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Il fuori onda di Giambruno che imbarazza Meloni

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fuori onda giambruno

Qualche commento sul proprio ciuffo, atteggiamento da bullo di periferia ed apprezzamenti non particolarmente velati nei confronti della collega Viviana Guglielmi: il fuori onda pubblicato da Striscia la Notizia riporta il conduttore Andrea Giambruno al centro delle polemiche. E i maligni pensano che la scelta di mandarlo in onda da parte di Mediaset non sia dovuta solamente a motivi di share. La puntata di Diario di Giorno di oggi intanto è stata condotta dalla giornalista Manuela Boselli.

Non spetta a noi stabilire se Andrea Giambruno buchi lo schermo o meno, ma di sicuro ha un numero di reazioni e trend sui social di gran lunga superiore a qualunque altro conduttore. Il compagno della premier ricasca nel vortice delle polemiche, nuovamente a causa di alcune sue dichiarazioni. Questa volta però le telecamere erano “spente”: Striscia la Notizia ha pubblicato un fuori onda in cui Giambruno si lascia andare a qualche commento che ha attirato diverse critiche.

E che mette in imbarazzo Giorgia Meloni tanto a livello personale, quanto a quello politico. Se ogni donna chiederebbe spiegazioni al proprio compagno dopo averlo sorpreso mentre rivolge apprezzamenti ad una collega, figuriamoci se la donna in questione è anche la prima presidente del Consiglio di questa Repubblica, in cui la violenza di genere è diventata una piaga sociale. In un contesto in cui ad ogni episodio efferato si dice che bisogna cambiare la mentalità maschile nei confronti di una donna, frasi come «ma perché non ti ho conosciuta prima» rivolte ad una collega alla quale si stanno facendo complimenti allusivi e accarezzandole i capelli, non sembrano particolarmente progressiste.

Al di là degli apprezzamenti nei confronti della co conduttrice, l’altro tema caldo battuto da Giambruno durante il fuori onda è stato il suo ciuffo, finito al centro molte analisi: «Ma non mi rompessero il ca**o col ciuffo, ho 42 anni e ce li ho i capelli, qua dentro sono tutti pelati, ma non mi rompessero i cog***ni, qua c’è gente che bestemmia in onda, mi vanno a guardare i capelli».

Le frasi del conduttore sono state molto discusse e commentate. Oltre alle parole hanno fatto discutere alcuni suoi gesti, come alcune plateali “sistemate” alle parti intime. Qualcuno sospetta che Mediaset abbia deciso di mandare in onda gli spezzoni “incriminanti” per fare un dispetto alla leader di Fratelli d’Italia, in un gioco di quilibri interni alla coalizione.

Oggi invece, la puntata di Diario di Giorno è stato condotta dalla giornalista Manuela Boselli. Epurazione? No, assolutamente. Giambruno ha partecipato agli Stati generali sul cammino ed il turismo lento a Pavia. A qualche maligno però, la coincidenza che gli impegni inderogabili si siano presentati proprio nel giorno delle polemiche, sono apparsi sospetti.

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Rovazzi derubato in diretta social, ma era solo una trovata di marketing

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rovazzi derubato

Il cantante presenta un nuovo singolo con una trovata d’effetto: «non pensavo creasse un cortocircuito mediatico così ampio».

Fabio Rovazzi seduto al tavolino di un bar impegnato in una conversazione social in diretta con i suoi follower. Alle sue spalle compare un losco figuro con aria tremendamente sospetta che si guarda intorno furtivamente. Un attimo dopo la scena cambia drasticamente ed il primo piano di Rovazzi viene sostituito dalle immagini sfocate del telefono che, incurante del fatto di essere appena passato ad un nuovo possessore, continuava a filmare. Il furto del telefono di Fabio Rovazzi, derubato in diretta social, ieri è stato uno dei fatti più discussi ed anche più trattati dai media. Ma era tutto una burla.

Si trattava di una mossa di marketing per il lancio del nuovo singolo di Rovazzi, “Il Maranza”. Il cantante lo ha reso noto oggi, affermando con un’ingenuità credibile quasi quanto il furto subito che non pensava che la trovata «potesse creare un cortocircuito mediatico così ampio».

«Ho pensato a un’idea divertente di marketing da utilizzare per lanciare in maniera inusuale l’uscita del mio brano con Il Pagante» ha affermato Rovazzi, il quale ha spiegato perché ha scelto di far finta di essere stato derubato in diretta: « Ho solo messo in scena una barra del pezzo che abbiamo scritto: – /Giravo in Corso Como/Si è avvicinato un uomo/Mi ha chiesto una Marlboro e l’orologio/Non so che ore sono/In tasca sento un vuoto/Mi hanno pullappato (mi hanno derubato)/ Con una moto/ Ora ho un sogno solo/Vorrei diventare come uno di loro/Un maranza»

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Lite a distanza tra Gruber e Mentana: «l’incontinenza è una brutta cosa», «maleducata»

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lite mentana gruber

A far battibeccare i due mezzibusti più permalosi del palinsesto di La7, il collegamento dato in ritardo dal direttore del telegiornale alla conduttrice di Otto e Mezzo.

«L’incontinenza è una brutta cosa». Lilli Gruber prende la palla ala balzo ed utilizza l’ultimo spot mandato in onda prima dell’inizio della sua trasmissione, dedicato appunto ad un integratore per il benessere della prostata, per lanciare una frecciata ad Enrico Mentana, con il quale è sorta una lite a distanza. Motivo della discordia, l’ossessione dei volti televisivi: il minutaggio.

«Buonasera e benvenuti alle 20:46, non alle otto e mezza» ha . E poi appunto, la frase che ha suscitato l’ira del reo, Enrico Mentana. Sul proprio profilo Instagram, lo spietato direttore del telegiornale di La7 ha risposto pubblicando i dati relativi all’ascolto. Non meno impietosa la didascalia: «Dall’uno al nove per cento in mezz’ora. Questa è la curva degli ascolti – del tutto simile a quelle dei giorni precedenti – del Tg La7 di ieri sera, segnato da fatti importanti e in continuo aggiornamento. A quel tg però ha imprevedibilmente fatto seguito un giudizio grevemente sprezzante nei miei confronti da parte di chi conduceva il programma successivo, che pure è ogni sera diretto beneficiario di quella curva ascendente».

Il post con cui Mentana ha acceso una lite che tutti sperano che questa sera possa riservare nuove puntate, non cita mai Lilli Gruber, secondo una precisa scelta artistica: «Un giudizio da cui finora nessuno tra i vertici di La7 ha sentito il bisogno di prendere le distanze. Piccolo episodio, ma molto indicativo. A questo punto le distanze, come è doveroso, le prendo io, dai maleducati e dagli ignavi».

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“Noi è, Io sono” la congrega che non crede nelle bollette, né nella patente

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Un bizzarro caso di cronaca avvenuto nei giorni scorsi a Brescia, successivo di qualche tempo rispetto ad un altro episodio bislacco accaduto sempre in Lombardia, accende i riflettori su “Noi è, Io Sono” una congrega italiana che segue le orme della setta statunitense “One People” che non riconosce gli Stati, le leggi e le forze dell’ordine.

Guardando le bollette del gas, specie negli ultimi inverni, sarà vacillata la fede di molti. Ed altrettante invocazioni al divino si saranno succedute. Ma la reazione di un cittadino di Iseo è fin troppo trascendentale: si rifiuta di pagare la bolletta perché non crede nello Stato e nelle leggi, tantomeno nella compagnia che gliel’ha recapitata. Fa parte di un gruppo che non riconosce alcuna organizzazione costituita e che si pone l’obiettivo di rinnovare la società. Si chiama “Noi è, Io Sono”, un’organizzazione che fin dal nome mette tutto in discussione, perfino la grammatica. E’ una sorta di costola italiana di “One People”, una setta statunitense attiva già da alcuni anni.

«Chi induce un uomo vivo a identificarsi nei documenti di una corporazione di diritto privato preclusa e pignorata, commette reato». Questa la motivazione del singolare ricorso presentato ad Iseo. La lettera non è stata recapitata alla compagnia elettrica, ma a sindaco, prefetto e questore. Ed è firmata con un’impronta insaguinata. Contiene anche una richiesta di risarcimento danni: «un’oncia troy al 99,9% valuta in argento puro». Qualora si avessero difficoltà a rintracciare il prezioso metallo, accetta anche un pagamento alternativo: «energia vitale». Che al cambio dovrebbe anche convenire.

Si tratta della seconda volta che un membro del gruppo “Noi è, Io sono” fa parlare di sé, sempre in Lombardia. Qualche mese fa, in provincia di Brescia, una signora è stata fermata per un controllo stradale ed è risultata senza patente. O meglio, una ce l’aveva: firmata con un’impronta di sangue, abilitava alla guida di veicoli, navi, aerei e affini, in quanto eterna essenza in corpo e fonte di valore. Sul sito del gruppo è anche possibile consultare la modulistica per ottenere queste ed altre certificazioni universali. Che però, almeno al momento, hanno un valore legale paragonabile al potere d’acquisto dei soldi del Monopoly.

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