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Elon Musk compra Twitter: “Sono contro la censura”. Politica americana (e non solo) in subbuglio

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LOS ANGELES – “Con libertà di parola voglio dire una libertà che rispetta la legga. Sono contrario alla censura che va al di là della legge”. Elon Musk cerca di chiarire la sua posizione ed entra a gamba tesa nel dibattito che si è acceso sulla sua acquisizione di Twitter. Un’operazione che affonda Tesla a Wall Street: il colosso delle auto elettriche chiude in calo del 12% e brucia oltre 110 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato. A preoccupare è la possibilità che Musk sia costretto a vendere azioni per finanziare l’acquisto di Twitter.

Come riporta l’Ansa, un’acquisizione compiuta in soli 12 giorni che non smette di far discutere. Jeff Bezos insinua una maggiore influenza della Cina negli Stati Uniti con Musk alla guida di Twitter. L’Unione Europa sottolinea come le regole non cambiano con il cambio di proprietà. La politica americana è in subbuglio di fronte a un’acquisizione che trasforma radicalmente il mondo dei social e mostra lo strapotere dei miliardari nell’influenzare l’opinione pubblica.

I piani del patron di Tesla per la piattaforma non sono ancora chiari al di là del definirsi un assolutista della libertà di parola. Ma i timori sulla maxi operazione, anche alla luce della sua imprevedibilità e della sua comprovata anarchia agli schemi, sono più che evidenti. Negli States deputati e senatori, ma anche la Casa Bianca, seguono con attenzione gli sviluppi consapevoli della forza dei social e degli scandali che si sono succeduti nel corso degli anni, dalla disinformazione alla fake news passando per le teorie della cospirazione.

Come riporta l’Ansa, Joe Biden è “preoccupato dal potere dei social media al di là di chi è alla guida”, ha detto la portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, dando voce al malessere diffuso in Congresso verso la Silicon Valley. Un disappunto che però da anni non riesce a concretizzarsi: i numerosi tentativi di procedere a una stretta delle regole sulla privacy e una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei colossi del settore sono caduti nel vuoto. Ben più esplicita la senatrice democratica Elizabeth Warren. L’accordo è un “pericolo per la democrazia. Abbiamo bisogno di una tassa sui ricchi e di regole più stringenti affinché Big Tech sia responsabile”, ha tuonato Warren facendo riferimento alla crescente influenza dei paperoni. A Musk, l’uomo più ricco del mondo, è infatti finita Twitter mentre Mark Zuckerberg controlla Facebook e Instagram, oltre ad avere aspirazioni sul metaverso. A Bezos, il secondo paperone al mondo, fa capo invece il Washington Post.

Proprio Bezos, il rivale per eccellenza di Musk nella corsa allo spazio, ha attaccato il patron di Tesla osservando come con la sua ascesa a Twitter la Cina ha una maggiore influenza negli Stati Uniti, visto che nel paese Musk ha profonde radici e forti ricavi con il suo colosso delle auto elettriche. Un’affermazione però respinta seccamente da Pechino: “non ci sono basi fattuali”. A lodare invece il patron di Tesla è Jack Dorsey. Il fondatore di Twitter promuove come un “primo passo giusto” il delisting della società: “Elon è la soluzione singolare in cui credo”, ha detto. E con Musk alla guida non è escluso che proprio Dorsey possa avere un ruolo maggiore nella ‘sua’ Twitter. Molti ritengono che il super impegnato Musk non possa assumere anche l’incarico di numero uno della società che cinguetta e questo potrebbe riportare in auge Dorsey, rimosso nei mesi scorsi dalla guida. Mentre S&P mette sotto osservazione il rating di Twitter per un possibile downgrade, i dipendenti della società sono divisi nell’accogliere l’operazione. Molti temono che con il patron di Tesla indebolirà le sue politiche di controllo sui contenuti nel nome di una libertà di espressione assoluta. Altri invece appoggiano Musk, affascinati dal suo tocco magico con cui ha trasformato ogni cosa che ha toccato. Come riporta l’Ansa, fino a quando l’operazione non sarà chiusa, ha rassicurato l’amministratore delegato Parag Agrawal, non ci sono cambi in vista o riduzioni alla forza lavoro. “Una volta che l’accordo sarà finalizzato – ha aggiunto – sapremo in che direzione si muoverà l’azienda”.

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Sanzione da 200 mila euro alla Rai per la pubblicità occulta sulle scarpe di John Travolta

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Il purtroppo indimenticabile teatrino tra Fiorello, Amadeus e John Travolta a Sanremo, oltre che ad essere stato orribile, costa caro alla  Rai, che ha ricevuto una sanzione per pubblicità occulta. Agcom: «episodio gravissimo».

In quel inguardabile siparietto saltavano all’occhio tre cose: l’evidente imbarazzo di un attore che non si è fatto scrupoli a recitare nel pietoso “Battaglia per la Terra”, delle papere giganti e la marca delle scarpe indossate dall’attore. Il “ballo del qua qua” con John Travolta, Amadeus e Fiorello costa caro alla Rai: sanzione da oltre 200 mila euro per pubblicità occulta.

La Commissione per i servizi e i prodotti dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazione ha approvato una sanzione di euro 206.580,00, pari a venti volte il minimo edittale, per ‘violazione delle disposizioni relative alla corretta segnalazione dei messaggi pubblicitari”, definendo «gravissimo» l’episodio.

«La violazione accertata – sottolinea oggi l’autorità – riguarda la pubblicità occulta di un noto marchio di scarpe nel corso dell’esibizione di John Travolta insieme ad Amadeus, conduttore del Festival. L’Autorità ha ritenuto di estrema gravità l’episodio, in quanto l’esposizione del prodotto è avvenuta nel corso del principale programma televisivo della Rai in termini di audience e durante l’esibizione di un ospite di chiara fama internazionale, con notevoli effetti pregiudizievoli a danno dei telespettatori. Nel determinare la sanzione l’Autorità ha tenuto conto della reiterazione della condotta da parte della Rai, già sanzionata per episodi di pubblicità occulta nel corso della passata edizione del Festival di Sanremo».

L’esibizione di Travolta con i pennuti è stata talmente brutta, che lo stesso attore ha rifiutato di firmare la liberatoria che ne autorizza la rimessa in onda. Ma in quel momento di fronte allo schermo c’erano circa 11 milioni di osservatori. Abbastanza per avere tonnellate di meme a ricordarci un imbarazzante momento di televisione.

Ed intanto arrivano anche le prime reazioni del mondo politico: «Amadeus ha sbagliato e Amadeus deve pagare» ha affermato Maurizio Gasparri, secondo il quale «dovrebbero pagare non i cittadini attraverso il canone, ma i responsabili di questo episodio, quindi Amadeus, che si è arricchito negli anni con i soldi della Rai, e chi non ha vigilato a dovere sulla trasmissione».

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Musk sulla figlia transgender: «è morto, ucciso dalla teoria woke. Non avrei dovuto accettare i trattamenti»

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Intervistato da Tmz il tycoon ha usato dure parole nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».

Tra i due non corre buon sangue. La ventenne Vivian Jenna Wilson, nato come Xavier Musk, dopo il cambio di sesso ha interrotto ogni rapporto con il padre, il fondatore di Tesla e Space X, ed ha assunto il cognome della madre. La transizione non è stata bene accolta da Elon Musk, che, intervistato da Tmz ha usato parole molto dure nei confronti della figlia transgender: «Mio figlio è morto, è stato ucciso dal virus della mentalità woke».

Il miliardario ha anche abiurato il suo consenso ai trattamenti ai quali il figlio si è sottoposto: «Sono stato ingannato nel firmare documenti medici per approvare qualsiasi trattamento lei ricevesse». Parlando con il suo intervistatore, Musk ha affermato di aver accettato perché gli avevano paventato il rischio di un gesto autolesionistico da parte del giovane.

Non è la prima volta che tra Musk e la figlia transgender due volano screzi a mezzo stampa. In passato si sono scambiati dichiarazioni al vetriolo non soltanto sulle diverse visioni sui diritti Lgbtq+, ma anche in tema di politica. Misk ha spesso definita la figlia come una «comunista» e «marxista» che odia i ricchi».

 

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Flavio Briatore: «tanta stima per chi campa con 4 mila euro al mese»

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polemiche flavio briatore 4 mila euro al mese

Il noto imprenditore voleva fare una sorta di elogio al ceto medio per essere in grado di destreggiarsi in tempi difficili, ma le sue parole a molti non sono piaciute. Ma non manca chi lo vorrebbe candidato.

Polemiche su Flavio Briatore che, ospite del podcast 2046 condotta da Fabio Rovazzi e Marco Mazzoli, ha affermato: «Come si fa a vivere con 4 mila euro al mese?». Una frase, rilanciata sui social dallo stesso imprenditore, che ha suscitato l’irritazione di molti utenti.

In realtà Briatore si era lanciato in una sorta di elogio delle famiglie italiane in tempi di inflazione: «Io penso che una famiglia di quattro persone, con il marito che guadagna 1 e 500 euro al mese o 2 mila, e la moglie magari ne guadagna 1 e 500 ma anche 2 e 500 o 4 mila, già sono cifre importanti, come fanno a vivere?». A molti è sembrato un discorso snob con numeri oltretutto lontani dalla realtà. Ma Briatore continua: «Cioè io mi chiedo: paghi l’affitto, se hai bisogno del dentista o di comprare qualcosa… cioè questi sono i veri miracoli. Cioè per sta gente qui tanto di rispetto perché è la cosa più difficile che puoi fare. Mantieni i tuoi figli, la tua famiglia, li vesti bene….»

Il problema, secondo Briatore, sta tutto nelle tasse: «Gli aumenti dei salari è giusto, ma non puoi pagare le tasse che ti appioppano. Dovrebbero diminuire le tasse, aumentare anche questo e i soldi spenderli bene».

Il suo discorso non ha ricevuto soltanto critiche. Qualcuno ha gradito, anzi, auspica perfino una sua discesa in campo: «Ci vorrebbe una persona così a governare» si legge tra i commenti. E’ non è l’unico.

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