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Mogol nominato “consigliere per la cultura popolare”: «Sanremo promuove l’omosessualità»

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In un’intervista a La Stampa, Mogol, appena nominato “consigliere per la cultura popolare” del Minisero della Cultura, ha affermato di non aver guardato Sanremo perché promuove l’omosessualità.

Secondo una diceria popolare non comprovata, Lucio Battisti era fascista. Una vicinanza alla destra che verrà nuovamente rilanciata all’indomani della nomina da parte del ministro della Cultura Sangiuliano di Giulio Rapetti, meglio noto come Mogol, a “consigliere per la cultura popolare”. Il celebre paroliere ha già trovato i termini giusti per far discutere di sé. «Non ho guardato Sanremo perché mi fa male. Bisogna dare positività per favorire l’evoluzione delle persone. I baci in bocca fra uomini? Non ce l’ho con gli omosessuali anzi, ma con questa promozione dell’omosessualità» ha affermato Mogol in un’intervista a La Stampa. «Non voglio urtare la sensibilità di nessuno -ha poi proseguito l’autore – ma quello è un palco che promuove la musica, non effetti che cercano l’Auditel dimenticando la promozione della cultura popolare».

Un altro punto saliente della sua intervista è il passaggio dedicato alla presidente Giorgia Meloni: «onna molto preparata. E anche per le donne avere una donna capace come presidente è importante. Se una persona che fa parte di un partitino piccolo poi arriva a prendere tanti voti, è un buon segno». Parole che si muovono nel solco di quanto già espresso in seguito alla sua nomina: «Non ho cambiato idea rispetto a quello che è il mio interesse verso la politica: non credo ai partiti ma alle persone, alle persone che dimostrano di essere fattive. Le mie idee si basano sulla valutazione di chi dice le cose che condivido. Giorgia Meloni è una donna volitiva e competente, studiosa e con la grinta giusta per portare avanti il compito che si è data».

Il giudizio sulloperato del governo finora è positivo: «Si son trovati a fronteggiare situazioni spaventose, pensi solo al 110 per cento. È la follia, e pensi al reddito di cittadinanza che fai contenta la gente ma a che prezzo. Come presidente Siae mi sto occupando del copyright di cui c’è stata l’approvazione, ma mancano i decreti attuativi e si affamano i poveri autori, durante la pandemia abbiamo dovuto fare i pacchi viveri».

Da ultimo, una battuta sulla consulenza con Sangiuliano: «Ho risposto: ma sì, perché no, se c’è la possibilità di migliorare il livello della musica. Da 30 anni ho fondato il CET scuola di livello europeo per la canzone. Sono l’unico docente che non ha mai preso stipendio qui ad Avigliano Umbro, posto magnifico dove vivo benissimo: aria fantastica, fiori, alberi, laghetti. Tanto che mi ha ispirato ad occuparmi anche della prevenzione primaria, e questo farò con il ministero della Salute».

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Il film di Paola Cortellesi campione di incassi non ha ricevuto finanziamenti ministeriali: «opera non straordinaria»

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Per fortuna della regista, “C’è ancora domani” sta stupendo tutti al botteghino, dal momento che la commissione del Ministero della Cultura lo scorso anno le ha bocciato i finanziamenti.

Al bando “Contributi selettivi 2022 – II Sessione”, Categoria «Produzione di opere cinematografiche di lungometraggio di particolare qualità artistica e film difficili con risorse finanziarie modeste», il film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, che ha guadagnato i consensi della critica e sta sbancando al botteghino, è arrivato 51°, ultimo posto in classifica, non ricevendo dunque finanziamenti ministeriali: «Progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale».

In sostanza, il film di Paola Cortellesi, che sta trainando il cinema italiano in questi giorni e che ha sollevato un dibattito di stringente attualità sulla violenza domestica, secondo il Ministero era di «non straordinaria qualità» e dunque non meritava i finanziamenti statali. “C’è ancora domani” ha già guadagnato 20 milioni di euro, terzo nel 2023 dietro Oppenheimer e Barbie. Era dai tempi dell’ultimo film di Checco Zalone che una pellicola italiana non faceva strappare tanti biglietti.

Dal Ministero, con una nota, precisano però che il film può contare su un ritorno economico aggiuntivo di 3,5 milioni di euro grazie al tax credit, la legge sul credito di imposta, e che la decisione è stata presa quando il dicastero era retto dall’ex ministro Dario Francheschini.

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Respinto il ricorso di due congregazioni religiose: l’ayahuasca resta proibita

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Due congregazioni avevano presentato ricorso contro la decisione del Ministero della Sanità di inserire la sostanza ricavata da una liana nell’elenco di quelle vietate, per motivi religiosi. Il Consiglio di Stato ha dato loro torto.

L’ayahuasca è una sostanza allucinogena che si ricava da alcune liane sudamericane e che viene impiegata nei rituali degli sciamani dell’Amazzonia, ma non soltanto. Due congregazioni religiose operanti in Italia infatti hanno presentato ricorso contro la decisione del Ministero dell’Interno di inserirla nell’elenco delle sostanze vietate, nel 2022. Il Consiglio di Stato però ha respinto il ricorso.

La «Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale» con sede in provincia di Reggio Emilia, e il «Centro espírita beneficente união do vegetal in Italia», che invece è a Milano nei pressi di San Vittore, come riporta il Corriere della Sera si erano opposte a questa decisione perché l’ayahuasca è al centro delle liturgie delle due congregazioni. I fedeli la reputano una manifestazione del sangue di Gesù Cristo ed è al centro delle loro funzioni religiose.

Potrebbero però esserci nuovi risvolti ed un nuovo iter legale. I giudici infatti hanno sostenuto, bocciando il ricorso, che le chiese non avrebbero dovuto chiedere l’eliminazione dell’ayahuasca dall’elenco delle sostanze proibite, bensì una dispensa per uso controllato.

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Il caso Bobo TV: Vieri minaccia querele a Ventola, Adani e Cassano

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Lo scioglimento della formazione orignale della Bobo TV ha creato molto scalpore tra i fan ed ha provocato un reciproco scambio di accuse tra i protagonisti, culminati con le minacce di querele di Vieri a Cassano, Ventola e Adani.

Un quartetto si scioglie creando molto scalpore tra i fan, con i membri che iniziano a scambiarsi reciproche accuse. Non stiamo parlando dell’ultimo periodo dei Beatles, bensì del caso mediatico del momento: la separazione Tra Vieri, Adani, Ventola e Cassano nella Bobo TV. Dopo che l’ex numero 32 è apparso misteriosamente da solo in diretta, dai tre vecchi compagni di viaggio sono piovute tantissime accuse. Al punto che oggi Vieri, mediante il suo legale, ha ventilato minacce di querele per diffamazione a Ventola, Adani e Cassano.

I tre hanno affermato di essere stati gradualmente messi da parte, mentre la controtesi del padrone di casa è di essere stato scaricato dai suoi ex compagni di viaggio. Vieri ha fornito la propria versione dei fatti con un post su Instagram nel quale afferma che sarà l’unica occasione in cui tornerà sull’argomento: «Il 31 ottobre ho avuto un diverbio con Lele sulle strategie social future della Bobo Tv. Poi tutto è finito lì e non è stato scritto più niente da parte di nessuno. Tre giorni dopo, a poche ora dal live della puntata, Lele, Antonio e Nicola mi hanno comunicato con tre vocali che non si sarebbero presentati. Mi sono trovato in grandissima difficoltà e in un angolo. Da quel momento per me è finito tutto».

Poi l’ex bomber conclude: «Sento parlare di rispetto per la gente e di tanto altro, ma in quel momento i miei tre amici mi hanno lasciato solo. Ho pensato di non fare la diretta, per chi mi era vicino mi ha fatto capire che la Bobo Tv ha il mio nome, che c’erano persone in Plb world che avevano prenotato per godersi una serata in compagnia o che avevano fatto l’abbonamento al canale, quindi mi sono convinto, nonostante l’umore, ad andare in onda con il sorriso ripartendo da zero. Era giusto così, perché i professionisti si comportano in questo modo».

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