fbpx
Seguici su

Cronaca

Fermati due kosovari, secondo gli inquirenti progettavano un attentato

I due si sarebbero radicalizzati sul web e dopo l’attentato avevano in progetto di unirsi all’organizzazione “Stato Islamico” in Africa

Pubblicato

il

fermati due kosovari a Trento, stavano progettando un attentato di matrice islamista

Un ragazzo ed una ragazza, entrambi incensurati e kosovari di origine, sono stati sottoposti ad un provvedimento di fermo a Trento, con l’accusa di star organizzando un attentato di matrice islamista.

Lo scorso mercoledì 15 giugno, i carabinieri del Ros e del Gis di Trento, su disposizione della Procura, hanno sottoposto a fermo due ragazzi, un uomo e una donna, nati in Italia, ma di origini kosovare. In base alle ricostruzioni degli inquirenti, i due kosovari fermati a Trento, avevano in progetto di compiere un attentato con ordigni esplosivi. Pochi giorni dopo, il 18 giugno, il ragazzo è stato sottoposto agli arresti domiciliari, con obbligo di braccialetto elettronico.

I due adesso devono rispondere di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, arruolamento ed addestramento con finalità di terrorismo anche internazionale. Obiettivo dell’autorità giudiziaria, permettere un percorso di deradicalizzazione e reinserimento nella società.

Le famiglie dei ragazzi d’altronde, sono perfettamente integrate nel tessuto sociale ed economico del Paese e non hanno mai dimostrato vicinanza alle tematiche islamiste. I due ragazzi invece, si sarebbero radicalizzati sul web, a causa della propaganda jihadista. Sempre secondo chi indaga, il ragazzo e la ragazza avevano in programma di raggiungere l’Africa, subito dopo l’attentato, per rinfoltire le fila dell’organizzazione terroristica.

Durante l’operazione, i militi hanno eseguito diverse perquisizioni, in seguito alle quali sono emersi materiale informatico e prodotti chimici, consegnati al Raggruppamento pe le Investigazioni Scientifiche. Secondo gli inquirenti si tratterebbe delle istruzioni e delle sostanze con cui i due avrebbero realizzato l’ordigno.

Cronaca

Avvocatessa di Genova condannata per tentato omicidio con riti voodoo

Pubblicato

il

tentato omicidio con riti voodoo

In base alle accuse, la donna ha cercato di appropriarsi del patrimonio di una 86enne di cui era amministratrice di sostegno: oltre ad avergli già spillato un milione di euro, avrebbe commissionato riti voodoo per farla sparire.

Commettere l’omicidio perfetto, è quasi impossibile: un testimone, un’impronta, qualche elemento che sfugge anche se si ripulisce la scena del crimine, alla fine, spesso, saltano fuori. E allora, come si può far sparire una persona, senza lasciare tracce dietro di sé? Attraverso riti voodoo, stando al piano di un’avvocatessa genovese che avrebbe cercato di appropriarsi del patrimonio di un’anziana di 86 anni del quale amministrava il patrimonio e nei cui confronti avrebbe ordito un tentato omicidio.

Queste sono le accuse per le quali è stata condannata a 5 anni di reclusione con rito abbreviato l’avvocatessa, ritenuta responsabile di peculato e falso. La donna è stata inoltre accusata di tentato omicidio attraverso riti voodoo. Per il “reato impossibile” previsto dall’articolo 49 del Codice Penale, è stata sottoposta inoltre a 18 mesi di libertà vigilata.

Secondo quanto ricostruito dal Tribunale dunque, l’avvocatessa avrebbe tentato di compiere un omicidio, giudicato appunto impossibile, commissionando riti voodoo. Per tale rato non è prevista una condanna, ma una misura di sicurezza.

L’avvocatessa conosceva molto bene la vittima: era la sua amministratrice di sostegno, oltre ad esserne l’erede disegnata. Dal patrimonio dell’anziana sarebbe già sparito un milione di euro e la parte lesa ha rifiutato di chiudere la questione in maniera bonaria. Le erano infatti stati offerti due appartamenti, dal valore ingente, ma la signora ha preferito proseguire nell’iter giudiziario. L’avvocatessa, oltre alla condanna, è stata raggiunta anche dall’interdizione perpetua dei pubblici uffici e la confisca dei beni.

Continua a leggere

Cronaca

Detenuto evaso dalla finestra del Pronto Soccorso a Milano, agente in coma

Pubblicato

il

polizia-113

Questa mattina al San Paolo di Milano un detenuto è evaso lanciandosi dalla finestra del Pronto soccorso in cui era stato ricoverato d’urgenza. Un poliziotto ha provato ad inseguirlo, ma ha sbattuto la testa ed ora si trova in gravissime condizioni.

Sembra la sceneggiatura di un film, invece è quanto avvenuto all’alba di questa mattina, giovedì 21 settembre, al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo di Milano, dal quale è evaso un detenuto trasportato d’urgenza dopo una rissa in carcere, che si è lanciato dalla finestra. Un agente del servizio di scorta ha provato ad inseguirlo, ma ha sbattuto violentemente il capo ed ora si trova ricoverato in gravi condizioni. E’ in coma.

Il detenuto, magrebino detenuto a San Vittore, è stato portato al San Paolo ieri sera dopo una colluttazione con altri carcerati, in seguito alla quale ha riportato diverse ferite. Questa mattina, alle 5:25, la fuga: ha aperto la finestra e si è buttato dal secondo piano. L’agente che lo aveva in custodia si è lanciato a sua volta, ma non è atterrato altrettanto bene ed ha picchiato il capo.

Trasportato d’urgenza in un altro ospedale, dove è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico, si trova in gravissime condizioni. sono in corso le ricerche per individuare il detenuto evaso dalla finestra dell’ospedale a Milano.

Continua a leggere

Attualità

Sindaco di Portofino accusato di vendere borse false nella sua tabaccheria

Pubblicato

il

sindaco di portofino accusato di vendere borse false

Un articolo de Il Fatto Quotidiano accende i riflettori su Matteo Viacava, primo cittadino della nota località ligure. Le opposizioni chiedono le sue dimissioni.

Merce contraffatta venduta a poche centinaia di metri dalla celebre piazzetta. L’accusa, lanciata da Il Fatto Quotidiano, non riguarda qualche ambulante irregolare, bensì il sindaco di Portofino, Matteo Viacava, che secondo il quotidiano ha esposto borse false sugli scaffali della sua tabaccheria. Per questo fatto la Lista Sansa nel Consiglio regionale della Liguria ne ha chiesto le dimissioni.

L’atto d’accusa non è declinato propriamente in politichese: «Di solito sono i senegalesi a vendere le borse “taroccate”. A Portofino è il sindaco […] Quando a vendere le borse false per strada sono degli immigrati ecco piombare le forze dell’ordine a riempire verbali, denunce e provvedimenti di espulsione. Ma quando, stando a quanto scrive ‘il Fatto’ con tanto di fotografie, lo fa addirittura il sindaco?».

Il caso è particolare: Portofino è da sempre considerata una meta per gli amanti del lusso e delle migliori griffe. Proprio questa sua esclusività attira da decenni turisti facoltosi, attratti dall’immagine luxury della località. Che il primo cittadino possa vendere merce contraffatta non viene visto come un biglietto da visita appropriato.

Continua a leggere

Più letti

Copyright © 2020 by Iseini Group | Osservatore Quotidiano è un prodotto editoriale di Il Martino.it iscritto al tribunale di Teramo con il n. 668 del 26 aprile 2013 | R.O.C. n.32701 del 08 Marzo 2019 | Direttore : Antonio Villella | ISEINI GROUP S.R.L - Sede Legale: Alba Adriatica (TE) via Vibrata snc, 64011 - P.Iva 01972630675 - PEC: iseinigroup@pec.it - Numero REA: TE-168559 - Capitale Sociale: 1.000,00€ | Alcune delle immagini interamente o parzialmente riprodotte in questo sito sono reperite in internet. Qualora violino eventuali diritti d'autore, verranno rimosse su richiesta dell'autore o detentore dei diritti di riproduzione.