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Incrociatore russo passa a 150 miglia dalle coste pugliesi

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BARI – No, la Russia, dopo l’Ucraina, non sta per invadere anche l’Italia via mare. Ma è bastata la notizia del passaggio dell’incrociatore “Varyak” a circa 150 miglia dalle coste pugliesi – ovviamente sempre attentamente monitorato dalla Marina Militare – per far salire la tensione, visto il contesto internazionale.

L’allarme viene tuttavia ridimensionato dagli addetti ai lavori: questi ‘avvicinamenti’ stanno diventando frequenti, ma sono perlopiù azioni dimostrative, frutto della postura aggressiva di Mosca che si manifesta anche nel Mediterraneo, sempre più solcato da unità con nomi a caratteri cirillici.

Come riporta l’Ansa, la notizia della posizione del ‘Varyak’ – nave ‘gemella’ del ‘Moskva’ affondato al largo di Odessa – accompagnato dal cacciatorpediniere ‘Ammiraglio Tributs’, è stata segnalata venerdì dall’account twitter ‘Shipyard2’ e ripresa poi da altri siti specializzati. Fonti qualificate spiegano all’ANSA che l’incrociatore si trovava nel pomeriggio nel mare Jonio ad oltre 300 miglia dalle coste pugliesi, in navigazione verso sud-est, direzione Creta. In allontanamento, dunque, dopo essersi portato nei giorni precedenti fino a circa 150 miglia di distanza dalle acque italiane. Qualcuno ha segnalato che nella stessa area poteva trovarsi la portaerei americana ‘Harry Truman’ e quindi si sarebbe trattato di una sorta di manovra di disturbo; schermaglie e nulla di più.

Ma il rafforzamento della presenza militare russa nel Mediterraneo è un fenomeno seguito con grande attenzione dalla Difesa italiana e, ovviamente, dalla Nato. Il capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Enrico Credendino, ha ricordato che sono salite a ben 18 le navi da guerra di Mosca nel Mare Nostrum, più due sommergibili “con capacità missilistiche strategiche”. Nel 2016 ne era presente soltanto una. Ciò costringe la nostra Marina a rafforzare l’azione di controllo e deterrenza, svolta principalmente dalle fregate della classe Fremm. Finora non si sono mai registrati sforamenti nelle acque nazionali.

Come riporta l’Ansa, la rotta della flotta di Vladimir Putin parte (e, col percorso inverso, arriva) dal mar Baltico per giungere nel porto di Tartus, in Siria, l’unica base della Marina russa nel Mediterraneo. La chiusura dello stretto del Bosforo alle unità militari, decisa dal Turchia, peraltro, ha tolto la possibilità alle navi russe di arrivare nel Mar Nero e, dunque, di uscire dal bacino meridionale per la via più breve.

Gli accresciuti rischi rappresentati dalla postura aggressiva russa anche nel cosiddetto fianco Sud dell’Alleanza Atlantica sono ben presenti al ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, che ha da poco firmato una direttiva proprio sulla ‘Strategia di sicurezza e difesa per il Mediterraneo’, mare cui è legata “a doppio filo la nostra sicurezza”.

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«Lo spot è blasfemo»: i telespettatori cattolici vogliono fermare la pubblicità delle patatine

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Un associazione di telespettatori cattolici chiede il blocco per uno spot che mostra alcune suore prendere le patatine al posto dell’ostia durante la messa, che considerano blasfemo.

Alcune suore prendono la comunione, ma al posto dell’ostia ci sono le patatine. Il volto delle religiose è pervaso di sublime estasi, ma sembra più una passione carnale che una divina infatuazione. Ci sono insomma tutti gli elementi giusti per scatenare una polemica. E chi ha commissionato lo spot delle patatine che ora l’Aiart, associazione di telespettatori cattolici, vuole boicottare perché «blasfemo», “non poteva non saperlo”: non è la prima volta che Amica Chips finisce nel vortice delle polemiche per i suoi spot. E non è la prima volta, di conseguenza, che Amica Chips ottiene doppia pubblicità con una sola compagnia promozionale. Bravo l’ufficio marketing.

Lo spot accusato di essere blasfemo è semplice, ma efficace: ci sono un sacerdote e delle suore i chiesa, durante la messa. Una religiosa si rende conto che il tabernacolo è vuoto e lo riempie repentinamente di patatine. Quando la prima novizia, estasiata, viene imboccata, tra le navate riecheggia la croccantezza dell’insolita ostia.

Subito dopo la messa in onda dello spot delle patatine, l’associazione dei telespettatori cattolici ne ha chiesto la sospensione, perché «offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti».

Non è la prima volta che Amica Chips deve correggere il tiro, dopo una comunicazione particolarmente creativa. Qualche anno fa, dovette mandare in onda una versione più addolcita di uno spot che aveva per protagonista Rocco Siffredi, il quale, tra doppi sensi ed allusioni, raccontava le sue patatine preferite.

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Arresti domiciliari per Salvatore Baiardo: «ha mentito sulla foto di Berlusconi con i Graviano»

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La Cassazione ha confermato il verdetto del riesame e Salvatore Baiardo è stato condannato agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sulle stragi del 1993.

La foto che ritrae Silvio Berlusconi a cena con il generale dei carabinieri Francesco Delfino ed i fratelli Graviano forse «non esiste», come ha sostenuto ai giudici Salvatore Baiardo, ma di sicuro è stata mostrata a Massimo Giletti. Magari era un fotomontaggio, magari il giornalista non ha visto bene le persone ritratte in quello scatto, ma gli è stata mostrata. E sarebbe stato proprio questa a comportare la chiusura del programma che conduceva su La7. Lo ha stabilito la Cassazione oggi, confermando il verdetto del tribunale del riesame relativo all’inchiesta sulle stragi del 1993 che manda Salvatore Baiardo agli arresti domiciliari.

«Sicuramente è stata fatta vedere – ha stabilito il tribunale a proposito della foto incriminata – potrebbe essere un fotomontaggio o addirittura essere stata male osservata dal giornalista, per problemi di luce (l’ambiente in cui venne mostrata non era ben illuminato), od essersi egli sbagliato in ragione del breve tempo in cui gli venne mostrata, magari ingannato da tratti somatici simili a quelli delle persone che ha dichiarato di avere riconosciuto».

Sarebbe proprio la vicenda della foto a far decidere all’editore di La7 di chiudere il programma Non è L’Arena. Urbano Cairo è stato ascoltato dai pm. La sua audizione è coperta dal segreto, ma in passato ha spiegato di aver deciso di sospendere la trasmissione per motivi di audience.

I giudici non sono così convinti: «Non sono emersi ragionevoli altri motivi per la chiusura della trasmissione, né le indagini hanno fatto emergere una audience bassa in relazione ai programmi similari ed alla fascia oraria di messa in onda. Si segnala anzi la repentinità della decisione, maturata proprio quando veniva sviluppata l’inchiesta sui contatti Graviano-Berlusconi dei primi anni Novanta». «Tuttavia la decisione – spiega il provvedimento – certamente allarmante sul piano della libertà d’informazione e della tutela del giornalismo d’inchiesta, non avvalora di per sé la fondatezza di una vicenda tremenda per la storia della Repubblica Italiana, quanto il timore di mandare avanti un’inchiesta scomoda. Certamente resta la figura di un soggetto, il Baiardo, che allude, dice e non dice, afferma e poi nega, gioca con le parole, un soggetto che ha dimostrato di sapere molte cose e che nel contempo non è attendibile».

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Dopo le polemiche Adidas ritira dal commercio la maglia 44 della Germania: troppo simile al simbolo delle SS

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L’azienda nega di aver creato il parallelismo in maniera intenzionale e per placare le critiche ha fermato la personalizzazione della casacca tedesca con il 44.

Di solito quando una divisa viene ritirata è una cosa buona: ad esempio quella col numero 3 di Paolo Maldini e quella col numero 6 di Franco Baresi sono state ritirate dal Milan per meriti sportivi. La scelta di ritirare la maglia 44 della Germania invece, è stata presa da Adidas per motivi del tutto differenti.

Agli Europei di questa estate infatti, la nazionale tedesca indosserà per l’ultima volta divise da gioco disegnate da Adidas: dopo 70 anni si interrompe la collaborazione tra l’azienda e la nazionale di calcio tedesca. Ma le ultime casacche Adidas della Germania sono già entrate nella storia, per via delle polemiche che hanno sollevato: il numero 44 impresso sulla maglia è troppo simile al simbolo delle SS.

Per questo motivo l’azienda, pur precisando che non fosse intenzionale e che il disegno aveva ottenuto il via libera da Uefa, ha deciso di ritirare dal commercio la maglia incriminata e di bloccare la possibilità di personalizzare la divisa con il 44.

Il font scelto infatti presenta alcune somiglianze con il simbolo delle Schutzstaffel, il famigerato corpo paramilitare con compiti di polizia durante il nazismo. Per evitare che potesse diventare un oggetto di culto da parte di neonazisti e nostalgici, e per mettere a tacere le polemiche, Adidas ha ritirato la divisa.

Un portavoce dell’Adidas, Oliver Brüggen, ha negato che la somiglianza del kit con i simboli nazisti fosse intenzionale. «Noi come azienda ci impegniamo a opporci alla xenofobia, all’antisemitismo, alla violenza e all’odio in ogni forma – ha affermato – Bloccheremo la personalizzazione delle maglie».

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