Politica
Endorsement di Di Maio a Giorgia Meloni: «sta facendo un lavoro importante»
Al Sustainability Forum di Fortune Italia, torna a parlare l’ex vicepremier Luigi Di Maio, che spende parole al miele per Giorgia Meloni. Sul suo allontanamento dalla scena politica afferma: «La vita ci porta fuori dalle zone di comfort».
Dalla debacle elettorale, di Luigi “Giggino” Di Maio si erano perse un po’ le tracce. Rarissime le apparizioni e gli interventi, attività social pressoché azzerata, assenza da colonne di giornale e ospitate in tv. Si è tornato a discutere dell’ex vice premier e ministro degli Esteri in relazione ad una possibile nomina ad inviato speciale europeo nel Golfo Persico, decisione ancora sospesa. Ma oggi Luigi Di Maio, il grillino della prima ora poi ripudiato, l’uomo dei governo gialloverde e giallorosso, colui che fece la scommessa, persa, di Impegno Civico, è tornato a parlare e ha speso parole di apprezzamento nei confronti dell’operato di Giorgia Meloni.
Al Sustainibility Forum di Fortune Italia ha dialogato con il giornalista Emilio Carelli al quale ha affermato: ««In questa fase – lontano dalle istituzioni – sono pronto a tante sfide, vedremo quali sentirò di accogliere. Posso dire che c’è tanta vita “dopo”. È una cosa scontata, ma che deve incoraggiare a non essere legati a una sola esperienza. La vita ci porta fuori dalle zone di comfort e questo ci consente di confrontarci con nuove sfide e scoprire capacità che non pensavamo neanche di avere». Un’affermazione quest’ultima quanto meno azzardata, considerando che si tratta di uno dei personaggi più “memati” di sempre. Il rischio che possa tornare in auge sui social con questa dichiarazione è concreto.
Buono il giudizio sull’esecutivo: «Siamo la seconda forza manifatturiera di Europa, questo richiede un intervento energetico massiccio e ritengo che il lavoro che si sta facendo, anche con la visita della presidente Meloni in Algeria e in Libia, sia molto importante in ottica di indipendenza energetica a breve medio termine. L’Italia non è messa male grazie a infrastrutture come il Tap che approda in Puglia e le due pipeline, dall’Algeria e dalla Libia. Queste tre ci consentono di diversificare le fonti, perché alcune di queste hanno una spare capacity molto alta. Altro fattore sono i rigassificatori, perché non tutto il gas può arrivare via tubo, per questo Piombino e Ravenna sono strategiche».
Il verdetto sulla presidente del Consiglio è roseo: «Sono sicuro che le mie valutazioni interessino poco le persone. Da cittadino italiano ed ex ministro degli Esteri, ero preoccupato per le nostre relazioni internazionali e sull’atlantismo. Ma sia con la legge di Bilancio e sia con l’annuncio della firma del sesto decreto di supporto militare all’Ucraina, queste preoccupazioni sono state smentite. Credo che il decreto sia molto importante non perché da questo dipende la resistenza ucraina, ma perché è un segnale importante alla nostra alleanza e agli alleati ucraini». Più intricata la situazione interna: «Sono abbastanza scettico che si riesca a risolvere il problema sugli occupabili del reddito di cittadinanza, in pochi mesi, incrociando la domanda e l’offerta, quindi costruendo il software per assegnare i posti di lavoro, perché il problema della gelosia delle banche dati in Italia da parte degli enti è un tema che ho affrontato in tutto il mio mandato, una questione difficile da risolvere. Se si fosse meno gelosi delle banche dati della pubblica amministrazione, risolveremmo molti problemi in Italia».
Politica
L’audizione di Alessandro Giuli alla Camera: parlamentari confusi e frastornati
Alessandro Giuli, ministro della Cultura subentrato in seguito alle dimissioni di Gennaro Sangiuliano, ha esposto le linee guida del suo dicastero in audizione alla Camera, lasciando confusi senatori e deputati per via della complessità del suo intervento. E non manca una citazione errata.
Gennaro Sangiuliano ha lasciato un grande vuoto al Ministero della Cultura e nei taccuini dei giornalisti, ma il suo successore, Alessandro Giuli, promette bene. Oggi, convocato in audizione alla Camera, ha lasciato sbigottiti i parlamentari presenti, con un discorso quantomeno astruso. I cronisti presenti parlano di senatori e deputati che la sciano l’Aula con l’aria perplessa e frastornata.
Lo stesso Giuli, in avvio, aveva avvisato che si sarebbe trattato di una lectio «un po’ teoretica». Ma a molti è parsa prematurata, un po’ come se fosse antani. «La conoscenza è il proprio tempo appreso con il pensiero» inizia Giulidando sfoggio della laurea in filosofia conseguita la settimana scorsa. La frase è infatti una parafrasi, secondo i maligni una citazione sbagliata, di Hegel: «La filosofia è il proprio tempo appreso con il pensiero».
Ma è dopo che arriva il bello: «Chi si appresta a immaginare un orientamento per l’azione culturale e nazionale non può che muovere dal prendere le misure di un mondo entrato nella dimensione compiuta della tecnica e delle sue accelerazioni. Il movimento delle cose è così vorticoso e improvviso, così radicale nelle sue implicazioni e applicazioni che persino il sistema dei processi cognitivi delle persone, non solo delle ultime generazioni, ha cominciato a mutare con esso».
Giuli prosegue senza sosta e senza pietà: «Di fronte a questo cambiamento di paradigma, la quarta rivoluzione epocale della storia delineante un’ontologia intonata alla rivoluzione permanente dell’infosfera globale, il rischio che si corre è duplice e speculare. L’entusiasmo passivo, che rimuove i pericoli della ipertecnologizzazione, e per converso l’apocalittismo difensivo che rimpiange un’immagine del mondo trascorsa, impugnando un’ideologia della crisi che si percepisce come processo alla tecnica e al futuro intese come una minaccia».
E poi il dilemma: «Siamo dunque precipitati nell’epoca delle passioni tristi?». Deputati e senatori restano in silenzio, attoniti. Forse avevano portato Manzoni. «No» tuona Giuli, mentre qualcuno, frastornato, annuisce. «Fare cultura è pensare sempre da capo e riaffermare continuamente la dignità, la centralità dell’uomo, ricordare la lezione di umanismo integrale che la civiltà del rinascimento ha reso universale. Non l’algoritmo, ma l’umano, la sua coscienza, la sua intelligenza e cultura immagina, plasma e informa il mondo. In questa prospettiva è un’illusione ottica pensare a una distinzione di categoria o, peggio, a una contrapposizione tra le culture scientifiche e umanistiche. Come in una disputa tra un fronte culturale progressista e uno conservatore. Dialettica errata. Si tratta di pensare: Pitagora, Dante, Petrarca, Botticelli, Verdi, insieme con Leonardo da Vinci e Galilei, Torricelli, Volta, Fermi, Meucci e Marconi, e al di là della declamazione dei grandi nomi della cultura umanistica e scientifica italiana, è necessario rifarsi a questa concezione circolare e integrale del pensiero e della vita che costruisce lo specifico della cultura».
Cronaca
Rete ferroviaria in tilt, ma Salvini pensa alla Festa dei Nonni: polemiche
Il ministro dei Trasporti travolto dalle polemiche per la gestione dell’emergenza che ha paralizzato la circolazione su rotaia e per le relative comunicazioni: mentre i pendolari del Paese rimanevano fermi ai binari e Trenitalia consigliava di «riprogrammare i viaggi», Salvini dedicava un post alla Festa dei Nonni.
Le opposizioni hanno già chiesto le dimissioni del ministro dei Trasporti. Oggi, mercoledì 2 ottobre, la circolazione ferroviaria ha subito gravissimi disagi, con oltre un centinaio di treni cancellati e numerosi ritardi, a causa di un guasto elettrico nel nodo di Roma. Il problema ha paralizzato le stazioni Tiburtina e Termini, provocando ripercussioni sull’intera rete nazionale. I disagi hanno scatenato un’ondata di critiche verso Salvini, anche per il fatto che il ministro non ha affrontato immediatamente la questione, preferendo dedicare un pensiero alle celebrazioni della Festa dei No
Un guasto al quale non si è potuto rimediare in breve tempo. Trenitalia si è limitata a consigliare ai viaggiatori di «riprogrammare i viaggi». E da più parti è stato invocato un intervento del ministro dei Trasporti, che però a lungo è rimasto in silenzio. Alla fine, durante un intervento in videocollegamento al 68° congresso degli ingegneri di Siena, il leghista ha pronunciato qualche parola sul disservizio: «Siamo al lavoro per risolverlo il prima possibile. C’è stato un problema elettronico in una centralina questa notte, a Roma. Evidentemente qualcuno non è riuscito a intervenire in tempo». Nello stesso intervento ha trovato il tempo di difendere l’ordine degli ingegneri, ma non quello dei giornalisti, che, anzi, vorrebbe sopprimere.
Tuttavia, non ci sono soltanto ingegneria, edilizia ed un piccolo accenno ai trasporti nei pensieri dell’eclettico Salvini, ma anche la Festa dei Nonni. Sui propri profili social infatti, mentre la crisi dei treni era in corso, il ministro ha pubblicato un lungo e sentito post sulla celebrazione. Riportiamo solo la chiusa: «Se potete, chiamateli e fate sentire il vostro affetto, perché i nonni sono la vita. Buona festa a tutti i nonni». Segue l’emoji del cuore. Al post invece è seguita un’ondata di critiche.
In mattinata Salvini avrebbe dovuto presenziare alla presentazione del brand dei treni regionali di Ferrovie dello Stato. Né lui né l’amministratore delegato Stefano Donnarumma si sono presentati. Il ministro però era presente nel pomeriggio al question time della Camera, dove è stato inevitabilmente incalzato sui disagi alla rete ferroviaria. «Ho chiesto che emergano le responsabilità e chi ha sulla coscienza i disagi creati oggi a migliaia di persone ne dovrà rispondere. A quanto mi risulta, i tecnici mi dicono esserci stato un errore stanotte di un’impresa privata che ha piantato un chiodo su un cavo e poi diciamo che il tempo di reazione di fronte a questo errore, e conto che il privato ne risponderà, non è stato all’altezza di quello che la seconda potenza industriale d’Europa deve avere» ha affermato Salvini. E ancora: «Ci stanno lavorando gli ingegneri perché non è possibile investire miliardi di euro per comprare nuove carrozze, i nuovi treni pendolari, gli Intercity, l’alta velocità, la Tav, il Brennero e tutto il resto, e se uno alle tre di notte a Roma pianta il chiodo nel posto sbagliato poi tu rovini la giornata di lavoro a a migliaia di persone».
Infine il ministro rassicura: «ho chiesto nomi, cognomi, indirizzi e codici fiscali di quelli che non hanno fatto il loro lavoro, quando ci sarà questa conclusione lo saprò e lo saprete. Ho chiesto una verifica delle centraline di alimentazione in tutta Italia, perché a questo punto non è possibile che un errore di un privato possa fermare mezza Italia».
Politica
Giovanni Toti patteggia: 2 anni sostituiti da lavori socialmente utili
L’ex presidente di Regione Liguria Giovanni Toti ha trovato l’accordo con la procura per patteggiare la condanna, due anni e un mese, e sostituirla con lavori socialmente utili per 1.500 ore.
«Amarezza e sollievo». Commenta così l’ex governatore ligure, seguito all’accordo trovato con la Procura: Toti, accusato di corruzione, patteggia una condanna a due anni e un mese, sostituita con lavori socialmente utili per 1.500 ore. Per tutta la durata della pena l’ex presidente della Giunta Regionale è interdetto dai pubblici uffici e non potrà contrattare con le pubbliche amministrazioni. Ha anche subito una confisca da oltre 84 mila euro.
«Come tutte le transazioni suscitano sentimenti opposti: da un lato l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro il sollievo di vederne riconoscere una buona parte», ha commentato Toti.
La procura, secondo l’avvocato Stefano Savi, ha riconosciuto che l’ex governatore «non ha mai usufruito personalmente delle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate solo per le attività politiche. Si riconosce anche che gli atti prodotti dalla pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato con l’esclusione della cosiddetta “corruzione impropria” – che rimane – ovvero per atti legittimi degli uffici». E conclude: «Al termine di oltre tre anni di indagini, continue intercettazioni, pedinamenti, filmati e quasi tre mesi di detenzione domiciliare, l’accordo prevede una sanzione di circa 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e la restituzione da parte del Comitato Toti delle somme direttamente contestate».
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