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Parlamento Ue: “L’aborto sia diritto fondamentale”. Ma tutta la destra italiana vota contro

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BRUXELLES – L’aborto deve essere considerato come un diritto fondamentale dell’Ue, e come tale va tutelato. È la richiesta avanzata dal Parlamento europeo con una risoluzione approvata a Strasburgo grazie ai voti dei partiti di centrosinistra, liberali, verdi e anche da numerosi membri del Ppe, il gruppo d’ispirazione democratico-cristiana.

Di questo gruppo, come scrive Europa Today, fa parte anche Forza Italia, i cui eurodeputati, però, si sono schierati con Lega, Fratelli d’Italia e i loro alleati per cercare di respingere il testo. Uniche eccezioni la leghista Gancia e l’azzurro Martusciello.

Non è la prima volta che Strasburgo si schiera a favore del diritto all’interruzione di gravidanza. Già il 9 giugno scorso, un’altra risoluzione aveva ribadito la necessità di tutelare le donne che intendono abortire, e aveva chiesto agli Stati membri di ridurre le limitazioni all’accesso alle cure, a partire dall’alto numero di medici obiettori di coscienza. Il testo aveva suscitato la reazione dei vescovi europei, che aveva messo in guardia il Parlamento sui rischi di questo tipo di posizioni. Per alcuni, tale intervento è stato letto come un tentativo della “Cei” europea di trovare un sostegno a partire dalla Presidente del Parlamento Europeo, esponente del Ppe ed anti-abortista. Tentativo non andato in porto, a giudicare dall’esito del voto.

Nella risoluzione, il Parlamento condanna nuovamente con fermezza il deterioramento della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne negli Stati Uniti e in alcuni Paesi Ue, tra cui l’Italia, e chiede che l’aborto sia inserito all’interno della Carte Ue dei diritti fondamentali. Perché questo avvenga occorre modificare l’articolo 7 della Carta e a tal fine Strasburgo invita i governi dei 27 a riunirsi “per convocare una Convenzione per la revisione dei trattati”.

Sulla scorta di quanto sta avvenendo negli Usa dopo la sentenza della Corte suprema che ha reso illegale l’aborto, i deputati “esprimono inoltre preoccupazione per un possibile aumento del flusso di denaro per finanziare gruppi anti-genere e anti-scelta nel mondo, anche in Europa”, un flusso che arriverebbe proprio dalle potenti associazioni pro-life statunitensi. 

Infine, la risoluzione esorta i governi “a depenalizzare l’aborto, a eliminare e combattere le rimanenti restrizioni giuridiche, finanziarie, sociali e pratiche in alcuni Stati membri”. I Paesi Ue, si legge ancora, “dovrebbero garantire l’accesso a servizi di aborto sicuri, legali e gratuiti, a servizi di assistenza sanitaria prenatale e materna, alla pianificazione familiare volontaria, a servizi adatti ai giovani, nonché alla prevenzione, al trattamento e al sostegno nella lotta all’HIV, senza discriminazione alcuna. La Commissione e gli Stati membri dovrebbero intensificare il loro sostegno politico a favore dei difensori dei diritti umani e dei prestatori di assistenza sanitaria che lavorano per far progredire la salute sessuale e riproduttiva e i relativi diritti”, conclude la nota del Parlamento.

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Da gennaio scatta l’aumento delle pensioni minime: 1,8 euro in più

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calcolo aumento pensioni minime

Quando la manovra è stata chiusa ed inviata alla Camera, diverse critiche aveva attirato l’aumento delle pensioni minime annunciato dal governo. In molti infatti avevano sorriso, considerando irrisorio un aumento di soli 3 euro. Ora che l’aumento  delle pensioni minime è entrato in Gazzetta però, i sorrisi si sono appiattiti, dal momento che la cifra è perfino inferiore: 1,8 euro.

Da gennaio ogni mese il governo offrirà un caffè ai pensionati che riscuotono la minima. Non molto forse, ma è pure sempre il gesto che conta. L’incremento dell’emolumento per chi si è ritirato dal lavoro arriverà a 616,57 euro dai 614,77 euro attuali. Dunque l’aumento delle pensioni minime garantirà ai beneficiari 1,8 euro in più al mese. Lo certifica la Gazzetta ufficiale numero 278 dello scorso venerdì, laddove pubblica il decreto del ministero dell’Economia di concerto con il ministero del Lavoro firmato il 15 novembre dai ministri Giancarlo Giorgetti e Marina Calderone.

Il motivo di questa corsa al ribasso sta nella riformulazione dell’inflazione da recuperare nel 2025 sulle pensioni di Istat. 0,8% e non 1% come precedentemente ipotizzato. A questo 0,8% il governo ha applicato un’addizionale del 2,2%, per poter raggiungere il 3% totale. In questo modo è stato sventato il calo delle pensioni a 598 euro.

Per quanto riguarda le altre pensioni, la situazione non appare più rosea. Il governo ha deciso di tornare al criterio di indicizzazione del governo Prodi applicato anche dal governo Draghi, che funziona a scaglioni. Tutti gli assegni fino a quattro volte il minimo (circa 2.400 euro) avranno il 100% di rivalutazione, quindi tutta l’inflazione dello 0,8%. La parte di assegno tra 2.400 e circa 3 mila euro sarà rivalutata al 90%, pari allo 0,72% di inflazione. La porzione di pensione sopra 3 mila euro recupererà il 75% dell’inflazione, pari allo 0,6%.

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Bersani assolto dall’accusa di diffamazione a Vannacci

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Il Tribunale di Ravenna ha assolto Pierluigi Bersani dall’accusa di diffamazione avanzata dal generale Roberto Vannacci. Il politico, rispondendo ai contenuti del libro “Il Mondo al Contrario” utilizzo l’epiteto «coglione», parlando del militare. Secondo i giudici si trattava di una allegoria.

Bersani non ha diffamato il generale Vannacci. Secondo il tribunale di Ravenna, che si è pronunciato sulla querela avanzata dal militare leghista, «il fatto non sussiste». La Procura, in seguito alla denuncia, aveva chiesto per Bersani una multa da 450 euro per diffamazione aggravata dal mezzo, «provata la penale responsabilità sulla base delle documentazioni audio-video». Bersani in un’intervista, riferendosi all’ipotetico bar Italia immaginato da Vannacci nel suo libro, chiese: «Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile anche dare del coglione a un generale?».

Secondo il giudice, le parole utilizzate dal politico «non possono essere qualificate come metaforiche», ma è successo che «l querelante abbia confuso la figura della metafora con quella della allegoria». Nel caso di Bersani confondere metafora con allegoria è ancor più facile.

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Marina Berlusconi nominata Cavaliere del lavoro: «lo dedico a mio padre»

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marina berlusconi cavaliere del lavoro

Oggi a Palazzo del Quirinale si è tenuta la cerimonia di consegne delle onorificenze dell’Ordine al Merito del Lavoro ai 25 Cavalieri del Lavoro nominati dal Capo dello Stato Sergio Mattarella il 2 giugno, tra cui Marina Berlusconi. 

La famiglia Berlusconi può vantare un altro cavaliere del lavoro: Marina, figlia primogenita di Silvio, ha ricevuto la prestigiosa onorificenza oggi, a Palazzo del Quirinale. Tecnicamente però, si tratta della prima della famiglia, dal momento che il padre si autosospese dalla Federazione dei cavalieri del lavoro nel 2014, in seguito alla condanna per frode fiscale. Lei però dedica il premio proprio al genitore: «Dedico questo riconoscimento a mio padre, che nel 1977 ricevette lo stesso titolo. Sono passati più di quarant’anni, ma ricordo come fosse ieri quella giornata a Roma in cui mia madre, io e mio fratello Pier Silvio lo accompagnammo alla cerimonia per questa onorificenza: ero una bambina, e quel momento resterà per sempre nel mio cuore».

«È un onore grandissimo, per il quale desidero davvero esprimere tutta la mia gratitudine al Presidente Mattarella e al Consiglio dell’Ordine al Merito del Lavoro» ha affermato la presidente del  Gruppo Mondadori, Mediaset e Fininvest e neo Cavaliere Marina Berlusconi.

 

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