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Cronaca

Roma, disabile precipita da una finestra durante una perquisizione, la sorella: «lo hanno buttato giù»

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polizia interviene in un centro d'accoglienza di Genova per fermare un assalto contro migranti minorenni

Presentata un’interrogazione parlamentare sulla vicenda di Hasib Omerovich, il disabile 36enne di etnia rom, entrato in coma dopo essere precipitato da una finestra della sua abitazione, durante una perquisizione della polizia.

Hasib Omerovich, disabile di 36 anni di origine rom, ma residente a Roma, in un alloggio nelle case popolari del quartiere Primavalle del quale è assegnatario insieme alla famiglia da tre anni, è in coma. Si trova in questo stato dal 21 luglio scorso, quando è caduto dalla finestra dalla sua abitazione. In base a quanto raccontato dalla famiglia, l’incidente sarebbe avvenuto «durante una perquisizione delle forze dell’ordine». La dinamica della caduta non è chiara, ma la sorella, presente in casa in quel momento, punta il dito contro gli agenti di polizia intervenuti. Sarebbero stati loro a provocare la caduta del ragazzo precipitato dalla finestra della sua casa a Roma, durante una perquisizione.

Oggi alla Camera dei Deputati si è tenuta una conferenza stampa nella quale Riccardo Magi, deputato di +Europa, e Carlo Stasolla, portavoce di Associazione 21 luglio e degli avvocati della famiglia, hanno presentato un’interrogazione parlamentare sull’accaduto. Era presente anche Fatima Sejdovic, madre di Hasib.

Secondo alcuni residenti del quartiere, il ragazzo, sordomuto, in diverse occasioni avrebbe importunato alcune ragazze che incontrava. Sui social erano perfino stati pubblicati alcuni post, con tanto di foto del trentaseienne, che invitavano a prestare attenzione, ma anche che auspicavano la presa di «provvedimenti». Qualcuno avrebbe addirittura messo in guardia la sua famiglia, come il proprietario di un bar della zona che avrebbe detto alla sorella del ragazzo, anch’essa disabile, che c’era chi lo voleva «mandare in ospedale». Il titolare del locale avrebbe anche chiesto un incontro per il giorno successivo, al quale avrebbe dovuto prendere parte anche Hasib.

Invece, il giorno seguente, la sorella racconta che si sono presentati a casa loro quattro poliziotti in borghese, una donna e tre uomini. In quel momento in casa i genitori dei due fratelli non erano presenti. Sempre secondo quanto riportato dalla ragazza, gli agenti avrebbero chiesto loro i documenti e scattato alcune foto, dopodiché la donna avrebbe abbassato le serrande e gli altri tre avrebbero aggredito il ragazzo. «Lo hanno picchiato col bastone, lui è caduto e hanno iniziato a dargli i calci. È scappato e si è chiuso in camera». Gli agenti avrebbero allora sfondato la porta della stanza in cui si trovava. E’ sempre la sorella del ragazzo a raccontare gli attimi successivi ed afferma, sebbene non abbia visto con chiarezza tutto quello che è accaduto in questa fase concitata, che «gli hanno dato calci e pugni e lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giù».

Nella camera sono state trovate tracce di sangue, un termosifone divelto e una scopa con il manico spezzato. Ancora secondo la sorella di Hasib racconta che è stata usata per picchiare il ragazzo in coma dopo essere caduta dalla finestra. Sul caso del ragazzo precipitato dalla finestra durante una perquisizione della polizia indaga la Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo per tentato omicidio e disposto il sequestro degli oggetti ritrovati nella stanza da cui è precipitato il trentaseienne, oltre ad aver chiesto spiegazioni agli agenti, circa le motivazioni che hanno condotto alla perquisizione.

Cronaca

Avvocatessa di Genova condannata per tentato omicidio con riti voodoo

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tentato omicidio con riti voodoo

In base alle accuse, la donna ha cercato di appropriarsi del patrimonio di una 86enne di cui era amministratrice di sostegno: oltre ad avergli già spillato un milione di euro, avrebbe commissionato riti voodoo per farla sparire.

Commettere l’omicidio perfetto, è quasi impossibile: un testimone, un’impronta, qualche elemento che sfugge anche se si ripulisce la scena del crimine, alla fine, spesso, saltano fuori. E allora, come si può far sparire una persona, senza lasciare tracce dietro di sé? Attraverso riti voodoo, stando al piano di un’avvocatessa genovese che avrebbe cercato di appropriarsi del patrimonio di un’anziana di 86 anni del quale amministrava il patrimonio e nei cui confronti avrebbe ordito un tentato omicidio.

Queste sono le accuse per le quali è stata condannata a 5 anni di reclusione con rito abbreviato l’avvocatessa, ritenuta responsabile di peculato e falso. La donna è stata inoltre accusata di tentato omicidio attraverso riti voodoo. Per il “reato impossibile” previsto dall’articolo 49 del Codice Penale, è stata sottoposta inoltre a 18 mesi di libertà vigilata.

Secondo quanto ricostruito dal Tribunale dunque, l’avvocatessa avrebbe tentato di compiere un omicidio, giudicato appunto impossibile, commissionando riti voodoo. Per tale rato non è prevista una condanna, ma una misura di sicurezza.

L’avvocatessa conosceva molto bene la vittima: era la sua amministratrice di sostegno, oltre ad esserne l’erede disegnata. Dal patrimonio dell’anziana sarebbe già sparito un milione di euro e la parte lesa ha rifiutato di chiudere la questione in maniera bonaria. Le erano infatti stati offerti due appartamenti, dal valore ingente, ma la signora ha preferito proseguire nell’iter giudiziario. L’avvocatessa, oltre alla condanna, è stata raggiunta anche dall’interdizione perpetua dei pubblici uffici e la confisca dei beni.

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Cronaca

Detenuto evaso dalla finestra del Pronto Soccorso a Milano, agente in coma

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Questa mattina al San Paolo di Milano un detenuto è evaso lanciandosi dalla finestra del Pronto soccorso in cui era stato ricoverato d’urgenza. Un poliziotto ha provato ad inseguirlo, ma ha sbattuto la testa ed ora si trova in gravissime condizioni.

Sembra la sceneggiatura di un film, invece è quanto avvenuto all’alba di questa mattina, giovedì 21 settembre, al Pronto Soccorso dell’ospedale San Paolo di Milano, dal quale è evaso un detenuto trasportato d’urgenza dopo una rissa in carcere, che si è lanciato dalla finestra. Un agente del servizio di scorta ha provato ad inseguirlo, ma ha sbattuto violentemente il capo ed ora si trova ricoverato in gravi condizioni. E’ in coma.

Il detenuto, magrebino detenuto a San Vittore, è stato portato al San Paolo ieri sera dopo una colluttazione con altri carcerati, in seguito alla quale ha riportato diverse ferite. Questa mattina, alle 5:25, la fuga: ha aperto la finestra e si è buttato dal secondo piano. L’agente che lo aveva in custodia si è lanciato a sua volta, ma non è atterrato altrettanto bene ed ha picchiato il capo.

Trasportato d’urgenza in un altro ospedale, dove è stato sottoposto ad un delicato intervento chirurgico, si trova in gravissime condizioni. sono in corso le ricerche per individuare il detenuto evaso dalla finestra dell’ospedale a Milano.

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Attualità

Sindaco di Portofino accusato di vendere borse false nella sua tabaccheria

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sindaco di portofino accusato di vendere borse false

Un articolo de Il Fatto Quotidiano accende i riflettori su Matteo Viacava, primo cittadino della nota località ligure. Le opposizioni chiedono le sue dimissioni.

Merce contraffatta venduta a poche centinaia di metri dalla celebre piazzetta. L’accusa, lanciata da Il Fatto Quotidiano, non riguarda qualche ambulante irregolare, bensì il sindaco di Portofino, Matteo Viacava, che secondo il quotidiano ha esposto borse false sugli scaffali della sua tabaccheria. Per questo fatto la Lista Sansa nel Consiglio regionale della Liguria ne ha chiesto le dimissioni.

L’atto d’accusa non è declinato propriamente in politichese: «Di solito sono i senegalesi a vendere le borse “taroccate”. A Portofino è il sindaco […] Quando a vendere le borse false per strada sono degli immigrati ecco piombare le forze dell’ordine a riempire verbali, denunce e provvedimenti di espulsione. Ma quando, stando a quanto scrive ‘il Fatto’ con tanto di fotografie, lo fa addirittura il sindaco?».

Il caso è particolare: Portofino è da sempre considerata una meta per gli amanti del lusso e delle migliori griffe. Proprio questa sua esclusività attira da decenni turisti facoltosi, attratti dall’immagine luxury della località. Che il primo cittadino possa vendere merce contraffatta non viene visto come un biglietto da visita appropriato.

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