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Cronaca

Ritrovati i resti del Titan: «implosione catastrofica» che la marina statunitense aveva già rilevato

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implosione titan
Il sottomarino Titan (Foto tratta dalla Pagina Facebook ufficiale di OceanGate).

Un rover statunitense ha ritrovato quelli che sarebbero i detriti del Titan e l’ipotesi è che si sia verificata un’implosione improvvisa poco dopo l’immersione del sottomarino.

Le speranze di ritrovare in vita i passeggeri del Titan erano praticamente svanite ieri mattina alle 11:00 ora italiana, quando in base alle stime è esaurito l’ossigeno a bordo, ma la conferma è arrivata poco dopo quando sono stati trovati i resti del sottomarino diretto al relitto del Titanic. Non sarebbe stata un’agonia lenta quella dell’equipaggio del sommergibile, dal momento che si sarebbe verificata un’«implosione catastrofica» poco dopo l’immersione.

«Crediamo che l’equipaggio del nostro sommergibile sia morto» afferma la OceanGate in una nota. Durante le ricerche, sarebbero stati trovati alcuni detriti del sommergibile, tra cui una parte del telaio e della copertura posteriore. Notizia confermata dalla Guardia Costiera statunitense, che afferma che un ROV della Horizon Arctic ha ritrovato la coda del Titan.

Stockton Rush nel Titan: in primo piano il gaming controller Logitech per pilotarlo.

In base a quanto trapelato oggi sui media d’oltreoceano, la marina Usa avrebbe rilevato fin da subito l’implosione del Titan, grazie ad una tecnologia militare top secret, progettata per individuare sottomarini nemici. Secondo il Wall Street Journal la US Navy si è messa in ascolto non appena le comunicazioni con il sottomarino sono saltate ed avrebbe rilevato l’implosione poco dopo, in un punto vicino a quello in cui sono stati trovati i detriti del sommergibile.

I passeggeri del Titan, Hamish Harding, Shahzada Dawood e il figlio Suleman, Paul-Henry Nargeolet e Stockton Rush, sarebbero morti poco l’immersione in direzione del relitto del Titanic, a causa di un’implosione le cui cause al momento non sono note. I colpi regolari avvertiti da un sonar montata su un aereo canadese erano generati dal «rumore di fondo dell’oceano», secondo la Marina statunitense.

E mentre continuano le polemiche relative alla sicurezza del mezzo ed alla scarsa qualità del sistema di controllo, arrivano quelle sui ritardi nel dare l’allarme. Secondo i famigliari delle vittime infatti, la compagnia avrebbe atteso oltre otto ore prima di avvisare i soccorsi e avviare le operazioni di ricerca.

Cronaca

Grave una ragazza colpita da una statuetta caduta da un balcone a Napoli

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Lo scorso 15 settembre una ragazza di origine padovana in gita a Napoli insieme al fidanzato, è stata colpita da una pesante statuetta in onice caduta da un balcone. Si trova in gravi condizioni.

E’ ricoverata in terapia intensiva dopo essere stata sottoposta ad un delicato intervento chirurgico all’Ospedale del Mare, la ragazza colpita da una statuetta caduta da un balcone a Napoli lo scorso 15 settembre. La giovane si trovava nella città partenopea in compagnia del fidanzato per una vacanza. Mentre percorreva via Sant’Anna di Palazzo ai Quartieri Spagnoli è stat colpita dal pesante manufatto in onice.

Subito dopo l’urto, la ragazza è caduta a terra, priva di sensi e perdendo copiosamente sangue. Trasportata d’urgenza e stabilizzata al vicino ospedale Vecchio Pellegrini, è stata poi trasferita all’Ospedale del Mare. L’incidente si è verificato alle 16. Poco dopo i due avrebbero dovuto raggiungere Capodichino per prendere l’aereo che li avrebbe riportati a Parigi, dove vivono.

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Cronaca

Neonato morto a Parma, accusata la madre 22enne: «nessuno sapeva della gravidanza»

Gli inquirenti hanno trovato i resti di un altro neonato nello stesso giardino. Si pensa ad una confessione.

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Nemmeno la famiglia e l’ex fidanzato della ragazza sarebbero stati a conoscenza della gravidanza della giovane, che avrebbe partorito da sola e non sarebbe stata seguita da un ginecologo. Il corpicino del piccolo è stato trovato nel giardino di casa, ad agosto. Un mese dopo, sono affiorati nuovi resti. La ragazza è accusata di omicidio volontario e occultamento.

Il 9 agosto scorso nel giardino di una villetta di Traversetolo, in provincia di Parma, è stato ritrovato il corpo senza vita di un neonato. In seguito all’esame del Dna è stato possibile identificare la madre, una ragazza di 22 anni, ed il padre, l’ex fidanzato della giovane, che sarebbe stato all’oscuro della gravidanza. E dopo più di un mese dalla prima macabra scoperta, nello stesso giardino sono stati rinvenuti i resti di quello che sembrerebbe un secondo neonato. Gli inquirenti non l’avrebbero scoperto casualmente, ma la scoperta sarebbe il frutto di una confessione.

Nemmeno i genitori della giovane sarebbero stati a conoscenza della gravidanza. La ragazza avrebbe tenuto la cosa nascosta a tutti, non sarebbe stata seguita da un ginecologo ed avrebbe partorito da sola. Non è chiara la causa del decesso del bambino, che l’autopsia ha stabilito fosse vivo al momento del parto, ma la giovane madre è accusata di omicidio volontario ed occultamento di cadavere.

Il primo corpo è stato ritrovato sepolto sotto un sottile strato di terra lo scorso 9 agosto, da un vicino. Sarebbe stato lui a dare l’allarme. Il primo cittadino del comune parmense ha però dato una versione differente. Sarebbe stata la nonna della ragazza a trovare il corpicino, dopo che il cane ha scavato in quel punto. La famiglia non si trovava in zona, ma era partita per una vacanza a New York. Vacanza che non è stata interrotta dopo la scoperta.

Nei giorni scorsi, il secondo ritrovamento. E c’è chi pensa che gli inquirenti siano stati indirizzati in quel punto da una confessione e che abbiano scavato «a colpo sicuro». Secondo quanto trapelato, in base ai primi rilievi effettuati il secondo corpicino sarebbe antecedente al primo e potrebbe essere venuto al mondo, e seppellito, nel 2023.

Si indaga per capire se la madre del neonato trovato senza vita a Parma abbia davvero fatto tutto da sola e se davvero nessuno si fosse accorto della gravidanza della giovane.

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Alpinisti bloccati sul Monte Bianco: «veniteci a prendere o moriremo assiderati»

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alpinisti bloccati sul monte bianco

I loro telefoni non sono più raggiungibili. Sono partiti sabato, nonostante le previsioni meteo non particolarmente favorevoli, e sono stati sorpresi dalla nebbia e dal gelo durante la discesa. «Non sappiamo dove andare ed abbiamo freddo» una delle ultime comunicazioni. Soccorsi resi difficili dalle condizioni metereologiche. Dispersi anche due turisti coreani, dei quali non si conosce nemmeno la posizione.

Due alpinisti italiani di quarant’anni dalle 17:30 di sabato pomeriggio sono rimasti bloccati sul Monte Bianco. Avevano raggiunto la cima ed avevano cominciato la discesa, quando sono stati sorpresi dal maltempo, a circa 200 metri dalla vetta, sul versante francese. Si troverebbero a circa 4.600 metri. LE temperature sono in drastico calo e nebbia e forte vento impediscono loro di vedere e di spostarsi. Si troverebbero infatti a circa 300 metri di altezza da un rifugio d’emergenza, che però non sarebbero in grado di raggiungere. I tentativi di recuperarli per il momento non sono andati a buon fine.

I due alpinisti bloccati sul Monte Bianco, dei quali non sono state rese note le generalità, sono stati descritti come esperti di alta quota, ma non professionisti della montagna. I loro famigliari sono stati avvisati ed alcuni hanno già raggiunto Chamonix. Si sono mossi alla volta della vetta, nonostante le previsioni non fossero delle migliori. Sono partiti dal Rifugio des Cosmiques a quota 3.600 metri la notte tra venerdì e sabato. Probabilmente sono arrivati a 4.800 metri prima di prendere la discesa. Lì sono stati sorpresi dal calo della temperatura e dalla nebbia.

«Non vediamo nulla, veniteci a prendere, rischiamo di morire congelati» avrebbero detto durante l’ultima telefonata. I loro telefoni probabilmente si sono scaricati e non risultano più raggiungibili. In un messaggio hanno reso noto di non potersi muovere: «Siamo finiti in un crepaccio, ma ne siamo usciti, ma adesso non sappiamo bene dove siamo e abbiamo freddo, tanto freddo. Da dove scendiamo?». Trecento metri più in basso c’è il rifugio Vallot, un bivacco di emergenza con coperte.

I tentativi di recuperarli sono immediatamente scattati, ma non sono andati a buon fine. I soccorritori francesi del Pghm, Peloton de gendarmerie de haute montagne, hanno provato a raggiungerli ieri. Una squadra partita alle prime luci dell’alba. si è dovuta fermare all’altezza del Dome du Goûter a 4.200 metri a cause delle condizioni metereologiche. Stesso discorso per il tentativo di stamani alle 7. Le operazioni verranno riprese non appena il tempo lo consentirà. Anche gli elicotteri aspettano di potersi alzare in volo. Il Soccorso Alpino valdostano è in costante contatto con le famiglie degli alpinisti italiani coinvolti.

Mancano all’appello anche due escursionisti corani, dei quali si sono perse le tracce da sabato, ma di loro i soccorritori non conoscono nemmeno la posizione.

 

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