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Cultura

Anziana denunciata per minacce di morte: i carabinieri le sequestrano 10 armi da fuoco

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sequestrate 10 armi ad un'anziana denunciata per minacce di morte

Un’anziana di 85 anni è stata denunciata, insieme alla figlia, per minacce di morte all’ex nuora e i carabinieri le hanno sequestrato 10 armi da fuoco perfettamente funzionanti.

Sembra il sequel pulp di un film di Monicelli: «parenti serpenti armati fino ai denti». O forse la parodia di Mel Brooks. Invece è una storia vera, un fatto di cronaca. A Seregno, in provincia di Monza, un’anziana ottantacinquenne è stata denunciata, insieme alla figlia quarantacinquenne, per minacce di morte ad una vedova di 43 anni e le sono state sequestrate 10 armi da fuoco perfettamente funzionanti. La vittima delle intimidazioni era stata sposata con il figlio dell’anziana, imprenditore edile molto noto, scomparso nel gennaio scorso.

Dopo la morte dell’imprenditore i rapporti tra la vedova, la cognata e la suocera si sono incrinati, sgretolandosi sempre più. Al centro dei dissidi, una questione di soldi legata all’eredità dell’imprenditore, in particolare le quote societarie della sua azienda. Liti, accuse, sospetti, dispetti e infine, anche minacce di morte. Queste sarebbero avvenute proprio negli uffici dell’azienda al centro della controversia. «Vedrai che fine ti facciamo fare» e «di te non saprà più niente nessuno» alcune delle frasi attribuite alle due donne.

Le indagini degli inquirenti non hanno preso avvio da una denuncia della vedova, che ha mantenuto un atteggiamento quasi omertoso. La vicenda però è finita comunque all’attenzione dei carabinieri che hanno iniziato ad indagare su queste intimidazioni, trovando diversi riscontri. I militi hanno anche scoperto che le due donne conservavano in casa un piccolo arsenale. 10 pezzi di armi da fuoco tutte funzionanti e diverse munizioni di diverso calibro. Fucili da caccia, carabine e duna pistola, che appartenevano al marito dell’anziana anch’egli deceduto, tutte detenute regolarmente, ad eccezione di una carabina sulla quale sono in corso controlli.

Dopo la sua scomparsa però, le donne non avevano denunciato il possesso delle armi e i carabinieri le hanno sequestrate. Il primo provvedimento amministrativo, relativo alla violazione delle norme di pubblica sicurezza, si è presto trasformato in un sequestro preventivo di natura penale. Gli inquirenti hanno ritenuto possibile che la situazione potesse degenerare in maniera irreparabile.

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Il padre del ragazzo suicida su TikTok: «lui trattato da carnefice. Non mi fanno leggere le chat»

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inquisitor ghost ragazzo suicida in diretta tiktoker tiktok

La piattaforma replica spiegando che diffondere contenuti e utenti coinvolti violerebbe le normative sulla privacy.

Dopo la morte del figlio Vincent, suicida in diretta TikTok, Matteo Plicchi, il padre di “Inquisitor Ghost”, denunciò episodi di cyberbullismo e diffamazione di cui sarebbe rimasto vittima il ragazzo, deceduto a soli 23 anni, mentre oggi torna sulla questione e chiede di leggere le chat dei suoi ultimi giorni. «Sono già entrato in possesso di alcune chat grazie alle mie indagini private con cui sono entrato nel suo telefono. Ma non c’è tutto, non ci sono i suoi ultimi giorni di vita, che è quello che mi interessa. A TikTok, chiedo solo un arco di tempo circoscritto, il periodo in cui iniziò a mostrarsi preoccupato» ha spiegato a La Stampa.

Il ragazzo morto suicida su TikTok era stato travolto da accuse di pedofilia, dopo che ha avuto uno scambio di messaggi dal contenuto erotico con una ragazza, che poi ha rivelato sui social di essere minorenne ed avere solo 17 anni.

La piattaforma dal canto suo ha risposto di non poterlo fare per non violare la privacy delle persone coinvolte. Una spiegazione che non lascia soddisfatto il genitore: ««Vincent è la vittima e viene trattato come il colpevole. Ma il suo principale carnefice e gli altri che hanno attaccato mio figlio, sono serenamente online. Hanno cambiato nome utente e sono di nuovo lì».

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Dietro il pluriomicidio di Palermo l’ombra della setta

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L’uomo ha ucciso la moglie e due dei suoi figli e si è consegnato ai Carabinieri: «l’ho fatto per liberarli dai demoni». Coppia di amici palermitani in stato di fermo. La sopravvissuta conferma l’ipotesi del rito.

Giovanni Barreca, muratore di 54 anni di Altavilla Milicia in provincia di Palermo, ieri ha ucciso la moglie Antonella Salomone, 41 anni, ed i figli Kevin, 16, ed Emanuel, 5. Si è salvata solo la figlia primogenita di 17 anni e proprio lei ha parlato agli inquirenti di un esorcismo trasformatosi in massacro. «Hanno fatto un rito per scacciare il demonio» ha detto la ragazza. E’ stata trovata in stato confusionale nella sua stanza, seduta sul letto. Ha parlato al plurale riferendosi ad una coppia di amici del padre, di Palermo, i quali farebbero parte della stessa setta, avrebbero avuto un ruolo nel pluriomicidio e si trovano al momento in stato di fermo.

La versione del rituale religioso era già stata avanzata dallo stesso omicida, reo confesso. Domenica ha chiamato i Carabinieri, ma, stando ai primi rilievi, il delitto si sarebbe consumato il venerdì precedente.

Dopo aver ucciso la moglie, avrebbe bruciato i suoi resti, che sono stati trovati nel giardino. I figli invece sono stati strangolati, forse con una catena di ferro. La figlia sopravvissuta potrebbe essere stata drogata e costretta ad assistere alla scena. Prima di farsi trovare nel territorio di Casteldaccia il padre ha chiamato i Carabinieri: ««Ho ucciso la mia famiglia, vi aspetto: venite a prendermi». Quando i militari l’hanno trovato ha aggiunto: «c’era il demonio in casa».

Marito e moglie avevano frequentato un chiesa evangelica, prima di lasciare la congregazione, continuando però a partecipare ed ospitare incontri di preghiera. I profili social di Barreca sono tappezzati di immagini sacre e post a carattere religioso. Pare che avesse iniziato a seguire le prediche di un autoproclamato «ministro di Cristo» che vanta poteri taumaturgici ed esorcizzanti. Dopo la sua conversione, avvenuta in periodo pandemico, ha cominciato a peregrinare nel Mezzogiorno, organizzando raduni di ed eventi. Sostiene di poter guarire il cancro con la preghiera e di praticare rituali che scacciano il demonio, spesso trasmessi in diretta su TikTok, dove ha radunato 5 mila follower.

I due fermati, Sabrina Fino e Massimo Caradente, sono accusati di omicidio plurimo e soppressione di cadavere. Avrebbero conosciuto Barreca durante gli incontri di preghiera di una chiesa evangelica e, secondo le prime ipotesi formulate, farebbero parte della stessa setta e sarebbero stati loro ad istigarlo a compiere il pluriomicidio consumatosi in provincia di Palermo, partecipandovi materialmente. A loro gli inquirenti sono arrivati in seguito all’analisi del cellulare del reo confesso.

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Attualità

Gino Cecchettin si è affidato ad un’agenzia di comunicazione londinese: libro o fiction in cantiere?

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gino cecchettin profilo x

Gino Cecchettin, padre di Giulia, la ragazza rimasta vittima di un terribile femminicidio, ha lasciato il suo lavoro e si è affidato ad un’agenzia di comunicazione che segue autori di libri e serie tv. La sua nuova agente: «ora ha bisogno di riposare».

Gino Cecchettin potrebbe scrivere un libro o curare la sceneggiatura di una serie tv sulla terribile vicenda capitata alla figlia Giulia. E’ questa l’ipotesi che in queste ore circola dopo che è stata diramata la notizia secondo la quale il padre della vittima del terribile femminicidio che ha sconvolto il Paese si è affidato ad un’agenzia di comunicazione. La Andrew Nurberg Associates di Londra, che segue appunto autori di libri e fiction.

Barbara Barbieri, la sua nuova agente, però smentisce: «Il signor Cecchettin ha bisogno di riposare» fa sapere la manager, che prosegue rendendo noto per ora si limita ad aiutarlo a gestire la sua immagine ed i rapporti con la stampa: «Al momento lo sto solo aiutando a gestire i tanti inviti che riceve quotidianamente».

Tuttavia, secondo molti osservatori Gino Cecchettin si sarebbe affidato ad un’agenzia di comunicazione perché sarebbe invece in procinto di mettersi all’opera su una fatica letteraria, un libro o una fiction appunto. Nei mesi scorsi dopo ha lasciato il suo lavoro, come lui stesso ha reso noto sul proprio profilo Linkedin, ed in diverse interviste ha parlato di coler intraprendere un nuovo «impegno civico», col quale aiutare «chi si trovi nella stessa situazione di Giulia».

La vicenda è destinata a sollevare polemiche ed opinioni contrastanti, dopo le polemiche che già hanno investito Cecchettin a causa dei suoi presunti vecchi tweet, dei quali però ha negato la paternità.

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