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Politica

Conte sul tonfo del Movimento 5 Stelle: «siamo in ritardo sul progetto di rilancio»

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comizio Giuseppe Conte

Le consultazioni locali non sono mai state un terreno particolarmente fertile per il Movimento 5 Stelle, ma gli esiti delle Elezioni Amministrative non lasciano molto spazio ai ragionamenti: è stato un tonfo elettorale e Conte cerca di correre ai ripari prima delle Politiche del 2023, ma i malumori interni non lo favoriscono.

«I risultati non ci soddisfano» commenta con un eufemismo Giuseppe Conte l’esito delle elezioni Amministrative. Le consultazioni locali «sono state sempre un tabù per il Movimento, ma non sono qui per nascondermi». Conte ci mette la faccia, ed è la sola che si vede in conferenza stampa dopo una giornata di discussioni febbrili nella sede romana pentastellata di Via di Campo Marzio, e affronta il tonfo elettorale di domenica scorsa.

Conte prova a fare una sorta di analisi della sconfitta, che imputa in primis a carenze dal punto di vista organizzativo e strutturale: «Siamo in ritardo sul progetto di rilancio, al punto che non abbiamo ancora gli strumenti efficaci per dialogare sui territori». Ma non solo mancata organizzazione interna, anche coesione: «ci sono state resistenze interne, che hanno rallentato la nostra azione». Difficile non pensare che sia Luigi Di Maio il destinatario di queste parole.

Tra i due il rapporto pare definitivamente incrinato e se ancora non si azzannano alla gola è solo perché restano in attesa della sentenza del Tribunale di Napoli, sull’elezione dell’ex avvocato del popolo a presidente del Movimento 5 Stelle.

Le Amministrative sono ste un flop elettorale per il Movimento, che ha ceduto piazze importanti anche al sud, dove storicamente conservava il maggior serbatoio di voti, e con risultati inferiori al 10% in gran parte delle città con più di 15 mila abitanti. A Messina, dove Grillo compì a nuoto lo stretto per festeggiare il risultato delle elezioni del 2012, e a Genova, in cui Grillo è nato, giusto per fare qualche emblematico esempio

Conte detta la linea per il rilancio che dovrebbe avvenire attraverso un’opera di «riorganizzazione interna», senza interrompere il dialogo con il Partito Democratico: «nessuna ripercussione nel rapporto col Pd, ma non abbiamo mai parlato di alleanza strategica». Il campo largo auspicato da Letta insomma, al quale giungono proposte indecenti da parte dei centristi che per il momento ignora, prosegue. Ma allo stato attuale è si e no un giardinetto.

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Delmastro: «non mi dimetto, sono orgoglioso di quel che ho fatto»

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andre delmastro

Il sottosegretario alla Giustizia rinviato a giudizio per violazione del segreto d’ufficio: «inconsueto, i pm hanno chiesto l’arciviazione».

Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia sotto il fuoco delle polemiche per aver passato informazioni coperte dal segreto d’ufficio sul caso Cospito al deputato FdI Giovanni Donzelli, non ha intenzione di rassegnare le dimissioni.

E’ quanto ha spiegato oggi in un’intervista al Corriere della Sera, nella quale ha detto: «intendo continuare ad esercitare il mio ruolo, al meglio, all’interno del ministero della Giustizia». Delmastro ritiene il suo rinvio a giudizio per rivelazione di segreti d’ufficio «inconsueto» dal momento che «anche questa seconda volta il pubblico ministero Paolo Ielo e altri tre pm hanno ribadito la richiesta di archiviazione della procura nei miei confronti».

I guai con la Giustizia del sottosegretario alla Giustizia sono cominciati durante le ultime fasi del processo all’anarchico Cospito. Andrea Delmastro Delle Vedove, di Fratelli d’Italia, ha passato le informazioni sui dialoghi di Cospito in carcere al vicepresidente del Copasir Donzelli, che le ha poi rivelate in aula.

Il caso ha sollevato molte polemiche e dopo il rinvio a giudizio le opposizioni hanno chiesto le dimissioni di Delmastro, che però non ci pensa minimamente. «Sono orgoglioso di aver fronteggiato l’attacco frontale al 41 bis di terroristi e anarchici in combutta con la criminalità organizzata e della mafia».

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Talò, l’ex consigliere di Palazzo Chigi che ha passato lo scherzo telefonico a Meloni, andrà alla Difesa

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talò alla difesa

Ha lasciato il suo incarico dopo la «vicenda gestita con leggerezza» dello scherzo telefonico di due comici russi a Giorgia Meloni, ma ora passa alla Difesa e, secondo alcuni fonti di stampa, è in attesa di prendere la presidenza dell’Ispi.

Francesco Talò è l’uomo che ha passato a Giorgia Meloni la telefonata poi rivelatasi una burla di due comici russi. Per la vicenda, che la premier ammise essere stata «trattata con leggerezza», dello scherzo telefonico, che «ha esposto la Nazione», ha lasciato il suo incarico a Palazzo Chigi. Ma la carriera di Talò non sembra averne risentito più di tanto, dal momento che prenderà servizio presso il Ministero della Difesa retto da Guido Crosetto.

Per i prossimi mesi l’ex consigliere doplomatico ricoprirà il delicato ruolo di coordinatore della politica militare. Secondo Il Fatto Quotidiano, che ha riportato la notizia, oltre ad un «incarico ad hoc» nei giorni scorsi ha ricevuto una lettera dalla presidente del Consiglio nella quale viene ringraziato per il suo lavoro svolto «da vero patriota».

Dunque il telefonatagate è stato considerato soltanto un passo falso in una carriera diplomatica durata quasi quarant’anni altrimenti irepprensibile. Secondo il giornale poi, oltre a quello alla Difesa Talò sarebbe prossimo ad assumere un altro incarico prestigioso e di rilievo, la presidenza dell’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale, non appena raggiungerà l’età pensionabile nel 2024.

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La società di cybersecurity di cui Gasparri è presidente, all’insaputa del Senato

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show gasparri commissione vigilanza rai ranucci

Secondo La Notizia, che ha scodellato lo scoop, il vero motivo alla base della staffetta tra Ronzulli e Tajani, ma anche dello show del senatore in commissione vigilanza Rai contro il giornalista Ranucci, sarebbe il fatto che Gasparri ha assunto l’incarico senza informare Palazzo Madama.

Mettere al riparo Gasparri e, allo stesso tempo, ridimensionare Licia Ronzullli. La decisione di Tajani di invertire di ruolo capogruppo e vice capogruppo di Forza Italia al Senato non sarebbe stata presa solo per logiche partitiche, ma anche per anticipare una possibile difesa. Gasparri infatti da ieri non è più vice presidente del Senato. Si tratterebbe di una mossa per evitare che possa essere travolto da uno scandalo mentre ricopre un ruolo di così alto prestigio. Il presunto scandalo sarebbe collegato ad una società di cybersecurity della quale Gasparri assunto la presidenza nel 2021 senza informare Palazzo Madama. La vicenda è stata resa nota dal giornale La Notizia.

L’incarico assunto da Gasparri potrebbe essere incompatibile con il mandato parlamentare e potenzialmente, potrebbe far addirittura scattare la decadenza dal seggio. Sul tema si esprime la Giunta per le elezioni, della quale Gasparri è stato presidente fino al 2022, un anno dopo aver accettato la presidenza della società di cybersecurity.

Ma non è finita qui secondo il giornale, che sostiene che nel giro di un paio di settimane potrebbe andare in onda un servizio che Report ha confezionato proprio sull’argomento. Lo show del senatore in Commissione vigilanza Rai, quando mostrò un cognac ed una carota a Sigfrido Ranucci, chiamato a rispondere per una puntato sull’eredità di Silvio Berlusconi, si sarebbe mosso nell’ottica di sminuire il giornale e la trasmissione.

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