Mondo
Oltre 400 arresti in Brasile dopo il tentato golpe, Bolsonaro: «respingo le accuse»

Il Ministro della Giustizia Flavio Dino: «terrorismo». Il Giudice della corte Suprema Federale Alexandre de Morales ha destituito il Governatore di Brasilia Ibaneis Rocha: «condotta omissiva». Lula è tornato nella capitale ed ha visitato le sedi del potere saccheggiate dai manifestanti dell’estrema destra durante il tentato golpe.
Dopo diverse ore, polizia ed esercito hanno ripreso il controllo della Praca dos Tres Poderes, la piazza sulla quale si affacciano la Corte Suprema, il Congresso e il Planalto, la sede presidenziale, presi d’assalto ieri da centinaia di manifestanti dell’estrema destra e sostenitori dell’ex presidente Jair Bolsonaro. Il ministro della Difesa del Brasile Flavio Dino ha parlato esplicitamente di tentato golpe ed ha chiamato in causa direttamente Bolsonaro, definito «politicamente responsabile». Lo stesso presidente Luiz Inacio Lula da Lula, che nel frattempo è tornato a Brasilia ed ha visitato i luoghi saccheggiati dai golpisti, nella notte ha parlato alla nazione, condannando le violenze e indicando esplicitamente il suo predecessore come “mandante”: «sono fascisti, è colpa di Bolsonaro».
Accuse respinte però da Bolsonaro che ha affidato ai social la propria risposta, senza mai nominare Lula: «Respingo le accuse, senza prove, attribuitemi dall’attuale capo dell’esecutivo del Brasile. Durante tutto il mio mandato sono sempre stato nel perimetro della Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà. Le manifestazioni pacifiche, secondo la legge, fanno parte della democrazia. I saccheggi e le invasioni di edifici pubblici come quelli di oggi, così come quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017, sono illegali».
Sarebbero oltre 400 le persone arrestate in seguito al tentato golpe in Brasile, secondo quanto riferito dal Governatore Ibaneis Rocha, il quale però non è immune da accuse di mancato intervento contro i golpisti. Addirittura il presidente della Corte suprema brasiliana Alexandre de Moraes ha destituito il governatore di Brasilia per 90 giorni: «La violenta escalation di atti criminali è circostanza che può verificarsi solo con il consenso, e anche l’effettiva partecipazione, dalle autorità competenti per la sicurezza pubblica e l’intelligence». De Moraes ha parlato di «condotta ingannevolmente omissiva», che prima avrebbe rilasciato dichairazioni fuorvianti su quanto stava avvenend nella capitale e poi avrebbe ignorato le richeiste di rafforzamento della sicurezza.
Una sicurezza effettivamente blanda, i cui cordoni hanno facilmente ceduto di fronte ad alcune centinaia di manifestanti, in diversi casi armati. Accuse analoghe d’altronde sono piovute sulla polizia che non avrebbero fatto granché per impedire l’assalto dei manifestanti. Addirittura, hanno fatto scalpore sui social foto e video di poliziotti che scattano selfie con i golpisti. Gran parte delle forze armate brasiliane si è dimostrata ostile al governo Lula da poco insediatosi. Alcuni generali di alto livello hanno perfino palesato pubblicamente le proprie posizioni.
Cronaca
Sparatoria nella fabbrica Mercedes in Germania: due morti

Questa mattina nell’impianto della Mercedes di Sindelfingen, nel sudovest della Germania, si è verificata una sparatoria in seguito alla quale sono morte due persone. Fermato il responsabile, sarebbe un dipendente di una ditta esterna.
La situazione è ora sotto controllo nell’impianto della Mercedes di Sindelfingen, secondo quanto dichiarato alla stampa dal portavoce della polizia di Ludwigsburg Yvonne Schachte, dove questa mattina intorno alle 7:45 si è verificata una sparatoria. Un uomo ha aperto il fuoco nella nell’area degli uffici dei capisquadra.
Due uomini sono stati raggiunti dai colpi. Uno è morto subito, l’altro in seguito al disperato ricovero in ospedale, a causa delle ferite subite. L’attentatore è stato subito fermato. Si tratterebbe di un uomo di 53 anni dipendente di una ditta esterna, che si occupa di logistica.
Non sono note ancora le cause che hanno portato alla sparatoria nella fabbrica della Mercedes in Germania.
Mondo
Nuova strage in Serbia: 8 persone uccise in una sparatoria

Belgrado era ancora sotto shock a causa della prima strage in una scuola verificatasi nel Paese, quando, ad una sessantina di chilometri a sud, si è verificata una nuova sparatoria in Serbia, nella quale sono morte otto persone e ferite tredici.
La nuova strage consumatasi in Serbia si è verificata nella città di Mladenovac, sessanta chilometri a sud di Belgrado, dove lo scorso 3 maggio un ragazzino ha aperto il fuoco con un’arma sottratta al padre ed ha ucciso otto compagni ed il custode dell’istituto. Nella sparatoria di ieri sera, sono morte altre otto persone e sono rimaste ferite altre tredici. Il Paese è sconvolto e c’è il timore che possano verificarsi tentativi di emulazione.
Il killer è già stato arrestato. E’ un ragazzo di 21 anni, che dopo una discussione avvenuta a scuola, sarebbe rientrato a casa ed avrebbe imbracciato il fucile con cui ha compiuto la seconda strage avvenuta in Serbia in una settimana, ancora nei dintorni dei una scuola. Avrebbe incominciato a sparare da un veicolo in movimento su due gruppi di persone, poi sarebbe scappato. dopo una caccia all’uomo lanciata su tutto il Paese, il giovane assassino è stato fermato dalla polizia vicino Kragujevac, nella Serbia centrale.
Per le ricerche, la polizia aveva fatto levare in volo droni ed elicotteri. Sette dei tredici feriti versano in gravi condizioni. Tra le vittime vi sarebbe anche un agente di polizia. Il presidente serbo Vucic dopo le due terribili sparatorie verificatesi nel Paese, ha promesso «un disarmo quasi completo» della popolazione civile.
Mondo
Tajani annulla il viaggio in Francia dopo le parole del ministro Darmanin: «Meloni incapace di risolvere problemi migratori»

Ancora frizioni tra il governo italiano e quello d’oltralpe. dopo che il ministro degli Interni Gérald Darmanin ha affermato durante un trasmissione radiofonica che il governo non è in grado di intervenire sulla questione dei migranti, il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha annullato un viaggio in Francia in cui avrebbe incontrato la sua omologa Catherine Colonna: «non è questo lo spirito».
Avrebbero dovuto parlare della gestione dei flussi migratori ed invece proprio sulla questione migranti si è consumato lo strappo tra Italia e Francia che ha portato il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ad annullare l’incontro che avrebbe dovuto tenere con l’omologa d’oltralpe Catherine Colonna. «Parole inaccettabili. Non andrò in Francia per il previsto incontro. Non è questo lo spirito con il quale si dovrebbero affrontare sfide europee comuni» ha affermato il vicepremier Tajani su Twitter, spiegando per quale motivo ha annullato il viaggio diplomatico in programma in Francia.
A scatenare una reazione così piccata, le parole del ministro degli Interni francese Gérald Darmanin, secondo il quale «Madame Meloni, capo del governo di estrema destra scelto dagli amici di Marine Le Pen» sarebbe «incapace di risolvere i problemi migratori per i quali è stata eletta».
Oltre a questo il ministro francese ha affermato: «C’è un vizio nell’estrema destra, che è quello di mentire alla popolazione. La verità è che in Tunisia c’è una situazione politica grave e l’Italia non è in grado di gestire questa pressione migratoria». Meloni dal canto suo ha scelto di non replicare direttamente al francese. Al suo posto c ha pensato, con una netta presa di posizione il ministro Tajani.
In seguito alle polemiche la Francia ha cercato di gettare acqua sul fuoco: ««La relazione tra Francia e Italia si basa sul rispetto reciproco, tra i nostri due Paesi e tra i loro dirigenti. Questo è lo spirito del Trattato del Quirinale. È anche in uno spirito di solidarietà che il governo francese desidera lavorare con l’Italia per affrontare la sfida comune che rappresenta il rapido aumento dei flussi migratori. Ho parlato con Antonio Tajani al telefono. Gli ho detto che la relazione tra Italia e Francia è basata sul reciproco rispetto, tra i nostri due Paesi e tra i loro dirigenti. Spero di poter accoglierlo presto a Parigi», ha affermato la ministra Colonna.
Non si tratta della prima frizione tra i due Paesi, da quando si è insediato il primo governo Meloni. Sebbene tra i primi passi della presidente del Consiglio ci sia stato proprio un tentativo di “disgelo”, in seguito i due governo si sono attestati nuovamente su posizioni distanti e spesso relative alla questione dei flussi migratori.
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