, un mandato d’arresto per lo sfidante di Nicolas Maduro, Edmundo Gonzalez Urrutia. Le accuse sono di «usurpazione di ufficio, diffusione di false informazioni, incitamento a disobbedire alla legge, incitamento all’insurrezione e associazione a delinquere».

All’indomani del voto Gonzalez ha denunciato brogli elettorali, ha contestato la proclamazione di Maduro con il 52% dei voti da parte del Consiglio elettorale nazionale ed ha mostrato dati sugli scrutini che lo davano in netto vantaggio. Poco più di un mese dopo, è arrivata la risposta decisa del governo, anche se la richiesta d’arresto reca la firma della Procura ed è stata approvata dal Tribunale di Prima Istanza con Funzioni di Controllo.

E’ lo stesso presidente a mettere il cappello sull’iniziativa: «Crede di essere al di sopra della legge questo signor codardo, ha la pretesa di dire che non riconosce la legge, che non riconosce nulla. Questo è inammissibile, non accade in nessun’altra parte de mondo», ha detto nel corso del suo programma settimanale “Con Maduro+” sulla tv di Stato.

L’ex ambasciatore Gonzalez, che dopo il mandato d’arresto si trova in condizione di semi-clandestinità, non appare in pubblico dal 30 luglio. Dal giorno delle elezioni in tutto il Paese si sono verificati scontri e disordini e si stimano che siano oltre 2.400 le persone arrestate o detenute. L’Onu ha speso parole pesanti, parlando di «clima di terrore» in Venezuela, mentre i Paesi dell’Unione Europea e molti stati latino americani non riconosceranno il risultato elettorale, fino a che il governo venezuelano non mostrerà prove inconfutabili. Gli Stati Uniti invece hanno già riconosciuto Gonzalez come vero vincitore.

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