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La nuova opinionista che divide: Elena Basile, l’ambasciatrice non proprio ambasciatrice

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elena basile lascia lo studio di Piazza Pulita su La7

Ieri ha avuto uno scontro frontale con Corrado Formigli, che l’ha accompagnata alla porta, qualche sera prima un acceso dibattito con Paolo Mieli e Aldo Cazzullo e uno scambio polemico con Calenda. Elena Basile, che non ha raggiunto il grado di ambasciatrice seppur presentata come tale, divide quasi quanto Orsini.

Classe ’59, originaria di Napoli e con un passato da diplomatica con il grado di ministro plenipotenziario a Tananarive, Toronto, Budapest e Lisbona. Ha anche svolto le funzioni pro tempore di capo missione in Svezia e Belgio. Elena Basile, che nei giorni scorsi ha ottenuto una certa notorietà da opinionista, non ha raggiunto il grado di ambasciatrice, nonostante sia stata presentata così. Ad affermarlo il sindacato dei diplomatici, Sndma.

E’ stata protagonista di accesi dibattiti televisivi, culminati con l’abbandono della studio di Piazza Pulita ieri sera, accompagnata alla porta senza troppi rimpianti da un adirato Corrado Formigli. A far discutere e dividere, sono le tesi dell’ex diplomatica sul conflitto israelo-palestinese giudicate troppo sbilanciate nei confronti dei palestinesi e troppo giustificazioniste sui crimini di Hamas.

Dati i suoi precedenti incarichi, è stata chiamata come ospite in alcuni talk show, in qualità di esperta del Medio Oriente. Sui social si definisce scrittrice ed ha pubblicato quattro romanzi. In passato ha anche firmato con un pseudonimo, Ipazia, alcuni articoli de Il Fatto Quotidiano. Recentemente su X, l’ex Twitter, ha protestato contro l’esclusione di un suo editoriale sulle fasi del conflitto in corso, dalla rassegna stampa del ministro degli Esteri. Sullo stesso social ha anche spiegato che: «Prassi: ambasciatori di funzione sono chiamati Ambasciatori. Tutti. Burocrazia ridicola, meschina. Macchina del fango». Ha anche dedicato una serie di post contro l’informazione in Italia ed i giornalisti: «Non è possibile tollerare il finto giornalismo», «Povero giornalismo!», «i giornalisti si divertono a gettare fango addosso» e via discorrendo.

L’unico che si salva è Paolo Mieli: «La mia critica alla posizione del dottore non toglie nulla al rispetto che ho per lui come persona . Diversamente da altri giornalisti, è una persona colta che ha affrontato il confronto con eleganza». Proprio con Mieli, ed Aldo Cazzullo, ha avuto il primo acceso scontro, ad Otto e Mezzo, che l’ha resa celebre. Quando ha detto «È una brutta notizia che ci siano pochi ostaggi Usa in mano ad Hamas perché se fossero tanti gli Stati Uniti potrebbero avere un ruolo di moderazione», si è levato un muro di critiche.

Non è mancato nemmeno uno scontro politico, sempre su X, con Carlo Calenda. Prevedibile: l’ex Twitter è il terreno di scontro preferito del leader di Azione e sembra essere il social preferito anche di Elena Basile. «Interessante questo fatto che negli studi televisivi si ritenga di dover invitare qualcuno in “quota Hamas”». Ha twittato Calenda. «Amici mi avvertono che Carlo Calenda e Franco Bechis (chi sarà mai?) mi insultano. Si sono adirati: un ex ambasciatrice non ha venduto l’anima al diavolo come loro e parla onestamente? Fiera di essere servitrice dello Stato non del meschino potere di cui sono poveri schiavi» ha risposto lei. Giova sottolineare ancora che si tratta di un ex ministro e parlamentare ed un ex diplomatica della Repubblica.

Ieri, l’ultimo epico scontro di Basile, a Piazza Pulita, dove ha definito quello di Isreale «terrorismo di Stato» ed ha equiparato lo stato ebraico ad Hamas. I problemi sono cominciati con gli interventi degli altri ospiti, continuamente interrotti con fare aggressivo, anche quando sostenevano tesi simili alle sue. Formigli la richiama più volte e lei commenta: «Non erano questi i patti. Lei aveva promesso di farmi parlare liberamente come volevo».

Mario Calabresi ironizza («si fa le domande e si dà la risposta»), lei sbotta («non sa fare il giornalista»), Formigli prova ad andare avanti suscitando altre proteste da parte dell’ex diplomatica: «sono l’unica voce del dissenso, se lei non lo non è in grado di fare il giornalista». Il conduttore ha provato a seguire le scaletta e poco dopo le ha dato nuovamente la parola per commentare un sondaggio, ma Basile è andata nuovamente fuori tema ed ha parlato per tre minuti di altro. A questo punto Formigli l’ha fermata ed ha dato la parola ad un altro ospite, suscitando la sua ira: si è alzata ed ha abbandonato lo studio, affermando di essere stata supplicata di prendere parte alla trasmissione. «Quando uno arriva alla tv di botto, capita che poi la televisione dia un po’ alla testa…» ha commentato il conduttore.

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Il film di Paola Cortellesi campione di incassi non ha ricevuto finanziamenti ministeriali: «opera non straordinaria»

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negati finanziamenti al film di paola cortellesi c'è ancora domani

Per fortuna della regista, “C’è ancora domani” sta stupendo tutti al botteghino, dal momento che la commissione del Ministero della Cultura lo scorso anno le ha bocciato i finanziamenti.

Al bando “Contributi selettivi 2022 – II Sessione”, Categoria «Produzione di opere cinematografiche di lungometraggio di particolare qualità artistica e film difficili con risorse finanziarie modeste», il film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, che ha guadagnato i consensi della critica e sta sbancando al botteghino, è arrivato 51°, ultimo posto in classifica, non ricevendo dunque finanziamenti ministeriali: «Progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale».

In sostanza, il film di Paola Cortellesi, che sta trainando il cinema italiano in questi giorni e che ha sollevato un dibattito di stringente attualità sulla violenza domestica, secondo il Ministero era di «non straordinaria qualità» e dunque non meritava i finanziamenti statali. “C’è ancora domani” ha già guadagnato 20 milioni di euro, terzo nel 2023 dietro Oppenheimer e Barbie. Era dai tempi dell’ultimo film di Checco Zalone che una pellicola italiana non faceva strappare tanti biglietti.

Dal Ministero, con una nota, precisano però che il film può contare su un ritorno economico aggiuntivo di 3,5 milioni di euro grazie al tax credit, la legge sul credito di imposta, e che la decisione è stata presa quando il dicastero era retto dall’ex ministro Dario Francheschini.

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Respinto il ricorso di due congregazioni religiose: l’ayahuasca resta proibita

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ayahuasca

Due congregazioni avevano presentato ricorso contro la decisione del Ministero della Sanità di inserire la sostanza ricavata da una liana nell’elenco di quelle vietate, per motivi religiosi. Il Consiglio di Stato ha dato loro torto.

L’ayahuasca è una sostanza allucinogena che si ricava da alcune liane sudamericane e che viene impiegata nei rituali degli sciamani dell’Amazzonia, ma non soltanto. Due congregazioni religiose operanti in Italia infatti hanno presentato ricorso contro la decisione del Ministero dell’Interno di inserirla nell’elenco delle sostanze vietate, nel 2022. Il Consiglio di Stato però ha respinto il ricorso.

La «Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale» con sede in provincia di Reggio Emilia, e il «Centro espírita beneficente união do vegetal in Italia», che invece è a Milano nei pressi di San Vittore, come riporta il Corriere della Sera si erano opposte a questa decisione perché l’ayahuasca è al centro delle liturgie delle due congregazioni. I fedeli la reputano una manifestazione del sangue di Gesù Cristo ed è al centro delle loro funzioni religiose.

Potrebbero però esserci nuovi risvolti ed un nuovo iter legale. I giudici infatti hanno sostenuto, bocciando il ricorso, che le chiese non avrebbero dovuto chiedere l’eliminazione dell’ayahuasca dall’elenco delle sostanze proibite, bensì una dispensa per uso controllato.

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Il caso Bobo TV: Vieri minaccia querele a Ventola, Adani e Cassano

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Lo scioglimento della formazione orignale della Bobo TV ha creato molto scalpore tra i fan ed ha provocato un reciproco scambio di accuse tra i protagonisti, culminati con le minacce di querele di Vieri a Cassano, Ventola e Adani.

Un quartetto si scioglie creando molto scalpore tra i fan, con i membri che iniziano a scambiarsi reciproche accuse. Non stiamo parlando dell’ultimo periodo dei Beatles, bensì del caso mediatico del momento: la separazione Tra Vieri, Adani, Ventola e Cassano nella Bobo TV. Dopo che l’ex numero 32 è apparso misteriosamente da solo in diretta, dai tre vecchi compagni di viaggio sono piovute tantissime accuse. Al punto che oggi Vieri, mediante il suo legale, ha ventilato minacce di querele per diffamazione a Ventola, Adani e Cassano.

I tre hanno affermato di essere stati gradualmente messi da parte, mentre la controtesi del padrone di casa è di essere stato scaricato dai suoi ex compagni di viaggio. Vieri ha fornito la propria versione dei fatti con un post su Instagram nel quale afferma che sarà l’unica occasione in cui tornerà sull’argomento: «Il 31 ottobre ho avuto un diverbio con Lele sulle strategie social future della Bobo Tv. Poi tutto è finito lì e non è stato scritto più niente da parte di nessuno. Tre giorni dopo, a poche ora dal live della puntata, Lele, Antonio e Nicola mi hanno comunicato con tre vocali che non si sarebbero presentati. Mi sono trovato in grandissima difficoltà e in un angolo. Da quel momento per me è finito tutto».

Poi l’ex bomber conclude: «Sento parlare di rispetto per la gente e di tanto altro, ma in quel momento i miei tre amici mi hanno lasciato solo. Ho pensato di non fare la diretta, per chi mi era vicino mi ha fatto capire che la Bobo Tv ha il mio nome, che c’erano persone in Plb world che avevano prenotato per godersi una serata in compagnia o che avevano fatto l’abbonamento al canale, quindi mi sono convinto, nonostante l’umore, ad andare in onda con il sorriso ripartendo da zero. Era giusto così, perché i professionisti si comportano in questo modo».

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