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Tutti sbarcati i migranti a Catania: scabbia a bordo e un colloquio tra Meloni e Macron

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Ufficialmente per motivi sanitari, ma i retroscena parlano di un decisivo colloquio tra Meloni e Macron per sbloccare la situazione dei migranti a bordo delle navi delle Ong internazionali bloccati in mare da giorni e sbarcati oggi a Catania.

Alla fine tutti i migranti sono sbarcati al porto di Catania. I naufraghi a bordo della Geo Barents e della Humanity1 oggi, quelli sulla Rise Above ieri mattina, martedì 8 novembre. L’Ocean Viking invece ha ottenuto un porto sicuro in Francia e sta facendo rotta verso Marsiglia. Ufficialmente, i motivi che hanno permesso lo sbarco dei migranti a Catania sono di tipo sanitario. Il responso dell’Ufficio Sanitario Marittimo (Usmaf) ha evidenziato casi di scabbia a bordo.

Ma secondo i retroscena l’ok è arrivato in seguito ad un colloquio tra la Giorgia Meloni e il presidente francese Marcon, a Sharm El-Sheik. La presidente del Consiglio ha deciso di porre fine al braccio di ferro, anche per non inasprire i rapporti con i partner europei in vista delle prossime trattative su altre tematiche. Esulta invece Salvini, che avrebbe continuato volentieri a misurarsi con gli altri Paesi, e dice che «l’aria è cambiata».

Da Parigi però biasimano le scelte del governo italiano. Una fonte governativa francese avrebbe definito «inaccettabile il comportamento dell’Italia», in palese contrasto con il «diritto del mare i meccanismi di solidarietà europea». Tiene il punto invece il ministro Piantedosi che afferma: ««Se vi volete fermare all’esegesi delle espressioni burocratiche fate pure, ma non accettiamo lezioni da nessuno dal punto di vista del rispetto dei diritti umani». Il riferimento è all’espressione «carico residuale» utilizzata dal ministro per definire le persone rimaste a bordo delle navi Ong in un primo momento, perché non avevano passato la “selezione”. «Ci interessava affermare un principio – ha poi specificato Piantedosi, che ha commentato anche le critiche sul mancato rispetto dei diritti umani -Ci sono ricorsi nelle sedi competenti, ma i naufraghi non sono in mare, sono al sicuro. Noi rispettiamo i termini di legge».

Anche Meloni sui social rivendica le scelte del governo, sebbene secondo le indiscrezioni abbia caldeggiato lo sbarco dei migranti a Catania in seguito ad un colloquio con Macron: «I cittadini ci hanno chiesto di difendere i confini italiani e questo Governo non tradirà la parola data».

Le frizioni con la Francia, che per prima aveva fatto aperture relative alla redistribuzione dei migranti qualora fossero sbarcati a Catania, derivano dal braccio di ferro sulla Ocean Viking. La Ong Sos Mediterranee ha reso noto che la nave sta facendo rotta verso Marsiglia. Ha chiesto ed ottenuto un porto sicuro in Francia, dopo giorni di silenzio da parte delle autorità italiane.

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In tre in sella senza casco: polemiche sul cantante Ultimo

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ultimo senza casco

Il video che mostra tre persone in motorino senza casco, tra le quali il cantante Ultimo, sfrecciare per le vie di Napoli ha suscitato diverse critiche e in molti chiedo al cantante di chiedere scusa pubblicamente per l’esempio sbagliato che ha fornito.

Le immagini che mostrano tre persone, tra le quali il cantante Ultimo, in sella ad un motorino mentre sfrecciano senza casco per le vie di Napoli, hanno suscitato critiche e polemiche. Non si tratta di un video rubato da qualche paparazzo, ma di un filmato pubblicato su TikTok.Il cantante, guardando in macchina sorridente, fa perfino un gesto di saluto.

Il video è subito diventato virale e contemporaneamente sono montate le critiche di chi crede che si tratti di un pessimo messaggio fornito ai più giovani da parte di un volto noto. L’episodio è diventato perfino un caso politico in seguito al post del deputato napoletano Francesco Emlio Borrelli, Alleanza Verdi-Sinistra: «Ci hanno segnalato un video pubblicato su TikTok che immortala il cantante Ultimo in giro per i Quartieri Spagnoli di Napoli su uno scooter con altre due persone. Nessuno, compreso l’artista, indossa il casco. Una cosa inaccettabile da un personaggio pubblico seguito da tanti giovani. A meno che non ci dica che si tratta di un suo ‘sosia’, chieda scusa pubblicamente al più presto».

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Che cos’è la chiazza verde fosforescente nelle acque di Venezia?

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venezia acqua verde

Si tratterebbe di un liquido tracciante usato in idraulica per verificare eventuali perdite nei tubi e negli scarichi, innocuo per la salute umana. Nessuna sigla ambientalista ha rivendicato il gesto, pertanto si pensa ad uno scherzo o ad un errore umano durante una riparazione.

Suggestive ed inquietanti al contempo, le foto dell’acqua del Canal Grande di Venezia tinta di verde fosforescente hanno fatto il giro del mondo ed hanno alimentato diverse teorie, alcune anche strampalate. Ora invece si sarebbe capito che cosa ha colorato le acque dei canali veneziani: la fluoresceina, un colorante usato come tracciante durante i lavori idraulici, per rilevare perdite nei tubi e negli scarichi. La fluoresceina è innocua per l’uomo, si può reperire tranquillamente e bastano pochi millilitri per colorare diversi litri d’acqua.

Si è pensato che potesse essere una protesta ambientalista sull’esempio di quelle avvenute nei mesi scorsi, nelle quali sono stati imbrattati fontane e palazzi, ma nessuno ha rivendicato il gesto. La mancata rivendicazione porta ed escludere dunque la pista ambientalista e a concentrarsi maggiormente verso la goliardia di qualche bontempone, oppure verso un erroneo sversamento del colorante durante qualche lavoro.

Tra coloro che pensano che l’acqua di Venezia si diventata verde fosforescente in seguito ad una qualche protesta ambientalista, Luca Zaia, presidente di Regione Veneto, che commentando la chiazza allargatasi fino a San Marco aveva paventato il rischio emulazione da «personaggi in cerca di clamore».

Secondo gli esperti, bastano un paio di grammi di fluoresceina per colorare 200 litri d’acqua. In genere il suo effetto dura un paio d’ore, ma per sciogliersi completamente nelle acque dei canali veneziani servirà qualche giorno.

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Il questionario di una scuola di Roma: «Di che razza è il vostro bambino?»

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Un questionario sottoposto ai genitori degli alunni di una scuola elementare di Roma finisce nel mirino delle critiche per via di una domanda contente un riferimento alla razza del bambino.

Il questionario fatto girare tra i genitori degli alunni dell’Ics Borsi-Saffi del quartiere capitolino di San Lorenzo è uno strumento utilizzato per individuare eventuali disturbi dell’apprendimento dei bambini. Tra le informazioni richieste ai genitori, oltre ai dati anagrafici e quelle sul nucleo famigliare, una domanda del questionario però ha fatto scalpore: quella che chiedeva di indicare «gruppo etnico o razza del bambino» ai genitori degli alunni della scuola di Roma.

Giuseppe Romano, psicoterapeuta del Centro clinico Marco Aurelio, che ha offerto a titolo gratuito il servizio di individuazione dei Dsa all’istituto, ha spiegato che si tratta di un vecchio modello standard ancora in uso, privo di alcun intento discriminatorio. In merito alla mancata correzione al riferimento alla «razza», lo psicologo ha ammesso che semplicemente nessuno ci ha pensato e che si è trattato di un’ingenuità.

Ma il caso è andato montando, anche a livello politico. Sette deputati del Pd eletti nel Lazio, tra cui Orfini e Zingaretti, hanno annunciato che sulla questione presenteranno un’interrogazione parlamentare al ministro Valditara. I dem, che hanno definito «inaccettabile» l’episodio, vogliono evitare che in futuro possano ripetersi certi malintesi e non hanno ritenuto sufficientemente esaurienti le spiegazioni fornite dal centro clinico.

Nel frattempo, dopo le obiezioni di alcuni genitori e nonni che hanno sollevato la questione, il modulo è stato moficato e non vi è più un riferimento alla razza, bensì alla nazionalità del bambino.

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