Cronaca
«Pesate come vacche» lo sfogo dell’arbitro dimissionario di pallavolo Martina Scavelli

“Il fischietto” ha lasciato il suo incarico di arbitro di pallavolo, per protesta contro i parametri che bisogna rispettare per potersi accomodare sula sedia da arbitro: «pesate e misurate come vacche».
Capita che in alcune partite l’arbitro corra più di alcuni giocatori in campo. Ma di sicuro non succede durante le partite di pallavolo, nelle quali gli arbitri, due, rimangono uno seduto ed uno in piedi. Per potersi accomodare sulla sedia da arbitro, o per assistere dalla parte opposta del campo, i fischietti devono rispettare determinati parametri relativi a prestanza e forma fisica. Fino a qui tutto regolare e comprensibile, ma ora si solleva una discussione in merito la alla rigidità di tali parametri, alla luce delle dimissioni rassegnate dall’arbitro di pallavolo Martina Scavelli, che ha dichiarato: «Non sopporto più di essere pesata come si fa con le vacche».
Scavelli, 34 anni, ha rassegnato le proprie dimissioni dal suo ruolo dopo 15 anni, perché stanca di dover sottoporsi a controlli che considera umilianti. Un altro motivo che l’ha portata a protestare è il fatto che questi parametri così stringenti, si applicano solo agli arbitri e non agli allenatori e nemmeno ai giocatori. «Sono norme intese per tutelare la salute e non le discuto. Ma è paradossale che un giocatore possa essere obeso e che gli allenatori o i dirigenti non debbano rispettare tali parametri».
Una scelta che è stata difficile ma che l’ha fatta sentire «un po’ più leggera, anche se il peso è rimasto identico», come ha dichiarato sorridente a La Stampa Martina Scavelli. Che nell’intervista ha toccato anche un argomento correlato, quello relativo al cosidetto body shaming. La donna infatti ha dichiarato che nel corso della sua carriera ha ricevuto diversi insulti per il suo aspetto fisico, specie nelle categorie minori o in quelle giovanili, dove i genitori degli atleti in campo non avevano alcuna remora a lanciarle offese. «E’ la categoria che più avvelena lo sport. Se commetto uno sbaglio perché devo sentirmi urlare che sono “cicciona”?».
Cronaca
Controlli dei Nas nelle mense scolastiche di tutto il Paese: irregolarità in un terzo di esse

Il Comando Carabinieri per la Tutela della Salute e il Ministero della Salute, d’intesa con il Ministero della Salute, ha avviato una campagna di ispezioni e verifiche nelle mense scolastiche di tutto il Paese. Oggetto dei controlli, i servizi di ristorazione e quelli di catering di asili, scuole elementari, medie e superiori ed università. In seguito ai controlli dei Nas nelle mense scolastiche, sono emerse irregolarità in un terzo delle ditte controllate.
341per la precisione e attività in cui sono state riscontrate violazioni, su 1058 aziende controllate. In tutto sono stati sequestrati 700 chili di derrate alimentari non tracciabili, avariati o mal conservati, 9 cucine sono state chiuse, 22 gestori di servizi mensa sono stati denunciati. Le violazioni penali e ammnistrative sono 482 e le sanzioni complessive superano i 240 mila euro.
Tra le principali irregolarità riscontrate, le carenze strutturali degli impianti e dei locali in cui venivano conservati e preparati i cibi, carenze igienico sanitarie, discrepanze tra qualità e quantità dei cibi dichiarate e quelle effettivamente servite, contratti e preparazione professionale degli addetti.
Molto spesso gli inquirenti hanno trovato alimenti scaduti, conservati male e privi delle etichettature relativa a tracciabilità e ingredienti previsti dalle norme. Giusto per fare due esempi eclatanti delle irregolarità riscontrate dai Nas in seguito ai controlli nelle mense scolastiche, in un caso in una scuola è stata servita pasta e patate priva di patate, mentre in un’altra le stoviglie venivano conservate nei bagni.
Le forze dell’ordine rendono noto che con le operazioni dei giorni scorsi non si concludono le verifiche relative al benessere degli studenti e degli scolari all’interno degli edifici scolastici.

Cronaca
Le scale mobili sono fuori uso: i vigili accompagnano in braccio la turista disabile

Le scale mobili della stazione Colosseo della Metro B di Roma sono rotte da mesi: i vigili urbani hanno accompagnato in braccio una turista disabile.
Un fastidioso disguido a cittadini e turisti si è trasformato in uno straordinario gesto di solidarietà da parte dei vigili di Roma, che hanno accompagnato in braccio una ragazza disabile, per permetterle di vedere il Colosseo.
Le scale mobili della stazione della metro antistante l’Anfiteatro Flavio sono fuori uso oramai da mesi. Qui è rimasta bloccata una turista americana affetta da Sla di 21 anni, che si sposta per mezzo di deambulatore. Ha chiesto aiuto agli agenti di polizia locale e per permetterle di visitare il Colosseo, i vigili di Roma l’hanno accompagnata per le scale in braccio.
E per una volta sui social, a fianco alle inevitabili e sempiterne proteste nei confronti del trasporto pubblico capitolino, si sprecano le lodi nei confronti dei due agenti che hanno accompagnato in braccio la turista disabile.
Attualità
Scimmiotta il discorso di Mussolini sul delitto Matteotti: dimissioni per Claudio Anastasio, il manager scelto da Meloni

Era stato scelto da Giorgia Meloni per guidare 3-I, la società che gestisce l’innovazione digitale di Inps, Inail e Istat. Claudio Anastasio si è dimesso dopo che è cominciata a circolare una sua mail inviata al consiglio di amministrazione, nella quale scimmiottava il discorso di Benito Mussolini.
Quando Benito Mussolini si assunse la responsabilità del delitto Matteotti, il Paese cambiò definitivamente. Il ventennio entrava nel vivo, Mussolini si toglieva l’abito borghese da presidente del Consiglio per indossare la divisa da duce, le opposizioni nel tentativo di farlo desistere, gli spianarono la strada. Il delitto Matteotti, e il conseguente discorso alla Camera di Mussolini, è una delle pagine più significative, e per certi versi più drammatiche, della storia contemporanea del Paese. Eppure a Claudio Anastasio, manager scelto da Giorgia Meloni in persona per guidare 3-I, è parsa una buona idea usare questo discorso per inviare una mail al consiglio di amministrazione, nella quale commentava la sua nomina. Il corpo della mail è pressoché la trascrizione letterale del testo mussoliniano: 3-I sostituisce la parola fascismo.
«Ma poi, o signori, quali farfalle andiamo a cercare sotto l’arco di Tito? Ebbene, io dichiaro qui, al cospetto di Voi, ed al cospetto di tutto il Governo italiano, che assumo (io solo!) la responsabilità di 3-I (politica! morale! storica!) di tutto quanto è avvenuto. Se le frasi più o meno storpiate bastano per impiccare un uomo, fuori il palo e fuori la corda! Se 3-I è stata una mia colpa, a me la responsabilità di questo, perché questo clima storico, politico e morale io l’ho alimentato nel mio ruolo». Forse una provocazione, forse uno scherzo di cattivo gusto, fatto sta che non a tutti è piaciuta questa goliardata. E la mail ha cominciato a circolare, fino a che Repubblica l’ha pubblicata.
Risultato? Tantissime critiche e polemiche e Claudio Anastasio costretto alle dimissioni da 3-I. La società gestisce la transizione digitale, quindi i software, di Inps, Inail ed Istat. Quindi di tre delle principali banche dati del Paese. Il ruolo, delicato e prestigioso, gli era stata conferito dalla presidente del Consiglio.
Le dimissioni sono state accompagnate da un messaggio molto più neutro: «Comunico la volontà irrevocabile di rassegnare le mie dimissioni dall’incarico di componente del cda e presidente della società 3-I S.p.A. con effetto immediato».
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