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Ruggieri (FI) denuncia in Commissione Vigilanza RAI Ranucci di Report: «mi ha minacciato». Il giornalista: «tutto falso»

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In Commissione vigilanza RAI si torna a parlare di Report e in particolare del conduttore della trasmissione, Sigfrido Ranucci. Dopo che negli scorsi mesi è stato accostato ad episodi di abuso sessuale mai verificati, ieri il parlamentare di Forza Italia Andrea Ruggieri lo ha accusato, di fronte all’amministratore delegato Fuortes, di averlo insultato e di avergli rivolto minacce, chiedendo che venisse sospeso. Il giornalista non ci sta e replica che si tratta di accuse infondate, anche se non nega di aver avuto uno scambio molto acceso con il deputato. L’ad intanto non prende posizione e passa la palla all’audit.

Doveva essere una riunione di routine, la scusa per scambiarsi i complimenti per i buoni risultati registrati dall’ultima edizione del festival di San Remo. Invece, alle battute finali dell’incontro in Commissione Vigilanza di ieri, il parlamentare forzista Andrea Ruggieri sgancia la bomba, di fronte all’amministratore delegato Carlo Fuortes, ed accusa di minacce e dossieraggio Sigfrido Ranucci, conduttore del celebre programma d’inchiesta Report.

Secondo il deputato, il giornalista gli avrebbe rivolto insulti pesanti e perfino minacce, collegate all’esistenza di presunti dossier molto scottanti, che sarebbero in mano al giornalista e che vedrebbero protagonisti alcuni politici. Ranucci, che ha sempre rigettato le accuse nei suoi confronti, sostiene di non aver minacciato nessuno, ma ammette di aver avuto uno scambio non proprio edificante su WhatsApp con il deputato. I messaggi, pubblicati da Open, effettivamente contengono parole molto dure, ma appaiono privi di carattere minatorio.

Il motivo della diatriba tra il parlamentare il politico non è nuovo. Riguarda accuse di molestie sessuali, non meglio specificate e mai dimostrate, avanzate nei confronti del giornalista. Lo scorso novembre infatti, sempre ad una riunione della Commissione di vigilanza Rai, i parlamentari Davide Faraone di Italia Viva e Andrea Ruggieri di Forza Italia, hanno ritirato fuori una lettera anonima, che già era circolata negli ambienti di viale Mazzini, riguardante appunto presunti episodi di molestie sessuali perpetrati da Ranucci. Gli episodi in questione non hanno mai trovato riscontri, anzi le dirette interessate hanno tutte testimoniato a favore del giornalista, che ha sempre respinto con forza queste accuse e le ha bollate come un tentativo di screditare la sua immagine, per ostacolare le inchieste della sua trasmissione.

Il giorno dopo l’audizione in cui questa lettera è stata ritirata fuori, il conduttore ha avuto una scambio molto duro con Ruggieri su WhatsApp, durante il quale ha definito spregevole il comportamento mantenuto dai parlamentari nei suoi confronti. Proprio da questo scambio epistolare non proprio disteso, è scaturita la denuncia di Ruggieri nei confronti di Ranucci di Report. L’accusa di minacce si collega al passaggio in cui Ranucci fa cenno a circa «78 mila [dossier]» che «arrivano [in redazione] anche su di voi come normale», prima di spiegare che «io dossier anonimi non ne ho mai usati. Anche se ne arrivano a decine sui politici… tutti… tra uso di cocaina, scene da basso impero su yacht, io ho una dignità». Oggi Ranucci intervistato da Corriere ha spiegato che si riferiva alle mail che giungono in redazione: «78 mila sono le segnalazioni che mi sono arrivate via email con nome e cognome. Io ho semplicemente stigmatizzato il fatto che siano stati sdoganati dossier anonimi e ho usato parole ruvide solo dopo che mia figlia, avendo letto di me e delle presunte molestie, si è messa a piangere».

Ruggieri all’audizione in Commissione Vigilanza ha chiesto all’amministratore delegato la sospensione per il giornalista. Carlo Fuortes si è limitato a definire le accuse come «affermazioni serie e gravi» prima di rinviare la questione all’audit, stoppando la discussione. Per il momento.

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Il film di Paola Cortellesi campione di incassi non ha ricevuto finanziamenti ministeriali: «opera non straordinaria»

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Per fortuna della regista, “C’è ancora domani” sta stupendo tutti al botteghino, dal momento che la commissione del Ministero della Cultura lo scorso anno le ha bocciato i finanziamenti.

Al bando “Contributi selettivi 2022 – II Sessione”, Categoria «Produzione di opere cinematografiche di lungometraggio di particolare qualità artistica e film difficili con risorse finanziarie modeste», il film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, che ha guadagnato i consensi della critica e sta sbancando al botteghino, è arrivato 51°, ultimo posto in classifica, non ricevendo dunque finanziamenti ministeriali: «Progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale».

In sostanza, il film di Paola Cortellesi, che sta trainando il cinema italiano in questi giorni e che ha sollevato un dibattito di stringente attualità sulla violenza domestica, secondo il Ministero era di «non straordinaria qualità» e dunque non meritava i finanziamenti statali. “C’è ancora domani” ha già guadagnato 20 milioni di euro, terzo nel 2023 dietro Oppenheimer e Barbie. Era dai tempi dell’ultimo film di Checco Zalone che una pellicola italiana non faceva strappare tanti biglietti.

Dal Ministero, con una nota, precisano però che il film può contare su un ritorno economico aggiuntivo di 3,5 milioni di euro grazie al tax credit, la legge sul credito di imposta, e che la decisione è stata presa quando il dicastero era retto dall’ex ministro Dario Francheschini.

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Respinto il ricorso di due congregazioni religiose: l’ayahuasca resta proibita

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Due congregazioni avevano presentato ricorso contro la decisione del Ministero della Sanità di inserire la sostanza ricavata da una liana nell’elenco di quelle vietate, per motivi religiosi. Il Consiglio di Stato ha dato loro torto.

L’ayahuasca è una sostanza allucinogena che si ricava da alcune liane sudamericane e che viene impiegata nei rituali degli sciamani dell’Amazzonia, ma non soltanto. Due congregazioni religiose operanti in Italia infatti hanno presentato ricorso contro la decisione del Ministero dell’Interno di inserirla nell’elenco delle sostanze vietate, nel 2022. Il Consiglio di Stato però ha respinto il ricorso.

La «Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale» con sede in provincia di Reggio Emilia, e il «Centro espírita beneficente união do vegetal in Italia», che invece è a Milano nei pressi di San Vittore, come riporta il Corriere della Sera si erano opposte a questa decisione perché l’ayahuasca è al centro delle liturgie delle due congregazioni. I fedeli la reputano una manifestazione del sangue di Gesù Cristo ed è al centro delle loro funzioni religiose.

Potrebbero però esserci nuovi risvolti ed un nuovo iter legale. I giudici infatti hanno sostenuto, bocciando il ricorso, che le chiese non avrebbero dovuto chiedere l’eliminazione dell’ayahuasca dall’elenco delle sostanze proibite, bensì una dispensa per uso controllato.

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Il caso Bobo TV: Vieri minaccia querele a Ventola, Adani e Cassano

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Lo scioglimento della formazione orignale della Bobo TV ha creato molto scalpore tra i fan ed ha provocato un reciproco scambio di accuse tra i protagonisti, culminati con le minacce di querele di Vieri a Cassano, Ventola e Adani.

Un quartetto si scioglie creando molto scalpore tra i fan, con i membri che iniziano a scambiarsi reciproche accuse. Non stiamo parlando dell’ultimo periodo dei Beatles, bensì del caso mediatico del momento: la separazione Tra Vieri, Adani, Ventola e Cassano nella Bobo TV. Dopo che l’ex numero 32 è apparso misteriosamente da solo in diretta, dai tre vecchi compagni di viaggio sono piovute tantissime accuse. Al punto che oggi Vieri, mediante il suo legale, ha ventilato minacce di querele per diffamazione a Ventola, Adani e Cassano.

I tre hanno affermato di essere stati gradualmente messi da parte, mentre la controtesi del padrone di casa è di essere stato scaricato dai suoi ex compagni di viaggio. Vieri ha fornito la propria versione dei fatti con un post su Instagram nel quale afferma che sarà l’unica occasione in cui tornerà sull’argomento: «Il 31 ottobre ho avuto un diverbio con Lele sulle strategie social future della Bobo Tv. Poi tutto è finito lì e non è stato scritto più niente da parte di nessuno. Tre giorni dopo, a poche ora dal live della puntata, Lele, Antonio e Nicola mi hanno comunicato con tre vocali che non si sarebbero presentati. Mi sono trovato in grandissima difficoltà e in un angolo. Da quel momento per me è finito tutto».

Poi l’ex bomber conclude: «Sento parlare di rispetto per la gente e di tanto altro, ma in quel momento i miei tre amici mi hanno lasciato solo. Ho pensato di non fare la diretta, per chi mi era vicino mi ha fatto capire che la Bobo Tv ha il mio nome, che c’erano persone in Plb world che avevano prenotato per godersi una serata in compagnia o che avevano fatto l’abbonamento al canale, quindi mi sono convinto, nonostante l’umore, ad andare in onda con il sorriso ripartendo da zero. Era giusto così, perché i professionisti si comportano in questo modo».

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