Attualità
Di Maio portato in volo sulle note “Time of my life” in una trattoria a Napoli

Luigi Di Maio pubblica un video su TikTok che lo immortala “in volo”, ovvero mentre i lavoratori di una trattoria di Napoli lo issano e lo portano in trionfo, con la colonna di Dirty Dancing come sottofondo musicale.
La campagna elettorale passa anche per appuntamenti nei quali i candidati si dimostrano uomini popolari, al fianco della gente. Ma non bastano più comizi alle sagre, o feste dell’unità. Nel mondo contemporaneo bisogna usare i social e, chissà perché, molti politici credono sia una buona idea avere TikTok. L’ultimo ad unirsi ad una sequela di video imbarazzanti non adatti ai maggiori di anni 18 è l’ex Ministro dell’Interno Luigi Di Maio che ha pubblicato le immagini che lo ritraggono “in volo” in una trattoria di Napoli. Il personale del locale lo solleva e, sulle note di “(I’ve Had) The Time Of My Life” brano celebre per essere parte della colonna sonora del film Dirty Dancing, lo porta in trionfo.
Verrebbe voglia di fare una campagna per proporre una modifica costituzionale che possa obbligare tutti i politici a chiudere per sempre i propri profili social. O almeno TikTok. Da quando è iniziata la campagna elettorale infatti, moltissimi esponenti politici, a vario livelo di gradimento e importanza, hanno avvertito la necessità di aprire un profilo. Una necessità che, ci teniamo a sottolinearlo, non era poi così impellente.
Si è già visto di tutto: Salvini che non va a letto per salutare gli amici, Di Maio che vola in pizzeria, Calenda che fa battute da feste delle medie, Conte che sembra una mental coach che dispensa consigli di crescita personale, Renzi si cita e si prende in giro da solo. Ed ovviamente quello che sfondato più degli altri: Berlusconi. Ad onore del vero, è l’unico che ha capito quale sia la funzione di TikTok, ovvero intrattenere. E lui di intrattenimento se ne intende. Gli altri, non l’hanno capito. Hanno saputo che la platea di questo social è molto giovane (ma dopo il loro ingresso, seguirà gradualmente anche quello dei loro coetanei e quindi, zii e nonni affiancheranno i nipoti mettendo in moto un processo che sembrerà quello del primo Facebook) e quindi tentano di aprire un dialogo con loro. E lo fanno nel modo più sbagliato possibile, ponendosi come se dovessero rivolgersi ad un gruppo di cavernicoli o da forme di vita appena sbarcate su questo pianeta e non particolarmente sveglie. Berlusconi invece vuole solo farsi vedere, racconta barzellette, accenna balletti con la testa. Da questo punto di vista è 20 anni avanti rispetto ai suoi competitor.
Attualità
Salvini critica Sanremo, Amadeus: «Guardi un film»

Nella conferenza stampa odierna, sollecitato a rispondere sulle esternazioni del ministro dei trasporti Matteo Salvini che si è scagliato contro il Festival di Sanremo in diverse occasioni, Amadeus cala i panni del costituzionalista e difende la scelta di non guardarlo: «si chiama libertà».
Il Festival di Sanremo è cominciato, il Paese è bloccato, internet è monotematico e Salvini ne approfitta per fare polemica. Fino a qui tutto regolare, ma oggi è successa una cosa che non si era mai verificata durante il “mandato” di Amadeus: il conduttore ha risposto a Salvini.
Il Fstival non sembra essere un appuntamento sacro per il ministro. Nei giorni scorsi ha prima criticato la possibile partecipazione in video di Zelensky, successivamente ha criticato la presenza di Paola Enoglu, ieri ha twittato contro l’esibizione di Blanco («che non ho visto») ed oggi, in un’intervista a Rtl 102.5, ha affermato che non guarda e che non guarderà il Festival, al quale preferirà un film.
«Salvini sono quattro anni che se la prende con Sanremo – ha risposto Amadeus quando gli hanno chiesto un commento – Basta non guardarlo. Ho sentito che nella serata della finale guarderà un film, spero che sceglierà un buon film per i suoi ragazzi. Rispetto il pensiero dell’onorevole, si chiama libertà».
Poi anche un passaggio sulle polemiche innescate dalla presenza di Paola Enoglu, che in molti hanno criticato a causa delle parole della celebre pallavolista che ha parlato di razzismo in Italia: «Vuole che uno non parli e questo non va bene. Ieri Benigni ha parlato dell’articolo 21 della Costituzione, mi auguro che lo abbia ascoltato».
Attualità
Salvini contro Zelensky a San Remo: «festival della canzone e non altro»

L’annuncio da parte dei vertici Rai circa la presenza del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Festival di San Remo, con un messaggio video , fa storcere il naso a Matteo Salvini: «se avrò tempo per guardare San Remo sarà per ascoltare le canzoni».
Volodymyr Zelensky sul palco dell’Ariston, in collegamento video. Durante il Festival di San Remo, sarà trasmesso un video messaggio del presidente ucraino Zelensky. L’annuncio è stato dato ieri, sebbene già da qualche mese fosse noto che vi si stava lavorando mei corridoi di viale Mazzini. Una scelta che diventa inevitabilmente politica e che non trova tutti d’accordo. Tra coloro non particolarmente entusiasti alla presenza di Zelensky a San Remo, Matteo Salvini.
«Speriamo che Sanremo rimanga il festival della canzone italiana e non altro» ha affermato il ministro dei Trasporti, che anche in passato ha dimostrato di avere particolarmente a cuore la rassegna musicale e che ha aggiunto che qualora trovasse il tempo per guardare il popolare festival, lo farebbe solo per «ascoltare le canzoni e non per ascoltare altro».
Un’uscita che rinfocola le scintille in maggioranza relativamente al sostegno militare all’Ucraina, che in merito alla politica estera, soprattutto per quanto riguarda il macro tema Russia, non è apparsa monolitica.
Attualità
Scontro tra direttori (e prof): Mentana chiede a Travaglio di dissociarsi da Orsini

«Il signor Orsini sarà chiamato a rispondere di questa falsificazione, ma mi piacerebbe che il tuo giornale si dissociasse» Mentana scrive una lettera a Travaglio in merito ad un articolo pubblicato dal fatto Quotidiano a firma di Alessandro Orsini.
Il direttore del tg di La7 Enrico Mentana ha scritto una lettera al direttore de Il Fatto Quotidiano Marco Travaglio per chiedergli di dissociarsi da un articolo a firma di Alessandro Orsini che il quotidiano ha pubblicato.
Nell’articolo Orsini ha scritto: «i media dominanti hanno assecondato la linea estremista di Biden e la narrazione secondo cui la Russia è uno Stato debolissimo con un esercito di cartone. Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Il Foglio, Libero, Il Giornale, L’Espresso, Radio 24, Enrico Mentana molti altri irresponsabili hanno fatto a gara a sostenere questa rappresentazione grottesca della realtà». In merito a questa frase Mentana scrive a Travaglio: «Il signor Orsini sarà chiamato ovviamente a rispondere di questa offensiva falsificazione, da cui mi piacerebbe che il tuo giornale si dissociasse, al di là della paradossale elezione a “medium dominante” del sottoscritto, direttore del tg sulla rete che ben conosci».
Non si è fatta attendere la replica del direttore de Il Fatto Quotidiano, che pur difendendo la scelta editoriale, cerca di gettare acqua sul fuoco: «Caro Enrico, sulla guerra abbiamo pubblicato e continuiamo a pubblicare pareri molto diversi, anche opposti. Il mio è più vicino a quello del professor Orsini che al tuo, anche perché il suo mi pare più aderente alla realtà che sempre più drammaticamente sta emergendo. Ma non vedo motivi per cui questa polemica, sicuramente aspra, debba approdare in un tribunale». In conclusione, Travaglio si concede un’impertinenza: «Non sottovalutare il tuo peso, e non solo quantitativo per le centinaia (o migliaia?) di ore di maratone sulla guerra, nel panorama dell’informazione televisiva: se non sei “dominante” tu, chi mai lo è?»
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