Politica
Letta alla direzione del Pd: «mai più governi di unità nazionale». Nuovo segretario entro marzo 2023

Enrico Letta alla direzione del Pd indica la via per il Congresso e chiude la porta ad ogni ipotesi di protrarre la sua segreteria: «ringrazio chi me l’ha chiesto, ma sarebbe un errore per voi e per il partito». Intanto nella galassia dem si discute delle primarie: chi le mette in discussione, vorrebbe fermare l’avanzata di Bonaccini.
Il Congresso del Partito Democratico deve chiudersi entro l’inverno e il nuovo segretario dem deve entrare in carica a marzo 2023. Alla direzione del Pd Enrico Letta traccia le tappe del percorso che lo porteranno a passare il testimone al suo successore. Come sarà scelto, non è ancora stato stabilito con certezza. Di certo c’è che non sarà Enrico Letta: «Ringrazio quanti mi hanno chiesto un impegno di più lungo periodo ma lo riterrei un errore per voi e per il partito: iniziato la mia militanza politica da giovane, sono stato ministro nel ’98 ed è giusto che il nostro partito metta in campo una classe dirigente più giovane in grado di sfidare il governo di Giorgia Meloni, una donna giovane».
Anche dal punto di vista della rappresentanza di genere c’è molto da fare al Nazareno. Le dem elette sono poche e questo per Letta rappresenta il «fallimento della nostra rappresentanza». Il segretario uscente vuol correre subito ai ripari e anticipa che saranno donne le capigruppo parlamentari.
Per quanto riguarda il risultato elettorale, Letta non nasconde il tonfo, ma cerca alcune spiegazioni: «un’unica forza politica ha vinto le elezioni, Fdi, tutte le altre non le hanno vinte o le hanno perse. Un campo ha vinto perché è stato unito e l’altro, nonostante il nostro sforzo, non è stato unito. Questa è la spiegazione delle elezioni. Noi abbiamo profondamente lavorato per costruire il campo largo, ma la larga unità è stata impossibile, era l’unica condizione per vincere, ma abbiamo avuto interlocutori che non volevano andare insieme». Un fatto che impone dunque una precisa scelta di campo: «Dobbiamo essere da subito pronti a costruire una opposizione forte ed efficace sapendo anche che quando questo governo cadrà io non ci sarò ma dovremo chiedere le elezioni anticipate, nessun governo di salute pubblica, lo dico, lo dirò anche rispetto a qualsiasi dibattito congressuale».
Intanto si discute delle primarie, non solo nel Pd, ma in tutta la galassia che gli gravita intorno. Uno degli strumenti simbolo del partito e presente fin dagli esordi, viene messo in discussione anche da chi le primarie le ha vinte, ovvero Pier Luigi Bersani, che dovrebbe confluire nuovamente nel Pd insieme e al suo Articolo 1: «basta con le primarie, il tema è un partito nuovo». Prima di lui anche Peppe Provenzano aveva criticato lo strumento: « «le primarie sono solo un rito se prima di chiedere alle persone di venire da noi, non siamo noi ad andare dalle persone».
In realtà la polemica sulle primarie è una polemica su chi molto probabilmente le vincerà, cioè Stefano Bonaccini. Il Presidente di Regione Emilia-Romagna, unico davvero in campo al momento, è indicato da più parti come il candidato più forte. Talmente forte che per ora nessun nome altisonante ha deciso di sfidarlo in questa competizione. Eppure non è ben visto da una parte della dirigenza del partito che lo considera troppo “renziano”. Fu infatti il segretario rottamatore a designarlo responsabile dell’organizzazione Pd. Inoltre Bonaccini è appoggiato dalla corrente Base Riformista e questo alimenta il timore che possa essere considerato una personalità divisiva e che si possa andare incontro al rischio di nuove scissioni, sebbene l’emiliano sia una persona predisposta al compromesso e dotato di capacità di mediazione molto spiccate.
Eppure qualcuno preferirebbe una personalità più malleabile. E per sfidare il candidato considerato troppo vicino all’ex sindaco di Firenze, c’è chi pensa di schierare l’attuale primo cittadino del Gran Ducato, Stefano Nardella. Tra chi lo caldeggia, il sempiterno Dario Franceschini.
Politica
Giorgia Meloni in Senato: «Su Cutro ho la coscienza a posto, sono una madre»

Serrato confronto al Senato tra le opposizioni e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, chiamata a riferire prima del consiglio europeo, su diversi temi: naufragio di Cutro, guerra in Ucraina, politica energetica ed ambientale.
Il 23 e il 24 marzo si terrà il Consiglio europèeo ed ovviamente la presidente del Consiglio presenzierà a Bruxelles. Come è d’uopo in queste occasioni, Giorgia Meloni ha riferito in Senato quale sarà la posizione italiana di fronte ai partner continentali. Inevitabilmente, le dichiarazioni della premier si sono trasformate in un confronto tra governo ed opposizioni, che ha toccato diversi temi, sia di politica interna che estera, e che in diversi passaggi si è fatto serrato. Ed altrettanto inevitabilmente le forze di minoranza hanno stuzzicato Giorgia Meloni soprattutto in tema di gestione dei flussi migratori, con particolare riferimento al tragico naufragio di Cutro, suscitando la risposta piccata di Giorgia Meloni: «Ho la coscienza a posto. Io sono una madre».
La linea rimane quella “terracquea”: la colpa dei naufragi, e dell’immigrazione clandestina, è dei trafficanti di essere umani. Loro è la responsabilità e a loro bisogno dare la caccia. Ma non basta fermare «le organizzazioni criminali che lucrano sulla pelle dei migranti» dice Meloni. Bisogna rafforzare la «collaborazione con i Paesi d’origine e di transito dei migranti, con adeguate risorse finanziarie. Prima di ogni ipotetico diritto a migrare, ogni essere umano ha diritto a non essere costretto a migrare in cerca di una vita migliore. Questo è l’aspetto che l’Occidente in questi anni ha colpevolmente trascurato».
Urge anche il «coinvolgimento degli Stati di bandiera delle navi ong: gli Stati che finanziano le azioni delle organizzazioni non governative devono assumersi una responsabilità». Responsabilità che anche le opposizioni devono assumersi, rispetto al racconto degli eventi: «State superando un limite, per attaccare il governo rischiate di danneggiare l’Italia. Anche nella più feroce dialettica politica c’è un limite che non dovrebbe essere oltrepassato. Per colpire un avversario, si mette in cattiva luce l’Italia intera. Un limite che, quando superato, vi porta a gettare ombre sulla Guardia costiera. Lo dico da persona che non ha mai fatto mancare la sua opposizione ferrata ai governi che ci hanno preceduto: criticate me, il governo, ma fermatevi un secondo prima di danneggiare l’Italia».
Per quanto riguarda i rapporti con gli altri Paesi membri dell’Unione Europea, la linea Meloni è quella della schiena dritta: «Ho sentito dire che andrei in Europa a prendere ordini. Lo diranno i fatti. Io preferisco dimettermi, piuttosto che presentarmi al cospetto di un mio omologo europeo con i toni con i quali Giuseppe Conte andò al cospetto di Angela Merkel, a dirle che il M5S erano ragazzi che avevano paura di scendere nei consensi ma alla fine avrebbero fatto quello che l’Europa chiedeva . Preferisco dimettermi che rappresentare una nazione del genere».
E sul tema della guerra, nessun discostamento dalla linea Nato: «condividiamo la sua posizione sull’aggressione della Russia all’Ucraina: sappiamo che in questa Aula ci sono partiti che auspicano un accordo con la Cina o una resa dell’Ucraina. Noi non siamo di questo avviso. Accolgo le preoccupazione emerse sui nostri arsenali militari: del resto anche il governo Conte aumentò spese militari».
Attualità
Polemiche dopo la parolaccia di Annunziata: «arrogante turpiloquio»

Il tema delle adozioni dei figli da parte di famiglie omogenitoriali è particolarmente caldo e a “Mezz’ora in +” alla conduttrice Lucia Annunziata, durante il confronto con la ministra Roccella, scappa una parolaccia: «prendetevi la responsabilità delle leggi c…». Oggi dal centrodestra si levano le critiche.
Le polemiche del giorno dopo sono più feroci delle reazioni a caldo. Dopo che a Lucia Annunziata è scappata una parolaccia in diretta durante la sua trasmissione “Mezz’ora in +”, alla ministra Eugenia Roccella, con la quale era impegnata a dibattere, è scappata una risata. In effetti la faccia di Luca Annunziata quando si rende conto che le è scappato un improperio è irresistibile. Tutto finito dunque? Macché, il tema è caldo e le polemiche sono nel vivo. Tanto a destra, quanto a sinistra si getta benzina sul fuoco e se le opposizioni criticano le posizioni di Rampelli, Roccella e Mollicone, le forze di maggioranza inorridiscono per cotanto turpiloquio.
Lo scivolone in diretta della conduttrice è nato mentre si dibatteva sull’eventuale riconoscimento di figli di coppie omogenitoriali. Annunziata, pur ribadendo che le posizione del governo e della coalizione sono legittime, ha invitato, con troppo trasporto, a riconoscere che si tratta di una scelta ideologica : «prendetevi la responsabilità di farle queste leggi, c…» dove c non sta per cribbio.
Oggi, dal centrodestra si solleva un coro unanime di condanna verso quella sboccata di Lucia Annunziata. Apre le danze il sempre pacato Maurizio Gasparri, che abborrisce un uso così volgare dell’italica favella: «Ha dimostrato, con protervia e arroganza, di fare un uso ideologico degli spazi che, purtroppo, il servizio pubblico le riserva». “Uso ideologico del mezzo televisivo” d’altronde è alle prime pagine del manuale del perfetto forzista. Il senatore azzurro ha anche aggiunto: «Ha usato il turpiloquio quasi volesse intimidire il ministro Roccella, è una vergogna che una persona del genere abbia in mano spazi del servizio pubblico. La stagione di ricambio dei vertici Rai diventa urgente perché c’è un abuso costante di cui l’Annunziata è soltanto l’emblema più grave, più vetusto, più fazioso. Ora basta».
I componenti della Lega in Vigilanza Rai hanno definito l’episodio «inaccettabile». I tempi delle dichiarazioni del senatur d’altronde ormai sono lontani e il verde padano è sbiadito I leghisti che, parafrasando, erano stati benedetti da spiccate doti virili, hanno lasciato il passo a nuovi, più puritani e formali, che non dicono parolacce.
Ora, per dare una chiusa al testo, due considerazioni (e mezzo) assolutamente non richieste. La prima: la faccia di Lucia Annunziata dopo che ha detto una parolaccia, non sembra proprio quella di una persona che vuole intimidire la sua “dirimpettaia”. La prima-bis: Roccella sembrava più divertita che intimidita. La seconda: saranno pure prive di parolacce, ma le dichiarazioni di Rampelli e Mollicone, non sembrano poi così moderate.
Politica
Federico Mollicone (FdI): «maternità surrogato reato peggiore della pedofilia»

Ancora polemiche relative ad alcune dichiarazioni di esponenti di Fdi in merito ai diritti civili delle famiglie arcobaleno. Dopo che Rampelli ha definito i bambini delle foglie omogenitoriali come «spacciati per figli propri», il presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone cala il carico da 11 definendo la maternità surrogata un reato peggiore della pedofilia.
Nel nostro Paese la maternità surrogata non è consentita, anzi, è punibile con pene superiori ai 3 anni. Il governo però, pare intenzionato a inasprire queste pene e più in generale sembra molto sensibile al tema delle adozioni di figli da parte di famiglie arcobaleno, verso le quali mostra posizioni ultraconservatrici. Al punto che le dichiarazioni di alcuni esponenti di Fratelli d’Italia, hanno suscitato molte polemiche per vie delle affermazioni espresse e della loro veemenza. Ha aperto le danze sabato scorso il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli, che, nello stupore della conduttrice Concita De Greogorio, a InOnda su La7 ha affermato: «Se in Italia due persone dello stesso sesso chiedono il riconoscimento, cioè l’iscrizione all’anagrafe, di un bambino che spacciano per proprio figlio significa che questa maternità surrogata l’hanno fatta fuori dai confini nazionali». Oggi sulla questione è tornato, ancora sulle frequenze di La7 ma questa volta ad Omnibus, anche il presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone, anch’egli FdI, che ha definito la maternità surrogata un: «reato peggiore della pedofilia».
Non si è limitato a questa osservazione l’onorevole, che ha anche affermato: «Siamo di fronte a persone che vogliono scegliere un figlio come la tinta di casa». Poi, commentando le dichiarazioni di Rampelli ha aggiutno: «La legge prevede con chiarezza che l’utero in affitto sia un delitto. È reato anche solo farne pubblicità. Non mi pare quindi un termine particolarmente efferato». E sulla proposta di rendere la maternità surrogata un reato “universale” si dice favorevole: «Sono assolutamente d’accordo. Non si capisce perché non venga perseguito anche in Italia, come si fa con la pedofilia».
Voic isolate all’interno del partito? Non sembrerebbe, a giudicare dalle dichiarazioni di ieri del ministro per le pari opportunità e la famiglia Eugenia Roccella, che dal canto suo ha detto: «l’utero in affitto è un mercato dei bambini».
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