Attualità
Bce: «l’inflazione è causata dalle aziende». I prezzi aumentati più dei costi ricadono solo su consumatori e lavoratori

Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e diversi esponenti della Bce, continuano ad esprimere il proprio dissenso verso l’incremento dei salari, nonostante i lavoratori italiani siano tra i più poveri dell’area euro e abbiano accusato un ingente perdita del potere d’acquisto, poiché innescherebbe una pericolosa “spirale inflazionistica”. Tuttavia, come riporta la Reuters, nelle valutazioni di molti economisti della banca centrale europea viene riportata una realtà differente.
In diverse occasioni per i suoi incontri la Banca centrale europea sceglie di spostarsi in località diverse rispetto alla formale sede di Francoforte. Questa volta infatti la scelta è ricaduta su una località molto isolata come il villaggio finlandese di Inari per effettuare le valutazioni riguardo le dinamiche inflazionistiche della zona euro. Si è attestato che il tasso di inflazione si è fermato all’8,5% ma per ora fa molta fatica a scendere. Quindi si continua ad applicare la linea dura di Francoforte: ulteriori aumenti dei tassi di interesse e azioni per rallentare il motore della crescita economica.
Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e diversi esponenti della Bce, continuano ad esprimere il proprio dissenso verso l’incremento dei salari, nonostante i lavoratori italiani siano tra i più poveri dell’area euro e abbiano accusato un ingente perdita del potere d’acquisto, poiché innescherebbe una pericolosa “spirale inflazionistica”.
Ciononostante, per la Reuters, la realtà è nettamente differente. Fino a questo momento illustri economisti hanno affermato fermamente che gli aumenti delle materie prime, semilavorati e di tutti gli altri componenti si siano trasformati direttamente in incrementi dei costi per le imprese. Tuttavia, attraverso i dati raccolti su 106 grandi imprese da Refinitiv, nel 2022 le aziende di beni di consumo dell’area euro hanno incrementato i propri margini operativi (differenza tra ricavi e costi di produzione) mediamente del 10,7%, il che dimostra come l’aumento dei prezzi finali per i consumatori è stato di gran lunga superiore rispetto a quello dei costi per le aziende. La grave conseguenza per i consumatori non è solo la perdita di potere d’acquisto, ma anche il rifiuto alle numerose richieste di aumento dei salari poiché favorirebbe l’inflazione, che però non è loro responsabilità. Eppure nonostante i salari europei abbiano subito una perdita del valore effettivo pari al 5% rispetto al 2021, Christine Lagarde nella sua ultima conferenza stampa li ha citati per più di 10 volte, mentre mai è stato menzionato qualcosa a riguardo dei profitti aziendali, i quali risultano saliti oltre misura ingiustificatamente.
La Reuters ci fa notare come anche tra i dipendenti della Bce covino forti malumori verso i propri vertici, poiché non sono ancora arrivati gli adeguamenti salariali richiesti, tanto da aver spinto i loro rappresentati a parlare di un pregiudizio anti lavoratori da parte della banca centrale, adducendo a dimostrazione di tali dichiarazioni studi del Fondo monetario internazionale da cui risulta che l’incremento degli stipendi conduce ad aumenti dell’inflazione solo in rarissimi casi.
La Bce sembra iniziare a far fatica a giustificare la sua politica monetaria restrittiva all’interno di uno scenario in cui l’inflazione di ora in ora sembra dipendere soprattutto dai listini dei prezzi delle aziende che cercano di approfittare della situazione per aumentare ingiustificatamente i propri margini di profitto. A tal riguardo Fabio Panetta, membro italiano del board Bce, ha dichiarato apertamente come i lavoratori di tutta l’area euro abbiano sopportato sulle proprie spalle il peso maggiore del forte rialzo dei prezzi mentre i margini di profitto aziendali non solo sono rimasti stabili ma in molti settori hanno visto rialzi incredibili.
Negli Stati Uniti, dove l’inflazione è al 6,4% e la Fed ha avviato politiche monetarie restrittive un anno in anticipo sulla Bce, il tema è discusso in modo più aperto da numerosissimi esponenti politici ed economici di primo piano come: la senatrice democratica Elizabeth Warren, Paul Donovan capo economista UBS Global Wealth Management e l’ex consulente economico della Casa Bianca Robert Reich, i quali hanno tutti parlato apertamente di una “inflazione dei prezzi da profitto” e delle politiche monetarie restrittive sia europee che statunitensi come un “dolore inflitto all’economia senza nessun reale beneficio”. Ma finora né la Fed né la Bce hanno messo in discussione la loro azione in linea con la “fede ortodossa ai dogmi della scuola monetarista”.
Francesca Pia Lombardi
Attualità
Il film di Paola Cortellesi campione di incassi non ha ricevuto finanziamenti ministeriali: «opera non straordinaria»

Per fortuna della regista, “C’è ancora domani” sta stupendo tutti al botteghino, dal momento che la commissione del Ministero della Cultura lo scorso anno le ha bocciato i finanziamenti.
Al bando “Contributi selettivi 2022 – II Sessione”, Categoria «Produzione di opere cinematografiche di lungometraggio di particolare qualità artistica e film difficili con risorse finanziarie modeste», il film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, che ha guadagnato i consensi della critica e sta sbancando al botteghino, è arrivato 51°, ultimo posto in classifica, non ricevendo dunque finanziamenti ministeriali: «Progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale».
In sostanza, il film di Paola Cortellesi, che sta trainando il cinema italiano in questi giorni e che ha sollevato un dibattito di stringente attualità sulla violenza domestica, secondo il Ministero era di «non straordinaria qualità» e dunque non meritava i finanziamenti statali. “C’è ancora domani” ha già guadagnato 20 milioni di euro, terzo nel 2023 dietro Oppenheimer e Barbie. Era dai tempi dell’ultimo film di Checco Zalone che una pellicola italiana non faceva strappare tanti biglietti.
Dal Ministero, con una nota, precisano però che il film può contare su un ritorno economico aggiuntivo di 3,5 milioni di euro grazie al tax credit, la legge sul credito di imposta, e che la decisione è stata presa quando il dicastero era retto dall’ex ministro Dario Francheschini.
Attualità
Respinto il ricorso di due congregazioni religiose: l’ayahuasca resta proibita

Due congregazioni avevano presentato ricorso contro la decisione del Ministero della Sanità di inserire la sostanza ricavata da una liana nell’elenco di quelle vietate, per motivi religiosi. Il Consiglio di Stato ha dato loro torto.
L’ayahuasca è una sostanza allucinogena che si ricava da alcune liane sudamericane e che viene impiegata nei rituali degli sciamani dell’Amazzonia, ma non soltanto. Due congregazioni religiose operanti in Italia infatti hanno presentato ricorso contro la decisione del Ministero dell’Interno di inserirla nell’elenco delle sostanze vietate, nel 2022. Il Consiglio di Stato però ha respinto il ricorso.
La «Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale» con sede in provincia di Reggio Emilia, e il «Centro espírita beneficente união do vegetal in Italia», che invece è a Milano nei pressi di San Vittore, come riporta il Corriere della Sera si erano opposte a questa decisione perché l’ayahuasca è al centro delle liturgie delle due congregazioni. I fedeli la reputano una manifestazione del sangue di Gesù Cristo ed è al centro delle loro funzioni religiose.
Potrebbero però esserci nuovi risvolti ed un nuovo iter legale. I giudici infatti hanno sostenuto, bocciando il ricorso, che le chiese non avrebbero dovuto chiedere l’eliminazione dell’ayahuasca dall’elenco delle sostanze proibite, bensì una dispensa per uso controllato.
Attualità
Il caso Bobo TV: Vieri minaccia querele a Ventola, Adani e Cassano

Lo scioglimento della formazione orignale della Bobo TV ha creato molto scalpore tra i fan ed ha provocato un reciproco scambio di accuse tra i protagonisti, culminati con le minacce di querele di Vieri a Cassano, Ventola e Adani.
Un quartetto si scioglie creando molto scalpore tra i fan, con i membri che iniziano a scambiarsi reciproche accuse. Non stiamo parlando dell’ultimo periodo dei Beatles, bensì del caso mediatico del momento: la separazione Tra Vieri, Adani, Ventola e Cassano nella Bobo TV. Dopo che l’ex numero 32 è apparso misteriosamente da solo in diretta, dai tre vecchi compagni di viaggio sono piovute tantissime accuse. Al punto che oggi Vieri, mediante il suo legale, ha ventilato minacce di querele per diffamazione a Ventola, Adani e Cassano.
I tre hanno affermato di essere stati gradualmente messi da parte, mentre la controtesi del padrone di casa è di essere stato scaricato dai suoi ex compagni di viaggio. Vieri ha fornito la propria versione dei fatti con un post su Instagram nel quale afferma che sarà l’unica occasione in cui tornerà sull’argomento: «Il 31 ottobre ho avuto un diverbio con Lele sulle strategie social future della Bobo Tv. Poi tutto è finito lì e non è stato scritto più niente da parte di nessuno. Tre giorni dopo, a poche ora dal live della puntata, Lele, Antonio e Nicola mi hanno comunicato con tre vocali che non si sarebbero presentati. Mi sono trovato in grandissima difficoltà e in un angolo. Da quel momento per me è finito tutto».
Poi l’ex bomber conclude: «Sento parlare di rispetto per la gente e di tanto altro, ma in quel momento i miei tre amici mi hanno lasciato solo. Ho pensato di non fare la diretta, per chi mi era vicino mi ha fatto capire che la Bobo Tv ha il mio nome, che c’erano persone in Plb world che avevano prenotato per godersi una serata in compagnia o che avevano fatto l’abbonamento al canale, quindi mi sono convinto, nonostante l’umore, ad andare in onda con il sorriso ripartendo da zero. Era giusto così, perché i professionisti si comportano in questo modo».
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