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Mannoni: «sono un neo-frequentatore di giardinetti, la Rai non la riconosco più»

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In un’intervista a Repubblica, Maurizio Mannoni, al quale la Rai non ha affidato una trasmissione, ha affermato di non riconoscere più il servizio pubblico e che oramai si è uniformata l’informazione in tv.

Nella nuova Rai a trazione “governo dei migliori”, ci sono state diverse partenze eccellenti, tra dimissioni, nuovi contratti e siluramenti: Berlinguer, Annunziata, Fazio e Littizzetto, i più eclatanti. Il saluto passato forse un po’ in sordina, anche per modi e tempi con i quali è avvenuto, è quello di Maurizio Mannoni che lo scorso 1 luglio ha condotto per l’ultima volta una puntata di Linea Notte, l’approfondimento del Tg3 in onda da 15 anni. Il giornalista in un’intervista a La Repubblica, nella quale si definisce «assiduo neo-frequentatore di giardinetti», analizza la situazione dell’azienda pubblica e, più in generale, dell’informazione in Italia.

«Il tentativo di uniformare la televisione a un pensiero unico era già iniziato e adesso è stato completato» ha detto a Giovanna Vitale, aggiungendo che l’unico modo per sfuggire dal “pensiero unico telegiornalistico” è guardare «Mentana, Floris, o anche Porro. In Rai, tranne Vespa, accade raramente di vedere qualcosa di non omologato, conduttori di grande personalità». Mannoni poi affrontai temi della lottizzazione e dell’assenza di pluralità di informazione: «Prima nel bene e nel male alcuni spazi venivano preservati: Rai3, anche nell’epoca berlusconiana, ha continuato a esistere pur fra mille difficoltà. Ora invece cosa resta? Sì, c’è il Tg3 che continua ad avere una linea e autonomia, ma poi poco altro».

La chiosa dell’analisi è sintetica, ma esplicativa: ««Come spettatore posso dire che fatico a riconoscere il servizio pubblico. E come me tanti di quelli che incrocio e mi chiedono: ma che cosa sta succedendo?».

Il saluto di Mannoni ai telespettatori di Linea Notte e il congedo dal servizio pubblico è stato commosso: «Io e Patrizia [Senatore, ndr] ce ne andiamo in… vacanza diciamo… in vacanza. Dopo di che… vediamo… non lo so… magari qualcosa succederà, o forse nulla. In caso insomma è stato bello percorrere questa lunga strada. La nostra è stata una lunga strada» ha detto sull’orlo delle lacrime alla stupita corrispondente dall’estero Giovanna Botteri.

In chiusura invece ha salutato gli spettatori con un enigmatico: «si vedrà». Qualche tempo dopo, sui social, ha sciolto ogni dubbio: «La Rai non ha trovato il modo di farmi fare un’ultima stagione». E’ iniziato dunque una sorta di pensionamento anticipato per Mannoni, che pur essendo ancora sotto contratto, non ha una trasmissione e si trova in ferie forzate.

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Salvini e il post mentre fa la spesa: «niente pesche, ma tanta roba», Calenda: «vai a lavorare»

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Matteo Salvini posta sul proprio profilo un post con due foto che lo immortalano mentre fa la spesa e il leader di Azione Calenda lo trolla: «non ci rompere le pxxxe e vai a lavorare».

Matteo Salvini è alla frutta e lo fa vedere: posta una foto sul proprio profilo mentre fruga tra i marroni nel reparto ortofrutticolo di una nota catena di supermercati, di cui recentemente si è molto discusso a causa dello spot della pesca della discordia. E proprio citando il caso mediatico Salvini pubblica un post con due foto, una mentre carica la spesa in macchina e uno in cui sceglie le castagne, accompagnate dalla didascalia: «niente pesche, ma tanta roba. Le domeniche belle».

In poco tempo arriva la risposta, fulminea e fulminante, dell’onnipresente (sui social) Carlo Calenda: «Caro Matteo, non ci rompere le pxxxe e vai a lavorare. Parte seconda». Un post non proprio velato insomma. Parte seconda perché qualche giorno fa ne aveva caricato uno simile sempre rivolto al ministro dei Trasporti e sempre sul medesimo argomento.

Salvini infatti aveva condiviso sul proprio profilo lo spot oggetto del dibattito, commentando: «Dare voce ai tanti genitori separati, a quelle mamme e a quei papà quasi mai citati e spesso troppo dimenticati, al legame indissolubile con i figli. Trasformare uno spot in uno splendido messaggio di Amore e Famiglia merita solo sorrisi. Come fa certa gente a insultarlo e deriderlo solo perché non narra il “modello” che vorrebbero loro?». Anche in questo caso la replica del leader di Azione non si è fatta attendere ed è arrivata in punta di fioretto: «Matteo, non ci rompere le pxxxe e vai lavorare».

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Meme di Musk contro Zelensky: «quando sono passati 5 minuti e non hai chiesto un miliardo di dollari in aiuti»

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L’account ufficiale di Elon Musk ha pubblicato su X una serie di meme provocatori: il patron di Space X e Tesla si è scagliato contro il presidente ucraino, i vaccini, i media e il presidente Biden.

«Quando sono passati 5 minuti e non hai chiesto un miliardo di dollari di aiuti» cita la didascalia. La foto, tratta da un celebre meme, mostra Volodymyr Zelensky che si trattiene a fatica, con le vene ingrossate dallo sforzo. Il meme di Elon Musk contro Zelensky ha suscitato tantissime reazioni contrariate, ma non è l’unico a tono provocatorio pubblicato nelle scorse ore su X dal suo patron.

Ma non c’è solo Zelensky tra i bersagli dei meme di Musk. Poco prima aveva pubblicato un post dai toni psichedelici che mostrava una spirale ed un dottore e la didascali: «Immagina un vaccino così sicuro che bisogna essere minacciati per prenderlo. Per una malattia così mortale bisogna sottoporsi a un test per sapere di averla». Il riferimento al vaccino anti covid è fin troppo palese. Esplicito il terzo meme: un cane di grossa taglia appoggio, indicato semplicemente come Elon, appoggia i testicoli in testa ad un altro cane, indicato genericamente come media.

Oltre ai post satirici, e divisivi, Musk dedica un pensiero anche alle politiche migratorie del presidente degli Sati Uniti: «Se New York si sta già piegando sotto il carico e ha esaurito lo spazio, come sarà la situazione tra un anno? La politica di apertura delle frontiere è iniziata sotto Biden due anni fa. Questa politica non era in vigore sotto Obama e il governatore Hochul è un democratico e non un repubblicano, quindi non si tratta di una battaglia politica tra D e R, ma di una questione specifica dell’attuale amministrazione».

I meme pubblicati da Musk hanno ampiamente diviso gli utenti dell’ex Twitter, ora X, ma sembrano rispondere alla nuova strategia imposta dal nuovo titolare: creare contenuti anche discutibili, ma sicuramente discussi.

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Caso Fedez a Belve, la replica di Rai: «nessuna censura, ma no a ospitata retribuita»

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La partecipazione del rapper Fedez al programma Rai Belve, condotto da Francesca Fagnani, è saltata per decisione dei vertici Rai, che spiegano di non aver dato il via libera ad un’ospitata retribuita.

Fedez non sarà ospite di Francesca Fagnani su Belve, programma di successo su Rai 2, per decisione dell’azienda e non per motivi di salute. Ne dà conferma la stessa conduttrice, via social: «Rai non l’ha ritenuta opportuna [la partecipazione di Fedez a Belve, ndr]. Non condivido questa decisione, né Belve del resto ha mai tolto voce a nessuno. Magari non finirà così».

A breve distanza è giunta la precisazione di viale Mazzini, secondo cui non si tratta di una scelta politica, bensì aziendalista: «Nel caso di Belve si tratta di un programma di intrattenimento e non di una trasmissione giornalistica. La decisione dell’azienda di non approvare la partecipazione retribuita di Fedez non a nulla a che vedere con la politica, che non si è minimamente interessata al caso se non per strumentalizzare la vicenda, dopo la pubblicazione del post della Fagnani. Quindi nessuna censura ma solo una scelta dell’azienda», la dichiarazione che Ansa attribuisce di un dirigente Rai.

In molti dopo l’indiscrezione di TvBlog avevano parlato invece di censura. Spesso i rapporti tra il rapper e la tv di Stato non sono stati proprio idilliaci e secondo qualcuno la Rai avrebbe voluto punire le sparate a zero di Fedez degli anni scorsi. In tutto questo, il corteggiamento della Fagnani per averlo ospite è durato a lungo e a più riprese, anche pubblicamente, il rapper aveva rifiutato l’intervista. Ora che l’ha accettata in viale Mazzini hanno deciso che questa intervista non s’ha da fare.

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