Mondo
Venti di guerra sull’Ucraina, questa settimana la Russia potrebbe invadere
130 mila soldati russi al confine. L’Ucraina fa arrivare missili e munizioni da Lituania e USA. Dialogo tra superpotenze pressoché interrotto.

Domenica prossima, 20 febbraio, dovrebbero terminare le esercitazioni congiunte con le truppe bielorusse e finiscono le Olimpiadi invernali in Cina. Secondo molti analisti, Pechino, primo alleato di Mosca, avrebbe chiesto alla Russia di attendere la fine dei Giochi prima dell’invasione dell’Ucraina, ma le operazioni militari potrebbero scattare mercoledì 16.
La Crisi in Ucraina sembra giunta al definito punto di non ritorno. 130 mila soldati russi ammassati al confine e dialogo con le potenze occidentali praticamente azzerato, non lasciano grosse speranze di soluzione pacifica. Anche il fatto che le ambasciate a Kiev si stanno svuotando, con il personale che sta rientrando nei rispettivi Paesi di origine, e che le compagnie aeree hanno deciso di non sorvolare lo spazio aereo ucraino, non lasciano ben sperare. L’Ucraina pare oramai rassegnata, si prepara a quella che appare sempre di più un’invasione annunciata e non più evitabile ed incamera missili dalla Lituania e munizioni dagli Stati Uniti.
La guerra in Ucraina insomma pare sul punto di scoppiare, o forse sarebbe meglio dire che sta per subire un’escalation, dal momento che dal 2014 non si sono mai fermati gli scontri nella regione del Donbass, quando milizie separatiste filo-russe proclamarono l’indipendenza delle Repubbliche Popolari di Donceck e Lugansk, in seguito ad un referendum mai riconosciuto da Kiev. In diverse occasioni, la Russia è stata accusata di aver trasferito truppe in queste regioni, senza l’autorizzazione del governo ucraino, anche se ha sempre smentito ogni coinvolgimento.
Adesso Mosca sembra pronta a scoprire definitivamente le sue carte e ad invadere l’Ucraina, che considera un territorio di sua influenza e competenza. Ma al di là delle spinte espansionistiche, la guerra in Ucraina appare come una provocazione, una sfida lanciata direttamente alle potenze occidentali, anche in ottica di rivisitazione delle sanzioni che l’occidente le ha imposto. In soldoni, una guerra in Europa costa molto meno e può essere un argomento molto più persuasivo, per ottenere concessioni.
Al momento ogni tentativo di dialogo non è andato a buon fine. Domani, martedì 15 febbraio, il cancelliere tedesco Olaf Scholz incontrerà Vladimir Putin e potrebbe essere l’ultimo capo di Stato a dialogare con il presidente russo, prima dell’invasione. Al termine della scorsa settimana c’è stato anche un confronto con il Presidente degli stati Uniti d’America, Joe Biden, ma anche questo vertice si è rivelato infruttuoso. Entrambe le potenze rimangono sulle proprie posizioni e non sono disposte a fare sconti alla controparte.
La Nato dal canto suo ha dichiarato irricevibili le richieste russe di disimpegno pressoché completo delle forze occidentali in Europa orientale. L’Ucraina ha avviato ufficialmente il percorso per essere ammessa nel Patto Atlantico a partire dal 2024, una mossa che Mosca non ha gradito. Adesso Kiev si è detta pronta a congelare questa manovra, qualora potesse aiutare ad evitare uno sconfinamento delle truppe, ma nemmeno questa posizione ha provocato grosse aperture.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia sembra sempre più incalzante, anche se molti analisti non parlano di attacco su tutto il fronte, ma di incursioni più mirate. Non un vero e proprio conflitto su larga scala quindi, ma uno sconfinamento nelle zone di maggiore influenza. L’Ucraina d’altronde, fin da quando ha raggiunto la propria indipendenza, 30 anni fa, è sempre rimasta divisa fra il blocco filo-occidentale e quello filo-russo. L’escalation della tensione civile ha avuto inizio, e per certi versi apice, nel 2014, quando alcuni dimostranti riuscirono ad estromettere il presidente Viktor Yanukovich, le cui posizioni erano considerate troppo allineate a quelle russe, in quella che è passata alla storia come “Rivoluzione della Dignità”. Nello stesso anno iniziarono gli scontri nel Donbass e la Russia procedette con l’annessione della Crimea.
Ora sembra arrivato il momento dell’invasione in Ucraina della Russia. La data potrebbe essere quella di domenica 20 febbraio, quando dovrebbero terminare le “esercitazioni” congiunte con l’esercito bielorusso. Dietro il pretesto dell’addestramento militare, che si è ripresentato in diverse occasioni nel corso della Storia in concomitanza con lo scoppio di conflitti, si nasconde un ammassamento di truppe al confine. 130 mila soldati russi pronti ad invadere, supportati dai plotoni bielorussi, che dovrebbero aggredire il fronte settentrionale. Oltretutto, Pechino, primo alleato di Mosca, avrebbe chiesto direttamente al governo russo di attendere la fine delle Olimpiadi invernali per dare avvio alle operazioni militari, al fine di non offuscare la buona riuscita dei Giochi.
Second diversi analisti però l’invasione dell’Ucraina potrebbe avvenire prima, già mercoledì 16 febbraio. L‘accelerazione dell’escalation è dovuta al fatto che immagini satellitari e fonti della Cia e dei servizi segreti, hanno confermato che la Russia sta ammassando soldati al confine, oltre che aerei, elicotteri, carrarmati e contraerea. Gli Stati Uniti, che hanno promesso reazioni «severe e immediate», rispondono inviando truppe in Polonia e Romania. La scacchiera insomma è stata preparata e le pedine stanno per essere mosse.
Mondo
E’ morto a 100 anni l’ex segretario di Stato USA Henry Kissinger

Un secolo di storia al centro della storia contemporanea. Henry Kissinger, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca dal 1969 al 1975 e segretario di Stato USA dal 1973 al 1977, si è spento a 100 anni.
Nato in Germania in una famiglia ebrea, Kissinger nel 1938 si trasferisce prima a Londra e poi negli Stati Uniti, dove assume il nome Henry ed ottiene la cittadinanza nel ’43. Studia, lavora, viene arruolato dal Pentagono nei servizi segreti e nel ’45 torna in Germania con le truppe americane, con l’incarico di stanare i nazisti nascosti nella città di Bensheim. E’ l’incipit di una brillante carriera.
Tornato negli Stati Uniti completa gli studi ad Harvard ed inizia il percorso di avvicinamento alla politica. Comincia a stabilire contatti con organismi governativi, incontra il miliardario Nelson Rockfeller, stringe rapporti. Le prime visite alla Casa Bianca arrivano con la presidenza Eisenhower e, successivamente, con quelle Kennedy e Johnson. Nel 1968 riesce ad avvicinarsi ad entrambi i candidati alle presidenziali, Nixon e Humphrey, e ad entrambi offre i propri servigi. Entrambi hanno delle perplessità, ma sono interessati a dare un’occhiata ai suoi dossier. Alla fine vince Nixon, che vince anche le elezioni e accoglie Henry Kissinger nel suo entourage. Nel ’73, alla rielezione, Kissinger è consigliere alla Casa Bianca.
Kissinger diventa un protagonista del corso degli eventi su scala globale, in particolare durante gli anni della Guerra Fredda. Fautore della visita in Cina di Nixon nel 1972 e dell’apertura delle relazioni diplomatiche con Pechino, al centro del colpo di Stato contro Salvador Allende in Cile nel 1973 e della conferenza di Ginevra del 1975 tra arabi e israeliani. Nel 1973 ottiene il Premio Nobel per la pace aver negoziato la fine della guerra in Vietnam, mentre in patria qualcuno chiede di processarlo per crimini di guerra.
In Italia ha avuto diverse amicizie, tra le quali spiccano quelle con Gianni Agnelli, Cesare Romiti, Mario Draghi e Giorgio Napolitano, che definì «my best communist friend».
Figura discussa e divisiva, i media statunitensi ancora oggi sono spaccati tra chi piange un grande diplomatico e chi invece lo considera una macchia della politica d’oltreoceano. Uomo d’acciaio, dallo sguardo imperturbabile e dalla voce priva di inflessioni, ma dallo spiccato accento tedesco, è celebre per aneddoti ed aforismi di andreottiana memoria. Il più celebre è dedicato al potere, «l’afrodisiaco più potente».
Mondo
Rilasciati i primi ostaggi da Hamas: «Consegnati alla Croce Rossa»

Il primo convoglio di ostaggi israeliani rilasciati da Hamas ha attraversato il valico di Rafah. 13 le persone liberate. Tregua anche al nord, con Hezbollah.
Con un giorno di ritardo e con poche speranze che possa perdurare, l’accordo per il cessate il fuoco sulla striscia di Gaza ed in Israele è cominciato oggi ed i primi 13 ostaggi nelle mani dell’organizzazione terroristica sono stati rilasciati da Hamas e «consegnati alla Croce Rossa». Gli operatori della Croce Rossa hanno accompagnato gli ostaggi liberati da Hamas alla base aerea di Hatzarim, che si trova vicino a Beer Sheva, nella regione del Negev. In seguito, torneranno in libertà anche 30 donne e minori detenuti in Israele.
Nei prossimi 4 giorni, in base agli accordi, 150 prigionieri palestinesi dovrebbero tornare in libertà, mentre sono in tutto 50 gli ostaggi nelle mani di Hamas che dovrebbero fare ritorno in Israele. La tregua però, fragile e complicata, non è destinata a durare. Entrambe le parti hanno comunicato che al termine imbracceranno nuovamente le armi.
Mondo
Oscar Pistorius verso la scarcerazione: a gennaio verrà rimesso in libertà vigilata

Dopo aver trascorso dieci anni in carcere per l’omicidio della ex fidanzata, il campione paralimpico che prima ha commosso e poi scioccato il mondo sarà scarcerato con la condizionale.
La notizia è stata confermata dal Dipartimento dei Servizi Correzionali del Sudafrica. Oscar Pistorius ha ottenuto la scarcerazione e il prossimo 5 gennaio lascerà la prigione di Atteridgeville, nel quale si trova rinchiuso per l’omicidio della ex fidanzata Reeva Steenkamp. Sconterà il resto della sua pena in libertà vigilata e seguirà un percorso terapeutico.
L’ex campione paralimpico sudafricano è stato condannato a 13 anni e 6 mesi di carcere, ma ha ottenuto il rilascio anticipato. Già nel marzo scorso Pistorius aveva presentato istanza di scarcerazione, ma gli era stata negata, perché non erano ancora maturato il tempo minimo per presentare la richiesta. La madre dell’ex fidanzata in quell’occasione chiese al Dipartimento di non concedergli la libertà vigilata: «La riabilitazione richiede che qualcuno si impegni onestamente, con la piena verità del suo crimine e delle sue conseguenze. Nessuno può affermare di avere rimorsi se non è in grado di affrontare pienamente la verità».
Nel 2017 Oscar Pistorius sparò quattro colpi alla sua fidanzata, l’attrice e modella Reeva Steenkamp, attraverso la porta del bagno. Lui ha sempre sostenuto essersi trattato di un tremendo errore e che pensava si trattasse di un ladro. Il Tribunale lo ha invece considerato un omicidio intenzionale.
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