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Ranucci: «querele e diffide da Urso, Sgarbi, figli di La Russa ed ex compagno Santanchè, ditemi in quale Paese succede»

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perquisizione della Dia nella redazione di Report e a casa dell'inviato Mondani

La richiesta di convocazione della commissione di vigilanza Rai nei confronti di Report, condotto da Sigfrido Ranucci, è solo l’ultimo episodio di una lunga sequela di diatribe, scandita da querele e diffide, tra la trasmissione ed esponenti dei vari governi che si sono succeduti. Con quello in corso già tre i “conflitti”: le inchieste su Urso, La Russa e Santanchè.

L’ultima puntata di Report ha fatto infuriare Forza Italia, che prima ha provato a bloccare la messa in onda del servizio sull’eredità di Silvio Berlusconi, poi ha invocato la convocazione della commissione di vigilanza Rai. Il conduttore della trasmissione, Sigfrido Ranucci, non è nuovo né alle polemiche, né a diffide e querele ed oggi intervistato da La Stampa difende il lavoro svolto dalla propria redazione, l’autorevolezza delle fonti interpellate e non si dimostra particolarmente preoccupato, semmai infastidito: «Abbiamo già ricevuto la richiesta di risarcimento danni dei figli di La Russa, la querela del ministro Urso, una diffida del sottosegretario Sgarbi e un’altra querela dall’ex compagno e socio della ministra Santanché. Ditemi voi in quale altro Paese succede una cosa del genere».

Da quando il primo governo Meloni si è insediato, come da tradizione, Report ha cominciato a far le pulci ai suoi esponenti. E così ha prima suscitato il disappunto di Fdi, con le inchieste su La Russa e sugli affari del ministro Santanché, e poi FI, con il servizio, l’ennesimo, dedicato a Silvio Berlusconi. A far infuriare Gasparri ed altri azzurri, il fatto che sia stato trasmesso con il voto per le suppletive a Monza in fase di svolgimento. Elezione che comunque ha sorriso al candidato forzista Galliani.

Nel servizio si indagavano vari aspetti legati all’eredità ed ai rapporti di Berlusconi, tra cui: il debito di Forza Italia, il presunto ruolo di “consigliori” di Marta Fascina, il lascito a Dell’Utri, i rapporti con Vittorio Magnano ed il testamento che un sedicente erede indagato per falsità in testamento, ndr] afferma di aver ritrovato in Colombia. Ranucci difende il servizio: «Le nostre fonti sono tutte interne a Forza Italia, compreso un parlamentare e il tesoriere. Ci siamo basati su fatti». Mentre per quanto riguarda il presunto testamento colombiano, il giornalista afferma: «Ho detto chiaramente in studio che noi non crediamo a quella storia, anzi abbiamo fornito elementi utili a mostrarne la non attendibilità».

Ranucci non si dimostra particolarmente spaventato da una possibile convocazione in commissione di vigilanza: «Se ci convocano andremo, per rispetto dell’istituzione. Certo, nessuna trasmissione ha mai avuto più attenzioni da parte della commissione di Vigilanza». Non che per Report sia una novità: «è sempre stato così, abbiamo sempre fatto inchieste su chi è al governo, senza guardare al colore politico». Ma nonostante questo il giornalista afferma «io in Rai, anche adesso, mi sento libero di fare il mio lavoro, senza condizionamenti».

Ed anche le querele e le diffide collezionate dalla trasmissione non fanno temere Sigfrido Ranucci, che si dice abituato, ma allo stesso tempo infastidito: «Abbiamo già ricevuto la richiesta di risarcimento danni dei figli di La Russa, la querela del ministro Urso, una diffida del sottosegretario Sgarbi e un’altra querela dall’ex compagno e socio della ministra Santanché. Ditemi voi in quale altro Paese succede una cosa del genere».

La richiesta di convocazione di commissione vigilanza Rai è stata avanzata dal capogruppo forzista alla Camera Paolo Barelli: «il “metodo Report” è oramai noto: diffusioni di non notizie da fonti non attendibili e ricerca di scoop inesistenti per indebolire l’immagine di qualcuno». Difende il giornalista il responsabile Informazione della segreteria Pd Sandro Ruotolo: «Non è accettabile che Forza Italia intervenga a gamba tesa contro un programma di approfondimento giornalistico. È una minaccia al giornalismo indipendente. Nessuna censura».

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Bersani assolto dall’accusa di diffamazione a Vannacci

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vannacci lega patrioti per l'europa

Il Tribunale di Ravenna ha assolto Pierluigi Bersani dall’accusa di diffamazione avanzata dal generale Roberto Vannacci. Il politico, rispondendo ai contenuti del libro “Il Mondo al Contrario” utilizzo l’epiteto «coglione», parlando del militare. Secondo i giudici si trattava di una allegoria.

Bersani non ha diffamato il generale Vannacci. Secondo il tribunale di Ravenna, che si è pronunciato sulla querela avanzata dal militare leghista, «il fatto non sussiste». La Procura, in seguito alla denuncia, aveva chiesto per Bersani una multa da 450 euro per diffamazione aggravata dal mezzo, «provata la penale responsabilità sulla base delle documentazioni audio-video». Bersani in un’intervista, riferendosi all’ipotetico bar Italia immaginato da Vannacci nel suo libro, chiese: «Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile anche dare del coglione a un generale?».

Secondo il giudice, le parole utilizzate dal politico «non possono essere qualificate come metaforiche», ma è successo che «l querelante abbia confuso la figura della metafora con quella della allegoria». Nel caso di Bersani confondere metafora con allegoria è ancor più facile.

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Marina Berlusconi nominata Cavaliere del lavoro: «lo dedico a mio padre»

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marina berlusconi cavaliere del lavoro

Oggi a Palazzo del Quirinale si è tenuta la cerimonia di consegne delle onorificenze dell’Ordine al Merito del Lavoro ai 25 Cavalieri del Lavoro nominati dal Capo dello Stato Sergio Mattarella il 2 giugno, tra cui Marina Berlusconi. 

La famiglia Berlusconi può vantare un altro cavaliere del lavoro: Marina, figlia primogenita di Silvio, ha ricevuto la prestigiosa onorificenza oggi, a Palazzo del Quirinale. Tecnicamente però, si tratta della prima della famiglia, dal momento che il padre si autosospese dalla Federazione dei cavalieri del lavoro nel 2014, in seguito alla condanna per frode fiscale. Lei però dedica il premio proprio al genitore: «Dedico questo riconoscimento a mio padre, che nel 1977 ricevette lo stesso titolo. Sono passati più di quarant’anni, ma ricordo come fosse ieri quella giornata a Roma in cui mia madre, io e mio fratello Pier Silvio lo accompagnammo alla cerimonia per questa onorificenza: ero una bambina, e quel momento resterà per sempre nel mio cuore».

«È un onore grandissimo, per il quale desidero davvero esprimere tutta la mia gratitudine al Presidente Mattarella e al Consiglio dell’Ordine al Merito del Lavoro» ha affermato la presidente del  Gruppo Mondadori, Mediaset e Fininvest e neo Cavaliere Marina Berlusconi.

 

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Ranucci anticipa nuove inchieste sul Ministero della Cultura: il governo suda freddo

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perquisizione della Dia nella redazione di Report e a casa dell'inviato Mondani

Sigfrido Ranucci domenica torna in onda con una nuova stagione di Report, ma le sue inchieste già fanno tremare il governo ed in particolare il Ministero della Cultura. Le anticipazioni del conduttore fanno pensare ad almeno due inchieste esplosive.

Prima ospite di Lilli Gruber a “Otto e Mezzo” sul La7, poi da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari ad Un Giorno da Pecora su Rai Radio1, Sigfirdo Ranucci ha rilasciato alcune anticipazioni sulle inchieste della nuova stagione di Report, in onda da domenica sera, che già mettono apprensione a Palazzo Chigi e che dovrebbero avere come focus ancora una volta il Ministero della Cultura. Il conduttore non ha rivelato quali sono i suoi scoop, che dovrebbero essere almeno due, ma ha fornito una serie di indizi.

Hanno a che vedere con il Ministero, ma non con l’ex ministro che proprio a causa di una serie di inchieste giornalistiche ha dovuto lasciare il dicastero: «Sangiuliano non c’entra, anzi a Gennaro mando un saluto. È uno dei pochi che sa cosa è la dignità e si è dimesso anche ingiustamente. È una persona che in Rai può dare ancora molto». Ma allora cosa riguarda? «È un nuovo caso Boccia che potrebbe essere al maschile, non riguarda Boccia, ma come modalità di operazione è un caso simile. Ci sono documenti e chat che farebbero ipotizzare responsabilità legate ad alte cariche di Fratelli d’Italia». Quando i conduttori gli chiedono se questa inchiesta possa portare alle dimissioni dell’appena nominato ministro Giuli, il giornalista risponde sornione: «Gli consiglio di guardare Inter-Juve».

Insomma, Ranucci non si sbilancia, ma c’è già abbastanza materiale per mandare in fibrillazione il governo. Il responsabile comunicazione del governo, Giovanbattista Fazzolari, è impegnato a cercare indizi nelle chat di gruppo. Si tratta forse di informazioni provenienti da Francesco Gilioli, ex capo di gabinetto di Sangiuliano, sostituito da Francesco Spano? O sono legate prorpio al suo successore, nominato da Giuli nonostante le controversie con Pro-Vita e i media di destra? Al momento non è chiaro, ma a quanto pare i vertici Rai hanno già ricevuto richieste di chiarimenti e la pretesa di visionare il servizio prima della messa in onda. Resta da vedere se emergeranno ulteriori sviluppi prima della trasmissione di domenica.

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