Politica
Il centrodestra fa i nomi: Pera, Moratti e Nordio sono le proposte per il Quirinale

Con una conferenza stampa congiunta, il centrodestra dirama la rosa dei candidati e avanza le sue proposte per il Quirinale: Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio. Salvini: «non sono candidati di bandiera, non abbiamo tempo per i giochini politici». Tajani: «grande unità nella coalizione, abbiamo a disposizione molte figure d’eccellenza a servizio dello Stato». Meloni: «non possiamo eleggere il capo dello Stato da soli, ma abbiamo più numeri degli altri, è giusto che avanziamo le nostre risposte, sulle quali gli altri partiti dovranno esprimersi».
«Non siamo qui a imporre niente a nessuno, ma vogliamo dire la nostra». Apre così Matteo Salvini, nelle vesti di gran cerimoniere del centrodestra, la conferenza stampa con la quale vengono ufficialmente avanzate le proposte per l’inquilino che del Quirinale dei prossimi 7 anni: Letizia Moratti, Marcello Pera e Carlo Nordio. Al fianco del leader del Carroccio, Giorgia Meloni e Antonio Tajani, che con l’occasione prende atto di essere fuori dalla corsa: «Antonio non ha i titoli per fare il capo dello Stato, va anche oltre – afferma Salvini, che spiega – è troppo connotato con un partito politico ed abbiamo deciso di fare altre proposte. Lo ringraziamo per la generosità.»
L’intervento del segretario della Lega, elenca tutti i punti del canovaccio che ripeteranno anche i suoi alleati: unità della coalizione; proposte politiche, ma non di partito; diritto del centrodestra ad avanzare le sue proposte. «Negli ultimi 30 anni il Presidente della Repubblica è stato scelto dalla sinistra, che aveva i numeri per farlo ed esprimendo, per carità, anche figure di altissimo valore. Adesso però credo sia diritto dell’aria liberale e conservatrice, che seppur relativa è maggioranza in Parlamento, di avanzare le sue proposte. Non c’è un parte di Italia che abbia minor dignità e minor diritto di dignità di proporre rappresentanti che siano di altissimo profilo».
«Non presentiamo candidati di bandiera e non abbiamo intenzione di fare giochini politici – prosegue Salvini – speriamo di concludere in breve, possibilmente già questa settimana. Se ci deve essere dialogo, deve essere franco. Io mi siedo ascoltando tutti, creando proposte e presentando profili di alto livello». Salvini poi conclude il suo discorso esprimendo gratitudine a Silvio Berlusconi: «nonostante ne avesse numeri e caratura, ha preferito sgombrare il campo dalla sua candidatura per evitare blocchi pregiudiziali nei suoi confronti e per questo lo ringraziamo».
Parte da qui il commento di Antonio Tajani: «voglio sottolineare l’unità della coalizione che qualche settimana fa aveva trovato una convergenza su Berlusconi, che però da statista qual è ha preferito un passo di lato per non bloccare il Paese». Prosegue poi lo sfumato candidato Presidente: «il centro destra ha a disposizione molte figure a servizio dello Stato e delle Istituzioni. È giusto rivendicare questa capacità e questa ricchezza, che non possono essere nascoste o cancellate. Il centrodestra mette a disposizione dello Stato il meglio di sé».
Chiude la cerimonia Giorgia Meloni che esprime soddisfazione per la compatezza della coalizione: «chi spera in una nostra disarticolazione sta rimanendo spiazzato. Diverse ricostruzioni della stampa sono talmente prive di fondamento che fanno ridere». In merito alle proposte del centrodestra la leader di Fratelli di Italia commenta: «sono contenta. Abbiamo avanzato queste proposte per fare un passo in avanti e per evitare che la politica dia una pessima immagine di sé sull’elezione del capo dello Stato, evitando che si perda tempo per giorni e giorni.»
La Meloni conclude il suo intervento analizzando i numeri ed affermando che il centrodestra non può eleggere il Presidente della Repubblica da solo, ma che ha più voti: «abbiamo il diritto di fare proposte sulle quali gli altri sono chiamati a esprimersi. Se le rifiutano ci devono spiegare il perché, ma è irrispettoso pensare di non prendere in considerazione nessuna delle nostre proposte. Non possiamo essere considerati inadeguati, esigo rispetto per la nostra storia, la nostra area politica e culturale e per i milioni di cittadini che ci hanno affidato il voto».
Politica
La sfilata estiva della politica italiana da Bruno Vespa: Giorgia Meloni apre il forum di Manduria

La passerella politica estiva a Manduria, nella Masseria di Bruno Vespa, è stata inaugurata dall’intervista alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Fedeli al salotto, anche quando il salotto non c’è. Sembra essere questo il motto della politica italiana che si prepara a sfilare nella masseria di Bruno Vespa a Manduria per la stagione primavera-estate 2023. Al Forum L’Italia che Verrà, giunto alla sua quarta edizione, ci sarà una sola grande assente: Elly Schlein ha declinato l’invito. Non mancherà invece Giuseppe Conte. Stamane, la prima intervista di Bruno Vespa a Manduria è stata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
La masseria che possiede a Manduria, un podere del ‘600, è già diventata una tappa imprescindibile dell’estate politica italiana. Quest’anno gli sponsor che hanno voluto partecipare sono aumentati. La premier avrebbe dovuto parlare ieri sera. Aveva chiesto di anticipare l’intervista, dando il là ad un grosso sforzo organizzativo per farsi trovare pronti. Tutti i piani però sono saltati: era attesa alle 19, è arrivata alle 21. Tutto rimandato a stamattina alle 11. Il maestro del dialogo coi membri del governo, che sperava addirittura di inserirla nella sua striscia serale, ha saputo trattenere l’evidente disappunto. Si è perfino fatto immortalare mentre si asciuga dopo un tuffo in piscina.
Tanti gli argomenti affrontati da Giorgia Meloni, dall’Ucraina, ai migranti, ai rapporti con i partner europei. Prendendo spunto dalle contestazioni al ministro Roccella al Salone del Libro di Torino, in apertura ha rigettato ancora una volta accostamenti a sentimenti nostalgici ed ha riservato una stoccata a Schlein: «Se la segretaria del Pd non distingue il dissenso dalla censura abbiamo un problema di autoritarismo. Il centrodestra da sempre difende la libertà dei cittadini e delle imprese e il nuovo corso del Pd è andare dritti sulla strada della strategia che li ha portati alla sconfitta elettorale, io non sono nessuno per dire: cambiate strategia».
Un passaggio significativo è stato quello dedicato alla lotta alla violenza sulle donne, nel quale ha rivelato di aver chiamato la madre di Giulia Tramontano: «È una vicenda che m’ha lasciato senza fiato, come la gran parte degli italiani. Da madre ho chiamato la madre di Giulia: la prima cosa alla quale penso è la mamma. Mi ha scioccato non solo la freddezza, m’ha scioccato vedere il video di Giulia e la morte di un bimbo che a sette mesi sarebbe stato in grado di vivere, sono due le persone che muoiono, anche se il grembo della madre dovrebbe essere il posto più sicuro. Accadono molte cose che sembrano impensabili, il fatto di Giulia, il fatto in Francia, in nome di Gesù».
Attualità
Renzi chiede le chat della professoressa che lo ha ripreso in Autogrill col 007 Mancini

E’ opportuno che un ex presidente del Consiglio si accanisca contro una cittadina? E può un direttore di giornale, sebbene non responsabile, voler limitare la libertà di stampa al punto da chiedere che vengano indagate le conversazioni tra giornalisti e loro fonti? A quanto pare sì, se l’ex presidente e il direttore in questione sono Matteo Renzi, che non è ancora domo per quanto riguarda le immagini che lo immortalano durante un colloquio in autogrill con Marco Mancini, dei servizi segreti italiani. Renzi ha chiesto avere copia delle chat della professoressa che lo filmato.
La donna che assistette alla scena, filmò tutto e inviò il materiale a Report, che risalì all’identità dell’interlocutore dell’ex presidente del Consiglio. Una notizia che suscitò interesse e scalpore, ma che provocò al contempo il disappunto di Renzi, il quale si convinse di essere finito al centro di un’operazione di spionaggio clandestino.
Chiese ed ottenne dalla Procura di indagare sulla donna. Ne emerse che si trattava di una semplice professoressa e non di una 007 sotto copertura. Ciò non è bastato a placare l’ex boy scout. Alessio De Giorgi, capo della comunicazione renziana ed ora direttore del sito de Il Riformista, ha assistito alla perizia sul telefono della professoressa. Durante questo esame, il consulente incaricato da Renzi ha chiesto che venissero estratte, copiate e consegnate tutte le chat della professoressa che contenessero anche uno solo dei seguenti termini: “Renzi”, “Mancini”, “Fiano”, “Autogrill”, “Settebagni”. Tutte, nessuna esclusa. Anche quelle personali e vecchie di anni.
Il legale della professoressa si è opposto ed ha chiesto alla Procura di Roma di stoppare le richieste dell’ex presidente del Consiglio, sia per tutelare la privacy della propria assistita, sia per tutelare la libertà di stampa, dal momento che sono presenti interlocuzioni tra giornalisti ed una fonte (che i giornalisti sono tenuti a tutelare). Sul punto, decideranno i pm.
Politica
Caso Metropol, Salvini al contrattacco: «Spero che giornalisti e politici complici di questa messinscena paghino»

Ad aprile la Procura ha archiviato l’inchiesta sul caso Metropol e sui presunti fondi russi alla Lega. Nei giorni scorsi La Verità ha pubblicato una serie di articoli nei quali smonta lo «scoop bufala» del 2019 dell’Espresso. Ma gli autori difendono il pezzo: «trattativa accertata».
Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini gongola e i giornali di centrodestra gli danno man forte sullo scontro politico-editoriale relativo al caso Metropol, la presunta trattiva tra faccendieri russi e uomini del carroccio per far arrivare fondi in rubli nelle casse della Lega. Ad aprile la Procura ha accolto la richiesta di archiviazione, mentre nei giorni scorsi La Verità ha dedicato una serie di “contro scoop” all’articolo de L’Espresso.
La notizia è stata pubblicata nel febbraio del 2019, quando Salvini e la Lega erano al governo e all’apice degli indici di gradimento dell’elettorato. Secondo l’articolo, all’hotel Metropol di Mosca avvenne un incontro tra il collaboratore di Salvini Gianluca Savoini e alcuni emissari russi. Al centro dell’incontro, un presunto scambio di favori: fondi russi in cambio di posizioni favorevoli alle politiche russe. Secondo La Verità, si sarebbe trattato di uno scoop montato ad arte, con testimoni imbeccati dai giornalisti che hanno firmato il pezzo.
Giovanni Tizian e Stefano Vergine però, oggi in forza a Domani, non ci stanno e bollano questa ricostruzione come una «balla sesquipedale». Secondo i giornalisti la trattiva non andò in porto, ma ci fu ed è perfino documentata.
Sulla vicenda è stato chiamato ad esprimersi anche il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, su richiesta del Carroccio. Nel frattempo il leader della Lega promette ripercussioni: «Era tutta una montatura, per screditare me e la Lega, alimentata con strategie che, secondo le ultime rivelazioni, appaiono inquietanti. Spero che giornalisti e politici che pare – secondo gli ultimi dettagli emersi – siano stati complici di questa enorme e vergognosa messinscena paghino per l’errore commesso. Noi, come sempre, andiamo avanti a testa alta e con la coscienza a posto».
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