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Il piano di prevenzione dal fentanyl del governo: «colpa dei rapper»

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E’ apparso in qualche puntata di qualche serie tv ed anche in qualche servizio più o meno giornalistico, quindi il fentanyl, farmaco anestetico utilizzato impropriamente come stupefacente, è diventato un problema sociale al quale il governo vuol porre rimedio. O meglio prevenzione, dal momento che nel nostro Paese il suo utilizzo non è ancora di moda.

Lo è negli Stati Uniti, la cui popolazione è alle prese con un ultradecennale problema di abuso di antidolorifici. Rinominato “droga degli zombi” il fentanyl nasce come analgesico con una potenza superiore di 8o volte a quella della morfina e viene venduto su ricetta medica. Crea una forte dipendenza e ne bastano tre milligrammi per provocare la morte. Nel 2022 sono stati oltre 100.000 mila i decessi in USA. Per prevenire uno scenario simile, il governo ha deciso ancora una volta di mettere mano alla questione ancor prima che si presenti ed è stato presentato questa mattina a Palazzo Chigi il «Piano nazionale di prevenzione contro l’uso improprio di Fentanyl».

Il fentanyl è una sostanza di origine cinese e sembrerebbe che stia incominciando a prendere piede anche in Europa, da qui la scelta del governo di approntare un piano. Secondo l’intelligence, la ‘ndrangheta avrebbe iniziato a stilare un business plan per valutare l’affare. Lo scorso anno a Piacenza, come ricordato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, «ci sono stati degli arresti per intermediazione di approvvigionamenti di fentanyl tra Cina e Usa, con 18 persone coinvolte: 100mila le dosi intercettate e trovate nascoste tra le pagine di alcuni libri». Non è semplice intercettare tale sostanza, facile da occultare e spesso venduta sul dark web tramite bitcoin.

Per questo serve un «piano di prevenzione per fare in modo che laddove ci fosse un aumento della circolazione di tale sostanza anche in Italia, saremo pronti ad affrontare il problema nella maniera migliore», ha affermato  il ministro della Salute Orazio Schillaci. Della stessa idea il ministro dell’Istruzione Valditara: «sarà uno dei pilastri delle linee guida all’educazione alla cittadinanza e sarà inserito una formazione specifica per gli insegnati».

Ma non basta agire sulle conseguenze, bisogna intervenire sulle cause. Quali sono? I rapper ad esempio, ascoltando le parole ancora di Mantovano, secondo il quale sono «cattivi maestri» per i ragazzi: «Non gli apologeti del terrorismo, ma i rapper e i trapper americani, i cui testi arrivano agli adolescenti senza filtri ed esaltano la sostanza».

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