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Politica

Nel giorno del Mattarella bis: i partiti nascondono il proprio imbarazzo dietro un lunghissimo applauso

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discorso Giuramento elezione bis Sergio Mattarella Presidente della Repubblica

Una standing ovation interrotta a fatica dal Presidente della Camera Fico e dal rieletto Presidente della Repubblica, riecheggia a Montecitorio durante e dopo il discorso del Giuramento con il quale viene ufficializzato il Mattarella bis.

Un lunghissimo applauso che né Fico, né Mattarella riescono a placare chiude il discorso di Giuramento che inaugura ufficialmente il secondo mandato del Presidente della Repubblica, il Mattarella bis. Non sembra solo entusiasmo, ma ha più che altro i contorni della confessione d’impotenza di un intero sistema politico. I partiti vanno a Canossa, si prostrano ai piedi di Sergio Mattarella, che hanno costretto al bis, e cercano di confondere nel fragore il loro fallimento. Dovevano fare una sola cosa: trovare tra tutti gli italiani una persona che avesse compiuto almeno 50 anni e che potesse succedere a Mattarella. Dopo una settimana di duro e faticosissimo lavoro, non l’hanno trovato, hanno abbandonato il compito e scaricato il peso della loro incapacità di accordarsi sulle spalle di Sergio Mattarella, che già pregustava un po’ di meritata quiete.

Invece gli tocca accompagnare per mano il Parlamento ancora per un po’. almeno finno alle prossime elezioni, poi si vedrà. «Una nuova chiamata, inattesa, alle responsabilità, alla quale non posso e non ho inteso sottrarmi». Esordisce così il rieletto Presidente della Repubblica, che sembra dire che non se l’aspettava e che non aveva intenzione di accettare nuovamente l’incarico, ma che non se l’è sentita di abbandonare il Paese all’incapacità dei patirti di trovare un’intesa.

Mattarella appare comunque sereno. I toni sono pacati, i modi gentili. Le parole sono meno aspre di quelle con cui Napolitano accettò la sua rielezione. Ma non mancano richiami diretti alla responsabilità dei partiti: «il prolungarsi di uno stato di profonda incertezza politica e di tensioni avrebbe potuto mettere a rischio anche risorse decisive e le prospettive di rilancio del Paese, impegnato a uscire da una condizione di grandi difficoltà. Leggo questa consapevolezza nel voto del Parlamento che ha concluso i giorni travagliati della scorsa settimana. È questa stessa consapevolezza la ragione del mio sì e sarà al centro del mio impegno».

«Nel momento in cui i Presidenti di Camera e Senato mi hanno comunicato l’esito della votazione – continua Mattarella – ho parlato delle urgenze, sanitaria, economica e sociale, che ci interpellano. Non possiamo permetterci ritardi, né incertezze», ha detto Mattarella sottolineando che la “lotta contro il virus non è conclusa, la campagna di vaccinazione ha molto ridotto i rischi ma non ci sono consentite disattenzioni». «Dobbiamo disegnare e iniziare a costruire, in questi prossimi anni, l’Italia del dopo emergenza. E’ ancora tempo di un impegno comune per rendere più forte l’Italia, ben oltre le difficoltà del momento. Un’Italia più giusta, più moderna, intensamente legata ai popoli amici che ci attorniano».

La cerimonia d’insediamento ha seguito le fasi canoniche. Il corteo presidenziale è partito alla volta della Camera intorno alle 15:10. Pochi minuti dopo il Presidente rieletto Mattarella è stato accolto dai Presidenti Fico e Casellati a Montecitorio. Prima che fosse accompagnato in aula, si è tenuto un breve incontro tra le 5 più alte cariche dello Stato, dal momento che nella “sala dei ministri” ha scambiato qualche battuta anche con il premier Mario Draghi e con Giuliano Amato, da poco eletto Presidente della Corte costituzionale. Alle 15:30 è avvenuta la cerimonia del Giuramento, con la quale è stato inaugurato ufficialmente il Mattarella bis, e il rieletto Presidente della Repubblica, ripreso possesso delle sue funzioni, ha tenuto il suo discorso in aula, interrotto da diversi applausi. Dopodiché, ha presenziato al picchetto d’onore in cortile, ha deposto una corona di fiori all’Altare della Patria ed è stato riaccompagnato al Quirinale a bordo della Flaminia scoperta.

Politica

Consiglio d’Europa: in Italia forze dell’ordine razziste e magistratura sotto attacco»

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giorgia meloni ecri denuncia razzismo tra le forze dell'ordine

L’Ecri denuncia una situazione preoccupante, con una proliferazione degli episodi di razzismo tra le forze dell’ordine, alimentati da una politica lassista nei confronti della xenofobia. Anche l’indipendenza della magistratura è sotto attacco, secondo gli osservatori europei. Meloni: «basta ingiurie».

Probabilmente il signor presidente del Consiglio dei Ministri avrebbe preferito festeggiare in maniera diversa i due anni di governo. Ed invece prima si è vista costretta a dribblare la conferenza stampa sulla manovra e poi a rispondere all’organo anti-razzismo ed intolleranza del Consiglio d’Europa, Ecri, che in un rapporto solleva preoccupazione sul razzismo delle forze dell’ordine in Italia e sugli attacchi alla magistratura.

Ufficialmente Giorgia Meloni ha annullato la conferenza stampa di questa mattina per imprevisti impegni del ministro Tajani (il G7 a Pescara, in programma da mesi, ndr), ma secondo molti la premier non ha voluto rispondere alle domande su una manovra che di fatto ancora non c’è, né a quelle sui centri migranti in Albania.

Poi nel pomeriggio, nuovo grattacapo: il rapporto dell’Eicr, secondo il quale le forze dell’ordine in Italia farebbero profilazione razziale durante le attività di controllo, in particolare nei confronti «della comunità Rom e delle persone di origine africana». Secondo l’organo del Consiglio d’Europa, l’aumento dei casi di xenofobia nel nostro Paese non avrebbe ricevuto la giusta attenzione da parte delle autorità preposte: «non sembrano essere consapevoli della portata del problema e non hanno considerato l’esistenza della profilazione razziale come una forma di potenziale razzismo istituzionale». La raccomandazione è che il nostro Paese possa impegnarsi ad affrontare la questione e che tra due anni, quando sarà effettuata una nuova rivelazione, le cose possano esserre migliorate.

L’organo evidenzia anche dirette reponsabilità politiche: «L’Ecri rileva con seria preoccupazione che il discorso pubblico italiano è diventato sempre più xenofobo negli ultimi anni e che i discorsi politici hanno assunto toni altamente divisivi e antagonisti, in particolare nei confronti di rifugiati, richiedenti asilo e migranti, nonché di cittadini italiani con background migratorio, rom e persone Lgbti». «Purtroppo – si spiega nel documento -, un certo numero di dichiarazioni e commenti considerati dispregiativi e carichi di odio provengono da politici e funzionari pubblici di alto profilo, soprattutto durante i periodi elettorali».

Non mancano «critiche indebite che mirano a minare l’autorità dei singoli giudici che decidono sui casi di migrazione» e che in generale «minano l’indipendenza della magistratura che tratta di questi casi».

Non è mancata la replica stizzita di Giorgia Meloni, che sui social ha scritto: «L’Ecri, organo del Consiglio d’Europa, accusa le forze di polizia italiane di razzismo? Le nostre Forze dell’Ordine sono composte da uomini e donne che, ogni giorno, lavorano con dedizione e abnegazione per garantire la sicurezza di tutti i cittadini, senza distinzioni. Meritano rispetto, non simili ingiurie».

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Politica

L’audizione di Alessandro Giuli alla Camera: parlamentari confusi e frastornati

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Alessandro Giuli, ministro della Cultura subentrato in seguito alle dimissioni di Gennaro Sangiuliano, ha esposto le linee guida del suo dicastero in audizione alla Camera, lasciando confusi senatori e deputati per via della complessità del suo intervento. E non manca una citazione errata.

Gennaro Sangiuliano ha lasciato un grande vuoto al Ministero della Cultura e nei taccuini dei giornalisti, ma il suo successore, Alessandro Giuli, promette bene. Oggi, convocato in audizione alla Camera, ha lasciato sbigottiti i parlamentari presenti, con un discorso quantomeno astruso. I cronisti presenti parlano di senatori e deputati che la sciano l’Aula con l’aria perplessa e frastornata.

Lo stesso Giuli, in avvio, aveva avvisato che si sarebbe trattato di una lectio «un po’ teoretica». Ma a molti è parsa prematurata, un po’ come se fosse antani. «La conoscenza è il proprio tempo appreso con il pensiero» inizia Giulidando sfoggio della laurea in filosofia conseguita la settimana scorsa. La frase è infatti una parafrasi, secondo i maligni una citazione sbagliata, di Hegel: «La filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero».

Ma è dopo che arriva il bello: «Chi si appresta a immaginare un orientamento per l’azione culturale e nazionale non può che muovere dal prendere le misure di un mondo entrato nella dimensione compiuta della tecnica e delle sue accelerazioni. Il movimento delle cose è così vorticoso e improvviso, così radicale nelle sue implicazioni e applicazioni che persino il sistema dei processi cognitivi delle persone, non solo delle ultime generazioni, ha cominciato a mutare con esso».

Giuli prosegue senza sosta e senza pietà: «Di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice e speculare. L’entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della ipertecnologizzazione, e per converso l’apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro intese come una minaccia».

E poi il dilemma: «Siamo dunque precipitati nell’epoca delle passioni tristi?». Deputati e senatori restano in silenzio, attoniti. Forse avevano portato Manzoni. «No» tuona Giuli, mentre qualcuno, frastornato, annuisce. «Fare cultura è pensare sempre da capo e riaffermare continuamente la dignità, la centralità dell’uomo, ricordare la lezione di umanismo integrale che la civiltà del rinascimento ha reso universale. Non l’algoritmo, ma l’umano, la sua coscienza, la sua intelligenza e cultura immagina, plasma e informa il mondo. In questa prospettiva è un’illusione ottica pensare a una distinzione di categoria o, peggio, a una contrapposizione tra le culture scientifiche e umanistiche. Come in una disputa tra un fronte culturale progressista e uno conservatore. Dialettica errata. Si tratta di pensare: Pitagora, Dante, Petrarca, Botticelli, Verdi, insieme con Leonardo da Vinci e Galilei, Torricelli, Volta, Fermi, Meucci e Marconi, e al di là della declamazione dei grandi nomi della cultura umanistica e scientifica italiana, è necessario rifarsi a questa concezione circolare e integrale del pensiero e della vita che costruisce lo specifico della cultura».

 

 

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Cronaca

Rete ferroviaria in tilt, ma Salvini pensa alla Festa dei Nonni: polemiche

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Il ministro dei Trasporti travolto dalle polemiche per la gestione dell’emergenza che ha paralizzato la circolazione su rotaia e per le relative comunicazioni: mentre i pendolari del Paese rimanevano fermi ai binari e Trenitalia consigliava di «riprogrammare i viaggi», Salvini dedicava un post alla Festa dei Nonni.

Le opposizioni hanno già chiesto le dimissioni del ministro dei Trasporti. Oggi, mercoledì 2 ottobre, la circolazione ferroviaria ha subito gravissimi disagi, con oltre un centinaio di treni cancellati e numerosi ritardi, a causa di un guasto elettrico nel nodo di Roma. Il problema ha paralizzato le stazioni Tiburtina e Termini, provocando ripercussioni sull’intera rete nazionale. I disagi hanno scatenato un’ondata di critiche verso Salvini, anche per il fatto che il ministro non ha affrontato immediatamente la questione, preferendo dedicare un pensiero alle celebrazioni della Festa dei No

Un guasto al quale non si è potuto rimediare in breve tempo. Trenitalia si è limitata a consigliare ai viaggiatori di «riprogrammare i viaggi». E da più parti è stato invocato un intervento del ministro dei Trasporti, che però a lungo è rimasto in silenzio.  Alla fine, durante un intervento in videocollegamento al 68° congresso degli ingegneri di Siena, il leghista ha pronunciato qualche parola sul disservizio: «Siamo al lavoro per risolverlo il prima possibile. C’è stato un problema elettronico in una centralina questa notte, a Roma. Evidentemente qualcuno non è riuscito a intervenire in tempo». Nello stesso intervento ha trovato il tempo di difendere l’ordine degli ingegneri, ma non quello dei giornalisti, che, anzi, vorrebbe sopprimere.

Tuttavia, non ci sono soltanto ingegneria, edilizia ed un piccolo accenno ai trasporti nei pensieri dell’eclettico Salvini, ma anche la Festa dei Nonni. Sui propri profili social infatti, mentre la crisi dei treni era in corso, il ministro ha pubblicato un lungo e sentito post sulla celebrazione. Riportiamo solo la chiusa: «Se potete, chiamateli e fate sentire il vostro affetto, perché i nonni sono la vita. Buona festa a tutti i nonni». Segue l’emoji del cuore. Al post invece è seguita un’ondata di critiche.

In mattinata Salvini avrebbe dovuto presenziare alla presentazione del brand dei treni regionali di Ferrovie dello Stato. Né lui né l’amministratore delegato Stefano Donnarumma si sono presentati. Il ministro però era presente nel pomeriggio al question time della Camera, dove è stato inevitabilmente incalzato sui disagi alla rete ferroviaria. «Ho chiesto che emergano le responsabilità e chi ha sulla coscienza i disagi creati oggi a migliaia di persone ne dovrà rispondere. A quanto mi risulta, i tecnici mi dicono esserci stato un errore stanotte di un’impresa privata che ha piantato un chiodo su un cavo e poi diciamo che il tempo di reazione di fronte a questo errore, e conto che il privato ne risponderà, non è stato all’altezza di quello che la seconda potenza industriale d’Europa deve avere» ha affermato Salvini. E ancora: «Ci stanno lavorando gli ingegneri perché non è possibile investire miliardi di euro per comprare nuove carrozze, i nuovi treni pendolari, gli Intercity, l’alta velocità, la Tav, il Brennero e tutto il resto, e se uno alle tre di notte a Roma pianta il chiodo nel posto sbagliato poi tu rovini la giornata di lavoro a a migliaia di persone».

Infine il ministro rassicura: «ho chiesto nomi, cognomi, indirizzi e codici fiscali di quelli che non hanno fatto il loro lavoro, quando ci sarà questa conclusione lo saprò e lo saprete. Ho chiesto una verifica delle centraline di alimentazione in tutta Italia, perché a questo punto non è possibile che un errore di un privato possa fermare mezza Italia».

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