Cronaca
Faccia d’Angelo torna libero: Felice Maniero ha lasciato il carcere

Felice Maniero, l’uomo che ha prima ha fatto proliferare la Mala del Brenta e che poi ha permesso il suo smembramento collaborando con la giustizia, è tornato libero: Faccia d’Angelo ha scontato una condanna a quatto anni di reclusione per maltrattamenti ed ha lasciato il carcere di Pescara. La campagna: «ora vivrò nella paura».
Felice Maniero è di nuovo un uomo libero. Faccia d’Angelo, il capo della Mala del Brenta le cui imprese criminali sono ben state illustrate in un’omonima mini-serie con Elio Germano, ha terminato di scontare la condanna a quattro anni ricevuta nel 2019 per maltrattamenti inflitti all’ex compagna. Felice Maniero torna dunque in libertà ed ha già lasciato il carcere di Pescara, dove era finito dopo diversi trasferimenti.
La donna che subì i maltrattamenti per cui finì in carcere, oggi ha affermato: «Me lo aspettavo, che presto sarebbe tornato libero. Ovviamente sono preoccupata per me stessa: in tutto questo tempo non ho mai smesso di esserlo. D’ora in avanti sarò costretta a vivere nella paura che possa venire a cercarmi». Dopo aver trascorso un periodo in un centro anti violenza, Marta Bisello ha lasciato il Veneto e la Lombardia, dove ha abitato a fianco del boss della Mala del Brenta sin dal 1993.
La Mala del Brenta è la più grande organizzazione criminale che sia mai stata attiva nel nord est italiano. Ramificati e fiorenti i suoi affari, andavano dalle rapine, al traffico di armi e droga, fino al gioco d’azzardo. Dopo l’arresto, Faccia d’Angelo, come era stato rinominato dalla stampa Felice Maniero, decise di collaborare con la giustizia, fatto che permise di sembrare l’organizzazione criminale.
Dopo il suo rilascio però Maniero è incappato in nuovi guai con la giustizia, che gli sono valsi la perdita della protezione dello Stato e la falsa identità che aveva ricevuto. Non si sa quali siano i suoi piani per il futuro, ora che, quasi settantenne, è stato rimesso in libertà, ma c’è chi teme che possa finire al centro di ritorsioni da parte dei suoi vecchi compari.
Cronaca
Nove agenti accusati di arresto illegale, calunnia e falso a Piacenza

Le indagini riguardano episodi verificatosi tra il gennaio e il luglio dello scorso anno. Otto agenti avrebbero condotto indagini alterate, mentre un nono avrebbe rilasciato false dichiarazioni nel tentativo di coprirli.
Sono 9 i poliziotti accusati e finiti sotto indagine a Piacenza: otto per arresto illegale, calunnia e falso in atto pubblico, uno per false dichiarazioni all’autorità giudiziaria. Gli episodi sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti sarebbero avvenuti tra il gennaio e il luglio del 2022.
Le indagini sarebbero partite, in base a quanto riportato dalla stampa locale, da alcune segnalazioni e sarebbero corroborate da diverse testimonianze. Ai poliziotti coinvolti dalle indagini a Piacenza, accusati di aver compiuto arresti illegali, sono stati anche sequestrati i cellulari.
In base alle accuse nei loro confronti, avrebbero abusato dei loro poteri e avrebbero redatto verbali artefatti, contenenti false attestazioni, ottenute anche mediante il ricorso a minacce.
Attualità
Niente bagno senza consumazione: rissa in un bar di piazza San Marco a Venezia

Botte tra orbi tra i baristi di un bar di Piazza San Marco a Venezia ed alcuni turisti, dopo che a quest’ultimi è stato negato l’utilizzo del bagno, dal momento che non avevano effettuato nessuna consumazione.
Calci, schiaffi, sedie e tavolini che volano. Non è la rissa in un saloon del vecchio West, ma quello che è accaduto giovedì 21 settembre nella splendida piazza San Marco a Venezia tra alcuni turisti ed i baristi di un bar. Questa volta a far discutere dunque, non è il comportamento indisciplinato di qualche visitatore.
Nello straordinario scorcio tra la Biblioteca Marciana e Palazzo Ducale, visitatori e lavoratori se le sono date di santa ragione. Motivo di tanto astio, l’utilizzo del bagno: secondo i baristi è destinato esclusivamente ai clienti paganti, mentre secondo i turisti era loro diritto usufruirne pur non avendo effettuato alcuna consumazione.
Gli animi si sono presto scaldati e dalle parole si è passati in fretta alle mani. Ed ai piedi. Ed ai tavoli. Quattro uomini, probabilmente stranieri, da una parte, sette camerieri dall’altra. L’insolito spettacolo ha richiamato l’attenzione dei tanti visitatori che affollano la Repubblica Marinara. Qualcuno, ovviamente, ha filmato la colluttazione ed ha caricato il contenuto sui social: il video della rissa nel bar di piazza San Marco a Venezia è diventato, a distanza di qualche giorno dall’accaduto, virale.
Cronaca
Video porno con l’intelligenza artificiale: venti ragazzine si sono trovate nude sul web

Undici ragazzi hanno usato l’intelligenza artificiale per realizzare fotomontaggi di video porno, sostituendo il volto delle attrici con quello di alcune ragazze minorenni. Tutti denunciati, qualcuno anche per estorsione: ha chiesto denaro in cambio della cancellazione dei video, diventati nel frattempo virali.
La storia arriva dalla Spagna, più precisamente da Amendralejo, e scoperchia il vaso delle preoccupazioni relative all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale. Venti ragazzine, tra gli 11 ed i 17 anni, si sono viste improvvisamente catapultate sul web in atteggiamenti osé: qualcuno ha usato l’intelligenza artificiale per realizzare video porno con i loro volti.
Sono così finiti nei guai undici ragazzi, autori della bravata. I video realizzati tramite un’applicazione di intelligenza artificiale, sono poi stati diffusi tramite i social e le app di messaggistica, diventando in fretta virali. Qualcuno è indagato anche per estorsione: avrebbe chiesto denaro in cambio della promessa di cancellare i video.
La storia ricorda in qualche modo lo scandalo che coinvolse il sito per adulti PornHub, che nel 2019 ospitò tra le proprie pagine 58 video pornografici che ritraevano una giovane: si trattava di una ragazzina di 15 anni rapita un anno prima in California: i video erano quelli realizzati e caricati dal suo rapitore e stupratore. Venne ritrovata proprio grazie a questi filmati, che permisero agli inquirenti di individuare il maniaco che l’aveva presa e risalire al luogo in cui era detenuta. PornHub declinò ogni responsabilità, affermando di non aver controllo sui ciò che veniva pubblicato dagli utenti, modificando al contempo le regole per caricare i contenuti sul sito.
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