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Musk compra Twitter e licenzia quattro top manager. La gioia di Trump

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 NEW YORK – Elon Musk ha twittato “l’uccello è libero”, in riferimento proprio a Twitter – il cui logo è un uccellino blu -, dopo aver preso il controllo della piattaforma social che ha acquisito per 44 miliardi di dollari. A poche ore dalla scadenza fissata dal giudice, Elon Musk ha completato l’operazione di acquisto di Twitter per 44 miliardi di dollari e ha fatto subito piazza pulita licenziando brutalmente quattro top manager, tra cui il ceo Parag Agrawal.

Come riporta l’Ansa, gli altri silurati sono il chief financial officer Ned Segal, il responsabile degli affari legali e della ‘policy’ Vijaya Gadde, e il general counsel Sean Edgett. Almeno uno di loro è stato scortato fuori dal quartier generale di San Francisco, dove l’uomo più ricco del mondo era già sbarcato ieri con un grande lavandino dal significato criptico.

E giovedì ha spiegato di aver voluto acquistare Twitter spinto dall’ “amore” e dalla voglia di “aiutare l’umanità”. “Acquisto Twitter perché è importante per il futuro della civilizzazione avere una piazza comune digitale dove un’ampia gamma di idee può essere discussa in modo salutare senza ricorrere alla violenza”, ha detto mettendo in guardia dal pericolo corrente che il social media si divida in “camere di risonanza della destra o della sinistra che generano più odio e dividono il paese. Nel cercare senza sosta click, i media tradizionali hanno alimentato gli estremi. E’ per questo che compro Twitter. Non perché è facile, non perché fa soldi. Lo faccio per cercare di aiutare l’umanità che amo. E lo faccio con umiltà, riconoscendo che, nonostante i migliori forzi, c’è una reale possibilità di fallire” nel cercare di centrare gli obiettivi, aggiunge. In realtà conquista l’unica cosa che mancava al suo impero: una platea mediatica globale che lo rende l’uomo più ricco del pianeta ancora più potente e influente. Musk ha cercato anche di rassicurare sulle sue intenzioni.

“In Europa l’uccellino volerà secondo le nostre regole”. Lo scrive il commissario al Mercato Interno Thierry Breton in un tweet diretto a Elon Musk e alla sua frase “l’uccellino è libero” rilanciato dopo l’acquisto di Twitter. Breton, nel suo cinguettio, rimanda al Digital Service Act varato nella scorsa primavera dall’esecutivo europeo.

“Sono molto contento che Twitter sia ora in ‘mani sane’ e non sia più guidata da lunatici e maniaci della sinistra radicale. Twitter deve ora lavorare sodo per liberarsi dei bot e degli account falsi. Sarà più piccola ma sarà migliore. A me piace Truth”. Come riporta l’Ansa, lo dice Donald Trump sul suo social Truth commentando l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk. L’ex presidente è stato cacciato da Twitter e non è chiaro se con la nuova proprietà potrà tornare. 

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Si discute di aborto a Porta a Porta: parlano 7 uomini. Vespa: «donne non disponibili»

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La puntata di ieri sera a Porta a Porta ha suscitato polemiche per via del parterre di ospiti chiamati a parlare del delicato tema dell’aborto: sette uomini.

A Porta a Porta si parlava di aborto e diritti femminili. Argomento tornato di stringente attualità dopo l’emendamento di FdI che consentirebbe l’ingresso delle associazioni pro-vita nei consultori. Terreno delicato e spinoso, sul quale è bene muoversi accortezza. Ed infatti è scoppiato un polverone, ben prima che l’Unione Europea storcesse il naso per l’inserimento dell’emendamento nella discussione sul Pnrr.

Le polemiche sono scoppiate a causa degli ospiti invitati a parlare: erano tutti uomini. Immediate le proteste del PD: «Cinque uomini in studio [più il conduttore ed un ospite in collegamento, ndr] a discutere di aborto: la Rai ai tempi di Giorgia Meloni lascia che sia un parterre tutto maschile a discutere dei diritti delle donne». Il Partito Democratico ha reso noto che porterà la questione in Commissione Vigilanza.

Ma il programma si difende. La redazione ha reso di noto di aver invitato diverse donne, ma che tutte si sono rese indisponibili. «Gli inviti per la trasmissione politica di giovedì 18 aprile sono stati fatti nei giorni precedenti al manifestarsi della polemica», precisa una nota della redazione, che spiega che sono state invitate tre parlamentari proprio del PD, che però non hanno partecipato alla trasmissione e sono state sostituite da Alessandro Zan. Stessa cosa per «una direttrice di giornale, anch’essa indisponibile». Al di là del parterre, poi, la redazione precisa che «l’aborto è stato solo uno degli otto temi trattati nella trasmissione di ieri».

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Suicidio assistito, il governo ricorre al Tar contro le delibere dell’Emilia-Romagna

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Palazzo Chigi si oppone alle delibere per regolamentare il suicidio assistito emanate da Stefano Bonaccini.

Iter e tempistiche stabilite per permettere alle aziende sanitarie di garantire il diritto dei malati a ricorrere al suicidio assistito, come sancito da una sentenza della Corte costituzionale. Questi i contenuti di un provvedimento sul suicidio assistito emanato della giunta regionale dell’Emilia-Romagna, guidata da Stefano Bonaccini, contro il quale oggi hanno presentato ricorso al Tar la presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero della Salute.

Si tratta del secondo ricorso presentato contro le delibere sul suicidio assistito annunciate da Regione Emilia-Romagna, dopo quello presentato a marzo dalla consigliera di Forza Italia Valentina Castaldini. E’ lei stessa a rendere noto oggi che il governo le dà man forte in questa battaglia.

«Carenza di potere dell’ente» sull’oggetto del dibattito «e la contraddittorietà e l’illogicità delle motivazioni introdotte nelle linee guida inviate alle aziende sanitarie», tra le cause indicate alla base del ricorso.

I provvedimenti fissano un limite di 42 giorni a disposizione di enti ed istituzioni per rispondere alla domanda presentata da pazienti che richiedono l’esecuzione del fine vita. Sui social Bonaccini si è espresso duramente contro la decisione del governo: «Il Governo, anziché preoccuparsi di dare una legge al Paese e alle persone che vivono in condizioni drammatiche, sceglie addirittura di boicottare l’Emilia-Romagna che attua la sentenza dalla Corte Costituzionale».

«Per la destra- continua il post di Bonaccini – non basta negare un diritto alle persone sancito dalla Corte: per loro è preferibile che un paziente in condizione di fine vita debba rivolgersi ad un tribunale per vedersi riconosciuto quanto la Consulta ha finalmente sancito. Si è passato il limite. Non solo si negano i diritti delle persone riconosciuti dalla Corte costituzionale, ma si fa battaglia politica sulla pelle di pazienti che si trovano in condizioni drammatiche».

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«Lo spot è blasfemo»: i telespettatori cattolici vogliono fermare la pubblicità delle patatine

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Un associazione di telespettatori cattolici chiede il blocco per uno spot che mostra alcune suore prendere le patatine al posto dell’ostia durante la messa, che considerano blasfemo.

Alcune suore prendono la comunione, ma al posto dell’ostia ci sono le patatine. Il volto delle religiose è pervaso di sublime estasi, ma sembra più una passione carnale che una divina infatuazione. Ci sono insomma tutti gli elementi giusti per scatenare una polemica. E chi ha commissionato lo spot delle patatine che ora l’Aiart, associazione di telespettatori cattolici, vuole boicottare perché «blasfemo», “non poteva non saperlo”: non è la prima volta che Amica Chips finisce nel vortice delle polemiche per i suoi spot. E non è la prima volta, di conseguenza, che Amica Chips ottiene doppia pubblicità con una sola compagnia promozionale. Bravo l’ufficio marketing.

Lo spot accusato di essere blasfemo è semplice, ma efficace: ci sono un sacerdote e delle suore i chiesa, durante la messa. Una religiosa si rende conto che il tabernacolo è vuoto e lo riempie repentinamente di patatine. Quando la prima novizia, estasiata, viene imboccata, tra le navate riecheggia la croccantezza dell’insolita ostia.

Subito dopo la messa in onda dello spot delle patatine, l’associazione dei telespettatori cattolici ne ha chiesto la sospensione, perché «offende la sensibilità religiosa di milioni di cattolici praticanti».

Non è la prima volta che Amica Chips deve correggere il tiro, dopo una comunicazione particolarmente creativa. Qualche anno fa, dovette mandare in onda una versione più addolcita di uno spot che aveva per protagonista Rocco Siffredi, il quale, tra doppi sensi ed allusioni, raccontava le sue patatine preferite.

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