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Politica

La prima proposta del governo in materia fiscale: tetto ai contanti a 10 mila euro

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Proposta di legge depositata da Bagnai della Lega e sostenuta in aula da Giorgia Meloni, che ha confermato di voler alzare il tetto ai pagamenti in contanti, citando anche l’ex dirigente del Fondo monetario e dell’Ocse, nonché ministro dell’Economia nel governo Renzi, l’economista dem Pier Carlo Padoan. Che qualche anno fa definì l’innalzamento un errore.

Tetto ai pagamenti in contanti non più fino a 2 mila euro, ma fino 10 mila. Questa è la prima proposta di legge in materia fiscale del governo, che vede Alberto Bagnai della Lega come primo firmatario. Uno scatto in avanti che ha preso un po’ in contropiede FdI, che comunque sostiene l’iniziativa. Ieri Giorgia Meloni ha confermato nel suo discorso in Senato di voler innalzare la soglia dei pagamenti in contanti, mentre Giovanbattista Fazzolari ha reso noto che il governo intende inserire la proposta già nella prossima Legge di Bilancio.

Per sostenere il progetto nel suo discorso Giorgia Meloni ha spiazzato il Pd, citando un economista proveniente proprio da quell’area, l’ex ministro Pier Carlo Padoan. L’ex dirigente del Fondo monetario e dell’Ocse affermò «non esserci correlazione tra l’uso dei contanti e l’evasione fiscale». Lo fece ai tempi del decreto Milleproroghe, nel 2015, quando il governo Renzi portò il tetto al contante dai mille euro fissati dal Governi Monti, la soglia più bassa mai registrata, a 3000, che venne poi nuovamente abbassato agli attuali 2000.

Effettivamente Padoan pronunciò quelle parole, per giustificare il ripensamento in materia dal momento che si era sempre dichiarato contrario ad un’ipotesi in tal senso. Salvo poi, anni dopo, fare dietrofront e ritornare sule sue posizioni originarie definendo un «errore» quella manovra.

L’innalzamento del tetto ai contanti fino a 10 mila euro non è un’idea inedita, ma è un argomento che si ripropone a cadenza periodica dal 1991, quando il limite fu fissato a 20 milioni di lire. Da allora, di solito in concomitanza con un cambio di governo, questa soglia è stata oggetto di modifiche. Chi è contrario ad un tetto più alto, teme che possa favorire l’evasione fiscale. Chi è favorevole invece, sostiene che faciliterebbe i consumi e agevolerebbe le persone che non hanno un conto corrente o la possibilità di effettuare pagamenti elettronici.

Politica

Il monito di Mattarella a Fontana e La Russa sugli emendamenti: eccesivi e fuorvianti

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Sergio Mattarella non apprezza particolarmente il trend imboccato da questa Legislatura, in cui durante il percorso di conversione di un decreto in legge, vengono inseriti troppi emendamenti, che in certi casi sono fuorvianti, in altri stravolgono il testo originariamente finito sui banchi delle Camere. Il presidente della Repubblica non ha poteri in merito, ma i presidenti di Camera e Senato sì e questo avrebbe ricordato loro Mattarella in un colloquio, secondo indiscrezioni di stampa.

Ieri il presidente della Camera Lorenzo Fontana e quello del Senato Ignazio La Russa, sono stati ricevuti al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Si trattava di un incontro per certi versi di routine, al termine del quale non è stata diramata nessuna nota. Ma secondo La Stampa, durante il colloquio Mattarella avrebbe lanciato un monito a Fontana e La Russa: vigilate maggiormente sugli emendamenti proposti ai disegni di legge.

La lamentela del Capo dello Stato è che durante l’iter di conversione di un decreto legge, vengono inseriti sempre più spesso emendamenti che modificano la natura stessa della proposta di legge, inserendo un numero di modifiche eccessive, che stravolgono di fatto il testo presentato in origine. Altri emendamenti invece, totalmente fuorvianti e relativi ad altre questioni, sono stati inseriti durante discussioni non pertinenti, approfittando della proposta in esame in quel momento.

Sempre secondo le indiscrezioni riportate dai media, Lorenzo Fontana e Ignazio La Russa avrebbero convenuto col monito del presidente Sergio Mattarella e si sarebbero impegnati a vigilare con maggiore attenzione sugli emendamenti proposti alle Camere.

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Politica

L’impegno di La Russa per «ottenere le migliori condizioni» per l’Inter Club Parlamento alla finale di Istanbul

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Una lettera inviata ai soci dell’Inter Club Parlamento finita sul web, specifica che il presidente del Senato Ignazio La Russa si è impegnato a fondo per permettere ai membri del club di assistere alla finale di Champions League.

In vista della finale di Champions League tra Inter e Manchester City in programma il 10 giugno ad Istanbul, tanti tifosi nerazzurri si sono messi all’opera per trovare i biglietti. In pochi hanno avuto fortuna. Tra loro, un gruppo di tifosi più di altri ha attirato l’interesse di media e social media: l’Inter Club Parlamento. In una lettera ai soci, finita sul web, Alessandro Colucci di Noi Moderati scrive: «in queste ultime ore il presidente Ignazio La Russa ha lavorato intensamente per ottenere le migliori condizioni» relative alla finale di Champions.

Grazie all’impegno del presidente del Senato, noto interista, i parlamentari neroazzurri potranno vedere la partita con “appena” 1.200 euro, circa. Il pacchetto comprende viaggio e pernottamento. Il documento specifica che gli spalti dai quali assisteranno alla partita sono ubicati in «posizioni discrete». Insomma, non ci si può certo lamentare delle doti organizzative della seconda carica dello Stato.

Ovviamente le polemiche non si sono fatte attendere a lungo. tra chi giudica inappropriato che il presidente del Senato si occupi di queste questioni e chi parla di favoritismi ai parlamentari, che hanno ottenuto biglietti considerati introvabili, la notizia ha fatto storcere il naso a molte persone, non solo tifose.

Nei giorni scorsi i supporter nerazzurri hanno preso posizione sulla difficoltà a reperire i tagliandi per l’ingresso alla finalissima, chiedendo al club nerazzurro di renderne disponibili di nuovi. Ma sul punto è ancora Colucci che puntualizza a Repubblica: «Vogliamo contare quanti iscritti vorrebbero partire. Per quanto riguarda i biglietti non abbiamo certezza che tutti li avranno, né abbiamo trattamenti di favore rispetto ad altri Inter club». Ma se tutti gli onorevoli e senatori nerazzurri iscritti all’Inter Club Parlamento riusciranno a vedere la finale di Champions League, è solo merito di La Russa.

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Cronaca

Lucia Annunziata si è dimessa dalla Rai: «atto di serietà, non ci sono le condizioni»

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Lucia Annunziata si è dimessa dalla Rai, di cui, oltre che conduttrice e giornalista di punta, è stata anche presidente. La decisione arriva in seguito alle nomine in azienda. «Non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi».

Dopo quella di Fabio Fazio, una nuova importante defezione si registra in viale Mazzini: Lucia Annunziata, conduttrice di Mezz’ora in più su Rai3 si è dimessa dalla Rai. Un piccolo terremoto, ma che negli ambienti del cavallo non ha rappresentato uno shock. La notizia infatti era nell’aria da tempo, ma la decisione è stata comunicata oggi. E non passa inosservato che poche ore prima sono state completate le nomine dei nuovi direttori delle testate (Gian Marco Chioccial Tg1, Antonio Preziosi al Tg2 e Mario Orfeo confermato al Tg3).

La motivazione non è un mistero e l’ha resa nota la stessa giornalista con una missiva inviata ai vertici Rai: «Arrivo a questa scelta senza nessuna lamentela personale: giudicherete voi, ora che ne avete la responsabilità, il lavoro che ho fatto in questi anni. Vi arrivo perché non condivido nulla dell’operato dell’attuale governo, né sui contenuti, né sui metodi. In particolare non condivido le modalità dell’intervento sulla Rai. Riconoscere questa distanza è da parte mia un atto di serietà nei confronti dell’azienda che vi apprestare a governare. Non ci sono le condizioni per una collaborazione dunque».

La decisione dell’Annunziata, che secondo alcune ricostruzioni a lei attribuite arriva per anticipare un sicuro prossimo siluramento («C’è una cosa che io ho sempre fatto con orgoglio nelle situazioni difficili: saper scegliere di andarmene con le mie gambe» avrebbe detto ad un confidente), non è priva di ripercussioni sul paino politico.

Annunziata, giunta in Rai dopo un lungo periodo all’estero in qualità di inviata per alcune delle principali testate del Paese, non è stata solo una delle giornalista di punta dell’azienda, sapendosi ritagliarsi sempre più spazio e consensi di pubblico con le sue trasmissioni e diventando anche direttrice di Rai3 dal 1996 al 1998 , ma ne è stata anche presidente, dal 2003 al 2004.Il suo programma Mezz’ora, lanciato nel 2005, è cresciuto sempre di più negli anni, arrivando a sforare il minutaggio originale. Recentemente è stato celebre uno scontro tra la conduttrice e le ministra Roccella in tema riconoscimento di figli di coppie omogenitoriali.

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