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Accolta con i fischi, Giorgia Meloni strappa (timidi) applausi al Congresso Cgil

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A Rimini Giorgia Meloni è stata accolta tra i fischi e quando è cominciato il suo intervento al Congresso della Cgil, un gruppo di delegati ha lasciato la platea cantando “Bella Ciao” col pugno chiuso. Ha però strappato qualche appaluso condannando le aggressioni della destra radicale, così come al termine del suo discorso.

Chi si aspettava che Giorgia Meloni uscisse con le ossa rotte dal Congresso della Cgil a Rimini, trovandosi di fronte un’opposizione rinsaldata, rimarrà deluso. La prima visita di un(a) presidente del consiglio dopo 27 anni, si è conclusa invece a favore della premier, che in una mezz’oretta ha demolito Reddito di Cittadinanza e Salario Minimo, senza incontrare grosse resistenze nel merito.

Le accuse ricevute riguardavano invece le vittime di Cutro e gli orami soliti accostamenti al fascismo, ma Meloni ha saputo districarsi egregiamente. Le proteste iniziali non l’hanno scalfita più di tanto. Al suo arrivo, ha fatto finta di non vedere i peluches e le fasce bianche al braccio in segno di lutto per le vittime del naufragio. Quando un gruppo di delegati ha lasciato la stanza nel momento in cui stava prendendo la parola, cantando “Bella Ciao” col pugno chiuso, non ha battuto ciglio: «non ho voluto rinunciare a questo appuntamento in segno di rispetto per la più antica organizzazione del lavoro della nostra nazione». C’è spazio pure per l’ironia: «non sapevo che Chiara Ferragni fosse una metalmeccanica» ha detto in riferimento ad un cartellone che recitava “Pensati Sgradita”.

Non si sa se al Congresso della Cgil Giorgia Meloni volesse asfaltare maggiormente la platea di oppositori, oppure il Reddito di Cittadinanza e il Salario Minimo. Nel giro di una trentina di minuti ha manifestato la sua contrarietà alle due misure, che, a suo dire, non contribuiscono ad incrementare la ricchezza delle persone. Al loro posto meglio detassazione alle aziende e stimoli alle assunzioni.

Durante un passaggio Meloni ha perfino strappato un applauso, condannando «l’imperdonabile assalto» subito dalla sede della Cgil nel 2021. Anche al termine del suo discorso, sebbene non abbia entusiasmato il pubblico, è uscita, accompagnata da Landini, tra applausi. Un po’ timidi, è vero, magari di circostanza e di cortesia, certo, ma pur sempre applausi.

Cosa che, ad esempio, non si può affermare per Calenda, che è stato subissato dai fischi. Non che questo abbia in qualche modo placato il leader di Azione, che di fronte agli “haters” si infiamma. Il centrista ha chiuso la porta ad ogni ipotesi di alleanza, su precisa domanda di Lucia Annunziata.

Per il resto ieri la delegazione delle opposizioni, se non vogliamo chiamarla centrosinistra, non se l’è cavata male, pur non andando incontro ad un trionfo. Elly Schlein ha suscitato qualche ironia raccogliendo una mole impressionante di appunti. Giuseppe Conte in qualche passaggio ha fatto sfoggio di politichese stretto. Frattoianni c’era. Tutti strizzavano l’occhio alla platea e facevano a gara a chi prendeva più spesso sotto braccio Landini.

Ma più che gli intenti comuni, sono emerse le piccole faide tra le diverse anime delle opposizioni. Calenda è concentrato nella costruzione del suo partito di centro. Schlein propone di continuare a dialogare. Conte la stuzzica sul Jobs act firmato dal Pd. Nel frattempo Giorgia Meloni ha lasciato Rimini senza scossoni.

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Elezioni in Russa, Salvini: «il popolo russo ha scelto, chi vota ha sempre ragione»

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Il vicepremier Matteo Salvini dice la sua in merito alle Elezioni in Russia che hanno visto la conferma di Putin con quasi l’88% dei consensi e non ha dubbi circa la loro trasparenza: «Le lezioni fanno sempre bene, sia a chi le vince sia a chi le perde».

La linea filo-putiniana non gli è valsa un grande successo nemmeno prima dell’invasione d’Ucraina. Durante la prima fase dell’ormai famigerata “operazione speciale” qualcuno gliel’ha pure ribadito. Continuare sulla stessa linea, oltretutto in un momento in cui il partito viaggia ai minimi in termine di consenso, è puro masochismo, eppure Matteo Salvini si è pronunciato a favore delle Elezioni in Russia che hanno visto la conferma del presidente Putin per il suo sesto mandato.

A Salvini piace l’87,7% dei consensi ottenuti dal presidente russo. Un plebiscito che dimostrerebbe il gradimento della nazione. E poca importa se per le cancellerie occidentali si è trattato di lezioni farsa nella quale vi era, praticamente, un solo candidato: «In Russia hanno votato, ne prendiamo atto. Quando un popolo vota ha sempre sempre ragione, le elezioni fanno sempre bene sia quando uno le vince sia quando uno le perde» ha detto stamane Salvini al termine di un comizio a Milano.

Nessun dubbio di legittimità. Non una parola su Navlny e gli altri oppositori politici che nel corso degli anni sono morti o finiti in prigione. Nessun commento sui voti ottenuti nei territori ucraini occupati ed annessi senza riconoscimento internazionale. Nemmeno un accenno alle accuse di brogli, specialmente per quanto riguarda i voti telematici.

Secondo Salvini, le proteste sono senza fondamento e dovrebbero lasciare spazio all’analisi della sconfitta: «Io quando le perdo cerco di capire dove ho sbagliato e come fare meglio la prossima volta. Ci sono state delle elezioni, prendiamo atto del voto dei cittadini russi, sperando che il 2024 sia l’anno della pace».

Giova ricordare che Salvini sta affrontando due momenti di riflessione in questo momento. E se le le previsioni si confermano, il terzo arriverà dopo il voto in Basilicata. Durante questa meditazione potrebbe chiedersi se forse non sarebbe il caso di abbandonare la linea filo-putiniana.

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Europee, Santoro ha presentato la sua lista, Annunziata verso la candidatura col PD

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Entrambi giornalisti di lungo corso, entrambi salernitani, coetanei, in passato hanno collaborato, ma anche avuto accesissime discussioni: ora Michele Santoro e Lucia Annunziata potrebbero competere nello stesso collegio alle Elezioni Europee 2024.

Le Elezioni Europee si fanno show prima ancora di entrare nel vivo. Due affermati giornalisti con una consolidata carriera televisiva alle spalle potrebbero competere nello stesso collegio elettorale alla tornata ormai prossima per rinnovare il Parlamento Europeo. Michele Santoro aveva annunciato di essere al lavoro per comporre una lista già alcuni mesi fa, Lucia Annunziata non ha ancora sciolto le riserve, ma la sua candidatura alle Europee 2024 con il Pd è data ormai per assodata.

Sebbene entrambi abbiano spesso partecipato alle trasmissioni dell’altro, in passato non sono mancati momenti di frizione. Nel 2009 ad esempio, Annunziata lasciò lo studio di AnnoZero dopo che Santoro aveva bollato le accuse di essere filo-palestinese come «fesserie». Nel 2021, durante la pandemia, un altro celebre scontro, su un ring differente, Mezz’Ora in più. L’argomento sono i vaccini. Santoro lamenta l’assenza in Rai di voci critiche. Annunziata replica: «Scusa ma tu adesso non eserciti nel senso che non hai una tua trasmissione e vieni qui a farci notare queste cose? Vuoi darmi lezioni?». Santoro non ha mai digerito l’affondo e non ha risparmiato attacchi quando la giornalista ha annunciato le sue dimissioni.

Adesso potrebbero scontrarsi al collegio Sud alle Elezioni Europee dove Santoro sarà capolista, al pari degli altri collegi, di “Pace, terra, dignità”, così come dovrebbe esserlo Annunziata, tra le fila del Pd. Pare che abbia dato il suo consenso ad Elly Schlein. La segretaria dem non sarà capolista in tutti i collegi: Cecilia Strada dovrebbe esserlo nel Nord Ovest e Annunziata al Sud.

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La Lega rilancia: terzo mandato alle Regionali e abolizione del ballottaggio alle Amministrative

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salvini esulta per la copertura del ponte sullo stretto di messina in manovra di bilancio 20224

La Lega porta in Aula l’emendamento sul terzo mandato dei presidenti di Regione, innescando le critiche delle opposizioni e provocando malumori all’interno della maggioranza.

Nonostante la doppia pesante bocciatura incassata alle ultime tornate elettorali in Sardegna ed in Abruzzo, il carroccio non si rassegna a farsi mettere all’angolo della coalizione, anzi, rilancia, proprio in tema Regionali. Oggi in Aula la Lega ha proposto l’emendamento per il terzo mandato dei presidenti di Regione,  nonostante fosse già stato bocciato in commissione Affari costituzionali del Senato, dopo aver ricevuto anche il parere contrario del governo.

Ma il carroccio non si ferma qui e propone una sostanziale modifica anche nelle Elezioni Comunali: abolire il ballottaggio tra i primi due candidati nei comuni con una popolazione superiore ai 15 mila abitanti se si raggiunge il 40% del quorum, per scegliere chi indosserà la fascia tricolore.

Dalle opposizioni sono subito partite le stroncature: «La Lega si fermi, il blitz sulla cancellazione dei ballottaggi a tre mesi dal voto è uno sfregio alle più basilari regole democratiche», attaccato la segretaria del Pd Elly Schlein. «Una aberrazione, una provocazione, un colpo di mano inaccettabile contro leggi che hanno dimostrato di funzionare bene» prosegue Boccia.

MA anche all’interno della coalizione la scelta della Lega di proseguire su questa strada ha provocato dei malumori.  «Noi speravamo che l’emendamento sul terzo mandato non finisse in Aula. Cercare o creare spaccature su temi che non sono nell’agenda nel centrodestra spiace. Ma non è niente di così grave», ha dichiarato a LaPresse il senatore di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon.

Anche Forza Itaklia in passato si è detta contraria all’emendamento sul terzo mandato proposto dalla Lega, al pari degli altri partito di opposizione. Con l’eccezione di Italia Viva.

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