Attualità
Non ci sono abbastanza migranti a Lampedusa, Salvini: «Lamorgese li nasconde ai giornalisti»

Matteo Salvini è sbarcato a Lampedusa per rilanciare il suo cavallo di battaglia in periodo di campagna elettorale: fermare gli sbarchi di migranti. Ma proprio ieri sono stati trasferite dall’isola 850 persone ospitate dall’hotspot e il segretario della Lega accusa il ministro dell’Interno: «la Lamorgese li sta trasferendo per nasconderli dai giornalisti che seguiranno la mia visita».
Grana per Salvini in visita a Lampedusa: l’emergenza è più contenuta del previsto. Pensava di trovare più migranti nell’hotspot dell’isola, buoni da gettare nel calderone ribollente della campagna elettorale. Eppure proprio ieri, sono state trasferite 850 persone. Sia chiaro, la situazione a Lampedusa resta complicata, con l’hotspot perennemente sovraffollato di migranti e richiedenti asilo, eppure a Salvini la gestione dell’emergenza non è andata giù: «I danni della sinistra sul fronte immigrazione sono evidenti, e proprio in questi istanti la Lamorgese sta trasferendo 850 dei clandestini ammassati a Lampedusa per nasconderli dai giornalisti che seguiranno la mia visita, annunciando perfino 450mila euro per togliere l’immondizia» annunciava ieri su Facebook.
La cosa triste è che potrebbe avere ragione. La cosa ancor più triste è che al centro delle polemiche c’è proprio la gestione dei flussi migratori. Sarebbe stato preferibile per l’ex ministro dell’Interno, trovare una situazione più intricata con la quale criticare chi lo ha succeduto. Pazienza, ci si scaglierà contro la gestione ad hoc del problema.
Il passaggio sull’immondizia si riferisce ai fondi arrivati sempre in questi giorni per migliorare i servizi di raccolta di rifiuti. Proprio adesso che il capitano aveva in programma un comizio dall’isola? Inaccettabile.
Salvini però non si scoraggia e dopo la due giorni in visita a Lampedusa, proseguirà il suo tour elettorale e continuerà a parlare di migranti e ad attaccare Lamorgese anche in Calabria, dopo averlo già fatto in Puglia . Che abbia ragione o torto in realtà poco importa: da qualunque punto di vista si voglia affrontare la questione dei flussi migratori, la campagna elettorale si fa sulla pelle delle persone. Sia che debbano essere utilizzati per contrastare il principio di accoglienza, sia che debbano essere ricollocati in base alla convenienza del momento.
Attualità
Salvini critica Sanremo, Amadeus: «Guardi un film»

Nella conferenza stampa odierna, sollecitato a rispondere sulle esternazioni del ministro dei trasporti Matteo Salvini che si è scagliato contro il Festival di Sanremo in diverse occasioni, Amadeus cala i panni del costituzionalista e difende la scelta di non guardarlo: «si chiama libertà».
Il Festival di Sanremo è cominciato, il Paese è bloccato, internet è monotematico e Salvini ne approfitta per fare polemica. Fino a qui tutto regolare, ma oggi è successa una cosa che non si era mai verificata durante il “mandato” di Amadeus: il conduttore ha risposto a Salvini.
Il Fstival non sembra essere un appuntamento sacro per il ministro. Nei giorni scorsi ha prima criticato la possibile partecipazione in video di Zelensky, successivamente ha criticato la presenza di Paola Enoglu, ieri ha twittato contro l’esibizione di Blanco («che non ho visto») ed oggi, in un’intervista a Rtl 102.5, ha affermato che non guarda e che non guarderà il Festival, al quale preferirà un film.
«Salvini sono quattro anni che se la prende con Sanremo – ha risposto Amadeus quando gli hanno chiesto un commento – Basta non guardarlo. Ho sentito che nella serata della finale guarderà un film, spero che sceglierà un buon film per i suoi ragazzi. Rispetto il pensiero dell’onorevole, si chiama libertà».
Poi anche un passaggio sulle polemiche innescate dalla presenza di Paola Enoglu, che in molti hanno criticato a causa delle parole della celebre pallavolista che ha parlato di razzismo in Italia: «Vuole che uno non parli e questo non va bene. Ieri Benigni ha parlato dell’articolo 21 della Costituzione, mi auguro che lo abbia ascoltato».
Attualità
Salvini contro Zelensky a San Remo: «festival della canzone e non altro»

L’annuncio da parte dei vertici Rai circa la presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Festival di San Remo, con un messaggio video , fa storcere il naso a Matteo Salvini: «se avrò tempo per guardare San Remo sarà per ascoltare le canzoni».
Volodymyr Zelensky sul palco dell’Ariston, in collegamento video. Durante il Festival di San Remo, sarà trasmesso un video messaggio del presidente ucraino Zelensky. L’annuncio è stato dato ieri, sebbene già da qualche mese fosse noto che vi si stava lavorando mei corridoi di viale Mazzini. Una scelta che diventa inevitabilmente politica e che non trova tutti d’accordo. Tra coloro non particolarmente entusiasti alla presenza di Zelensky a San Remo, Matteo Salvini.
«Speriamo che Sanremo rimanga il festival della canzone italiana e non altro» ha affermato il ministro dei Trasporti, che anche in passato ha dimostrato di avere particolarmente a cuore la rassegna musicale e che ha aggiunto che qualora trovasse il tempo per guardare il popolare festival, lo farebbe solo per «ascoltare le canzoni e non per ascoltare altro».
Un’uscita che rinfocola le scintille in maggioranza relativamente al sostegno militare all’Ucraina, che in merito alla politica estera, soprattutto per quanto riguarda il macro tema Russia, non è apparsa monolitica.
Attualità
Scontro tra direttori (e prof): Mentana chiede a Travaglio di dissociarsi da Orsini

«Il signor Orsini sarà chiamato a rispondere di questa falsificazione, ma mi piacerebbe che il tuo giornale si dissociasse» Mentana scrive una lettera a Travaglio in merito ad un articolo pubblicato dal fatto Quotidiano a firma di Alessandro Orsini.
Il direttore del tg di La7 Enrico Mentana ha scritto una lettera al direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio per chiedergli di dissociarsi da un articolo a firma di Alessandro Orsini che il quotidiano ha pubblicato.
Nell’articolo Orsini ha scritto: «i media dominanti hanno assecondato la linea estremista di Biden e la narrazione secondo cui la Russia è uno Stato debolissimo con un esercito di cartone. Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Il Foglio, Libero, Il Giornale, L’Espresso, Radio 24, Enrico Mentana molti altri irresponsabili hanno fatto a gara a sostenere questa rappresentazione grottesca della realtà». In merito a questa frase Mentana scrive a Travaglio: «Il signor Orsini sarà chiamato ovviamente a rispondere di questa offensiva falsificazione, da cui mi piacerebbe che il tuo giornale si dissociasse, al di là della paradossale elezione a “medium dominante” del sottoscritto, direttore del tg sulla rete che ben conosci».
Non si è fatta attendere la replica del direttore de Il Fatto Quotidiano, che pur difendendo la scelta editoriale, cerca di gettare acqua sul fuoco: «Caro Enrico, sulla guerra abbiamo pubblicato e continuiamo a pubblicare pareri molto diversi, anche opposti. Il mio è più vicino a quello del professor Orsini che al tuo, anche perché il suo mi pare più aderente alla realtà che sempre più drammaticamente sta emergendo. Ma non vedo motivi per cui questa polemica, sicuramente aspra, debba approdare in un tribunale». In conclusione, Travaglio si concede un’impertinenza: «Non sottovalutare il tuo peso, e non solo quantitativo per le centinaia (o migliaia?) di ore di maratone sulla guerra, nel panorama dell’informazione televisiva: se non sei “dominante” tu, chi mai lo è?»
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