Cronaca
Forse una nota sul registro alla base del tentato suicidio di una ragazzina a Rapallo

La ragazzina dodicenne che ieri a Rapallo ha tentato il suicidio gettandosi dalla finestra della sua classe, facendo un volo di sei metri, potrebbe averlo fatto per il timore di presentare ai genitori una nota sul registro che aveva ricevuto in seguito ad una discussione con un compagno di classe.
Aveva litigato con un compagno di classe ed era stata redarguita dall’insegnate la ragazzina che ieri a Rapallo ha tentato il suicidio gettandosi dalla finestra della sua classe. Per questo battibecco avrebbe ricevuto una nota sul registro e sarebbe stato questo fatto a spingerla verso l’estremo gesto. Ha atteso la fine delle lezioni, dopodiché si è lanciata nel vuoto. Ha fatto un volo di sei metri. Adesso si trova ricoverata al Gaslini di Genova, dove non si troverebbe in pericolo di vita.
L’episodio è avvenuto intorno alle 13:30, prima dell’ultima campanella. La giovanissima si è alzata e si è diretta senza indugi alla finestra. La docente presente in aula si è resa conto di quanto stava accadendo ed ha provato a fermarla, senza riuscirci. La ragazzina è riuscita a divincolarsi, ha scavalcato il davanzale e si è lasciata cadere nel vuoto, di fronte agli occhi attoniti e sconvolti dei suoi compagni.
Immediatamente sono stati allertati soccorsi, che si sono precipitati sul posto. La ragazzina che ha tentato il suicidio a Rapallo è stata trasferita d’urgenza in ospedale per mezzo di un’eliambulanza. Ora è fuori pericolo, ma la vicenda ha profondamente scosso l’intera comunità ed ha riacceso i riflettori sulla piaga degli episodi di autolesionismo che interessano giovani e giovanissimi.
Cronaca
Tenta di “rubare” una bambina ad una madre a Vercelli: «è mia me la devi ridare»

Inquietante episodio avvenuto in una chiesa di Vercelli e raccontato dall’edizione torinese del Corriere della Sera: una donna ha cercato di rubare una bambina di 5 mesi dalla culla di una madre, sostenendo che fosse sua.
Una madre si trovava in chiesa, a Vercelli, in compagnia della figlioletta di 5 mesi, quando una donna si è avvicinata a loro ed ha tentato di rubare il passeggino in cui riposava la bambina. «E’ mia, me la devi ridare», avrebbe urlato la sconosciuta.
Impaurita, ma dai riflessi pronti, la madre della piccola è riuscita ad afferrare il passeggino prima che la donna potesse portarlo via. Poi, spaventata, si è allontanata dalla chiesa ed ha chiamato aiuto. Solo l’arrivo delle volanti di Polizia l’hanno tranquillizzata.
Ancora molto scossa, ha raccontato quello che le era successo agli agenti che si sono subito messi sulle tracce della donna che ha cercato di portare via la piccola. La signora è stata individuata nelle vie del centro ed è stata accompagnata in Questura per accertamenti.
Cronaca
5 poliziotti accusati di torture durante i controlli a Verona

Un ispettore e 4 agenti di polizia sono accusati di aver picchiato e torturato le persone che fermavano per i controlli, o che finivano sotto la loro custodia, e di aver falsificato i verbali per farla franca. Oltre agli accusati, altri 10 poliziotti sono indagati relativamente alle torture avvenute nel veronese durante i controlli di routine su strada.
5 poliziotti, un ispettore e 4 agenti, sono accusati di aver picchiato e commesso vere e proprie torture alle persone fermate per i controlli su strada, o che finivano sotto la loro custodia, tra il luglio del 2022 e il marzo del 2023 nel veronese. Per farla franca avrebbero successivamente falsificato i verbali. Le accuse nei loro confronti sono di tortura, lesioni aggravate, peculato, rifiuto ed omissione di atti d’ufficio, falso ideologico in atto pubblico.
Oltre a questi, altri dieci poliziotti sarebbero indagati a vario titolo per le torture commesse durante i controlli, nel veronese. E’ stata la stessa Questura a far partire le prima indagini, dopo aver raccolto le prime testimonianze. Poi, su mandato, è stata la polizia di Roma ad investigare sulle violenze e sugli abusi di potere dei colleghi veronesi.
Oltre ai presunti responsabili, sarebbero stati coinvolti dalle indagini anche coloro che hanno in qualche modo favorito, o non impedito, i soprusi.
Cronaca
Chi scrive per l’Unità? L’ex terrorista nero Valerio Fioravanti

Condannato a otto ergastoli per 95 omicidi, tra cui le 85 vittime della strage di Bologna, il terrorista nero ex Nar, Nuclei Armati Rivoluzionari, Valerio “Giusva il Tenente” Fioravanti ha firmato un articolo ospitato sulle pagine de l’Unità, che da poco è tornato nelle edicole.
L’Unità è tornata in edicola, ma sembra discostarsi dalla linea editoriale che l’ha contraddistinto. «Gramsci dovrebbe scoperchiare la tomba e venirvi a cercare uno per uno», ha scritto un utente a proposito della possibile reazione del fondatore del giornale per il nuovo corso della testata da lui fondata nel 1924. Il motivo delle polemiche sta in un articolo pubblicato. Non è tanto il contenuto a dividere, quanto la firma apparsa in calce all’articolo pubblicato da l’Unità: Valerio Fioravanti, “Giusva il Tenente” ex terrorista nero dei Nar, condannato, tra le altre cose, per la strage di Bologna.
95 gli omicidi a lui attribuiti. A differenza dalle altre accuse, ha sempre negato di aver piazzato la bomba che nel 1980 provocò 85 morti e più di 200 feriti. 8 gli ergastoli che ha ricevuto, sebbene per effetto della legge Gozzini adesso, che ha sessantacinque anni, si trovi in libertà. Ora non commette più attentati politici. Adesso scrive e il suo ultimo pezzo è stato pubblicato su l’Unità. Precedentemente, quando il direttore Sansonetti dirigeva Il Riformista prima di passare il testimone a Matteo Renzi, ha pubblicato contributi anche per questa testata.
Ed oggi arriva anche la replica di Sansonetti, in difesa della sua scelta editoriale. Il direttore ha spiegato che la pagina in cui è stato pubblicato l’articolo di Valerio Fioravanti è stata appaltata all’associazione “Nessuno Tocchi Caino”, con la quale ha già avuto modo di collaborare, e che in futuro qualora capitasse ancora l’occasione, non esiterebbe a pubblicare ancora articoli con la firma dell’ex terrorista nero. I motivi? Libertà di pensiero e parola, difesa della dignità umana e valorizzazione del percorso di riabilitazione. «Perché? Per un milione di ragioni. Vi dico le più semplici. Perché Fioravanti è Caino. Perché Fioravanti è una persona. Perché Fioravanti è un essere umano. Perché Fioravanti ha una biografia. Perché Fioravanti è sapiente. Perché non trovo non dico una ragione, ma nemmeno un centesimo di millesimo di ragione per immaginare di dovere esercitare una censura nei confronti di Fioravanti. E infine perché ho sempre apprezzato quel brano della Bibbia che ci racconta di quando Dio si schierò a protezione di Caino».
Una spiegazione che non ha mitigato le molte polemiche, che non provengono soltanto da lettori, o ed ex lettori, della storica testata della sinistra. Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna, non usa mezzi termini: «siamo schifati». Federico Sinicato, avvocato dei familiari delle vittime della strage di piazza Fontana a Milano e piazza della Loggia a Brescia, commenta: «Tutti i detenuti e i condannati hanno diritto ad avere una progettualità di vita, , ma questo non significa che tutti possano fare tutto. Ci sono anche la dignità e i diritti delle vittime che vanno difese».
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