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Bernard-Henri Levy su Rai 3: «in Italia pericolo fascista. Salvini? Patetico e ridicolo», è polemica

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Marco-Damilano-Bernard-Henri-Levy

Ospite di Marco Damilano su Rai 3, il filosofo francese Bernard-Henri Levy spara a zero sul centrodestra italiano, in particolare sulla Lega e su Matteo Salvini e parla di pericolo fascista in Italia. «non bisogna sempre rispettare l’elettorato: un fascista che arriva al potere non si converte automaticamente in democratico». Il conduttore prende le distanze.

«Sono sue parole. Qui la campagna elettorale non è in mano a un partito che vuole cancellare la democrazia». E a fine puntata: «L’Italia non è la Russia di Putin». Ha provato a gettare acqua sul fuoco Marco Damilano, conduttore di Il Cavallo e la Torre su Rai 3, ma le polemiche sulle parole di Bernard-Henri Levy non si sono placate. Tanto che è atteso per oggi un pronunciamento dell’Agcom sulla questione, mentre la trasmissione ha provato bilanciare le posizioni con l’invitato della puntata successiva, Giovanni Orsina, che ha confutato le posizioni del filosofo.

Le polemiche sono scattate in seguito all’intervento del filosofo francese , molto duro nei confronti del centrodestra italiano, in particolare nei confronti di Matteo Salvini. Lo scrittore ha parlato di «tentazione fascista in Europa, in particolare in Italia», che andrebbe preso di petto. Il suo j’accuse lo ha riservato al leader della Lega: «Patetico e ridicolo. Prepara segretamente un viaggetto a Mosca per andare a negoziare il suo futuro politico». Mentre i leghisti secondo Levy sarebbero «traditori della patria che negoziano il futuro del Paese nel retrobottega con inviati dell’ambasciata russa». E in conclusione l’affondo più duro verso la destra italiana: «non bisogna sempre rispettare l’elettorato: un fascista che arriva al potere non si converte automaticamente in democratico».

Parole che hanno mandato su tutte le furie Alberto Barachini di Forza Italia, presidente della commissione di vigilanza Rai: «Palese, plurima violazione della normativa sulla par condicio, in spregio dei basilari principi di pluralismo, imparzialità ed equilibrio». Il vice di Salvini, Andrea Crippa, ha invece commentato: «Insulti, nessun confronto, dieci minuti di invettiva verso Salvini, la Lega e il centrodestra, pagata con i contributi di tutti gli italiani». Sulla questione è intervenuta anche Giorgia Meloni: «Il servizio pubblico italiano ospita (o paga? La domanda è ufficiale) uno scrittore francese – noto qui per aver difeso il pluriomicida terrorista comunista Cesare Battisti dall’ipotesi di estradizione – per paragonare un’Italia a guida centrodestra ai peggiori regimi. Sintetizzo il suo intervento: se gli italiani, votando, scelgono FdI o Lega non vanno rispettati. Sipario».

Polemiche dunque che investono non solo il conduttore, accusato di non aver placato dovutamente il suo ospite, ma anche la rete, a causa delle sue scelte editoriali. Qualcuno si è spinto fino a chiedere le dimissioni dell’ad Fuortes.

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Da gennaio scatta l’aumento delle pensioni minime: 1,8 euro in più

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calcolo aumento pensioni minime

Quando la manovra è stata chiusa ed inviata alla Camera, diverse critiche aveva attirato l’aumento delle pensioni minime annunciato dal governo. In molti infatti avevano sorriso, considerando irrisorio un aumento di soli 3 euro. Ora che l’aumento  delle pensioni minime è entrato in Gazzetta però, i sorrisi si sono appiattiti, dal momento che la cifra è perfino inferiore: 1,8 euro.

Da gennaio ogni mese il governo offrirà un caffè ai pensionati che riscuotono la minima. Non molto forse, ma è pure sempre il gesto che conta. L’incremento dell’emolumento per chi si è ritirato dal lavoro arriverà a 616,57 euro dai 614,77 euro attuali. Dunque l’aumento delle pensioni minime garantirà ai beneficiari 1,8 euro in più al mese. Lo certifica la Gazzetta ufficiale numero 278 dello scorso venerdì, laddove pubblica il decreto del ministero dell’Economia di concerto con il ministero del Lavoro firmato il 15 novembre dai ministri Giancarlo Giorgetti e Marina Calderone.

Il motivo di questa corsa al ribasso sta nella riformulazione dell’inflazione da recuperare nel 2025 sulle pensioni di Istat. 0,8% e non 1% come precedentemente ipotizzato. A questo 0,8% il governo ha applicato un’addizionale del 2,2%, per poter raggiungere il 3% totale. In questo modo è stato sventato il calo delle pensioni a 598 euro.

Per quanto riguarda le altre pensioni, la situazione non appare più rosea. Il governo ha deciso di tornare al criterio di indicizzazione del governo Prodi applicato anche dal governo Draghi, che funziona a scaglioni. Tutti gli assegni fino a quattro volte il minimo (circa 2.400 euro) avranno il 100% di rivalutazione, quindi tutta l’inflazione dello 0,8%. La parte di assegno tra 2.400 e circa 3 mila euro sarà rivalutata al 90%, pari allo 0,72% di inflazione. La porzione di pensione sopra 3 mila euro recupererà il 75% dell’inflazione, pari allo 0,6%.

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Bersani assolto dall’accusa di diffamazione a Vannacci

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Il Tribunale di Ravenna ha assolto Pierluigi Bersani dall’accusa di diffamazione avanzata dal generale Roberto Vannacci. Il politico, rispondendo ai contenuti del libro “Il Mondo al Contrario” utilizzo l’epiteto «coglione», parlando del militare. Secondo i giudici si trattava di una allegoria.

Bersani non ha diffamato il generale Vannacci. Secondo il tribunale di Ravenna, che si è pronunciato sulla querela avanzata dal militare leghista, «il fatto non sussiste». La Procura, in seguito alla denuncia, aveva chiesto per Bersani una multa da 450 euro per diffamazione aggravata dal mezzo, «provata la penale responsabilità sulla base delle documentazioni audio-video». Bersani in un’intervista, riferendosi all’ipotetico bar Italia immaginato da Vannacci nel suo libro, chiese: «Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile anche dare del coglione a un generale?».

Secondo il giudice, le parole utilizzate dal politico «non possono essere qualificate come metaforiche», ma è successo che «l querelante abbia confuso la figura della metafora con quella della allegoria». Nel caso di Bersani confondere metafora con allegoria è ancor più facile.

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Marina Berlusconi nominata Cavaliere del lavoro: «lo dedico a mio padre»

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marina berlusconi cavaliere del lavoro

Oggi a Palazzo del Quirinale si è tenuta la cerimonia di consegne delle onorificenze dell’Ordine al Merito del Lavoro ai 25 Cavalieri del Lavoro nominati dal Capo dello Stato Sergio Mattarella il 2 giugno, tra cui Marina Berlusconi. 

La famiglia Berlusconi può vantare un altro cavaliere del lavoro: Marina, figlia primogenita di Silvio, ha ricevuto la prestigiosa onorificenza oggi, a Palazzo del Quirinale. Tecnicamente però, si tratta della prima della famiglia, dal momento che il padre si autosospese dalla Federazione dei cavalieri del lavoro nel 2014, in seguito alla condanna per frode fiscale. Lei però dedica il premio proprio al genitore: «Dedico questo riconoscimento a mio padre, che nel 1977 ricevette lo stesso titolo. Sono passati più di quarant’anni, ma ricordo come fosse ieri quella giornata a Roma in cui mia madre, io e mio fratello Pier Silvio lo accompagnammo alla cerimonia per questa onorificenza: ero una bambina, e quel momento resterà per sempre nel mio cuore».

«È un onore grandissimo, per il quale desidero davvero esprimere tutta la mia gratitudine al Presidente Mattarella e al Consiglio dell’Ordine al Merito del Lavoro» ha affermato la presidente del  Gruppo Mondadori, Mediaset e Fininvest e neo Cavaliere Marina Berlusconi.

 

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