Attualità
Usa, il Kansas ultraconservatore si schiera con un referendum a favore dell’aborto

KANSAS CITY – Il Kansas mantiene il diritto all’aborto: gli elettori hanno bocciato ieri una proposta che avrebbe rimosso i diritti di accesso alle interruzioni di gravidanza dalla costituzione dello Stato.
Lo riportano i media statunitensi. Con il 96,7% dei voti scrutinati, i “no” – ovvero coloro che sostengono il diritto all’aborto – hanno raggiunto il 58,8% contro il 41,2% dei “sì” nel referendum tenuto ieri. “Questo voto mette in chiaro ciò che sappiamo: la maggioranza degli americani concorda sul fatto che le donne dovrebbero avere accesso all’aborto e dovrebbero avere il diritto di prendere le proprie decisioni in materia di salute”, ha dichiarato il presidente americano Joe Biden in un comunicato.
La sentenza Roe w Wade era giusta, è stata legge per 50 anni ed è stata stracciata da una Corte estremista” ha aggiunto Joe Biden, invitando il Congresso a ripristinare il diritto all’aborto.
“Gli elettori del Kansas hanno inviato un segnale potente”, ha aggiunto a proposito del referendum sull’interruzione di gravidanza nello Stato conservatore. “Non credo che la Corte Suprema e i repubblicani al Congresso – che hanno portato avanti la loro agenda estremista per decenni – avessero idea del potere delle donne americane. Ieri in Kansas lo hanno scoperto”. Lo ha scritto su Twitter, il presidente americano, Joe Biden, dopo aver firmato un nuovo ordine esecutivo per la difesa dei diritti riproduttivi delle donne.
Come riporta l’Ansa, una vittoria netta e, a sorpresa, del fronte pro aborto in uno degli Stati più conservatori degli Usa. Il Kansas ha bocciato la proposta per abolire o fortemente limitare l’interruzione di gravidanza, nel primo vero test politico dopo la storica decisione della Corte Suprema che ha rovesciato la sentenza ‘Roe w. Wade’. Un successo per i democratici in vista delle elezioni di Midterm di novembre e un punto incassato dal presidente americano Joe Biden che ha varato un un nuovo pacchetto di misure per difendere i diritti riproduttivi delle donne.
Il quesito posto in Kansas nel referendum era semplice ma poteva essere mal interpretato: si chiedeva ai cittadini se il diritto all’aborto dovesse essere eliminato dalla Costituzione dello stato, così da lasciare mano libera ai legislatori repubblicani che puntano ad abolirlo. La risposta non poteva essere più chiara: oltre il 60% delle 900.000 persone che sono andate alle urne, dove si votava anche per le primarie, ha deciso di salvaguardare la possibilità di scelta. Una partecipazione straordinaria ad una consultazione su un tema altamente divisivo negli Stati Uniti se si considera che alle primarie del 2018, l’affluenza era stata quasi la metà, 473.438.
Biden, che subito dopo la scioccante sentenza dei saggi ha promesso che avrebbe lottato per tutelare i diritti riproduttivi ma continua ad essere attaccato dall’ala più liberal dei democratici perché non ha ancora dichiarato lo stato d’emergenza sanitaria, ha firmato in queste ore un altro ordine esecutivo in difesa dell’aborto.
Come riporta l’Ansa, innanzitutto ha dato mandato al segretario alla Salute di garantire l’accesso ai servizi, anche quelli coperti dall’assicurazione, alle donne costrette a viaggiare in un altro Stato per sottoporsi ad un intervento vietato in quello in cui risiedono. In secondo luogo il presidente ha chiesto al ministro Xavier Becerra di vigilare e intervenire se gli operatori sanitari negli Stati Uniti dovessero trasgredire alle leggi federali e non fornire alle donne i servizi di cui hanno bisogno. Ma anche informare quei medici e quegli infermieri che siano in dubbio sui loro obblighi e doveri dopo il ribaltamento della sentenza sull’aborto del 1973. Intanto il dipartimento di Giustizia ha fatto causa all’Idaho per aver ristretto il diritto all’aborto anche alle donne in pericolo di vita spiegando che la misura dello Stato, che dovrebbe entrare in vigore a fine mese, è incompatibile con una legge federale.
Quale impatto avrà il risultato del referendum in Kansas sugli altri Stati che si apprestano a votare sull’argomento è troppo presto per dirlo. Nelle prossime settimane California, Michigan, Nevada, e Vermont chiederanno ai loro cittadini di tutelare il diritto all’aborto, mentre in Kentucky si voterà per abolirlo. Per il momento gli attivisti pro-choice esultano. “E’ una vittoria enorme per chi vuole proteggere il diritto delle donne a gestire il proprio corpo in autonomia”, ha commentato il Center for reproductive rights, la principale associazione americana per la difesa del diritto all’aborto. “Gli abitanti del Kansas, come la stragrande maggioranza degli americani, hanno detto chiaramente che vogliono essere liberi di scegliere sull’aborto”, si legge nella dichiarazione dell’organizzazione che ha difeso l’unica clinica abortista in Mississippi nel caso ‘Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization’ e che si sta occupando di molte cause contro gli stati che hanno già imposto forte limitazioni all’interruzione di gravidanza.
Attualità
Il film di Paola Cortellesi campione di incassi non ha ricevuto finanziamenti ministeriali: «opera non straordinaria»

Per fortuna della regista, “C’è ancora domani” sta stupendo tutti al botteghino, dal momento che la commissione del Ministero della Cultura lo scorso anno le ha bocciato i finanziamenti.
Al bando “Contributi selettivi 2022 – II Sessione”, Categoria «Produzione di opere cinematografiche di lungometraggio di particolare qualità artistica e film difficili con risorse finanziarie modeste», il film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi, che ha guadagnato i consensi della critica e sta sbancando al botteghino, è arrivato 51°, ultimo posto in classifica, non ricevendo dunque finanziamenti ministeriali: «Progetto di opera non giudicata di straordinaria qualità artistica in relazione a temi culturali, a fatti storici, eventi, luoghi o personaggi che caratterizzano l’identità nazionale».
In sostanza, il film di Paola Cortellesi, che sta trainando il cinema italiano in questi giorni e che ha sollevato un dibattito di stringente attualità sulla violenza domestica, secondo il Ministero era di «non straordinaria qualità» e dunque non meritava i finanziamenti statali. “C’è ancora domani” ha già guadagnato 20 milioni di euro, terzo nel 2023 dietro Oppenheimer e Barbie. Era dai tempi dell’ultimo film di Checco Zalone che una pellicola italiana non faceva strappare tanti biglietti.
Dal Ministero, con una nota, precisano però che il film può contare su un ritorno economico aggiuntivo di 3,5 milioni di euro grazie al tax credit, la legge sul credito di imposta, e che la decisione è stata presa quando il dicastero era retto dall’ex ministro Dario Francheschini.
Attualità
Respinto il ricorso di due congregazioni religiose: l’ayahuasca resta proibita

Due congregazioni avevano presentato ricorso contro la decisione del Ministero della Sanità di inserire la sostanza ricavata da una liana nell’elenco di quelle vietate, per motivi religiosi. Il Consiglio di Stato ha dato loro torto.
L’ayahuasca è una sostanza allucinogena che si ricava da alcune liane sudamericane e che viene impiegata nei rituali degli sciamani dell’Amazzonia, ma non soltanto. Due congregazioni religiose operanti in Italia infatti hanno presentato ricorso contro la decisione del Ministero dell’Interno di inserirla nell’elenco delle sostanze vietate, nel 2022. Il Consiglio di Stato però ha respinto il ricorso.
La «Chiesa italiana del culto eclettico della fluente luce universale» con sede in provincia di Reggio Emilia, e il «Centro espírita beneficente união do vegetal in Italia», che invece è a Milano nei pressi di San Vittore, come riporta il Corriere della Sera si erano opposte a questa decisione perché l’ayahuasca è al centro delle liturgie delle due congregazioni. I fedeli la reputano una manifestazione del sangue di Gesù Cristo ed è al centro delle loro funzioni religiose.
Potrebbero però esserci nuovi risvolti ed un nuovo iter legale. I giudici infatti hanno sostenuto, bocciando il ricorso, che le chiese non avrebbero dovuto chiedere l’eliminazione dell’ayahuasca dall’elenco delle sostanze proibite, bensì una dispensa per uso controllato.
Attualità
Il caso Bobo TV: Vieri minaccia querele a Ventola, Adani e Cassano

Lo scioglimento della formazione orignale della Bobo TV ha creato molto scalpore tra i fan ed ha provocato un reciproco scambio di accuse tra i protagonisti, culminati con le minacce di querele di Vieri a Cassano, Ventola e Adani.
Un quartetto si scioglie creando molto scalpore tra i fan, con i membri che iniziano a scambiarsi reciproche accuse. Non stiamo parlando dell’ultimo periodo dei Beatles, bensì del caso mediatico del momento: la separazione Tra Vieri, Adani, Ventola e Cassano nella Bobo TV. Dopo che l’ex numero 32 è apparso misteriosamente da solo in diretta, dai tre vecchi compagni di viaggio sono piovute tantissime accuse. Al punto che oggi Vieri, mediante il suo legale, ha ventilato minacce di querele per diffamazione a Ventola, Adani e Cassano.
I tre hanno affermato di essere stati gradualmente messi da parte, mentre la controtesi del padrone di casa è di essere stato scaricato dai suoi ex compagni di viaggio. Vieri ha fornito la propria versione dei fatti con un post su Instagram nel quale afferma che sarà l’unica occasione in cui tornerà sull’argomento: «Il 31 ottobre ho avuto un diverbio con Lele sulle strategie social future della Bobo Tv. Poi tutto è finito lì e non è stato scritto più niente da parte di nessuno. Tre giorni dopo, a poche ora dal live della puntata, Lele, Antonio e Nicola mi hanno comunicato con tre vocali che non si sarebbero presentati. Mi sono trovato in grandissima difficoltà e in un angolo. Da quel momento per me è finito tutto».
Poi l’ex bomber conclude: «Sento parlare di rispetto per la gente e di tanto altro, ma in quel momento i miei tre amici mi hanno lasciato solo. Ho pensato di non fare la diretta, per chi mi era vicino mi ha fatto capire che la Bobo Tv ha il mio nome, che c’erano persone in Plb world che avevano prenotato per godersi una serata in compagnia o che avevano fatto l’abbonamento al canale, quindi mi sono convinto, nonostante l’umore, ad andare in onda con il sorriso ripartendo da zero. Era giusto così, perché i professionisti si comportano in questo modo».
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