Cronaca
E’ ancora barricato in casa a Cordovado l’uomo che ha girato armato per il paese

Le trattive non sono andate a buon fine: l’uomo non ha mai risposto ai negoziatori, ma ha postato alcuni video su YouTube in cui afferma che non ha intenzione di far male a nessuno, ma che il cordone di sicurezza intorno a casa sua lo sta istigando al suicidio.
Sono passate quasi 24 ore da quando un uomo si è barricato nella sua casa, a Cordovado in provincia di Pordenone, dopo aver girato armato per le vie del paese. Avrebbe con sé divers e armi da fuoco. E proprio queste sarebbero state la miccia che ha acceso una giornata di ordinaria follia. Sembrerebbe infatti che l’uomo, che avrebbe un passato da militare alle spalle, fosse stato convocato per riconsegnarle, dopo che gli è stato revocato il porto d’armi.
Ieri mattina, prima di asserragliarsi in casa, ha raggiuto la piazza cittadina, a petto nudo, e impugnando una pistola avrebbe minacciato le persone presenti nei dintorni di una farmacia. Dopodiché si è barricato nel suo appartamento e non ha più risposto alle forze dell’ordine, che per tutta la notte hanno provato ad instaurare un dialogo con lui.
Ha però postato tre video su YouTube. In stato confusionale e con frasi sconnesse, avrebbe minacciato il suicidio ed avrebbe accusato i Carabinieri di istigazione al suicidio, riferendosi al cordone di sicurezza allestito al di fuori della sua abitazione. La zona infatti è stata circondata e lo stabile in cui l’uomo vive è stato evacuato ed è stata staccata l’erogazione di corrente elettrica. Nel primo video, postato intorno alle 19:45, ripete, per centinaia di volte, di essere vittima di istigazione al suicidio. Nel secondo, comparso poco dopo le 22, chiede al maresciallo che ha cercato per ore di convincerlo ad aprire la porta, di mettersi nei suoi panni ed afferma che la reazione delle forze dell’ordine è spropositata rispetto alla situazione. Ha anche affermato di non aver intenzioni bellicose, né di voler far del male a nessuno. Stessi concetti ribaditi nel video pubblicato questa mattina.
Sono stati proprio i contenuti caricati su YouTube nei giorni scorsi, nei quali lancia accuse contro le forze dell’ordine, a far prendere la decisione di revocare il porto d’armi all’uomo che si è barricato in casa a Cordovado.
Cronaca
Nove agenti accusati di arresto illegale, calunnia e falso a Piacenza

Le indagini riguardano episodi verificatosi tra il gennaio e il luglio dello scorso anno. Otto agenti avrebbero condotto indagini alterate, mentre un nono avrebbe rilasciato false dichiarazioni nel tentativo di coprirli.
Sono 9 i poliziotti accusati e finiti sotto indagine a Piacenza: otto per arresto illegale, calunnia e falso in atto pubblico, uno per false dichiarazioni all’autorità giudiziaria. Gli episodi sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti sarebbero avvenuti tra il gennaio e il luglio del 2022.
Le indagini sarebbero partite, in base a quanto riportato dalla stampa locale, da alcune segnalazioni e sarebbero corroborate da diverse testimonianze. Ai poliziotti coinvolti dalle indagini a Piacenza, accusati di aver compiuto arresti illegali, sono stati anche sequestrati i cellulari.
In base alle accuse nei loro confronti, avrebbero abusato dei loro poteri e avrebbero redatto verbali artefatti, contenenti false attestazioni, ottenute anche mediante il ricorso a minacce.
Attualità
Niente bagno senza consumazione: rissa in un bar di piazza San Marco a Venezia

Botte tra orbi tra i baristi di un bar di Piazza San Marco a Venezia ed alcuni turisti, dopo che a quest’ultimi è stato negato l’utilizzo del bagno, dal momento che non avevano effettuato nessuna consumazione.
Calci, schiaffi, sedie e tavolini che volano. Non è la rissa in un saloon del vecchio West, ma quello che è accaduto giovedì 21 settembre nella splendida piazza San Marco a Venezia tra alcuni turisti ed i baristi di un bar. Questa volta a far discutere dunque, non è il comportamento indisciplinato di qualche visitatore.
Nello straordinario scorcio tra la Biblioteca Marciana e Palazzo Ducale, visitatori e lavoratori se le sono date di santa ragione. Motivo di tanto astio, l’utilizzo del bagno: secondo i baristi è destinato esclusivamente ai clienti paganti, mentre secondo i turisti era loro diritto usufruirne pur non avendo effettuato alcuna consumazione.
Gli animi si sono presto scaldati e dalle parole si è passati in fretta alle mani. Ed ai piedi. Ed ai tavoli. Quattro uomini, probabilmente stranieri, da una parte, sette camerieri dall’altra. L’insolito spettacolo ha richiamato l’attenzione dei tanti visitatori che affollano la Repubblica Marinara. Qualcuno, ovviamente, ha filmato la colluttazione ed ha caricato il contenuto sui social: il video della rissa nel bar di piazza San Marco a Venezia è diventato, a distanza di qualche giorno dall’accaduto, virale.
Cronaca
Video porno con l’intelligenza artificiale: venti ragazzine si sono trovate nude sul web

Undici ragazzi hanno usato l’intelligenza artificiale per realizzare fotomontaggi di video porno, sostituendo il volto delle attrici con quello di alcune ragazze minorenni. Tutti denunciati, qualcuno anche per estorsione: ha chiesto denaro in cambio della cancellazione dei video, diventati nel frattempo virali.
La storia arriva dalla Spagna, più precisamente da Amendralejo, e scoperchia il vaso delle preoccupazioni relative all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Venti ragazzine, tra gli 11 ed i 17 anni, si sono viste improvvisamente catapultate sul web in atteggiamenti osé: qualcuno ha usato l’intelligenza artificiale per realizzare video porno con i loro volti.
Sono così finiti nei guai undici ragazzi, autori della bravata. I video realizzati tramite un’applicazione di intelligenza artificiale, sono poi stati diffusi tramite i social e le app di messaggistica, diventando in fretta virali. Qualcuno è indagato anche per estorsione: avrebbe chiesto denaro in cambio della promessa di cancellare i video.
La storia ricorda in qualche modo lo scandalo che coinvolse il sito per adulti PornHub, che nel 2019 ospitò tra le proprie pagine 58 video pornografici che ritraevano una giovane: si trattava di una ragazzina di 15 anni rapita un anno prima in California: i video erano quelli realizzati e caricati dal suo rapitore e stupratore. Venne ritrovata proprio grazie a questi filmati, che permisero agli inquirenti di individuare il maniaco che l’aveva presa e risalire al luogo in cui era detenuta. PornHub declinò ogni responsabilità, affermando di non aver controllo sui ciò che veniva pubblicato dagli utenti, modificando al contempo le regole per caricare i contenuti sul sito.
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