Politica
Il colloquio con Draghi, l’incontro con Macron e il primo Cdm: i primi passi da presidente di Giorgia Meloni

«Il tempo delle foto e delle cerimonie è finito. Deve interessarci non la crescita dei sondaggi, ma la crescita del Pil, dell’occupazione e della ricchezza». Dopo il passaggio di consegne, primo CdM del Governo Meloni. Al termine un incontro tra la presidente e Macron: «ci capiremo».
Dopo il rituale del passaggio della campanella, è ufficialmente iniziato il governo Meloni. La prima presidente del consiglio donna ha avuto un colloquio di circa un’ora con il suo predecessore Mario Draghi, dal quale avrebbe ricevuto alcuni dossier più urgenti, dopodiché ha presieduto il suo primo Consiglio dei Ministri, durato mezz’ora. Al termine del CdM, Meloni ha avuto anche un incontro informale con Macron, nel segno del riavvicinamento. Il primo giorno da presidente è stato intenso. Meloni, che ha ringraziato il Pontefice e ricevuto l’in bocca al lupo dal Dalai Lama, si è messa «subito al lavoro». «Abbiamo scritto la storia. Ora scriviamo il futuro dell’Italia» ha commentato sui social la neo Presidente.
Energia, guerra in Ucraina, inflazione, recessione, il caos della trattativa su Ita, rapporti con le Cancellerie europee. Sono questi i dossier scottanti che Mario Draghi le ha mostrato prima di metterle in mano una campanella pesantissima. L’incontro tra i due è stato molto cordiale, più disteso rispetto ai contatti clandestini e fugaci dei giorni scorsi. Ma molto schietto: c’è tanto da fare e le nubi si addensano all’orizzonte.
Durante il CdM Meloni non si dimostra intimorita e scommette sulla «grande sorpresa» del suo Governo, che farà ricredere i «gufi». «Quello che deve interessarci non è la crescita dei sondaggi, ma la crescita del Pil, dell’occupazione e della ricchezza» dice ai 24 ministri, dei quali 9 senza portafoglio, seduti intorno a lei. Dopo di lei hanno parlato Tajani e Salvini, per dimostrare la compattezza dell’intesa di centrodestra. Anche se oggi inizia una nuova e spinosa partita, quella dei viceministri e sottosegretari, nella quale sarà ancora una volta difficile bilanciare le spartizione senza scontentare nessuno.
Dopo la riunione con i ministri, la Meloni ha avuto un colloquio informale con il presidente francese Macron, favorito dal Presidente della Repubblica Mattarella. Anche Draghi aveva caldeggiato una mossa in tal senso, ovvero verso il riavvicinamento all’Europa del Nord, al fine di evitare isolamento. Qualche passo in avanti c’è stato in seguito al faccia a faccia, ma siamo ancora ad una fase di studio. «Con l’Italia dobbiamo proseguire il lavoro intrapreso» afferma Marcon, «Ci capiremo» risponde Meloni. Oggi però dall’Eliseo arriva una puntualizzazione in tema di diritti umani: «Giudicheremo dagli atti del governo Meloni, in modo concreto, e vedremo come reagire tema per tema». Un commento che si inserisce nel solco di quello di Laurence Boone, ministra francese per gli Affari europei, che commentando a caldo l’esito delle elezioni in Italia ha promesso: «di vigilare sul rispetto dei diritti».
Politica
Salvini: «Il ponte sullo stretto di Messina collegherà Palermo e Berlino»

Ad un’intervista al quotidiano francese Le Figarò, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini non ha parlato solo del ponte sullo stretto di Messina e del collegamento Palermo-Berlino, ma anche di Tav Torino-Lione: «Rifiuto di immaginare che la Francia possa avere cambiato parere».
Chissà che ponte ha in mente Salvini. Per il ministro dei Trasporti l’opera tra Sicilia e Calabria non è più un progetto: è un’ossessione. Oramai è sempre più al centro dei suoi pensieri e sembra che alla realizzazione del collegamento fra Reggio Calabria e Messina abbia deciso di ancorare il suo messaggio, e forse il suo futuro, politico. Anche con la stampa estera, l’argomento resta quello, Ne ha parlato con lo spagnolo El Pais e ne ha parlato col francese Le Figarò. Al quotidiano d’oltralpe, Salvini regala la vera chicca sul ponte sullo stretto di Messina: «permetterà di collegare Palermo e Berlino». Salvini intendeva dire che l’opera darà, a suo dire, grande impulso ai collegamenti dell’Unione Europea, ma la sua frase è diventata in fretta oggetto di ironia sul web.
Ma sui temi infrastrutture e rapporti tra Italia e Francia, non particolarmente distesi nell’ultimo periodo, Salvini ha un altro punto che gli preme affrontare: la Tav Torino Lione. «la Francia deve fare la sua parte». E in merito all’eventualità che Parigi possa decidere di non accogliere l’appello entro il 2032, come raccomandato dal Consiglio di orientamento delle infrastrutture (organo unicamente consultivo di Parigi) nel febbraio scorso, Salvini risponde: «Rifiuto di immaginare che la Francia possa avere cambiato parere o unicamente deciso di rallentare i lavori per finanziare treni regionali in casa sua. Sarebbe una tale mancanza di rispetto riguardo all’Italia, ma anche riguardo alla Commissione europea, che ha approvato centinaia di milioni di euro per questo corridoio mediterraneo».
Politica
Visita di Mattarella in Emilia-Romagna, Musumeci: «governo non è stato invitato»

Mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella visita le zone colpite dall’alluvione che si è abbattuta sull’Emilia-Romagna, Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile, si lamenta del fatto che non è stato invitato nessun esponente del governo. La replica del Quirinale: «sempre gradita la presenza degli esponenti di governo, ma in occasioni del genere non si fanno inviti».
«Sono contento che anche il Presidente della Repubblica sia oggi sui luoghi alluvionati, come ha fatto tutto il governo e come ha fatto per due volte la presidente del Consiglio. Peccato che oggi non ci sia nessuno del governo a illustrare al Capo dello Stato le criticità, nessuno è stato invitato. Non fa niente, l’importante è arrivare ai risultati». Sono parole amare quelle con cui Nello Musumeci commenta la visita di Sergio Mattarella in Emilia-Romagna, a RaiNews24. Il ministro per la Protezione Civile, già Presidente di Regione Sicilia, non sa rispondere quando gli si chiede il motivo di questo mancato invito, ma si limita a rilevare che semplicemente non è stato recapitato.
Il Quirinale taglia corto: «Il presidente della Repubblica nelle visite nei territori italiani non impone la presenza di esponenti del governo. Essa, peraltro, è sempre gradita dal Presidente Mattarella. È così da sempre, dall’inizio del primo settennato – spiega il consigliere per la stampa Giovanni Grasso – Il Quirinale in occasioni del genere non ha mai fatto inviti. Ma se qualcuno vuol venire è benvenuto».
Nel frattempo il presidente delle Repubblica Sergio Mattarella è stato ben accolto dalla popolazione in tutte le tappe della sua visita nei luoghi alluvionati di Emilia-Romagna. E a loro Mattarella ha promesso: «Tutta l’Italia vi è vicino e non sarete soli in quest’opera importante, che deve essere veloce: questo territorio è un elemento importantissimo, fondamentale per la vita dell’Italia, lo è per la sua economia, lo è per la sua storia».
Politica
L’effetto Schlein alle Amministrative: ha vinto la destra

Se al primo turno le lezioni amministrative sono state tutto sommato equilibrate, con una vittoria di misura del centrodestra, i ballottaggi sono stati una Caporetto per quel che resta del campo largo: 10 comuni al centrodestra, 3 al centrosinistra, che perde anche lo storico fortino di Ancona. Solo a Vicenza il Pd è andato bene, ma qui il neo sindaco Possamai aveva chiesto esplicitamente ai big del partito di non palesarsi. Ed ha vinto. Coincidenze?
La riscossa rossa non si è vista. L’effetto Schlein, l’ondata di entusiasmo suscitata dalla vittoria della neosegretaria alle primarie, non si è tramutato in una spinta propulsiva alle Elezioni Amministrative, in particolare ai ballottaggi: 10 a 3 è un risultato che si commenta da solo. I calcoli, le supposizioni e le analisi fatte al precedente turno, quello di domenica e lunedì 14 e 15 maggio nel quale il divario emerso era meno netto (Latina, Sondrio, Treviso, Imperia al centrodestra, Teramo e Brescia al Centrosinistra), vengono meno. Il centrosinistra, il Pd in particolare, è stato sconfitto un po’ ovunque. Perfino ad Ancona, storica roccaforte rossa. Le elezioni nella città dorica sono state tirate e lo scarto piuttosto risicato, ma il risultato non prevede appelli: è Silvetti il nuovo sindaco. Emblematico il caso di Vicenza, dove il nuovo primo cittadino è espressione del centrosinistra: durante la campagna elettorale aveva chiesto ai big di partito di non organizzare comizi.

Al centrodestra vanno anche Massa, Pisa, Siena e Brindisi. Il Pd e il M5S in alcuni casi hanno riproposto il campo largo di lettiana memoria, in altre hanno corso separati: in entrambi i casi il risultato non è stato loro favorevole e sono stati penalizzati più dei competitor dalla scarsissima affluenza. Salvo alcuni casi eccezionali e legati a divisioni locali, il centrodestra si è presentato compatto e si è imposto con decisione alle urne.
Sulla mancata sferzata inferta dalla nuova segretaria il primo ad ironizzare è stato il ministro dei Trasporti Matteo Salvini: ««Non c’è che dire: un ottimo effetto Schlein». Cala i panni del bulletto da tastiera anche la ministra per la Famiglia Roccella: «anche l’armocromia, come tante altre cose in politica, c’è chi la predica e chi la fa: tutta l’Italia al ballottaggio ha scelto un colore solo, il nostro».
I retroscena di stampa vedono Elly Schlein preoccupata e assediata da malumori interni. Non che la sua elezione a segretaria avesse appianato le divergenze che animano le diverse anime del Partito Democratico. E chissà che le immagini che mostrano Stefano Bonaccini e Giorgia Meloni dialogare costruttivamente sui luoghi dell’alluvione non abbiano giocato un ruolo, oppure fatto sorgere qualche rimpianto agli elettori del Pd, sia tra i sostenitori di una mozione, che tra quelli dell’altra.
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