Politica
Draghi ammonisce i litiganti: «Crisi? Chi la apre, se ne assume la responsabilità. Rimpasto? No»

Se Conte e quel che resta del Movimento 5 Stelle assicura che non c’è nessuna ipotesi di crisi di governo sul tavolo, Draghi mette comunque le cose in chiaro: «Se aprite una crisi di governo in un momento così delicato, ve ne assumete la responsabilità». Ma Draghi oltre a Conte avvisa anche Di Maio: «Anche se con voi abbiamo i numeri, nessun rimpasto: la maggioranza resta questa».
Avanti così, o fermiamoci subito. Il premier è alle prese con una fitta agenda di governo, cadenzata da diversi impegni istituzionali in Patria e all’Estero. Mario Draghi dei litigi di Conte e Di Maio e della scissione dei 5 Stelle ne avrebbe fatto volentieri a meno, ma pazienza. A patto che però, non abbia ripercussioni sul suo esecutivo.
Il premier ha messo le cose in chiaro tanto a Giuseppe Conte, quanto a Di Maio. Al primo ha inviato un messaggio molto semplice: «Se vi sfilate dall’esecutivo dovrete assumervi la responsabilità di aprire una crisi in questa fase così delicata». Al secondo, altrettanto: «Anche se con voi ci sono i numeri per una nuova maggioranza non c’è possibilità di rimpasto. La maggioranza resta questa». Il presidente del Consiglio sembra fiducioso e crede che la lezione sia stata recepita. Quando in serata, ieri, i cronisti gli hanno chiesto se temesse per la enuta del governo ha risposto con un secco «no».
Ma qualche preoccupazione resta. Secondo Bloomberg l’ipotesi crisi di governo è stata tuto fuorché accantonata da Conte contiani e potrebbe essere tolta dal cassetto tra qualche giorno. Anche Letta è preoccupato. Il suo partito tutto sommato tiene, ma il campo largo si restringe sempre di più, anche nell’ipotesi, probabile, che vi possano confluire contemporaneamente entrambi gli schieramenti. Il centrosinistra per storia e definizione lo sa: ad ogni scissione il voto non si divide, si disperde. E anche se riprovi a rimettere insieme i pezzi, il totale risulterà sempre inferiore al precedente.
A destra invece torna un po’ il sereno. La Meloni non è entrata particolarmente nel merito della questione e lascia che i suoi competitor si indeboliscano con le loro mani. Scatenato invece Salvini, che può mettere un attimo da parte l’emorragia di consensi che affligge la Lega, concentrandosi sui problemi altrui. Tra un commento e l’altro si è chiesto, entrando per una volta nel merito politico della faccenda: «A nome di chi va in giro per il mondo il ministro degli Esteri?».
Politica
Delmastro: «non mi dimetto, sono orgoglioso di quel che ho fatto»

Il sottosegretario alla Giustizia rinviato a giudizio per violazione del segreto d’ufficio: «inconsueto, i pm hanno chiesto l’arciviazione».
Andrea Delmastro, sottosegretario alla Giustizia sotto il fuoco delle polemiche per aver passato informazioni coperte dal segreto d’ufficio sul caso Cospito al deputato FdI Giovanni Donzelli, non ha intenzione di rassegnare le dimissioni.
E’ quanto ha spiegato oggi in un’intervista al Corriere della Sera, nella quale ha detto: «intendo continuare ad esercitare il mio ruolo, al meglio, all’interno del ministero della Giustizia». Delmastro ritiene il suo rinvio a giudizio per rivelazione di segreti d’ufficio «inconsueto» dal momento che «anche questa seconda volta il pubblico ministero Paolo Ielo e altri tre pm hanno ribadito la richiesta di archiviazione della procura nei miei confronti».
I guai con la Giustizia del sottosegretario alla Giustizia sono cominciati durante le ultime fasi del processo all’anarchico Cospito. Andrea Delmastro Delle Vedove, di Fratelli d’Italia, ha passato le informazioni sui dialoghi di Cospito in carcere al vicepresidente del Copasir Donzelli, che le ha poi rivelate in aula.
Il caso ha sollevato molte polemiche e dopo il rinvio a giudizio le opposizioni hanno chiesto le dimissioni di Delmastro, che però non ci pensa minimamente. «Sono orgoglioso di aver fronteggiato l’attacco frontale al 41 bis di terroristi e anarchici in combutta con la criminalità organizzata e della mafia».
Politica
Talò, l’ex consigliere di Palazzo Chigi che ha passato lo scherzo telefonico a Meloni, andrà alla Difesa

Ha lasciato il suo incarico dopo la «vicenda gestita con leggerezza» dello scherzo telefonico di due comici russi a Giorgia Meloni, ma ora passa alla Difesa e, secondo alcuni fonti di stampa, è in attesa di prendere la presidenza dell’Ispi.
Francesco Talò è l’uomo che ha passato a Giorgia Meloni la telefonata poi rivelatasi una burla di due comici russi. Per la vicenda, che la premier ammise essere stata «trattata con leggerezza», dello scherzo telefonico, che «ha esposto la Nazione», ha lasciato il suo incarico a Palazzo Chigi. Ma la carriera di Talò non sembra averne risentito più di tanto, dal momento che prenderà servizio presso il Ministero della Difesa retto da Guido Crosetto.
Per i prossimi mesi l’ex consigliere doplomatico ricoprirà il delicato ruolo di coordinatore della politica militare. Secondo Il Fatto Quotidiano, che ha riportato la notizia, oltre ad un «incarico ad hoc» nei giorni scorsi ha ricevuto una lettera dalla presidente del Consiglio nella quale viene ringraziato per il suo lavoro svolto «da vero patriota».
Dunque il telefonatagate è stato considerato soltanto un passo falso in una carriera diplomatica durata quasi quarant’anni altrimenti irepprensibile. Secondo il giornale poi, oltre a quello alla Difesa Talò sarebbe prossimo ad assumere un altro incarico prestigioso e di rilievo, la presidenza dell’Ispi, Istituto per gli studi di politica internazionale, non appena raggiungerà l’età pensionabile nel 2024.
Politica
La società di cybersecurity di cui Gasparri è presidente, all’insaputa del Senato

Secondo La Notizia, che ha scodellato lo scoop, il vero motivo alla base della staffetta tra Ronzulli e Tajani, ma anche dello show del senatore in commissione vigilanza Rai contro il giornalista Ranucci, sarebbe il fatto che Gasparri ha assunto l’incarico senza informare Palazzo Madama.
Mettere al riparo Gasparri e, allo stesso tempo, ridimensionare Licia Ronzullli. La decisione di Tajani di invertire di ruolo capogruppo e vice capogruppo di Forza Italia al Senato non sarebbe stata presa solo per logiche partitiche, ma anche per anticipare una possibile difesa. Gasparri infatti da ieri non è più vice presidente del Senato. Si tratterebbe di una mossa per evitare che possa essere travolto da uno scandalo mentre ricopre un ruolo di così alto prestigio. Il presunto scandalo sarebbe collegato ad una società di cybersecurity della quale Gasparri assunto la presidenza nel 2021 senza informare Palazzo Madama. La vicenda è stata resa nota dal giornale La Notizia.
L’incarico assunto da Gasparri potrebbe essere incompatibile con il mandato parlamentare e potenzialmente, potrebbe far addirittura scattare la decadenza dal seggio. Sul tema si esprime la Giunta per le elezioni, della quale Gasparri è stato presidente fino al 2022, un anno dopo aver accettato la presidenza della società di cybersecurity.
Ma non è finita qui secondo il giornale, che sostiene che nel giro di un paio di settimane potrebbe andare in onda un servizio che Report ha confezionato proprio sull’argomento. Lo show del senatore in Commissione vigilanza Rai, quando mostrò un cognac ed una carota a Sigfrido Ranucci, chiamato a rispondere per una puntato sull’eredità di Silvio Berlusconi, si sarebbe mosso nell’ottica di sminuire il giornale e la trasmissione.
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