L’iscrizione nel registro degli indagati è avvenuta a novembre, ma è stata secretata. Daniela Santanchè è dunque indagata nell’ambito dell’inchiesta relativa a Visibilia, gruppo da lei fondato e guidato fino al 2022. Tensioni nella maggioranza, ma le opposizioni si dividono, il Terzo Polo si spacca ancora. Resta in piedi l’ipotesi dimissioni e iniziano a circolare i nomi sui possibili sostituti.

Nemmeno il tempo di affermarlo sul suo onore, che la Procura di Milano l’ha smentita: Danielà Santanchè è iscritta al registro degli indagati. Le indagini dovrebbero concludersi in autunno. L’indiscrezione pubblicata da Domani si è rivelata dunque vera. Ma lei, la diretta interessata, non lo sapeva, come ha affermato in Aula. Ed era vero. L’iscrizione infatti è avvenuta nel novembre scorso, ma è stata secretata. Le ipotesi di reato per le quali Daniela Santanchè risulta indagata sono bancarotta e falso in bilancio.

Per la “pitonessa” è un duro colpo. Ha reso noto di essere stata informata del fatto soltanto in serata, dopo l’infuocato intervento al Senato, nel quale il passaggio più denso è stato proprio quello in cui ha affermato: «sul mio onore affermo di non aver ricevuto alcun avviso di garanzia». Ed ora le nubi delle dimissioni si addensano all’orizzonte. Anche perché c’è da affrontare il fuoco amico. Qualcuno oggi ironizza sulla figuraccia, specie relativamente al passaggio nel quale Daniela Santanchè ha affermato di aver chiesto ai suoi legali di controllare e di aver ricevuto rassicurazioni in tal senso.

Per ora Giorgia Meloni non è tornata sull’argomento, anche perché ieri era in viaggio istituzionale in Polonia. All’indomani della notizia di Report ha affermato che avrebbe chiesto le dimissioni soltanto in caso di rinvio a giudizio. Ma la situazione potrebbe essere cambiata, e nel governo qualche malumore, specie dalla fronda leghista, si sta facendo più intenso.

Ma le opposizioni non si compattano, anzi, offrono la possibilità al centrodestra di farlo. Il Movimento 5 Stelle presenterà una mozione di sfiducia. Partito Democratico e Alleanza Verdi-Sinistra Italiana avevano chiesto di non farlo, per non offrire alla maggioranza l’occasione per serrare i ranghi e respingere, coi numeri, la mozione. Il Terzo Polo invece si spacca ancora. Calenda ribadisce la richiesta di dimissioni, Renzi sposa la linea garantista.

Nel frattempo, cominciano a circolare i nomi dei possibili sostituti. Su tutti, ci sarebbe Valentino Valentini, forzista, viceministro delle imprese e del made in Italy.