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Cronaca

Omicidio Massimo Melis, sentita l’ex fidanzata Patrizia

Delitto Massimo Melis

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omicidio massimo melis

Massimo Melis, 52 anni operatore della Croce Verde, è stato freddato con un colpo di pistola alla testa, mentre si trovava a bordo della sua auto. L’omicidio sarebbe avvenuto nella sera di sabato 30 ottobre, ma il cadavere è stato trovato soltanto nel pomeriggio di domenica dentro l’auto parcheggiata in via Gottardo a Torino. La vittima, originaria della Sardegna, era incensurata.

Proseguono le indagini sull’omicidio di Massimo Melis. Gli inquirenti, hanno ascoltato l’ex fidanzata della vittima, tra le ultime persone ad averlo visto vivo. La donna, che vive in via Desana con gli anziani genitori, era stata accompagnata a casa proprio da lui.

Successivamente, secondo una prima ricostruzione, Massimo Melis si sarebbe fermato in auto a fumare una sigaretta, dopo essere stato in un bar di via Gottardo. La zona è stata spesso collegata ad episodi di spaccio. Qui sarebbe stato ucciso con un solo colpo di pistola, che lo ha raggiunto alla tempia sinistra. L’assassino avrebbe poi richiuso la porta della vettura per ritardare il ritrovamento del cadavere.

Un delitto ancora pieno di ombre, una dinamica che lascerebbe pensare ad una vera e propria esecuzione. Il giallo non è stato ancora risolto, ma alcune cose sono state chiarite e contribuiranno nelle prossime ore e giorni a delineare meglio l’ accaduto.

Massimo Melis è descritto da tutti come un uomo “per bene”, senza nessun scheletro nell’armadio. Il 52enne lavorava come soccorritore per la Croce Verde di Torino, guidando ambulanza e portando barelle. I suoi colleghi, alcuni dei quali sarebbero stati sentiti dagli inquirenti, l’hanno descritto come una persona tranquilla e disponibile.

Gli inquirenti battono la pista di uno stalker. Massimo Melis forse scortava la sua ex ragazza, Patrizia, con la quale era stato fidanzato tanti anni fa, ma che era ancora una sua grande amica. La donna gli avrebbe confidato di essere finita al centro da un po’ di tempo, di attenzioni non desiderate.

Parrebbe infatti che un pregiudicato sulla sessantina, con cui aveva avuto una relazione, stesse tenendo d’occhio i movimenti della donna di vent’anni più giovane. Ultimamente aveva ripreso a farsi vedere dalle parti del bar di via Gottardo, dove lavora con la sua famiglia. Patrizia, pur sconvolta dal ritrovamento del cadavere di Massimo Melis, ha messo a fuoco la figura dell’ex, parlando dopo il delitto. E proprio su questa persona si stanno concentrando le indagini, sebbene restino aperte anche altre piste.

A partire da una vecchia relazione, parecchio travagliata, che Massimo Melis aveva avuto in passato. Gli agenti della squadra mobile stanno setacciando tutta la vita della vittima, i tabulati telefonici, dal lavoro alle amicizie, dai movimenti di denaro ai luoghi che frequentava.

La pista dello stalker di Patrizia al momento è quella che sembra portare il maggior carico di indizi. Massimo aveva parlato con alcuni colleghi di lavoro del fatto che quando poteva scortava l’amica fino a casa. E potrebbe essere stato questo a provocare la reazione dell’assassino.

Dunque l’omicidio Massimo Melis, soccorritore e autista di ambulanze per la Croce verde, potrebbe essere stato causato dalla volontà di aiutare un’amica in difficoltà. Ieri diversi testimoni sono stati interrogati. La donna è stata infatti tra le ultime a vederlo vivo ed è stata anche lei a ritrovarlo, il pomeriggio successivo. La madre di lui, non vedendolo rientrare l’aveva chiamata e lei è scesa sotto casa. La Fiat Punto blu di Massimo era nello stesso punto in cui l’aveva parcheggiata la sera prima. E lui era all’interno dell’abitacolo senza vita, ucciso da un colpo alla tempia.

Cronaca

Arrestato sospetto terrorista a Fiumicino: «fa parte dell’Isis»

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113 polizia volante pantera

Ha 32 anni, proviene dal Tagikistan ed era latitante da diverso tempo. Viaggiava sotto falsa identità.

Pendeva un mandato d’arresto internazionale per l’uomo di 32 anni originario del Tagikistan, arrestato oggi all’aeroporto di fiumicino con l’accusa di essere un terrorista dell’Isis. L’uomo si sarebbe arruolato nelle milizie del califfato nel 2014 ed avrebbe combattuto in Siria nello stesso anno.

Secondo quanto riportato da Adnkronos, per eludere le forze dell’ordine che lo cercavano da diverso tempo, viaggiava con documenti fasulli. Sarebbero stati diversi gli alias a sua disposizione, con differenti età e nazionalità, in particolare Uzbekistan, Kirghizistan e Ucraina.

Il sospetto terrorista arrestato oggi è’ atterrato in Italia, a Fiumicino, alle 11:45. Proveniva dall’aeroporto di Eindhoven, nei Paesi Bassi. E’ stato fermato dalla Digos capitolina sotto il coordinamento della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione e con l’aiuto della Polizia di Frontiera di Fiumicino.

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L’ex ministro della Salute Speranza minacciato ad Ostia da un gruppo no-vax

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roberto speranza aggredito dai no-vax ad ostia

Speranza si trovava nel comune laziale per presentare il suo libro: il drappello di contestatori no-vax lo ha bloccato in municipio e si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine.

Doveva presentare il suo libro “Perché guariremo” ma la presentazione è saltata: ad aspettare Roberto Speranza in municipio ad Ostia c’era un nutrito gruppo di no-vax che ha aggredito l’ex ministro della Salute.

Speranza si è rifugiato in municipio e vi è rimasto confinato per una buona mezz’oretta. C’è voluto l’intervento delle forze dell’ordine per disperdere i contestatori e permettergli di uscire senza che si verificassero ulteriori incidenti.

«Assassino» l’epiteto più volte scandito in direzione dell’ex ministro, raggiunto da minacce anche di morte. Nemmeno la moglie di Speranza è stata risparmiata dal drappello di contestatori che l’ha più volte apostrofata come «travestito».

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Cronaca

La figlia di Verdini patteggia una pena di un anno per truffa

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tribunale giustizia sentenza giudice poeta

Fingendosi avvocato, ha assunto le difese di una donna che per anni ha creduto di essere difesa: in realtà la causa non è mai partita e la figlia di Verdini ha patteggiato una pena ad un anno per tentata truffa e falsità materiale.

Non c’è pace per la famiglia Verdini: il padre Denis è in carcere, la figlia Francesca ha come fidanzato Matteo Salvini ed ora anche la figlia Diletta è finita nei guai ed ha patteggiato un anno di pena per tentata truffa ad una badante. Spacciandosi per avvocato, ha “assunto” la difesa della donna, senza mai far partire la causa. Le accuse nei suoi confronti erano di tentata truffa e falsità materiale.

La vicenda è salita agli onori della cronaca grazie ad un servizio de Le Iene. Il Corriere Fiorentino poi ha ricostruito i dettagli. Nel 2016 una donna rumena, in Italia da 17 anni, ha deciso di intentare causa contro le figlie di una signora che aveva assistito, che non avrebbero pagato le sue prestazioni. A questa, Diletta Verdini avrebbe millantato di essere avvocato. La donna si è dunque affidata a lei, che l’avrebbe costantemente tenuta aggiornata sull’evolversi della causa.

Nel 2022 è arrivata pure la bella notizia: la causa è vinta, alla donna vanno 4.300 euro. A stabilirlo una sentenza del tribunale del lavoro di Firenze stampata su carta intestata del tribunale di Firenze con tanto di sezione lavoro, numero di procedimento e firma del giudice. Ma era tutto falso: Diletta Verdini non era un avvocato e la causa non è mai partita.

La signora però non lo sapeva e le chiede quando potrà ricevere il risarcimento che il Tribunale le ha riconosciuto. Il suo legale non risponde chiaramente, tentenna, prende tempo. Ci sono alcuni ritardi tecnici non meglio specificata.

La signora però è perplessa e decide di consultare un altro avvocato, che non ci mette molto a capire la situazione:  la firma sul documento appartiene a una giudice realmente esistente, ma del tutto estranea alla sentenza ed il numero di iscrizione al registro generale corrisponde ad un’altra causa che vede coinvolti altri soggetti. 

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