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Ora i balneari si sentono traditi dal governo: sciopero il 9 agosto

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Il governo non sa come risolvere il dilemma spiagge, con l’Europa che pressa per la messa a gara dei bandi ed i balneari che invece chiedono le tutele promesse in campagna elettorale: il CdM rimanda tutto a settembre e venerdì si terrà lo sciopero delle spiagge.

I balneari incrociano le braccia e proclamano il tanto minacciato sciopero delle spiagge, per venerdì 9 agosto. Due ore con lettini ed ombrelloni chiusi. Abbastanza per creare disagi e far sentire la propria voce. E per non perdere l’incasso di giornata. I prezzi del giornaliero resteranno immutati? Lo scopriremo. Nel mentre inizia a consumarsi la faida tra governo e imprese del settore.

A queste, la destra ha sempre promesso, e finora mantenuto, che le concessioni non sarebbero mai state messe in discussione. FdI all’ultima tornata non ha fatto meno. Ma i tempi sono ormai maturi e la tanto famigerata Direttiva Bolkenstein, mai recepita nel nostro Paese, non può essere ignorata con la stessa facilità con cui lo hanno fatto i governi precedenti. Anche perché una sentenza del Consiglio di Stato ha stabilito che ogni ulteriore proroga è illegittima e che le concessioni sono scadute o scadono il 31 dicembre 2024. E nel 2025 bisognerebbe partire con le gare.

Contro questo finale i balneari, da decenni, si battono in tutti i modi, trovando sempre orecchie pronte ad ascoltare a destra. Ma questa volta, Giorgia Meloni fischietta e fa orecchie da mercante. Il CdM di questa mattina, l’ultimo prima della pausa estiva, non ha licenziato nessun provvedimento in loro favore. Se ne riparlerà a settembre, ma l’impressione che incomincia a sollevarsi è che il vento sia cambiato. La risposta di Fitto, interrogato sul tema, è eloquente nella sua fumosità: «c’è un confronto sul parere motivato che la Commissione europea aveva predisposto ed è un confronto che va avanti con le sue complessità».

E così i balneari, che ora si sentono traditi ed abbandonati, protestano e proclamano lo sciopero delle spiagge. La principale richiesta delle imprese, qualora non si potesse fermare la redistribuzione delle spiagge, rimane il riconoscimento di un indennizzo economico. Qualora la protesta non bastasse si replica il 19, per 4 ore, e il 29 agosto, per 6 ore.

L’Italia è sotto procedura d’infrazione da  parte di Bruxelles per la questione spiagge. L’ultimo tentativo di guadagnare tempo, è stato con la mappatura delle spiagge dello scorso anno. L’Italia sosteneva di non aver bisogno di recepire la Bolkenstein perché, in base ad una nuova mappatura del litorale, solo un terzo delle sue spiagge era occupato, mentre il il resto rimaneva libero. Bruxelles ha guardato bene le carte e si è accorta che nei calcoli il governo aveva incluso anche  coste rocciose, porti commerciali, zone marine protette ed altre aree di fatto non disponibili. E quindi ha risposto picche. Pertanto, secondo le procedure d’infrazione, qualora l’Italia continuasse a non ottemperare, la Commissione potrebbe decidere di deferire la questione alla Corte di giustizia, anche se la maggior parte dei casi viene risolta prima di essere deferita alla Corte.

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