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Def, la risoluzione passa alla Camera in una seduta complicata più volte sospesa

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def scostamento bilancio passa alla camera

Angelo Bonelli, dopo aver mostrato un cartellone ironico, ha accusato un malore. Duri botta e risposta tra maggioranza e opposizioni, con insulti, cori da stadio e minacce non particolarmente velate. Ma alla fine, con 221 voti favorevoli, la risoluzione sullo scostamento di bilancio per l’approvazione del Def è passata alla Camera. Ma al Senato le opposizioni promettono ancora battaglia.

Dopo la figuraccia di ieri, la rabbia di Giorgia Meloni e le giustificazioni da scuola elementare di alcuni deputati del centrodestra, la risoluzione sullo scostamento di bilancio, fondamentale per l’approvazione del Def, è passata alla Camera con 221 voti favorevoli. La partita non è stata certo semplice e non è ancora chiusa: la seduta odierna ha vissuto momenti di tensione ed è stata a più riprese sospesa, mentre la risoluzione deve essere ora approvata dal Senato, dove le opposizioni hanno già annunciato battaglia.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in visita istituzionale nel Regno Unito, ieri non ha celato il proprio malcontento per il tonfo dei suoi in Parlamento. La risoluzione del centrodestra infatti, è stata bocciata dal centrodestra stessa: nonostante l’astensione delle opposizioni, non ha raggiunto la soglia di 201 voti, ovvero la maggioranza assoluta. Il motivo? Le troppe assenze dei deputati. Che hanno presentato giustificazioni francamente risibili: qualcuno ha detto di aver avuto la febbre, qualcun altro di essersi assentato per andare in bagno per 30 secondi risultati fatali, altri ancora di essere ad un convegno o ad altri impegni inderogabili. E la maggioranza è andata incredibilmente sotto, provocando la furia di Meloni che avrebbe detto «non ho parole» e si sarebbe definita «fuori dalla grazia del cielo».

Ieri sera, un consiglio dei ministri lampo ha approvato una nuova relazione del Def, con alcune leggere modifiche. E nella commissione Bilancio al Senato si chiede che il nuovo documento, che prevede uno scostamento di 3,4 miliardi nel 2023 e 4,5 miliardi nel 2024, sia validato dall’Ufficio parlamentare di bilancio, l’Upb.

Ma alla Camera alla fine, la risoluzione è passata, nel passaggio per ora più intricato di questa Legislatura. LA seduta di oggi è stata infuocata e più volte sospesa. In primis, in seguito al malore avvertito dal deputato Angelo Bonelli, che poco prima aveva esposto un cartellone con scritto «Open to incompetenza, by governo Meloni» ironizzando sulle polemiche relative alla campagna promozionale lanciata dal Ministero del Turismo. Poi i toni si sono definitivamente scaldati quando alle parole del capogruppo FdI Tommaso Foti (che ha chiesto «scusa agli italiani»), è seguito un ironico applauso partito dai banchi delle opposizioni. Il deputato ha cominciato a rivolgersi direttamente ai suoi contestatori e non alla Presidenza. I dem hanno cominciato a lasciare l’Aula in segno di protesta e i membri della maggioranza hanno cominciato a scandire il coro «fuori, fuori». Qualche deputato ha perfino cercato di raggiungere i “dirimpettai” e passare alle maniere forti, ma è stato placato dai commessi.

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Il Colombia-gate entra nel vivo: perquisizioni a D’Alema, Profumo e altri 6

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massimo d'alema indagato per il colombia-gate

L’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, il ceo di Leonardo ed ex presidente di MPS Alessandro Profumo e altre sei persone, tra cui  Gianluca Giordo, già responsabile della Divisione Navi militari di Fincantieri, indagati nell’inchiesta sul Colombia-gate, hanno subito perquisizioni in casa e negli uffici.

Le perquisizioni a D’Alema, Profumo, Giordo e gli altri coinvolti dall’inchiesta cosiddetta Colombia-gate, sono state disposte dalla sezione reati economici della Procura di Napoli ed eseguite dalla Digos partenopea. Le accuse sono di corruzione internazionale aggravata.

I fatti contestati risalgono al gennaio del 2022. Secondo le ipotesi investigative, due broker pugliesi avrebbero imbastito una trattativa per la vendita alla Colombia di navi, sommergibili ed aerei militari prodotti da Fincantieri e Leonardo, per un valore di 4 miliardi di euro. L’ex presidente del Consiglio, che nel marzo scorso bollò come «fandonie» le accuse nei suo confronti, è ritenuto essere colui che ha messo in contatto i broker e le industrie.

A pesare particolarmente per le indagini, una registrazione telefonica nella quale D’Alema afferma al paramilitare colombiano Edgardo Fierro Flores: «Noi stiamo lavorando perché? Perché siamo stupidi? No, perché siamo convinti che alla fine riceveremo tutti noi 80 milioni di euro. Quindi si può fare un investimento, però non appena noi avremo questi contratti divideremo tutto, sarà diviso tutto. Questo non è un problema».

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Saluto fascista alla parata del 2 giugno? No, ma in tanti abboccano alla fake

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Tra i volti noti che si sono indignati per il saluto fascista e l’omaggio alla X Mas durante la parata del 2 giugno, sotto gli occhi del presidente della Repubblica Mattarella, anche Roberto Saviano e Michela Murgia, ma si tratta di una fake news: smentita dalla Marina: non era un saluto romano, ma un «attenti a sinist».

Durante la parata delle forze armate in occasione della Festa della Repubblica, lo scorso 2 giugno, diversi militari sono stati immortalati con il braccio destro teso e subito sul web si è lanciato l’allarma: è un saluto fascista, un insulto alle istituzioni democratiche, una minaccia di golpe rivolta a Mattarella. Ha pure cominciato a circolare la notizia secondo la quale il gesto era accompagnato da un omaggio alla X Mas, il reparto della fanteria marina che, sotto il comando del principe Junio Valerio Borghese, passò dalla parte della Repubblica di Salò dopo l’Armistizio. Tra coloro che si sono indignati e detti «preoccupati» gli scrittori Roberto Saviano e Michela Murgia. Ma in realtà, hanno preso un granchio e a smentirli è stata la stessa Marina Militare.

Quello che alcuni soldati hanno fatto non era un saluto fascista, ma l’«attenti a sinist», un  saluto alla tribuna delle autorità che fanno tutti i reparti che sfilano. Il grido «Decima» che alcuni hanno interpretato come un omaggio alla X Mas, si riferiva alla «Decima della Marina militare del Regno che ha operato fino al 1943 e che è il precursore degli incursori di Marina».

Nono sono mancate le repliche. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, commentando l’episodio ha detto: «Chi infanga i Comsubin con assurdi paragoni con la Rsi disprezza il valore e il lavoro delle Forze speciali».

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Salvini: «Il ponte sullo stretto di Messina collegherà Palermo e Berlino»

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Ad un’intervista al quotidiano francese Le Figarò, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini non ha parlato solo del ponte sullo stretto di Messina e del collegamento Palermo-Berlino, ma anche di Tav Torino-Lione: «Rifiuto di immaginare che la Francia possa avere cambiato parere».

Chissà che ponte ha in mente Salvini. Per il ministro dei Trasporti l’opera tra Sicilia e Calabria non è più un progetto: è un’ossessione. Oramai è sempre più al centro dei suoi pensieri e sembra che alla realizzazione del collegamento fra Reggio Calabria e Messina abbia deciso di ancorare il suo messaggio, e forse il suo futuro, politico. Anche con la stampa estera, l’argomento resta quello, Ne ha parlato con lo spagnolo El Pais e ne ha parlato col francese Le Figarò. Al quotidiano d’oltralpe, Salvini regala la vera chicca sul ponte sullo stretto di Messina: «permetterà di collegare Palermo e Berlino». Salvini intendeva dire che l’opera darà, a suo dire, grande impulso ai collegamenti dell’Unione Europea, ma la sua frase è diventata in fretta oggetto di ironia sul web.

Ma sui temi infrastrutture e rapporti tra Italia e Francia, non particolarmente distesi nell’ultimo periodo, Salvini ha un altro punto che gli preme affrontare: la Tav Torino Lione. «la Francia deve fare la sua parte». E in merito all’eventualità che Parigi possa decidere di non accogliere l’appello entro il 2032, come raccomandato dal Consiglio di orientamento delle infrastrutture (organo unicamente consultivo di Parigi) nel febbraio scorso, Salvini risponde: «Rifiuto di immaginare che la Francia possa avere cambiato parere o unicamente deciso di rallentare i lavori per finanziare treni regionali in casa sua. Sarebbe una tale mancanza di rispetto riguardo all’Italia, ma anche riguardo alla Commissione europea, che ha approvato centinaia di milioni di euro per questo corridoio mediterraneo».

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