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SI-Verdi pronti a espellere Soumahoro? In un garage della coop Karibu forse custoditi alcuni mobili dei Casamonica

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Alleanza Verdi-Sinistra Italiana sarebbe pronta all’espulsione di Aboubakar Soumahoro, travolto dalle inchieste sulle cooperative collegate alla moglie e alla suocera. Il senatore passerebbe al gruppo misto. Intanto secondo un’indiscrezione di stampa, quattro anni fa una senatrice avrebbe denunciato la presenza di mobili appartenenti alla famiglia Casamonica, in un garage gestito da una delle cooperative. La relazione sarebbe rimasta lettera morta e nessuno avrebbe indagato sulla questione.

Nonostante in un primo tempo abbiano sposato la linea garantista e si siano accontentati dell’autosospensione di Aboubakar Soumahoro, Nicola Frattoianni, segretario di Sinistra Italiana, e Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde, sarebbero pronti all’espulsione del senatore. Lo scrive Repubblica, seconda la quale Soumahoro passerebbe al gruppo misto.

Dopo che è scoppiata l’inchiesta sulle cooperative Karibu e Consorzio Aid, Bonelli e Frattoianni hanno avuto una serie di colloqui e un incontro con Soumahoro, al termine del quale il senatore ha annunciato la sua autosospensione. In quella fase SI e Verdi rinunciarono ad una forte presa di posizione: ««Rispettiamo questa scelta che, seppur non dovuta, mostra il massimo rispetto che Aboubakar Soumahoro ha delle istituzioni e del valore dell’impegno politico per promuovere le ragioni delle battaglie in difesa degli ultimi che abbiamo sempre condiviso con Aboubakar».

Adesso l’inclinazione pare cambiata, anche per mettere “in salvo” la percentuale elettorale stimata, e per Soumahoro sarebbe imminente l’espulsione. Nonostante lo scandalo mediatico che ha travolto il senatore infatti, che insieme ad Ilaria Cucchi è stato presentato come uno dei volti “freschi” durante la campagna elettorale dall’alleanza, anche grazie alla popolarità acquisita da Soumahoro in seguito alle sue partecipazioni alla trasmissione Propaganda Live su La7, l’intesa Sinistra Italiana-Europa Verde ha retto il colpo ed anzi, avrebbe addirittura guadagnato qualche consenso.

Successivamente Bonelli ha ribadito di non reputare un errore la candidatura di Soumahoro, mentre Frattoianni ha chiarito che all’epoca non era stato accostato a nessuna vicenda poco chiara, anche se poi le spiegazioni fornitegli dal diritto interessato non l’avevano convinto.

Da qui, verosimilmente, la decisione di correre ai ripari e di mettersi al sicuro da possibili attacchi del centrodestra e da accuse di mancata severità, dopo quelle di mancata sorveglianza piovute nei giorni scorsi. Pare infatti che diversi dirigenti locali del partito nel Lazio, avessero messo in guardia i leader. Si parla perfino di una lettera inviata al segretario, nella quale sarebbe stata illustrata un’immagine nitida delle vicende collegate ai famigliari del senatore.

Intanto, non passa giorno senza che emergano nuovi presunti dettagli sugli illeciti commessi all’interno delle cooperative gestite dalla suocera di Soumahoro. L’ultima riguarda la possibile presenza di mobili di un certo valore appartenenti alla famiglia Casamonica, che sarebbero stati custoditi in uno dei garage gestiti dalle cooperative. E’ ancora Repubblica, nella sua edizione romana, a darne notizia.

Secondo le indiscrezioni, già nel 2019 l’allora senatrice Elena Fattori avrebbe presentato una relazione scritta all’allora sottosegretario agli Interni Luigi Gaetti, nella quale, oltre a segnalare alcune irregolarità, veniva fatto cenno ai presunti mobili dei Casamonica. La relazione sarebbe rimasta lettera morta e non sarebbe mai finita sul tavolo degli inquirenti. La senatrice all’epoca visitò il Cas “Rehema”, dopo una segnalazione ricevuta.

Nella relazione compilata in seguito, Fattori rese noto, tra le altre cose, che qualcuno gli avrebbe riferito della presenza dei mobili dei Casamonica, che sarebbero stati successivamente indicati dalla moglie Soumahoro, Liliane Murekatete, durante un’ispezione, come appartenenti ad una «famiglia importante». Al momento si tratta solo di illazioni tuttavia, dal momento che nessuno ha mai indagato sulla questione e che la relazione della senatrice avrebbe riposato indisturbata al Viminale durante il governo gialloverde.

Politica

La sfilata estiva della politica italiana da Bruno Vespa: Giorgia Meloni apre il forum di Manduria

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La passerella politica estiva a Manduria, nella Masseria di Bruno Vespa, è stata inaugurata dall’intervista alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Fedeli al salotto, anche quando il salotto non c’è. Sembra essere questo il motto della politica italiana che si prepara a sfilare nella masseria di Bruno Vespa a Manduria per la stagione primavera-estate 2023. Al Forum L’Italia che Verrà, giunto alla sua quarta edizione, ci sarà una sola grande assente: Elly Schlein ha declinato l’invito. Non mancherà invece Giuseppe Conte. Stamane, la prima intervista di Bruno Vespa a Manduria è stata alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

La masseria che possiede a Manduria, un podere del ‘600, è già diventata una tappa imprescindibile dell’estate politica italiana. Quest’anno gli sponsor che hanno voluto partecipare sono aumentati. La premier avrebbe dovuto parlare ieri sera. Aveva chiesto di anticipare l’intervista, dando il là ad un grosso sforzo organizzativo per farsi trovare pronti. Tutti i piani però sono saltati: era attesa alle 19, è arrivata alle 21. Tutto rimandato a stamattina alle 11. Il maestro del dialogo coi membri del governo, che sperava addirittura di inserirla nella sua striscia serale, ha saputo trattenere l’evidente disappunto. Si è perfino fatto immortalare mentre si asciuga dopo un tuffo in piscina.

Tanti gli argomenti affrontati da Giorgia Meloni, dall’Ucraina, ai migranti, ai rapporti con i partner europei. Prendendo spunto dalle contestazioni al ministro Roccella al Salone del Libro di Torino, in apertura ha rigettato ancora una volta accostamenti a sentimenti nostalgici ed ha riservato una stoccata a Schlein: «Se la segretaria del Pd non distingue il dissenso dalla censura abbiamo un problema di autoritarismo. Il centrodestra da sempre difende la libertà dei cittadini e delle imprese e il nuovo corso del Pd è andare dritti sulla strada della strategia che li ha portati alla sconfitta elettorale, io non sono nessuno per dire: cambiate strategia».

Un passaggio significativo è stato quello dedicato alla lotta alla violenza sulle donne, nel quale ha rivelato di aver chiamato la madre di Giulia Tramontano: «È una vicenda che m’ha lasciato senza fiato, come la gran parte degli italiani. Da madre ho chiamato la madre di Giulia: la prima cosa alla quale penso è la mamma. Mi ha scioccato non solo la freddezza, m’ha scioccato vedere il video di Giulia e la morte di un bimbo che a sette mesi sarebbe stato in grado di vivere, sono due le persone che muoiono, anche se il grembo della madre dovrebbe essere il posto più sicuro. Accadono molte cose che sembrano impensabili, il fatto di Giulia, il fatto in Francia, in nome di Gesù».

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Renzi chiede le chat della professoressa che lo ha ripreso in Autogrill col 007 Mancini

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E’ opportuno che un ex presidente del Consiglio si accanisca contro una cittadina? E può un direttore di giornale, sebbene non responsabile, voler limitare la libertà di stampa al punto da chiedere che vengano indagate le conversazioni tra giornalisti e loro fonti? A quanto pare sì, se l’ex presidente e il direttore in questione sono Matteo Renzi, che non è ancora domo per quanto riguarda le immagini che lo immortalano durante un colloquio in autogrill con Marco Mancini, dei servizi segreti italiani. Renzi ha chiesto avere copia delle chat della professoressa che lo filmato.

La donna che assistette alla scena, filmò tutto e inviò il materiale a Report, che risalì all’identità dell’interlocutore dell’ex presidente del Consiglio. Una notizia che suscitò interesse e scalpore, ma che provocò al contempo il disappunto di Renzi, il quale si convinse di essere finito al centro di un’operazione di spionaggio clandestino.

Chiese ed ottenne dalla Procura di indagare sulla donna. Ne emerse che si trattava di una semplice professoressa e non di una 007 sotto copertura. Ciò non è bastato a placare l’ex boy scout. Alessio De Giorgi, capo della comunicazione renziana ed ora direttore del sito de Il Riformista, ha assistito alla perizia sul telefono della professoressa. Durante questo esame, il consulente incaricato da Renzi ha chiesto che venissero estratte, copiate e consegnate tutte le chat della professoressa che contenessero anche uno solo dei seguenti termini: “Renzi”, “Mancini”, “Fiano”, “Autogrill”, “Settebagni”. Tutte, nessuna esclusa. Anche quelle personali e vecchie di anni.

Il legale della professoressa si è opposto ed ha chiesto alla Procura di Roma di stoppare le richieste dell’ex presidente del Consiglio, sia per tutelare la privacy della propria assistita, sia per tutelare la libertà di stampa, dal momento che sono presenti interlocuzioni tra giornalisti ed una fonte (che i giornalisti sono tenuti a tutelare). Sul punto, decideranno i pm.

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Caso Metropol, Salvini al contrattacco: «Spero che giornalisti e politici complici di questa messinscena paghino»

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Ad aprile la Procura ha archiviato l’inchiesta sul caso Metropol e sui presunti fondi russi alla Lega. Nei giorni scorsi La Verità ha pubblicato una serie di articoli nei quali smonta lo «scoop bufala» del 2019 dell’Espresso. Ma gli autori difendono il pezzo: «trattativa accertata».

Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini gongola e i giornali di centrodestra gli danno man forte sullo scontro politico-editoriale relativo al caso Metropol, la presunta trattiva tra faccendieri russi e uomini del carroccio per far arrivare fondi in rubli nelle casse della Lega. Ad aprile la Procura ha accolto la richiesta di archiviazione, mentre nei giorni scorsi La Verità ha dedicato una serie di “contro scoop” all’articolo de L’Espresso.

La notizia è stata pubblicata nel febbraio del 2019, quando Salvini e la Lega erano al governo e all’apice degli indici di gradimento dell’elettorato. Secondo l’articolo, all’hotel Metropol di Mosca avvenne un incontro tra il collaboratore di Salvini Gianluca Savoini e alcuni emissari russi. Al centro dell’incontro, un presunto scambio di favori: fondi russi in cambio di posizioni favorevoli alle politiche russe. Secondo La Verità, si sarebbe trattato di uno scoop montato ad arte, con testimoni imbeccati dai giornalisti che hanno firmato il pezzo.

Giovanni Tizian e Stefano Vergine però, oggi in forza a Domani, non ci stanno e bollano questa ricostruzione come una «balla sesquipedale». Secondo i giornalisti la trattiva non andò in porto, ma ci fu ed è perfino documentata.

Sulla vicenda è stato chiamato ad esprimersi anche il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, su richiesta del Carroccio. Nel frattempo il leader della Lega promette ripercussioni: «Era tutta una montatura, per screditare me e la Lega, alimentata con strategie che, secondo le ultime rivelazioni, appaiono inquietanti. Spero che giornalisti e politici che pare – secondo gli ultimi dettagli emersi – siano stati complici di questa enorme e vergognosa messinscena paghino per l’errore commesso. Noi, come sempre, andiamo avanti a testa alta e con la coscienza a posto».

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