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Politica

Durante il voto di fiducia alla Camera, Renzi era in Arabia Saudita. Oggi interverrà in Senato

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Il senatore Matteo Renzi non si trovava a Roma ieri durante il voto di fiducia alla Camera, dal momento che si trovava a Riyadh, in Arabia Saudita, per una conferenza della fondazione saudita della famiglia reale di bin Salman. Rientrato oggi con un jet privato, è stato confermato il suo intervento in Senato prima del voto di fiducia.

Matteo Renzi non si aggirava tra i corridoi di Montecitorio mentre Giorgia Meloni era impegnata ad ottenere la fiducia alla Camera. Si trovava invece nello stesso posto in cui si trovava nel gennaio 2021 durante le fasi di formazione del governo, o durante le votazioni del Ddl Zan: era in Arabia Saudita.

Il senatore ha preso parte alla conferenza annuale del FII Insitute, organizzata dalla fondazione che controlla il fondo sovrano saudita e che fa capo alla famiglia reale di bin Salman.

Ha preso parte ed è intervenuto ad un incontro dal titolo “Achieving peace and prosperity”, tenutosi al King Abdulaziz center di Riyadh. Tra i relatori anche il «grande amico» Jared Kushner, fondatore di una società di investimenti, ma soprattutto genero di Donald Trump (ha spostato la figlia Ivanka) del quale è stato anche consigliere durante il mandato alla Casa Bianca.

Sui profili social del FII Insititute, sono stati pubblicati alcuni stralci degli inteventi dei relatori. Mattero Renzi in Arabia Saudita ha affermato: «Investire nell’umanità significa tornare a essere leader e non solo seguaci. Questo è il problema oggi in molte organizzazioni. I social media portano tutti a concentrarsi giorno per giorno, mentre noi dobbiamo pensare alla prossima generazione. Rischiamo di creare una generazione senza una visione profonda».

Renzi, che siede nel board della fondazione e riceve un compenso che può arrivare agli 80 mila dollari annui, ha già fatto rientro a Roma con un jet privato. L’ufficio stampa di Italia viva ha confermato che alle 17:30 prenderà la parola in Senato, durante il dibattito precedente al voto di fiducia.

Mondo

Inchiesta “Mensa dei Poveri”: condannata a 4 anni e 2 mesi l’eurodeputata Lara Comi

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L’azzurra è stata ritenuta responsabile di corruzione, false fatturazioni e truffa ai danni del Parlamento UE: «continuerò a difendermi, parlerò a tempo debito».

Nel maxi processo a carico di oltre 60 imputati per l’inchiesta “Mensa dei Poveri” l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi è stata condannata a Milano a 4 anni e 2 mesi. Nel 2019, l’azzurra finì ai domiciliari, poi revocati, con le accuse di corruzione, falsa testimonianza e truffa ai danni dell’Europarlamento.

Comi, presente in Aula, è rimasta invischiate dalle indagini per un contratto di collaborazione nel periodo 2016-2017 e per false fatture. Più recentemente l’ex eurodeputato Antonio Panzeri l’ha tirata in ballo nell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate affermando di aver trovato una borsa contente 60-70 mila euro a Bruxelles, appartenente a lei. Panzeri ha riferito che l’azzurra l’avrebbe contattato proprio in seguito al suo arresto, chiedendogli di ritirare una borsa dal suo appartamento in Belgio. «Ho visto dei vestiti e dei libri vuoti all’interno, con contanti tra i 60 e i 70mila euro, non li ho contati. Quindi ho preso tutto e ho deciso di buttare via i soldi nella spazzatura» ha dichiarato ai pm di Bruxelles.

«Non commento, parlerò a tempo debito e continuerò a difendermi» ha detto oggi intercettata dai cronisti all’uscita. Oltre ad essere stata condannata, Lara Comi è stata anche interdetta dai pubblici uffici e le è proibito trattare con la pubblica amministrazione per cinque anni, oltre ad aver subito la confisca di 28.700 euro.

Della sessantina di imputati, ne sono stati condannati 11, mentre più di 50 sono stati assolti perché «il fatto non sussiste», tra cui l’ex vice coordinatore lombardo di Forza Italia ed ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella e l’ex consigliere regionale lombardo Fabio Altitonante, attualmente sindaco di Montorio al Vomano in Abruzzo. Assolto anche l’ex patron dei supermercati Tigros, Paolo Orrigoni, come la stessa società. Condannato invece a un anno e un mese l’ex deputato di Forza Italia Diego Sottani.

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Attualità

Salvini e il post mentre fa la spesa: «niente pesche, ma tanta roba», Calenda: «vai a lavorare»

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Matteo Salvini posta sul proprio profilo un post con due foto che lo immortalano mentre fa la spesa e il leader di Azione Calenda lo trolla: «non ci rompere le pxxxe e vai a lavorare».

Matteo Salvini è alla frutta e lo fa vedere: posta una foto sul proprio profilo mentre fruga tra i marroni nel reparto ortofrutticolo di una nota catena di supermercati, di cui recentemente si è molto discusso a causa dello spot della pesca della discordia. E proprio citando il caso mediatico Salvini pubblica un post con due foto, una mentre carica la spesa in macchina e uno in cui sceglie le castagne, accompagnate dalla didascalia: «niente pesche, ma tanta roba. Le domeniche belle».

In poco tempo arriva la risposta, fulminea e fulminante, dell’onnipresente (sui social) Carlo Calenda: «Caro Matteo, non ci rompere le pxxxe e vai a lavorare. Parte seconda». Un post non proprio velato insomma. Parte seconda perché qualche giorno fa ne aveva caricato uno simile sempre rivolto al ministro dei Trasporti e sempre sul medesimo argomento.

Salvini infatti aveva condiviso sul proprio profilo lo spot oggetto del dibattito, commentando: «Dare voce ai tanti genitori separati, a quelle mamme e a quei papà quasi mai citati e spesso troppo dimenticati, al legame indissolubile con i figli. Trasformare uno spot in uno splendido messaggio di Amore e Famiglia merita solo sorrisi. Come fa certa gente a insultarlo e deriderlo solo perché non narra il “modello” che vorrebbero loro?». Anche in questo caso la replica del leader di Azione non si è fatta attendere ed è arrivata in punta di fioretto: «Matteo, non ci rompere le pxxxe e vai lavorare».

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Politica

Berlusconi Day a Paestum, Fascina dedica un’ode a Silvio, Paolo esclude la partecipazione diretta della famiglia in FI

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Silvio Berlusconi oggi avrebbe compiuto 87 anni e per omaggiarlo il popolo azzurro, quello che qualche anno si sarebbe definito “l’esercito di Silvio”, si è radunato a Paestum per una tre giorni dal titolo evocativo: “Berlusconi Day”.

Tra i tanti presenti, spiccavano gli assenti. Oggi Forza Italia si è radunata a Paestum per una convention di partito tutta dedicata ad onorar la memoria del suo fondatore, che oggi avrebbe compiuto gli anni. Ma non tutti si sono presentati al Berlusconi Day.

Non c’era ad esempio la vedova inconsolabile Marta Fascina, che però torna a far parlare di sé con una poesia dedicata al compagno (ci perdonerà per l’uso del termine ndr), dopo essere a lungo sparita dai radar. A tornare sulla scena, ed in Parlamento, l’aveva pungolata anche un altro grande assente di oggi, Paolo Berlusconi, fratello dell’ex presidente. Che con una dichiarazione sembra chiudere le porte a qualsiasi discesa in campo di qualche berluscones («la famiglia ha dato»).

Fascina ha pubblicato sui propri social un’ode dedicata alla memoria di Silvio Berlusconi. Troppo lunga per riportarla integralmente, ne citiamo giusto un passaggio: «A Te che sei baluardo di democrazia e di libertà. A Te che sei un esempio di concretezza, pragmatismo, dinamismo, visione per le future generazioni. A Te che hai cambiato il modo di vedere e interpretare il mondo. Auguri a Te che hai solo fatto del bene all’Italia e agli Italiani». Ancora molto provata dal lutto, Fascina non riesce a trascinarsi verso il suo luogo di lavoro, Montecitorio.

Ha infatti totalizzato il record di assenze per ore: su 3.395 votazioni è stata presente soltanto in 18 occasioni. Un po’ pochino, tanto da spingere Paolo Berlusconi a pungolarla: «Basta con le lacrime, l’ho detto anche a Marta che è inconsolabile, ma che deve trovare la forza di tornare in Parlamento perché è un suo diritto, ma soprattutto un suo dovere».

Ma il fratello di Berlusconi, che ora viene cercato da cronisti e giornalisti come mai prima, oggi ha rilasciato anche un’altra importante dichiarazione, relativa ad eventuali discese in campo dei figli del fondatore: «Io credo che Forza Italia sia il sesto figlio di mio fratello. Ne abbiamo avuto la riprova anche negli ultimi giorni della sua vita, quando ha speso gli ultimi suoi momenti a lavorare su Forza Italia. Quindi, è impensabile che noi ce ne stacchiamo. Una partecipazione diretta, invece la ritengo molto più improbabile, perché credo che ognuno debba avere il suo ruolo. E poi, diciamoci la verità, abbiamo già dato. Quello che hanno fatto subire a mio fratello ha dell’incredibile e non credo che nessuno della famiglia si meriti un trattamento così similare».

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