Mondo
Incidente aereo per uno Youtuber, ma era una messinscena per ottenere più like
Il 24 novembre 2021, un piccolo aeroplano a mono-motore, ha avuto un’avaria in volo, mentre sorvolava la foresta nazionale Los Padres, in California. Il pilota protagonista dell’incidente aereo, Trevor Jacob, youtuber statunitense di 28 anni, si è lanciato con il paracadute ed è atterrato incolume in un campo, mentre il suo velivolo si è schiantato al suolo. Tuttavia, secondo le indagini condotte dalla US Federal Aviation Administration, l’agenzia d’aviazione americana, si sarebbe trattato di una messinscena per ottenere più visualizzazioni e like.
L’incidente aereo infatti, è stato immortalato dallo stesso youtuber, che aveva piazzato diverse telecamere all’interno e all’esterno del mezzo e che ha ripreso per mezzo di un selfie stick, prima il lancio con il paracadute, e poi lo schianto del velivolo. Il video “Ho fatto schiantare il mio aereo” ha ricevuto due milioni di visualizzazioni e mostra tutte le fasi dell’avaria, da quando il propulsore del suo 1940 Taylorcraft BL-65 ha smesso di funzionare, a quando si è lanciato con il paracadute, fino a che l’aereo, ormai privo di equipaggio e in caduta libera, si è schiantato tra gli alberi, sul versante di una collina .
Secondo le indagini della FAA però, l’incidente aereo sarebbe stato pianificato a priori dallo youtuber, proprio di con lo scopo di ottenere più interazioni. Troppo sospette tutte le telecamere piazzate in punti strategici, ad esempio di fronte al propulsore che ha avuto problemi. Curioso il fatto che il 28enne avesse già il paracadute addosso. Particolare il fatto che si sia lanciato prima di annunciare di avere problemi al motore. Bizzarro che non abbia tentato di riavviarlo, o di contattare la torre di controllo con il canale d’emergenza. E poi il giovane pilota non avrebbe minimamente preso in considerazione l’idea di effettuare un atterraggio d’emergenza, nonostante diversi punti della zona circostante lo permettessero.
L’agenzia statunitense infine, ha reso noto che in seguito all’incidente aereo, lo youtuber si è preoccupato solamente di recuperare l’attrezzatura video, sbarazzandosi invece dei resti del velivolo. La FAA ha quindi deciso di revocargli la licenza di volo al giovane pilota, dal momento che ha «mancanza di cura, giudizio e responsabilità nella scelta di saltare da un aereo solo per poter registrare il filmato dell’incidente».
Mondo
Tajani: «nel 2019 Salvini fu fondamentale per l’elezione di Von der Leyen»
Dopo lo j’accuse di Marine Le Pen a Giorgia Meloni in occasione di una convention leghista, sabato scorso, Antonio Tajani torna sul tema alleanze rendendo noto che Salvini nel 2019 rivestì un ruolo cruciale nell’elezione di Ursula von der Leyen.
La resa dei conti interna alla coalizione di centrodestra si consuma all’estero, soprattutto in tema di alleanze nel prossimo Parlamento Europeo. Tra le diverse cause di frizione tra Matteo Salvini, da una parte, e Giorgia Meloni ed Antonio Tajani, dall’altra, quale coalizione sposare in Europa: se FdI e FI sono indirizzati sulla strada che conduce al Partito Popolare Europeo e Ursula von der Leyen, la Lega è saldamente schierata con i nazionalisti, da Le Pen a Wilders, passando per Orbàn.
Una spaccatura tenuto a stento sotto traccia nei mesi scorsi, ma diventata evidente dopo lo j’accuse in occasione dalla convention leghista “Winds of change” (nella quale Macron è stato definito da Salvini «guerrafondaio», ndr), tenutasi sabato scorso. Durante l’evento, è intervenuta in videoconferenza proprio Marine Le Pen, la quale ha prima confermato l’appoggio all’alleato d’oltralpe e poi rivolto un messaggio polemico a Giorgia Meloni: «Sosterrà o meno un secondo mandato della presidente della Commissione Europea? Io penso di sì, e penso anche che l’unico che si opporrà alla politica catastrofica di Von Der Leyen è Matteo Salvini». Il leghista non glissa, ma rilancia: «gli italiani che sceglieranno la Lega non sceglieranno mai un altro mandato di Von Der Leyen».
A molti è sembrato un chiaro messaggio rivolto ai propri alleati, ai quali oggi ha risposto in maniera sibillina Antonio Tajani, rendendo noto un retroscena del 2019: Matteo Salvini, secondo il reggente degli azzurri, rivestì un ruolo cruciale nell’elezione di Ursula von der Leyen. Ancora una volta, ad intimorire Salvini e le destre europee era lo “spettro rosso”: la possibile elezione del socialista olandese Tiemmermans, nonostante la vittoria del Ppe e le indicazioni dei gruppi parlamentari che vertevano su von der Leyen.
«Uno stravolgimento inaccettabile. Anche il premier italiano Giuseppe Conte aveva preso parte a quell’accordo che tradiva l’indicazione dei gruppi parlamentari. Siccome Conte poggiava ancora su una maggioranza in cui la Lega era fondamentale, chiamai Salvini chiedendogli di intervenire» ha rivelato Tajani a Tagadà su La7.
Sarebbe stato dunque Salvini, con un’opera di persuasione, a convincere gli alleati di allora, il Movimento 5 Stelle, a ritirarsi da quell’accordo e a fargli mancare i numeri, spianando di fatto la strada all’attuale presidente.
Mondo
La corte del Regno Unito prende tempo sull’estradizione di Assange
Si apre uno spiraglio per il fondatore di Wikileaks Julian Assange, che rischia fino a 175 anni di carcere negli Sati Uniti in caso di estradizione. L’Alta Corte britannica ha accolto in parte il ricorso presentato dai suoi legali.
Dopo il ricorso presentato il mese scorso, l’Alta Corte del Regno Unito ha accolto parzialmente il ricorso di Julian Assange contro la sua estradizione negli USA. Il fondatore di Wikileaks, attualmente rinchiuso nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, rischia fino a 175 anni di carcere negli Stati Uniti. E’ accusato di diffusione di oltre 700mila documenti classificati, ma anche di favoreggiamento e cospirazione insieme a Chelsea Manning, l’informatore che glieli aveva consegnati.
Ora Assange potrà appellarsi qualora Stati Uniti e Regno Unito non siano in grado di fornire alla Corte le rassicurazioni richieste, ovvero il rispetto del Primo Emendamento (libertà di espressione) durante la decisione, il rispetto della sua nazionalità e l’esclusione a priori della pena di morte. Washington ha tre settimane di tempo per soddisfare queste richieste.
Questa sembra al momento l’ultima chance rimasta al giornalista per evitare l’estradizione. Qualora nemmeno questa bastasse, potrebbe tentare la strada dell’appello alla Corte europea dei diritti umani che potrebbe bloccare il trasferimento fino a una sua decisione sul caso. Amnesty ha già bollato le promesse del governo americano sul caso come «intrinsecamente inattendibili».
La decisione dei giudici londinesi rappresenta un controribaltone: nel 2021 avevano infatti respinto la richiesta di estradizione, dati i possibili rischi per l’incolumità di Assange, per poi accettarla l’anno successivo. La decisione di oggi potrebbe rimettere tutto in discussone.
Nel 2010, grazie a Manning, Assange ha messo le mani su oltre 470mila documenti militari secretati sulla guerra in Afghanistan e in Iraq, e altri 250mila dispacci diplomatici, e li ha pubblicati sulla banca dati aperta e cifrata di WikiLeaks. Il giornalista ha sempre motivato il gesto come denuncia dei crimini e degli errori commessi dai governi occidentali, mentre per gli Stati Uniti ha messo a rischio l’incolumità delle persone che hanno agito come fonti di informazione.
Mondo
Bezos supera Musk: è lui l’uomo più ricco al mondo
Se Tesla ha subito un rilevante calo in borsa nel 2023, Amazon ha continuato a macinare risultati da capogiro.
Dopo due anni, Elon Musk cede il primato della classifica di paperoni e scivola al secondo posto: è Jeff Bezos l’uomo più ricco del mondo. Il patron di Tesla paga il calo in borsa del marchio, ma anche gli investimenti su X e gli esperimenti di Neuralink. Amazon invece continua a vendere a tutto spiano, anzi di più, ed il valore delle sue azioni è cresciuto e rischia di infrangere ogni record.
Musk cede la posizione dopo due anni, ma non è il caso di preoccuparsi per la tenuta delle sue finanze: a 197,7 miliardi di dollari ammonta il suo patrimonio, secondo le stime del Bloomberg Billionaire Index. Quello di Bezos, considerato ora l’uomo più ricco al mondo, è di 200,3.
Dietro al derby statunitense, un francese: il patron del colosso francese del lusso Lvmh Bernard Arnault, il cui patrimonio è stimato in 197,5 miliardi di dollari.
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