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Cronaca

Spaccio nel carcere di Biella: «è il paese dei balocchi». 3 agenti arrestati

Droga introdotta durante le visite ai detenuti e rivenduta a caro prezzo. Impennata del tasso di tossicodipendenza.

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Le indagini degli inquirenti sullo spaccio all’interno del carcere di Biella, portato avanti anche grazie alla compiacenza di alcuni agenti di Polizia Penitenziaria, poggiano anche sulle testimonianze di alcuni detenuti. 86 indagati, 56 misure cautelari.

Piazze di spaccio suddivise per sostanze, con capi differenti in differenti sezioni. Traffici gestiti dai detenuti con maggiore capacità di movimento all’interno del penitenziario, dove droga e telefoni entravano grazie alla compiacenza di alcune guardie. E un’impennata del numero di tossicodipendenti tra i detenuti. Scoppia la grana del carcere di Biella, dove in base alle indagini della Procura, partite nel 2019, il giro di spaccio era retto da detenuti e agenti.

Marijuana, hashish, cocaina, crack, Subutex, un farmaco per combattere la dipendenza da oppiacei, anabolizzanti giravano in gran quantità nel penitenziario. «Era il paese dei balocchi» ha rivelato un detenuto che ha collaborato con gli inquirenti. 89 gli indagati, 56 le misure cautelari. Tra queste 33 ordinanze di custodia cautelare in carcere, nei confronti di detenuti ed ex detenuti. 12 famigliari, ritenuti complici, sono state confinate agli arresti domiciliari, come 3 agenti di polizia penitenziaria. I “cavalli blu” avrebbero permesso l’ingresso di stupefacenti, ma anche telefoni cellulari, durante le visite ai detenuti del carcere di Biella ed avrebbero sorvolato sugli episodi di spaccio. Per ogni pacco, a seconda della sostanza o dell’oggetto contenuto, le guardie coinvolte intascavano dai 600 ai 1200 euro.

Ogni settimana nel penitenziario entravano 200 pasticche ed un chilo e mezzo di hashish, oltre ad altre ingenti quantità di cocaina, marijuana e crack. La droga era suddivisa per sostanze: in ogni sezione, un tipo specifico di stupefacente. Ogni traffico era gestito da un capo differente, mentre lo smercio era agevolato dai detenuti con maggiore libertà di movimento. La droga veniva rivenduta a caro prezzo, fino a 10 volte di più rispetto ai prezzi in strada. Ad esempio, un grammo di hashish costava 60 euro. Anche più cari i dispositivi multimediali: 500 euro per un microtelefono, 1500 per uno smartphone.

In queste condizioni, il tasso di tossicodipendenza tra i detenuti è schizzato alle stelle: 90%. Solo il 15% era seguito dai Servizi Sociali per motivi legati all’abuso di stupefacenti, prima della carcerazione.

Le indagini hanno mosso i primi passi nel 2019, in seguito ad un sequestro di tabacchi. Nel 2022 la svolta con l’arresto di un agente. La procuratrice capo di Biella Teresa Angela Camelio in conferenza stampa ha commentato: «Purtroppo la situazione, che diversi anni fa mi venne presentata è implosa, dando origine a un vero e proprio caos. Durante le indagini più volte è sorto l’interrogativo di come fosse possibile che molti detenuti abbiano rischiato l’overdose». Secco il commento del sottosegretario Delmastro: «Se il quadro indiziario sarà confermato saremo assolutamente inflessibili. È una cosa odiosa e intollerabile che chi indossa la divisa commetta determinati reati. La polizia non può mai confondersi con l’Antistato».

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Ex colonnello pubblica selfie in divisa da SS: «sono fascista e ne sono orgoglioso»

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giovanni fuochi ex colonello dell'aeronautica in divisa da ss

Giovanni Fuochi, colonnello dell’aeronautica in pensione, ha pubblicato sui social un post, poi rimosso, che lo ritraeva in divisa da ufficiale delle SS. La didascalia recitava: «Sinistrorsi vi aspetto».

Non mancava nulla, nemmeno la croce di ferro al taschino e la fascia rossa con svastica al braccio destro. Giovanni Fuochi, ex colonnello dell’Aeronautica in pensione, ha pubblicato sui social un selfie mentre indossa la divisa da ufficiale delle SS. L’ex ufficiale di Piacenza, è stato comandante dell’aeroporto militare di San Damiano. L’episodio ha generato un certo scalpore non soltanto nel piacentino.

Intervistato dal quotidiano “Libertà”, non smentisce e non arretra di un passo. Spiega che ha l’hobby di collezionare divise e che il suo messaggio voleva essere una «sveglia». Non crea certo stupore apprendere a chi si è ispirato: «un po’ come Vannacci».

Il post è stato poi rimosso, non prima di aver attirato una buona dose di critiche e commenti negativi. Ai quali Fuochi ha risposto: «devi vedere l’intera uniforme: stivali e pistola Luger L8 compresa» scrive ad un utente, «se mi dessero un po’ di spazio vedresti come spariscono gli Lgbt e coglioni vari» spiega ad un altro, «sono fascista e ne sono orgoglioso, chi si professa democratico è di gran lunga più intollerante di me» chiosa infine.

 

 

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Saluti fascisti, razzismo e omofobia in classe: bufera su un professore a Roma

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saluti fascisti in classe a roma

Un gruppetto di studenti dell’istituto Pirelli di Roma ha atteso la maturità, poi, con il supporto dei genitori, ha denunciato i «2 anni da incubo» vissuti durante le ore di storia e filosofia: il professore, sul quale è stata avviata un’indagine interna, avrebbe rivolto insulti razzisti ed omofobi agli alunni, si sarebbe esibito in saluti fascisti ed avrebbe perfino mimato degli atti sessuali in classe.

Si accendono i riflettori sull’istituto Pirelli di Roma, dove un gruppo di studenti neodiplomati ha segnalato il proprio professore di storia e filosofia per comportamenti inappropriati in classe, tra cui saluti fascisti, insulti a studenti omosessuali, insulti razzisti a studenti stranieri, atti sessuali mimati in classe, racconti inopportuni ed altri episodi inopportuni.

La Repubblica ha pubblicato video e foto registrati di nascosto dagli studenti. in uno è in posa con un drappello di fedelissimi. Sorridenti, salutano alla romana. In un altro lo si sente raccontare fiero di quando guardava i «pornazzi» in classe, un altro lo immortala mentre chiude uno studente nel cestino della carta. Il video più incredibile è quello in cui mima un atto sessuale con uno studente, su un banco: «non ti piace?».

Gli episodi denunciati dagli studenti sono diversi e di varia natura. Una studentessa egiziana ha raccontata di essere spesso portata in primo banco: «non ho mai avuto un voto più alto di 3 o 4, mentre i ragazzi che lo “seguivano” andavano bene». Ad uno studente di origine filippino avrebbe chiesto di andare a pulirgli casa, mentre uno studente gay avrebbe rivolto parole molto dure: «quanti ne hai presi?». Il racconto deli studenti è supportato da quello di una professoressa in pensione: «si dichiarava apertamente d’estrema destra e penalizzava con voti bassi chi non gli dava manforte».

Gli studenti si sono rivolto alla dirigente scolastica, che però non avrebbe preso provvedimenti. Al giornale spiega: « dichiara «antifascista ma apolitica», contesta: «Quando mi sono arrivate alcune segnalazioni, anche se mai così gravi, io ho avviato tutte le procedure del caso».

Ora però l’Ufficio Scolastico Regionale per il Lazio ha avviato un’indagine interna: «Siamo profondamente rammaricati e preoccupati per quanto riportato, poiché comportamenti razzisti e omofobi sono inaccettabili e in netta contraddizione con i valori di inclusività -spiega l’ufficio in una nota- la nostra priorità è garantire un ambiente educativo sicuro e rispettoso per tutti gli studenti».

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Crolla un ballatoio alla Vele di Scampia: 2 morti e 13 feriti

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Il crollo si è verificato alla Vela Celeste, la più popolosa delle Vele di Scampia. Il cedimento si è verificato al terzo piano, ma ha coinvolto anche quelli sottostanti. Tra i feriti anche alcuni bambini.

Il boato si è propagato intorno 22:30. Qualcuno stava ancora cenando, con le finestre spalancate a causa del caldo. «Sembrava il terremoto, poi abbiamo sentito un rumore a ripetizione», racconta una testimone. «Sembravano i fuochi d’artificio» le fa eco un altro. Erano le impalcature di ferro che cedevano una dopo l’altra. Ieri sera, lunedì 22 luglio, alle Vele di Scampia si è verificato il crollo di un ballatoio, che ha provocato la morte di 2 persone ed il ferimento di altre 13. Tra questi, anche dei bambini. 800 sfollati.

L’episodio si è verificato alla Vela Celeste, la più popolosa. A cedere sono stati alcuni corridoi in ferro al terzo piano, che hanno innescato un crollo a catena che ha riguardato anche i piani sottostanti. Queste passerelle in metallo attraversano la struttura e conducono alle abitazioni. Pertanto diverse famiglie dopo il crollo sono rimaste bloccate in casa. Si è venuta così a creare una situazione paradossale nel cuore della notte: nell’edificio, raggiunto da un ordine di sgombero, sono rimaste intrappolate alcune persone, mentre all’esterno quelli che non si trovavano nelle loro abitazioni premevano per rientrare, ma venivano bloccati dai soccorritori.

Le operazioni di soccorso sono state complesse, a partire dal censimento degli sfollati. Circa 800 le persone che non possono al momento fare ritorno nelle proprie abitazioni e che sono in cerca di una sistemazione, mentre procedono le verifiche sull’agibilità della struttura. Nella Vele Celeste nel frattempo le famiglie bloccate in casa hanno atteso che venisse creato un corridoio sicuro per evacuare l’edificio. Intorno alle 4:00 del mattino i Vigili del Fuoco hanno escluso che ci fossero altre persone sotto le macerie.

Le persone decedute appartengono allo stesso nucleo famigliare. Due bambine di 4 e 7 anni si trovano ricoverate in gravissime condizioni con lesioni multiple. Sono in Rianimazione con prognosi riservata. Gli altri bambini rimasti feriti si trovano ricoverati al pronto soccorso dell’ospedale Santobono, mentre gli adulti sono stati portati all’Ospedale del Mare e al Cardarelli. Un ragazzo di 33 anni si trova in Codice Rosso.

Il prefetto di Napoli Michele Di Bari ha riunito il centro coordinamento soccorsi per le prime attività necessarie ed urgenti tra cui anche il coordinamento delle forze di polizia per cinturare e mettere in sicurezza l’area. Nelle prime ore del mattino il prefetto e il sindaco Gaetano Manfredi hanno effettuato un sopralluogo.

La Vela Celeste sarà l’unica a rimanere in piedi, dopo che è stato deciso l’abbattimento delle altre con l’obiettivo di rigenerare la zona. Ad aprile è stato annunciato un progetto da 18 milioni di euro che prevede interventi di riqualificazione. Qui dovrebbero trovare sede anche alcuni corsi di laurea di Medicina.

 

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