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Si riaccendono le ostilità al confine tra Armenia e Azerbaijan, i media russi: «ristabilito il cessate il fuoco»

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scontri al confine Armenia-Azerbaijan-Nagorno Karabakh
Fonte foto Wikimedia Commons

Scambio di accuse reciproche tra Armenia e Azerbaijan, dove lungo il confine si sono verificati scontri e bombardamenti. Tra i due paesi, formalmente in guerra da decenni, è in vigore un fragile cessate il fuoco, spesso violato e non rispettato. Nodo delle ostilità, la regione del Nagorno Karabakh, formalmente sotto il controllo azero, ma a prevalenza etnica armena, che ha proclamato la propria indipendenza, ma non è riconosciuta. Presente nella zona un contingente di peacekeeping russo.

Le ostilità che sono scoppiate nella notte lungo confine tra Armenia e Azerbaijan, dove si sono verificati scontri e bombardamenti, sarebbero terminate e sarebbe stato ristabilito il cessate il fuoco. Sebbene manchino al momento conferme da parte armena, i media azeri, rilanciati da quelli russi, hanno riportato la notizia. Torna in stallo la situazione nella regione contesa del Caucaso meridionale, nella quale rimangono tesi i rapporti tra i due stati.

Nella notte si sono reciprocamente scambiati accuse di bombardamenti. Prima gli azeri, che hanno denunciato di aver subito perdite e danni, poi gli armeni, che hanno parlato di raid con i droni. Nelle scorse settimane si è registrato un inasprimento dei rapporti ed un riacuirsi delle tensioni, con sparatorie ed incidenti lungo il confine.

In seguito alla ripresa degli scontri, il Consiglio dei ministri armeno, citato dall’agenzia di stampa russa Tass, avrebbe richiesto l’intervento di Mosca in virtù del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza tra Armenia e Russia. «È stata presa la decisione di appellarsi formalmente alla Federazione Russa al fine di attuare le disposizioni del Trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza. Ci sarà anche un appello all’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (Otsc) e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in relazione all’aggressione contro il territorio sovrano dell’Armenia». L’Otsc è un’alleanza militare creata nel 1992 di cui fanno parte Armenia, Russia, Bielorussia, Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan.

Nonostante l’accordo sul cessate il fuoco del 2020 mediato da Vladimir Putin, Azerbaijan e Armenia non hanno mai davvero avviato un processo di distensione dei rapporti e la situazione al confine rimane sempre in bilico, con scontri, sconfinamenti e violazioni che si sono susseguiti nel corso degli anni. Rimane il nodo del Nagorno Karabakh la regione a netta prevalenza etnica armena, ma formalmente sotto il controllo azero. Sebbene abbia proclamato la propria indipendenza come Repubblica dell’Artsakh, sostenuta dall’Armenia, fa parte del territorio dell’Azerbaijan. Nel territorio del Nagorno Karabach sono presenti contingenti di peacekeeping russi, e in misura minore turchi, per rafforzare il cessate il fuoco.

Il Nagorno Karabach è stato teatro di una guerra a forte tinte nazionaliste, ufficialmente combattuta tra il 1992 e il 1994 tra Armenia e Azerbaijan. La regione, prevalentemente abitata da armeni, venne assegnata dai sovietici all’Azerbaijan. In seguito alla proclamazione d’indipendenza di quest’ultimo, la regione autonoma ne approfittò per proclamare la propria secessione, dando avvio a una lunga stagione di scontri che permane ancora oggi. Nel maggio del 1994 con l’accordo di Biskek è stato firmato il cessate il fuoco e sono stati avviati negoziati di pace, che però non hanno prodotto risoluzioni definitive e non hanno compiuti progressi, trovandosi ora in una fase di stallo. Le ostilità non sono mai cessate del tutto e se nel 2016 gli scontri hanno assunto contorni così grandi da essere definiti la guerra dei quattro giorni, nel 2020 le tensioni sono nuovamente sfociate in un conflitto nel Nagorno Karabakh. Adesso la regione è interamente assorbita e circondata dall’Azerbaijan, ad eccezione del corridoio di Lacin che la collega all’Armenia.

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Inchiesta “Mensa dei Poveri”: condannata a 4 anni e 2 mesi l’eurodeputata Lara Comi

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condannata lara comi

L’azzurra è stata ritenuta responsabile di corruzione, false fatturazioni e truffa ai danni del Parlamento UE: «continuerò a difendermi, parlerò a tempo debito».

Nel maxi processo a carico di oltre 60 imputati per l’inchiesta “Mensa dei Poveri” l’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi è stata condannata a Milano a 4 anni e 2 mesi. Nel 2019, l’azzurra finì ai domiciliari, poi revocati, con le accuse di corruzione, falsa testimonianza e truffa ai danni dell’Europarlamento.

Comi, presente in Aula, è rimasta invischiate dalle indagini per un contratto di collaborazione nel periodo 2016-2017 e per false fatture. Più recentemente l’ex eurodeputato Antonio Panzeri l’ha tirata in ballo nell’inchiesta sul cosiddetto Qatargate affermando di aver trovato una borsa contente 60-70 mila euro a Bruxelles, appartenente a lei. Panzeri ha riferito che l’azzurra l’avrebbe contattato proprio in seguito al suo arresto, chiedendogli di ritirare una borsa dal suo appartamento in Belgio. «Ho visto dei vestiti e dei libri vuoti all’interno, con contanti tra i 60 e i 70mila euro, non li ho contati. Quindi ho preso tutto e ho deciso di buttare via i soldi nella spazzatura» ha dichiarato ai pm di Bruxelles.

«Non commento, parlerò a tempo debito e continuerò a difendermi» ha detto oggi intercettata dai cronisti all’uscita. Oltre ad essere stata condannata, Lara Comi è stata anche interdetta dai pubblici uffici e le è proibito trattare con la pubblica amministrazione per cinque anni, oltre ad aver subito la confisca di 28.700 euro.

Della sessantina di imputati, ne sono stati condannati 11, mentre più di 50 sono stati assolti perché «il fatto non sussiste», tra cui l’ex vice coordinatore lombardo di Forza Italia ed ex consigliere comunale milanese Pietro Tatarella e l’ex consigliere regionale lombardo Fabio Altitonante, attualmente sindaco di Montorio al Vomano in Abruzzo. Assolto anche l’ex patron dei supermercati Tigros, Paolo Orrigoni, come la stessa società. Condannato invece a un anno e un mese l’ex deputato di Forza Italia Diego Sottani.

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Meme di Musk contro Zelensky: «quando sono passati 5 minuti e non hai chiesto un miliardo di dollari in aiuti»

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meme di musk contro zelensky

L’account ufficiale di Elon Musk ha pubblicato su X una serie di meme provocatori: il patron di Space X e Tesla si è scagliato contro il presidente ucraino, i vaccini, i media e il presidente Biden.

«Quando sono passati 5 minuti e non hai chiesto un miliardo di dollari di aiuti» cita la didascalia. La foto, tratta da un celebre meme, mostra Volodymyr Zelensky che si trattiene a fatica, con le vene ingrossate dallo sforzo. Il meme di Elon Musk contro Zelensky ha suscitato tantissime reazioni contrariate, ma non è l’unico a tono provocatorio pubblicato nelle scorse ore su X dal suo patron.

Ma non c’è solo Zelensky tra i bersagli dei meme di Musk. Poco prima aveva pubblicato un post dai toni psichedelici che mostrava una spirale ed un dottore e la didascali: «Immagina un vaccino così sicuro che bisogna essere minacciati per prenderlo. Per una malattia così mortale bisogna sottoporsi a un test per sapere di averla». Il riferimento al vaccino anti covid è fin troppo palese. Esplicito il terzo meme: un cane di grossa taglia appoggio, indicato semplicemente come Elon, appoggia i testicoli in testa ad un altro cane, indicato genericamente come media.

Oltre ai post satirici, e divisivi, Musk dedica un pensiero anche alle politiche migratorie del presidente degli Sati Uniti: «Se New York si sta già piegando sotto il carico e ha esaurito lo spazio, come sarà la situazione tra un anno? La politica di apertura delle frontiere è iniziata sotto Biden due anni fa. Questa politica non era in vigore sotto Obama e il governatore Hochul è un democratico e non un repubblicano, quindi non si tratta di una battaglia politica tra D e R, ma di una questione specifica dell’attuale amministrazione».

I meme pubblicati da Musk hanno ampiamente diviso gli utenti dell’ex Twitter, ora X, ma sembrano rispondere alla nuova strategia imposta dal nuovo titolare: creare contenuti anche discutibili, ma sicuramente discussi.

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Saluto nazista all’Oktoberfest: due ragazzi italiani arrestati in Germania

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Rischiano fino a tre anni di reclusione ed un’ammenda salatissima. Mentre facevano il saluto con il braccio teso si filmavano con i telefoni.

La notizia è stata riportata dal giornale locale Rosenheim24. Due ragazzi italiani di 24 anni sono stati arrestati a Monaco di Baviera, all’interno del festival Oktoberfest, per aver fatto il saluto nazista. La bravata dei due, che mentre si esibivano nel saluto con il braccio destro teso si filmavano e sghignazzavano, potrebbe costare molto caro: l’Hitlergruß è punito fino a tre anni di reclusione. I due, per evitare che possano far perdere le proprie tracce, sono stati trattenuti in Germania.

I fatti sono accaduti lo scorso mercoledì 27 settembre, nell’area del festival vicino all’uscita ovest. Mentre mettevano in scena la loro goliardata non particolarmente riuscita, non si sono resi conti che alle loro spalle i poliziotti tedeschi li stavano guardano.

I due ragazzi italiani arrestati per aver fatto il saluto nazista all’Oktoberfest rischiano, oltre a tre anni di reclusione, di dover pagare un’ammenda di svariate migliaia di euro. Sorte anche peggiore toccherà al ragazzo tedesco che ha compiuto fatti simili, ma più gravi.

Nel bel mezzo della festa, prima ha esibito il braccio teso ad un uomo al suo fianco, che non conosceva, poi ha cominciato a colpirlo ripetutamente, provocandogli alcune lesioni. Anche in questo caso, l’autore dell’Hitlergruß è stato arrestato.

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