Mondo
Twitter Down? Licenziamenti in massa e uffici chiusi, ma Musk ci scherza su

Centinaia di dipendenti si sarebbero licenziati dopo l’ultimatum di Musk e gli uffici rimarranno chiusi fino a lunedì, mentre l’ipotesi Twitter Down spaventa gli utenti del social, alle prese anche con una problemi di conti. Ma il nuovo patron, come al solito sopra la righe, minimizza e pubblica post ironici.
Il popolo di Twitter si trova in bilico tra lo shock e il lutto: il social network sarebbe ad un passo dalla chiusura. Centinaia di dipendenti si sarebbero licenziati dopo l’ultimatum del neo patron Elon Musk che aveva chiesto ai dipendenti di accettare di lavorare «incondizionatamente» oppure di andarsene. Sembrerebbe che abbiano scelto la seconda opzione. Ma non sarebbe solo questa la causa di una possibile chiusure. E mentre dal social non arrivano grosse spiegazioni, l’ipotesi di un Twitter Down prende sempre più piede. Non a caso sui social impazzano gli hashtag #RIPTwitter e #TwitterDown.
La crisi è paradossalmente iniziata subito dopo l’acquisizione, per 44 miliardi di dollari. Una vicenda complicata che proviamo a riassumere brevemente: prima Musk ha sorpreso il mondo con quest’offerta, poi ci ha ripensato e l’ha ritirata, ma nel frattempo è stato obbligato a confermare la sua scelta. Poco dopo il suo arrivo, ha annunciato cambiamenti radicali sia all’interno del social stesso (funzionalità, impatto grafico, risorse), sia per quanto riguarda la struttura aziendale (licenziamenti, contenuti a pagamento, nuove dinamiche aziendali).
Mercoledì scorso Musk, che ha affermato che una volta compiuta la ristrutturazione si sarebbe defilato e avrebbe dedicato meno tempo a Twitter, ha invito una mail ai propri dipendenti con la quale li metteva di fronte ad un ultimatum: «lavorare per lunghe ore e ad alta intensità […], concedersi fino in fondo, incondizionatamente, oppure andarsene». Molti membri dello staff, anche di altissimo livello, avrebbero scelto le dimissioni. «Potrei essere eccezionale, ma non sono incondizionata» ha scritto su Linkedin Andrea Horst, Supply chain manager di Twitter, annunciando il proprio addio. Dopo la descrizione del suo ruolo ha aggiunto tra parentesi la parola survivor ed ha utlizzato l’hashtag #lovewhereyouworked.
Gli uffici di Twitter rimarranno temporaneamente chiusi fino a lunedì. Il social, con una nota, ha chiesto ai dipendenti di «continuare a rispettare la politica aziendale astenendosi dal discutere informazioni riservate sui social media, con la stampa o altrove».
Ma non c’è solo la fuga dei lavoratori a far addensare le nubi sopra i cinguettii della rete. L’acquisizione del social è stata più che dispendiosa e Musk, che ha parato apertamente di rischio bancarotta, deve far quadrare i conti. Alcune contromisure le ha già messe in campo, ma non sembrano aver dato i frutti sperati. Una prima tranche di licenziamenti e il pagamento di 8 dollari da parte degli utenti per avere la spunta blu, che certifica il profilo, non hanno invertito la tendenza. E dopo circa una settimana il social rischia di chiudere definitivamente e l’ipotesi Twitter Down spaventa molti utenti, ma allo stesso tempo mette sull’attenti Tumblr, Discord, Mastodon e altri social minori pronti a spartirsi gli uccellini caduti dal nido.
Nel frattempo Elon Musk sceglie come al solito una comunicazione non propriamente istituzionale. Prima ha scritto «lasciate che affondi…», poi ha postato l’emoji con il simbolo della Jolly Roger, poi una foto con una lapida con sopra impresso il logo di twittere e d una persona con lo stesso logo al posto della faccia che esulta al suo fianco. E infine Musk ha aggiunto una frase: «abbiamo appena raggiunto un altro massimo storico nell’utilizzo di Twitter lol».
Mondo
E’ morto a 100 anni l’ex segretario di Stato USA Henry Kissinger

Un secolo di storia al centro della storia contemporanea. Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca dal 1969 al 1975 e segretario di Stato USA dal 1973 al 1977, si è spento a 100 anni.
Nato in Germania in una famiglia ebrea, Kissinger nel 1938 si trasferisce prima a Londra e poi negli Stati Uniti, dove assume il nome Henry ed ottiene la cittadinanza nel ’43. Studia, lavora, viene arruolato dal Pentagono nei servizi segreti e nel ’45 torna in Germania con le truppe americane, con l’incarico di stanare i nazisti nascosti nella città di Bensheim. E’ l’incipit di una brillante carriera.
Tornato negli Stati Uniti completa gli studi ad Harvard ed inizia il percorso di avvicinamento alla politica. Comincia a stabilire contatti con organismi governativi, incontra il miliardario Nelson Rockfeller, stringe rapporti. Le prime visite alla Casa Bianca arrivano con la presidenza Eisenhower e, successivamente, con quelle Kennedy e Johnson. Nel 1968 riesce ad avvicinarsi ad entrambi i candidati alle presidenziali, Nixon e Humphrey, e ad entrambi offre i propri servigi. Entrambi hanno delle perplessità, ma sono interessati a dare un’occhiata ai suoi dossier. Alla fine vince Nixon, che vince anche le elezioni e accoglie Henry Kissinger nel suo entourage. Nel ’73, alla rielezione, Kissinger è consigliere alla Casa Bianca.
Kissinger diventa un protagonista del corso degli eventi su scala globale, in particolare durante gli anni della Guerra Fredda. Fautore della visita in Cina di Nixon nel 1972 e dell’apertura delle relazioni diplomatiche con Pechino, al centro del colpo di Stato contro Salvador Allende in Cile nel 1973 e della conferenza di Ginevra del 1975 tra arabi e israeliani. Nel 1973 ottiene il Premio Nobel per la pace aver negoziato la fine della guerra in Vietnam, mentre in patria qualcuno chiede di processarlo per crimini di guerra.
In Italia ha avuto diverse amicizie, tra le quali spiccano quelle con Gianni Agnelli, Cesare Romiti, Mario Draghi e Giorgio Napolitano, che definì «my best communist friend».
Figura discussa e divisiva, i media statunitensi ancora oggi sono spaccati tra chi piange un grande diplomatico e chi invece lo considera una macchia della politica d’oltreoceano. Uomo d’acciaio, dallo sguardo imperturbabile e dalla voce priva di inflessioni, ma dallo spiccato accento tedesco, è celebre per aneddoti ed aforismi di andreottiana memoria. Il più celebre è dedicato al potere, «l’afrodisiaco più potente».
Mondo
Rilasciati i primi ostaggi da Hamas: «Consegnati alla Croce Rossa»

Il primo convoglio di ostaggi israeliani rilasciati da Hamas ha attraversato il valico di Rafah. 13 le persone liberate. Tregua anche al nord, con Hezbollah.
Con un giorno di ritardo e con poche speranze che possa perdurare, l’accordo per il cessate il fuoco sulla striscia di Gaza ed in Israele è cominciato oggi ed i primi 13 ostaggi nelle mani dell’organizzazione terroristica sono stati rilasciati da Hamas e «consegnati alla Croce Rossa». Gli operatori della Croce Rossa hanno accompagnato gli ostaggi liberati da Hamas alla base aerea di Hatzarim, che si trova vicino a Beer Sheva, nella regione del Negev. In seguito, torneranno in libertà anche 30 donne e minori detenuti in Israele.
Nei prossimi 4 giorni, in base agli accordi, 150 prigionieri palestinesi dovrebbero tornare in libertà, mentre sono in tutto 50 gli ostaggi nelle mani di Hamas che dovrebbero fare ritorno in Israele. La tregua però, fragile e complicata, non è destinata a durare. Entrambe le parti hanno comunicato che al termine imbracceranno nuovamente le armi.
Mondo
Oscar Pistorius verso la scarcerazione: a gennaio verrà rimesso in libertà vigilata

Dopo aver trascorso dieci anni in carcere per l’omicidio della ex fidanzata, il campione paralimpico che prima ha commosso e poi scioccato il mondo sarà scarcerato con la condizionale.
La notizia è stata confermata dal Dipartimento dei Servizi Correzionali del Sudafrica. Oscar Pistorius ha ottenuto la scarcerazione e il prossimo 5 gennaio lascerà la prigione di Atteridgeville, nel quale si trova rinchiuso per l’omicidio della ex fidanzata Reeva Steenkamp. Sconterà il resto della sua pena in libertà vigilata e seguirà un percorso terapeutico.
L’ex campione paralimpico sudafricano è stato condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere, ma ha ottenuto il rilascio anticipato. Già nel marzo scorso Pistorius aveva presentato istanza di scarcerazione, ma gli era stata negata, perché non erano ancora maturato il tempo minimo per presentare la richiesta. La madre dell’ex fidanzata in quell’occasione chiese al Dipartimento di non concedergli la libertà vigilata: «La riabilitazione richiede che qualcuno si impegni onestamente, con la piena verità del suo crimine e delle sue conseguenze. Nessuno può affermare di avere rimorsi se non è in grado di affrontare pienamente la verità».
Nel 2017 Oscar Pistorius sparò quattro colpi alla sua fidanzata, l’attrice e modella Reeva Steenkamp, attraverso la porta del bagno. Lui ha sempre sostenuto essersi trattato di un tremendo errore e che pensava si trattasse di un ladro. Il Tribunale lo ha invece considerato un omicidio intenzionale.
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