Attualità
Sanremo, continua il boom di ascolti. E’ Zalone show: favola anti-omofoba, dissing ai rapper e prende in giro i virologi

SANREMO – Ancora boom di ascolti per Sanremo: la seconda puntata del festival ha raccolto oltre 11 milioni di telespettatori con quasi il 56% di share.
Star della serata, indubbiamente, Checco Zalone che ha iniziato il suo intervento a Sanremo dalla galleria: “Parto da qui perché questa è la mia gente, la gente vera, e voglio partire da qui, umiltà, Amadeus, voglio partire con loro, perché amo il popolino”. L’ironia sulla commozione che sembra coinvolgere tutti sul palco dell’Ariston, Amadeus messo alla berlina per il maschilismo, la rilettura della favola di Cenerentola in chiave lgbtq: Checco Zalone porta la sua irriverenza sul palco dell’Ariston. Prima finge commozione, “mi sento un Maneskin”, riferendosi alle lacrime di Damiano, poi spiega: “Vengo da un piccolo paese, da Capurzo. Mi merito tutto questo? Poi vedo te e dico ‘sì, me lo merito'”.
Poi la favola politicamente scorretta con cui rilegge Cenerentola in chiave anti-omofoba, il rap sui disagi di chi è “poco ricco”, la canzone dei virologi preoccupati per la fine della pandemia che ha fatto la loro fortuna: l’irriverenza di Checco Zalone lascia il segno sulla seconda serata del Festival di Sanremo.
Accompagnato da Amadeus, voce narrante al leggio, Zalone ha quindi raccontato la sua storia lgbtq ambientata in Calabria: protagonista è Oreste, trans brasiliana che viene invitato al ballo a corte. E’ colpo di fulmine con il principe, ma il re omofobo non vuole: peccato però che il sovrano sia un “cliente affezionato” di Oreste. “Stiamo facendo servizio pubblico”, graffia Zalone. Rilegge Mia Martini con “Che ipocrisia nell’universo” e conclude con l’ennesimo doppio senso: “Se ci sono denunce, querele interrogazioni parlamentari, il foro di competenza è di Amadeus”.
Nel secondo sketch ‘dissa’ scherzosamente i rapper, soprattutto milanesi, quelli che si danno l’aria di essere cresciuti sulla strada ma, in realtà, così tanto disagiati non sono. Semmai “poco agiati”.
Ed infatti la canzone, ovviamente rap, si intitola “Poco ricco”. Prima di eseguirla, Checco (ribattezzatosi Ràgadi) esclama ad Amadeus: “Con questo brano vincerò io il Festival”. Ed ecco il brano: il protagonista è un ragazzo ormai quasi maturo, che col rap ha fatto i soldi e, parlando di sé stesso, ricorda gli anni in cui era non disagiato ma “poco agiato”: “Che ne sai di me, della mia Playstation 2 quando già da un po’ c’era la 3”.
Il rapper poco agiato vedeva “l’insegna di Prada” ma sentiva “una voce amara che ti dice Zara” e si lascia incantare dal Porsche nero, ma lo vuole “a chilometro zero”. E poi viveva in un “quartiere galera” a “tre chilometri da Brera” e, guardando la ringhiera tipica dei vecchi quartieri popolari milanesi, pensava “stavolta m’impicco”. E’ il momento del ritornello: “Sento ancora le ferite di quando ero poco ricco, sai, ci penso quando attracco con il mio caicco”. Insomma, nel frattempo il rapper che veniva dalla strada si è fatto il kayak a vela.
“Com’ero poco ricco”, continua Checco-Ràgami, “quando compro i croccantini del mio cane bracco. ‘Da chi li hai comprati’? Da Cracco!”. Della nuova ricchezza beneficiano, ovviamente, anche i genitori. Come la madre, “devastata dopo yoga la mattina, dentro casa una sola filippina”, che finalmente può avere quarantaquattro botulini di fila, o il padre, “ricordo mio padre con le puttane in viale Monza, quella a venti euro bassa e con la panza, adesso ho un padre eccezionale, va a p*****e dentro il Bosco verticale”.
Quanto a lui, naturalmente ha ora un trilocale in corso Como: “Dal terrazzo guardo il Duomo, lo compro io, si può sfrattare Dio?”. Il ‘cash’, però, assicura Checco, “non lo ha cambiato”. Terminato il pezzo, se ne va salutando il pubblico con “buon Pnrr a tutti!”.
Poi ancora: canta come Al Bano ed è suo cugino, Oronzo Carrisi da Cellino San Marco: è il personaggio con cui Checco Zalone sbertuccia i virologi. “Prima a Cellino il virologo stava sotto il podologo e l’estetista, poi c’è stato il riscatto: vorrei dirlo a tutti i giovani vulcanologi, tornadologi, marematologi: non vi preoccupate, prima o poi Fabio Fazio vi chiama pure a voi. Stavo per abbandonare la virologia, poi è arrivato il primo tampone positivo di Cellino San Marco e mi ha cambiato la vita”. “Questa variante segnerà la fine della pandemia, è d’accordo?”, gli chiede Amadeus. “Chiedi se un virologo è d’accordo con un altro virologo? Purtroppo – sottolinea – la pandemia sta per finire, è brutto pure per te, perché secondo te alle 8 quando finisce la pandemia la gente guarda quella cazzata dei Soliti ignoti? Non ti prende più neanche Tele Cellino”. Poi canta ‘Pandemia ora che vai via”, firmata da tutti i virologi, da Brusaferro a Burioni, da Pregliasco a Rezza e a dirigere l’orchestra c’è “Beppe Virussicchio”.
Attualità
Il film di Paola Cortellesi campione di incassi non ha ricevuto finanziamenti ministeriali: «opera non straordinaria»

Per fortuna della regista, “C’è ancora domani” sta stupendo tutti al botteghino, dal momento che la commissione del Ministero della Cultura lo scorso anno le ha bocciato i finanziamenti.
Al bando “Contributi selettivi 2022 – II Sessione”, Categoria «Produzione di opere cinematografiche di lungometraggio di particolare qualità artistica e film difficili con risorse finanziarie modeste», il film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, che ha guadagnato i consensi della critica e sta sbancando al botteghino, è arrivato 51°, ultimo posto in classifica, non ricevendo dunque finanziamenti ministeriali: «Progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale».
In sostanza, il film di Paola Cortellesi, che sta trainando il cinema italiano in questi giorni e che ha sollevato un dibattito di stringente attualità sulla violenza domestica, secondo il Ministero era di «non straordinaria qualità» e dunque non meritava i finanziamenti statali. “C’è ancora domani” ha già guadagnato 20 milioni di euro, terzo nel 2023 dietro Oppenheimer e Barbie. Era dai tempi dell’ultimo film di Checco Zalone che una pellicola italiana non faceva strappare tanti biglietti.
Dal Ministero, con una nota, precisano però che il film può contare su un ritorno economico aggiuntivo di 3,5 milioni di euro grazie al tax credit, la legge sul credito di imposta, e che la decisione è stata presa quando il dicastero era retto dall’ex ministro Dario Francheschini.
Attualità
Respinto il ricorso di due congregazioni religiose: l’ayahuasca resta proibita

Due congregazioni avevano presentato ricorso contro la decisione del Ministero della Sanità di inserire la sostanza ricavata da una liana nell’elenco di quelle vietate, per motivi religiosi. Il Consiglio di Stato ha dato loro torto.
L’ayahuasca è una sostanza allucinogena che si ricava da alcune liane sudamericane e che viene impiegata nei rituali degli sciamani dell’Amazzonia, ma non soltanto. Due congregazioni religiose operanti in Italia infatti hanno presentato ricorso contro la decisione del Ministero dell’Interno di inserirla nell’elenco delle sostanze vietate, nel 2022. Il Consiglio di Stato però ha respinto il ricorso.
La «Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale» con sede in provincia di Reggio Emilia, e il «Centro espírita beneficente união do vegetal in Italia», che invece è a Milano nei pressi di San Vittore, come riporta il Corriere della Sera si erano opposte a questa decisione perché l’ayahuasca è al centro delle liturgie delle due congregazioni. I fedeli la reputano una manifestazione del sangue di Gesù Cristo ed è al centro delle loro funzioni religiose.
Potrebbero però esserci nuovi risvolti ed un nuovo iter legale. I giudici infatti hanno sostenuto, bocciando il ricorso, che le chiese non avrebbero dovuto chiedere l’eliminazione dell’ayahuasca dall’elenco delle sostanze proibite, bensì una dispensa per uso controllato.
Attualità
Il caso Bobo TV: Vieri minaccia querele a Ventola, Adani e Cassano

Lo scioglimento della formazione orignale della Bobo TV ha creato molto scalpore tra i fan ed ha provocato un reciproco scambio di accuse tra i protagonisti, culminati con le minacce di querele di Vieri a Cassano, Ventola e Adani.
Un quartetto si scioglie creando molto scalpore tra i fan, con i membri che iniziano a scambiarsi reciproche accuse. Non stiamo parlando dell’ultimo periodo dei Beatles, bensì del caso mediatico del momento: la separazione Tra Vieri, Adani, Ventola e Cassano nella Bobo TV. Dopo che l’ex numero 32 è apparso misteriosamente da solo in diretta, dai tre vecchi compagni di viaggio sono piovute tantissime accuse. Al punto che oggi Vieri, mediante il suo legale, ha ventilato minacce di querele per diffamazione a Ventola, Adani e Cassano.
I tre hanno affermato di essere stati gradualmente messi da parte, mentre la controtesi del padrone di casa è di essere stato scaricato dai suoi ex compagni di viaggio. Vieri ha fornito la propria versione dei fatti con un post su Instagram nel quale afferma che sarà l’unica occasione in cui tornerà sull’argomento: «Il 31 ottobre ho avuto un diverbio con Lele sulle strategie social future della Bobo Tv. Poi tutto è finito lì e non è stato scritto più niente da parte di nessuno. Tre giorni dopo, a poche ora dal live della puntata, Lele, Antonio e Nicola mi hanno comunicato con tre vocali che non si sarebbero presentati. Mi sono trovato in grandissima difficoltà e in un angolo. Da quel momento per me è finito tutto».
Poi l’ex bomber conclude: «Sento parlare di rispetto per la gente e di tanto altro, ma in quel momento i miei tre amici mi hanno lasciato solo. Ho pensato di non fare la diretta, per chi mi era vicino mi ha fatto capire che la Bobo Tv ha il mio nome, che c’erano persone in Plb world che avevano prenotato per godersi una serata in compagnia o che avevano fatto l’abbonamento al canale, quindi mi sono convinto, nonostante l’umore, ad andare in onda con il sorriso ripartendo da zero. Era giusto così, perché i professionisti si comportano in questo modo».
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