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Politica

Quando Salvini e Meloni usavano «sostituzione etnica» prima di Lollobrigida

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salvini meloni

Le parole pronunciate ieri dal ministro Lollobrigida hanno sollevato un putiferio, ma quando si trovavano ancora all’opposizione, Matteo Salvini e Giorgia Meloni avevano già, ripetutamente, usato l’espressione «sostituzione etnica».

Scripta manent: sul web ancor di più che su carta o pietra. Lo scivolone del ministro Lollobrigida di ieri, che ha aperto un nuovo vespaio e mandato le opposizioni in subbuglio, seppur gravissimo, non è un unicum. In tempi relativamente recenti qualcun altro prima di lui ha usato l’espressione «sostituzione etnica» con leggerezza e senza soffermarsi sul vero significato della locuzione, e si tratta di nomi altisonanti: Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Prima di trovarsi al governo insieme (più o meno), ai tempi in cui erano all’opposizione gli attuali presidente del Consiglio dei Ministri e ministro per le Infrastrutture utilizzavano il tema dei flussi migratori come elemento centrale della propria comunicazione. Anche perché l’argomento “lotta all’immigrazione” era molto più in voga di adesso.

Il “capitano” della Lega già nel 2015 usò impropriamente l’espressione in un tweet con cui commentava un importante sbarco avvenuto a Lampedusa: ««Continua il tentativo di “sostituzione etnica”». La leader di Fratelli d’Italia l’ha utilizzata l’anno successivo, sullo stesso social: «In Italia prove generali sostituzione etnica, perché non espatriano incompetenti che ci governano? ST [staff, ndr]».

Non riporteremo tutti i tweet con l’infelice uscita, reperibili con un po’ di pazienza sul social, ma ci limiteremo a dire che Salvini ha parlato di «sostituzione etnica» in almeno quattro occasioni dal 2015 al 2017 e che anche Meloni è recidiva. Nel 2017 infatti, in un post che chiedeva le dimissioni dell’allora ministro Mogherini, ritorna l’infelice espressione. Stessa cosa nel 2018, quando il bersaglio della sua invettiva era Luigi Di Maio.

Ieri, lo scivolone di Lollobrigida, [non è il primo, ndr], che ha provato a far abbassare il «solito polverone della sinistra», spiegando che intendeva dire che a suo modo di vedere  «l’immigrazione non è la soluzione al calo demografico». La toppa non ha prodotto gli effetti sperati e le polemiche non si sono placate. Il mito della “sostituzione etnica” è una teoria complottista in voga da quando iniziarono a circolare in Europa i falsi “Protocolli di Sion”, documenti creati ad arte per mettere in cattiva luce il popolo ebraico, ancora molto diffusa, specie tra le frange neonaziste o comunque di estrema destra. Seconda questa teoria, ma sarebbe più opportuno chiamarla illazione, non meglio identificati “poteri forti” sarebbero all’opera per attuare una strategia di sostituzione delle popolazioni caucasiche, con popoli “non bianchi”. Molto spesso, i sostenitori di questa tesi, indicano gli ebrei, senza soluzione di continuità, come responsabili ed organizzatori del piano.

Si tratta ovviamente solamente di idee strampalate e prive di qualsivoglia fondamento. A voler essere precisi però, nella storia contemporanea c’è stato un periodo nel quale si potrebbe indicare un tentativo di “sostituzione etnica”: quello in cui i nazisti hanno cercato di eliminare le “razze inferiori”, per rimpiazzarle con quella “ariana”.

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Il Colombia-gate entra nel vivo: perquisizioni a D’Alema, Profumo e altri 6

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massimo d'alema indagato per il colombia-gate

L’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema, il ceo di Leonardo ed ex presidente di MPS Alessandro Profumo e altre sei persone, tra cui  Gianluca Giordo, già responsabile della Divisione Navi militari di Fincantieri, indagati nell’inchiesta sul Colombia-gate, hanno subito perquisizioni in casa e negli uffici.

Le perquisizioni a D’Alema, Profumo, Giordo e gli altri coinvolti dall’inchiesta cosiddetta Colombia-gate, sono state disposte dalla sezione reati economici della Procura di Napoli ed eseguite dalla Digos partenopea. Le accuse sono di corruzione internazionale aggravata.

I fatti contestati risalgono al gennaio del 2022. Secondo le ipotesi investigative, due broker pugliesi avrebbero imbastito una trattativa per la vendita alla Colombia di navi, sommergibili ed aerei militari prodotti da Fincantieri e Leonardo, per un valore di 4 miliardi di euro. L’ex presidente del Consiglio, che nel marzo scorso bollò come «fandonie» le accuse nei suo confronti, è ritenuto essere colui che ha messo in contatto i broker e le industrie.

A pesare particolarmente per le indagini, una registrazione telefonica nella quale D’Alema afferma al paramilitare colombiano Edgardo Fierro Flores: «Noi stiamo lavorando perché? Perché siamo stupidi? No, perché siamo convinti che alla fine riceveremo tutti noi 80 milioni di euro. Quindi si può fare un investimento, però non appena noi avremo questi contratti divideremo tutto, sarà diviso tutto. Questo non è un problema».

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Attualità

Saluto fascista alla parata del 2 giugno? No, ma in tanti abboccano alla fake

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Tra i volti noti che si sono indignati per il saluto fascista e l’omaggio alla X Mas durante la parata del 2 giugno, sotto gli occhi del presidente della Repubblica Mattarella, anche Roberto Saviano e Michela Murgia, ma si tratta di una fake news: smentita dalla Marina: non era un saluto romano, ma un «attenti a sinist».

Durante la parata delle forze armate in occasione della Festa della Repubblica, lo scorso 2 giugno, diversi militari sono stati immortalati con il braccio destro teso e subito sul web si è lanciato l’allarma: è un saluto fascista, un insulto alle istituzioni democratiche, una minaccia di golpe rivolta a Mattarella. Ha pure cominciato a circolare la notizia secondo la quale il gesto era accompagnato da un omaggio alla X Mas, il reparto della fanteria marina che, sotto il comando del principe Junio Valerio Borghese, passò dalla parte della Repubblica di Salò dopo l’Armistizio. Tra coloro che si sono indignati e detti «preoccupati» gli scrittori Roberto Saviano e Michela Murgia. Ma in realtà, hanno preso un granchio e a smentirli è stata la stessa Marina Militare.

Quello che alcuni soldati hanno fatto non era un saluto fascista, ma l’«attenti a sinist», un  saluto alla tribuna delle autorità che fanno tutti i reparti che sfilano. Il grido «Decima» che alcuni hanno interpretato come un omaggio alla X Mas, si riferiva alla «Decima della Marina militare del Regno che ha operato fino al 1943 e che è il precursore degli incursori di Marina».

Nono sono mancate le repliche. Il ministro della Difesa Guido Crosetto, commentando l’episodio ha detto: «Chi infanga i Comsubin con assurdi paragoni con la Rsi disprezza il valore e il lavoro delle Forze speciali».

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Salvini: «Il ponte sullo stretto di Messina collegherà Palermo e Berlino»

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Ad un’intervista al quotidiano francese Le Figarò, il ministro dei Trasporti Matteo Salvini non ha parlato solo del ponte sullo stretto di Messina e del collegamento Palermo-Berlino, ma anche di Tav Torino-Lione: «Rifiuto di immaginare che la Francia possa avere cambiato parere».

Chissà che ponte ha in mente Salvini. Per il ministro dei Trasporti l’opera tra Sicilia e Calabria non è più un progetto: è un’ossessione. Oramai è sempre più al centro dei suoi pensieri e sembra che alla realizzazione del collegamento fra Reggio Calabria e Messina abbia deciso di ancorare il suo messaggio, e forse il suo futuro, politico. Anche con la stampa estera, l’argomento resta quello, Ne ha parlato con lo spagnolo El Pais e ne ha parlato col francese Le Figarò. Al quotidiano d’oltralpe, Salvini regala la vera chicca sul ponte sullo stretto di Messina: «permetterà di collegare Palermo e Berlino». Salvini intendeva dire che l’opera darà, a suo dire, grande impulso ai collegamenti dell’Unione Europea, ma la sua frase è diventata in fretta oggetto di ironia sul web.

Ma sui temi infrastrutture e rapporti tra Italia e Francia, non particolarmente distesi nell’ultimo periodo, Salvini ha un altro punto che gli preme affrontare: la Tav Torino Lione. «la Francia deve fare la sua parte». E in merito all’eventualità che Parigi possa decidere di non accogliere l’appello entro il 2032, come raccomandato dal Consiglio di orientamento delle infrastrutture (organo unicamente consultivo di Parigi) nel febbraio scorso, Salvini risponde: «Rifiuto di immaginare che la Francia possa avere cambiato parere o unicamente deciso di rallentare i lavori per finanziare treni regionali in casa sua. Sarebbe una tale mancanza di rispetto riguardo all’Italia, ma anche riguardo alla Commissione europea, che ha approvato centinaia di milioni di euro per questo corridoio mediterraneo».

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