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Tragedia a Houston, in USA: spara al rapinatore, ma uccide una bambina

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Tragedia a Houston spara al rapinatore ma uccide una bambina di 9 anni

In Texas, nuova tragedia collegata alle armi da fuoco, a Houston. Un uomo ha sparato contro il rapinatore che l’ha appena aggredito al bancomat, ma colpisce una bambina di 9 anni che è morta il giorno dopo. Nella stesa città era accaduto un episodio analogo la settimana scorsa.

Gli Stati Uniti devono fare i conti con una nuova tragedia legata alle armi da fuoco, questa volta a Houston, in Texas. Arlene Alvarez, una bambina di 9 anni, è morta dopo essere stata raggiunta da un proiettile vagante. A sparare Tony Earls, di 41 anni. Non voleva colpire la giovanissima, bensì un delinquente che lo aveva appena rapinato, subito dopo un prelevamento al bancomat. Il proiettile ha mancato il bersaglio, ha colpito la parte posteriore di un furgoncino ed ha trapassato il sedile su cui era seduta la piccola Arlene. trasportata d’urgenza al Memorial Hermann Hospital, la bambina si è arresa il pomeriggio successivo.

Il fatto è avvenuto nella notte di lunedì 14 febbraio, intorno alle 21:45. L’uomo che ha aperto il fuoco è stato arrestato con le accuse di assalto aggravato e lesioni gravissime, ma dopo la morte della bambina i suoi capi di imputazione saranno riformulati.

La polizia ha diramato la ricostruzione degli eventi. A quanto pare Earls si trovava in macchina insieme alla maglia, presso uno sportello automatico accessibile anche a bordo di un mezzo. A loro si è accostato un uomo che, armato di una pistola automatica, si è fatto consegnare il denaro dalla coppia, prima di dileguarsi a piedi. A questo punto Earls è uscito dal suo mezzo, ha estratto la sua arma ed ha mirato il furgone sul quale pensava fosse salito il malvivente.

Invece, a bordo si trovava solo la famiglia Alvarez, che stava andando a cena fuori e che non aveva nulla a che vedere con la rapina. «Eravamo diretti al nostro ristorante preferito. Mia figlia stava ascoltando la musica con le cuffie – racconta disperato il padre della vittima,  Armando – «quando ho sentito i primi spari le ho urlato a tutti di gettarsi giù, ma lei non mi ha ascoltato, è l’unica che non mi ha ascoltato ed è stata colpita».

Una settimana fa un episodio analogo è accaduto nella stessa città ed un’altra bambina di 9 anni, Ashanti Grant, è stata raggiunta da un proiettile sparato da un’auto in corsa. La autorità di Houston proprio ieri hanno annunciato una ricompensa di 30 mila dollari a chi fornirà informazioni utili per arrestare il feritore di Ashanti. Alla fine dell’anni invece a cadere vittima di un imperdonabile errore è stata una ragazza di 14 anni di origine cilena, uccisa dalla polizia mentre stava provando un vestito in un centro commerciale.

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La Polonia non invierà altre armi all’Ucraina: l’annuncio shock di Morawiecki

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mateusz morawiecki polonia non invierà altre armi alla ucraina
Morawiecki salute soldati polacchi (Foto tratta da Facebook).

Il grano ha spezzato l’asse tra Ucraina e Polonia, che dopo lo stop ai cereali ucraini ha annunciato che non invierà nuove armi a Kiev: «dobbiamo armare la Polonia».

All’indomani dell’invasione russa, la prima a rispondere alle richieste di soccorso provenienti dall’Ucraina, è stata la Polonia, che ha cominciato subito ad accogliere i profughi e a sostenere la resistenza. Oggi però l’intesa tra Polonia e Ucraina appare, se non del tutto svanita, quantomeno fragile, dopo che Varsavia ha comunicato che non invierà altri armamenti, munizioni ed armi, a Kiev.

Ieri sera in televisione il premier nazionalista Morawiecki ha annunciato: « «La Polonia smetterà di fornire aiuti militari all’Ucraina perché dovrà armare il suo esercito. L’Ucraina si sta difendendo da un brutale attacco da parte della Russia, e capisco questa situazione, ma, come ho detto, difenderemo il nostro Paese. Non trasferiamo più armi all’Ucraina, perché ora stiamo armando la Polonia».

Le prime fratture sono emerse già nei mesi scorsi. Pomo della discordia, il grano. L’arrivo nei mercati europei di cereali ucraini a basso costo ha infatti avuto pesanti ripercussioni sull’agricoltura non soltanto polacca. Alcuni giorni fa, Polonia, Slovacchia e Ungheria hanno annunciato il divieto unilaterale d’ingresso di cereali provenienti dall’Ucraina.

Se gli animi si sono fatti tesi, la relazione di Zelensky all’Assemblea Generale dell’Onu, non gli ha stemperati. Parlando della questione dei cereali, il presidente ucraino ha affermato: «alcuni alleati europei fa il gioco della Russia». Varsavia non l’ha presa bene ed ha convocato l’ambasciatore ucraino per avere spiegazioni. Spiegazioni che non devono aver del tutto convinto , considerando l’annuncio dello stop all’invio di armi successivo di qualche ora.

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Giornalista palpata in diretta tv in Spagna: arrestato un 25enne

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palpata una giornalista in diretta tv in spagna arrestato 2

L’uomo che durante un collegamento in diretta dell’emittente Mediaset Spagna ha rifilato una palpata sul sedere della giornalista Isa Balado, nega di aver appoggiato la mano, ma di aver soltanto mimato il gesto.

La vicenda ha ricordato molto quella accaduta in Italia un paio d’anni fa, anche se l’epilogo è differente: se l’uomo che ha affibbiato una palpata ad una giornalista di Toscana Tv è stato denunciato, l’uomo che ha fatto la stessa durante un collegamento in diretta tv in Spagna è stato direttamente arrestato.

Lui, un ragazzo di 25 anni di origine rumena, sostiene di non aver appoggiato la mano sul sedere di Isa Balado, la giornalista impegnata nel collegamento dal centro di Madrid per la trasmissione En boca de todos. L’inviata non è dello stesso avviso.

Durante il collegamento nella capitale di Spagna, si è avvicinata alle spalle della giornalista, che stava comunicando con lo studio, e, apparentemente l’ha palpata sul sedere in diretta tv. Lei rimane per un attimo interdetta, ma dallo studio incalzano: viene chiesto al cameraman di inquadrare il volto del ragazzo ed il conduttore chiede all’inviata se le avesse: ««toccato il cxxo». «Sì» la laconica risposta dalla giornalista, che poi affronta il giovane. Lui nega di averla toccata, ma lei risponde «Secondo me l’hai toccato».

La reazione dallo studio è veemente:  «Stai facendo il tuo lavoro come hai sempre fatto e arriva uno scemo che ti tocca il sedere senza alcun diritto. Onestamente la cosa mi fa infuriare». Anche in questo caso, la differenza di reazioni con il caso italiano è sensibile («non reagire»). Il ragazzo dopo un breve scambio di battute si è allontanato con fare strafottente, “salutando” la giornalista con un buffetto che non sembra essere stato particolarmente apprezzato.

Poche ore dopo la Policia Nacional ha diffuso le immagini del suo arresto, mentre viene preso sotto custodia con le mani ammanettate.

Il frame della palpata.
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Catastrofe in Libia per il ciclone Daniel: almeno due mila morti nelle esondazioni

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ciclone daniel libia

La furia delle acque ha provocato il crollo di due dighe: intere città sono sommerse. Già più di due mila i morti in Libia dopo il passaggio della tempesta Daniel, ma il numero potrebbe vertiginosamente salire: sono più di mille i dispersi.

Le foto ed i video che circolano sul web descrivono scenari catastrofici: ovunque fango e distruzione. Il ciclone Daniel che ieri sera ha attraversato il nord-est della Libia ha lasciato dietro di sé una scia di danni e morti. La situazione più critica nella città di Derna, dove sono crollate due dighe.

Milioni di metri cubi d’acqua si sono rovesciati al suolo, andando ad unirsi alle già copiose precipitazioni. Sembra quasi che il mare abbia inghiottito la città. Interi quartieri sono completamente allagati e sulla superfice delle acque galleggiano i copri senza vita di decine di persone. Secondo alcune testimonianze le acque avrebbero raggiunto i tre metri.

Oltre ai danni dell’acqua, quelli provocati dalle forti raffiche di vento, fino a 180 chilometri orari. Se Derna è in ginocchio, non va meglio a  MisurataAl Bayda e Marj. Il ciclone Daniel si è mosso, dopo aver attraversato Grecia, Bulgaria e Turchia, verso il nord Africa ed il Mediterraneo.

Al momento non risultano italiani coinvolti o dispersi, come affermato dal ministro Tajani: «seguiamo con attenzione le conseguenze delle alluvioni in Libia. Siamo in contatto con le autorità libiche per valutare il tipo di aiuti da inviare subito al popolo libico. Al momento non ci risultano italiani coinvolti».

Aiuto già richiesto da Hisham Abu Shkewat, ministro del trasporto Aereo e membro della commissione di crisi nel governo di Bengasi: ««Auspichiamo da tutti i Paesi amici, in particolare dall’Italia, un aiuto urgente nelle operazioni di ricerca e soccorso e tutto ciò che possa alleviare le sofferenze degli abitanti della città di Derna».

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